Medicina Democratica
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Monfalcone 12-13 novembre 2004: la conferenza nazionale sull’amianto



Pubblicato il 23 ottobre 2005
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




L’ltalia ha messo al bando l’Amianto nel 1992 con la legge 257. La nocività dell’Amianto era nota da quasi un secolo. Gli effetti dell’uso manifatturiero di questo minerale sono stati devastanti e sono lontani dall’essere terminati. La legge del 1992 aveva previsto una Conferenza nazionale per fare una valutazione complessiva sulla presenza dell’Amianto e sulle conseguenze del suo impiego, per indicare le misure necessarie al fine di ridurre il danno. La Conferenza si e svolta con ritardo, nel 1999, ad opera dell’allora governo di centro sinistra. Da allora non è stato fatto molto di tutto quanto la legge e i regolamenti successivi avevano previsto, ne sono state attuate, se non in maniera insufficiente, le risoluzioni stabilite dalla medesima Conferenza. Da qui la necessità di svolgere una seconda Conferenza nazionale, questa volta non governativa, per fare prendere coscienza alle istituzioni e alla società nel suo insieme dell’enorme problema che l’Amianto ancora oggi costituisce, soprattutto di emergenza sanitaria ed ambientale, con dei risvolti di carattere sociale e previdenziale. Da circa un anno a questa parte l’Associazione Esposti Amianto (AEA), l’Associazione Lavoro, Societa e Legislazione (ALSOLE) e Medicina Democratica hanno maturato l’idea, di fronte a precisi fatti di carattere sanitario e previdenziale, della necessità di lavorare per indire una Conferenza nazionale sull’ Amianto. In un primo incontro-convegno che si e svolto il 10 febbraio 2004 presso la Sala conferenze dell’ex Hotel Bologna (Senato della Repubblica) ne sono state presentate le ragioni e si è deciso di iniziare a costituire un Comitato promotore. La Conferenza è stata chiamata non governativa perchè sorta dal basso e in considerazione di diverse posizioni negative sull’argomento prese dal Governo in carica. In molte occasioni, infatti, sono state sottoposte al Governo proposte di soluzione e indicazioni per affrontare il problema Amianto. Numerosi sono stati i convegni promossi da sindacati, associazioni e movimenti (e fra essi Medicina Democratica), e non poche sono state le proposte di legge presentate da diversi parlamentari e gruppi politici. In sostanza si voleva e si vuole un riconoscimento ed un risarcimento per le vittime dell’Amianto, siano esse di origine professionale o ambientale, e che ai lavoratori e alle lavoratrici ex esposti venissero riconosciuti i benefici di legge (articolo 13, comma 8, L. 2 5 7/92 e successive modifiche) indipendentemente dalla loro appartenenza previdenziale, che si provvedesse e si provveda ad attuare la sorveglianza sanitaria gratuita, secondo criteri predefiniti, nonché si riconoscessero le responsabilità penali e civili di chi aveva esposto lavoratrici, lavoratori e cittadini all’Amianto. Un disegno di legge governativo e stato in un primo momento depositato con dei contenuti contrari a quanto prospettato, eliminando nella sostanza i benefici previdenziali degli ex esposti e liberando gli inquinatori da ogni responsabilità. La legge finale che ne è uscita, a seguito di grosse mobilitazioni da parte di migliaia di lavoratori si e "limitata" ad intervenire esclusivamente sulla previdenza. Le ragioni della indizione della Conferenza nazionale vanno comunque oltre la posizione del governo, pertanto il Comitato promotore che si è definitivamente insediato il 20 luglio 2004 nella medesima sala conferenze presso il Senato, le ha elencate e precisate. La prima è una ragione di ordine etico. Sono milioni i lavoratori e le lavoratrici che sono stati impiegati nel mondo ad estrarre a lavorare e a utilizzare l’Amianto. E’ difficile fare il conto. Come è difficile fare i conti delle centinaia di migliaia di lavoratrici, lavoratori e cittadini che sono morti a seguito della esposizione alle sue fibre/polveri tossiche e cancerogene. Sappiamo pure che la mortalità da Amianto andrà avanti ancora per diversi anni (il picco verra raggiunto fra il 2010 e il 2020). Essa potrà essere attenuata se verranno adottate delle misure di bonifica e sorveglianza sanitaria ed ambientale, la gran parte delle quali sono note, mentre alcune sono in via di sperimentazione. In Italia abbiamo stimato che ogni anno per malattie asbesto correlate muoiono circa 4.000 persone, in gran parte ex esposti per attività lavorativa (ivi comprese le mogli e i famigliari esposti alle fibre/polveri di Amianto liberate dagli abiti da lavoro contaminati, portati a casa dai lavoratori per essere lavati), non mancano poi persone colpite per cause ambientali; vi sono inoltre milioni di tonnellate di materiali contenenti Amianto sparse per il territorio nazionale e concentrazioni particolari di Amianto in alcuni siti.

Un’emergenza sanitaria ed ambientale che richiedere di essere affrontata con maggiore forza ed adeguatezza rispetto a quanto sia stato fatto fino ad oggi. Migliaia di vite sono state stroncate, migliaia di persone, famiglie ed amici, sono state colpiti da lutti ed hanno pure sofferto oltre che socialmente anche economicamente. Nella gran parte dei casi non e stata data la dignità che sarebbe stata richiesta alle persone colpite.

Occuparsi di questo problema e per primo un dovere etico. L’Amianto poi va oltre, per cosi dire, i suoi effetti e il suo significato materiale; l’Amianto ha pure un significato simbolico. E’ un agente tossico e cancerogeno utilizzato in grande quantità: è il simbolo degli agenti e delle sostanze cancerogene; migliaia di sostanze utilizzate senza la preventiva dimostrazione scientifica della loro innocuità. L’Amianto, come la gran parte delle altre sostanze tossiche e cancerogene è stato impiegato senza tenere in alcuna considerazione la salute delle persone esposte e in spregio alla Costituzione, alle leggi sull’igiene e la sicurezza sul lavoro. Gli effetti sulla salute, anche se noti (asbestosi anni ’30, tumore del polmone anni ’40, mesotelioma anni ’60) sono stati per decenni nascosti e negati; le responsabilità private e pubbliche sono state misconosciute. Ancora oggi la società calcola un limite sopportabile, o presunto tale, per i malati e i morti. La definizione di valori limite di esposizione a una data sostanza o agente tossico-nocivo ne è la prova. Valori limite che oltre a non essere accettabili, vengono solo raramente rispettati e calcolati.

L’AMIANTO: SIMBOLO NEFASTO PER LE POPOLAZIONI ESPOSTE, LAVORATIVE ED EXTRALAVORATIVE

Oggi, molti paesi occidentali lo hanno messo al bando o si apprestano a farlo (l’Unione Europea nel 2005), al contempo però le multinazionali produttrici lo diffondono a piene mani nei paesi in via di sviluppo (o di ulteriore sottosviluppo?). Uno dei maggiori produttori mondiali, il Canada, delle 300.000 t. di Amianto che produce ogni anno ne utilizza solo 6.000. Di quanto succede nelle nuove repubbliche che una volta costituivano l’Unione Sovietica (primo grande produttore al mondo) non si sa quasi nulla. Sembra che lì l’Amianto "non abbia" gli effetti nefasti che ha altrove.

LA CONFERENZA HA AFFRONTATO IL PROBLEMA DELL’AMIANTO IN ITALIA, NEL CONTESTO EUROPEO ED INTERNAZIONALE

Partiamo dai risultati della Conferenza Nazionale, indetta dal governo, che si è svolta a Roma, presso l’Università di Tor Vergata dall’l al 5 marzo del 1999, almeno per sottolineare gli aspetti principali che sono stati trattati e disattesi che sono al centro di questa seconda Conferenza. Nel documento propositivo del Comitato promotore contro la produzione,l’uso, il consumo e l’esposizione alle fibre/polveri di Amianto abbiamo distinto:

a. il problema epidemiologico e sanitario;

b. quello ambientale, ovvero dei censi-menti e delle bonifiche, degli smaltimenti e materiali di sostituzione dell’Amianto;

c.quello previdenziale, del riconoscimento delle responsabilità, dei risarcimenti alle vittime; d.quello europeo ed internazionale della presenza e diffusione dell’ Amianto.

Il tutto all’interno dell’idea e della pratica di una efficace politica di prevenzione primaria.

La Conferenza del 1999 sottolineava la necessità di portare a compimento ciò che era stato stabilito per legge in tema di registrazione dei danni e dei rischi da Amianto, in particolare i registri dei mesoteliomi e i registri degli esposti. I primi sono stati definiti in tutte le regioni, ma non in tutte ancora attuati.

La Conferenza ha discusso anche della necessità di estendere i registri a tutte le patologie asbesto correlate. Quanto al registro degli esposti, pur essendo presente nella direttiva sull’Amianto del 1983, e sancito dalla legge 277/91 a tutt’oggi è stato attuato e da poco in una unica regione: il Friuli Venezia Giulia. I livelli di registrazione sono importanti per conoscere i punti di maggiore rilevanza delle malattie, degli esposti, quindi della presenza ovvero dell’inquinamento da Amianto. Lo scopo principale di tale registro è quello preventivo, per evitare il più possibile altre contaminazioni, per procedere alle indispensabili bonifiche e alla sorveglianza sanitaria; non ultimo per gli effetti risarcitori e previdenziali che ne derivano: avere l’elenco degli esposti e degli ex esposti, nonché l’origine delle esposizioni pur non potendolo considerare esaustivo, può essere sicuramente determinante ai fini epidemiologici.

LA CONFERENZA DEL 1999 SOTTOLINEAVA GIA’ ALLORA IL RITARDO SUI CENSIMENTI E LE BONIFICHE

Dobbiamo dire che oggi il ritardo si e aggravato. Solo recentemente è stato emanato il decreto sui censimenti, anche se vi era già la previsione legislativa. In molte regioni sono stati fatti dei piani e si è proceduto a fare interventi di bonifica. Certamente le A-Usl sono intervenute e in migliaia di casi hanno rilasciato le dovute autorizzazioni. Si e trattato di casi minori, pur importanti, perché nei siti maggiormente inquinati censimenti e bonifiche in profondità sono state messe in atto solo in Piemonte: a Casale Monferrato (ex Eternit) e a Balangero (Cave di Amianto). Negli altri grandi stabilimenti Eternit, Fibronit, Materit, Cemamit, abbiamo notizie che la situazione è in fase di stallo. Nessuna bonifica è in corso, mancano i “quat-trin”’ e ci sono problemi sulla destinazione delle aree. La gran parte dei milioni di metri quadri di coperture e le centinaia di chilometri di tubi contenenti Amianto attendono ancora di essere censiti, rimossi, innocuizzati e i siti bonificati. Così pure solo in poche regioni sono state prese misure di defiscalizzazione e di incentivazione per favorire le bonifiche di piccoli quantitativi di Amianto. Per quanto riguarda i mezzi di trasporto coibentati con Amianto, ad esempio, da una relazione della societa delle FS (31.12.2003) si legge che i rotabili accantonati sono stati ridotti dai 4700 del 1996 ai 123 del 2003 e quindi i siti di accantonamento sono passati da 245 a 19. I rotabili circolanti ancora non bonificati non sono pochi: al 31.12.1999 erano 4.688 su 15.745, mentre al 31.12.2003 erano 2.354.

LA CONFERENZA NAZIONALE DEL 1999 INDICAVA LA NECESSITA’ DI SOTTOPORRE A SORVEGLIANZA SANITARIA GLI EX ESPOSTI E DI MIGLIORARE IL PIU’ POSSIBILE LA LORO QUALITA’ DI VITA

Sappiamo che in alcune regioni, meglio in alcune A-USL, in genere corrispondenti a forte presenza di lavoratori ex esposti sono stati adottati protocolli di sorveglianza sanitaria (ad esempio: Pistoia in Toscana, Frosinone nel Lazio, Padova nel Veneto). Non sono stati definiti a livello nazionale comportamenti, metodologie e protocolli comuni; soprattutto ancora la gran parte degli ex esposti non è sottoposta a sorveglianza sanitaria. Pertanto, un compito di questa seconda Conferenza è stato quello di entrare nel merito dando delle indicazioni di massima chiare e concrete. Similmente al seguito di alcuni studi e sperimentazioni sono state aperte possibilità di cura anche per le malattie asbesto correlate più gravi; al contempo sono stati manifestati forti dubbi sulla loro efficacia; pure sembra si sia aperta la via per la diagnosi precoce del tumore dei polmoni almeno per coloro che sono stati esposti a grandi quantità di polveri di Amianto e che al tempo stesso erano fumatori. Anche qui resta l’incertezza sia sulla fattibilità che sull’efficacia. In campo ambientale, la Conferenza del 1999 aveva dato l’indicazione di sperimentare e/o valutare innovazioni nel campo dello smaltimento dei rifiuti dell’Amianto. Non ci sembra siano stati fatti progressi in questa direzione, come pure non siamo a conoscenza di indagini condotte ad hoc e di valutazioni sulla tossicità dei materiali sostitutivi dell’Amianto. Complessa è la situazione degli esposti che potevano ottenere i benefici previdenziali di cui all’articolo 13 comma 8, della legge 257/92 e successive modifiche. Nel merito la Conferenza nazionale del 1999 aveva affrontato due problemi cruciali: il primo riguardava l’estensione dei "benefici" previdenziali a tutte le categorie di esposti, il secondo concerneva il conflitto delle funzioni dell’INAIL, che al contempo deve riconoscere e risarcire il danno. Gli ultimi mesi del 2003 sono stati frenetici per i lavoratori e le lavoratrici che si sono mobilitati e per tutti coloro che, dentro e fuori le istituzioni, hanno avversato il disegno governativo riuscendo solamente ad attenuarne la portata. In proposito, si deve sottolineare in negativo che, con la nuova normativa, i benefici previdenziali verrebbero riconosciuti per tutte le categorie degli esposti ma, al contempo, quasi nessuno ne potrà usufruire. La ratio per cui i "benefici" erano stati istituiti, per la difesa della salute degli esposti è completamente saltata. In più l’INAIL è diventato per legge l’ente certificatore dell’esposizione. Precedentemente lo era solo in via amministrativa. Non meno importante è il problema dei riconoscimenti e dei risarcimenti dei danni alle vittime e ai loro famigliari.

Molti di queste non hanno origine professionale. E non meno vi è il problema del risarcimento alla società (Regioni ed Enti Locali): chi paga le bonifiche? Il pubblico? Si tratta di milioni di euro di fronte ai quali i sistemi pubblici schiantano... Bisogna attivare iniziative legali, politiche e amministrative per imporre alle aziende inquinatrici il pagamento dei costi delle bonifiche, e questo deve valere anche per le imprese multinazionali.

Di fronte a tutto a ciò, considerando pure la situazione politica aggrovigliata e tumultuosa, il Comitato Promotore ha deciso di accelerare i tempi. Il bisogno di dare risposte a quanto abbiamo esposto è impellente anche per definire, come proposta alle forze politiche, un testo di legge di revisione di tutta la materia. Va sottolineato che questa seconda Conferenza è stata preceduta da un convegno a Bari allo scopo di coinvolgere le situazioni più significative del sud e da incontri regionali, almeno nelle regioni nelle quali la presenza dell’Amianto e dei suoi disastrosi effetti è più significativa (Liguria, Piemonte, Lombardia, Lazio, Veneto, Campania, Sicilia, Sardegna).

II Comitato promotore è formato, oltre che dalle associazioni proponenti, dai sindacati confederali CGIL-CISL-UIL, da alcuni altri sindacati di base ed autonomi (RDB-CUB, COBAS, SNALD, CISALFAILLE), dalla Società degli operatori della prevenzione (SNOP), dell’Associazione italiana di Epidemiologia (IE), da Medicina Democratica, dai comuni di Roma, Casale Monferrato, Monfalcone, Sesto S. Giovanni.

A questa Seconda Conferenza nazionale sull’Amianto ha dato la propria adesione la Regione Friuli Venezia Giulia. Hanno pure aderito molti esperti del mondo scientifico fra cui: Lorenzo Tomatis, Benedetto Terracini, Claudio Bianchi, Franco Berrino, Pietro Comba, Enzo Merler, Franco Carnevale, Daniela De Giovanni, Andrea Micheli, Gemma Gatta, Luciano Mutti, Maurizio Portaluri, Luigi Mara, Michele di Schiena, Gastone dall’Asen, Paolo Crosignani, Corrado Magnani.

Hanno dato la loro adesione molti parlamentari della maggioranza e della opposizione fra cui il capo gruppo dei senatori dei DS, Gavino Angius, il capo gruppo dei senatori di Rifondazione, Luigi Malabarba.

(Per contatti: Senatore Antonio Pizzinato. EMAIL bilancio.sin@senato.it; Fulvio Aurora: fulvio.aurora@consiglio.regione.lombardia.it).

Fulvio Aurora** A.E.A.-Associazione Esposti Amianto e Medicina Democratica di Milano.


Articolo pubblicato sul volume 154- 156 della rivista Medicina Democratica
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