SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 22/09/14

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SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 22/09/14

 

INDICE

 

Basta morte sul lavoro bastamortesullavoro@gmail.com

PROCESSO ILVA A TARANTO: RESOCONTO

 

Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it

OTTO MESI DI COBAS A COSA SONO SERVITI?

 

Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

RIUNIONE SPORTELLI SALUTE A FIRENZE: PROPOSTA DI UN SEMINARIO A VIAREGGIO

 

Cobas Taranto slaicobasta@gmail.com

RENZI A TARANTO UNA VISITA BLUFF CON UNA CORTE DI SERVI: UN PO’ DI VERITÀ PER FAVORE

 

Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it

I LAVORATORI DELL’IGIENE AMBIENTALE POSSONO OPERARE NEL RISPETTO DELLA LORO SALUTE E SICUREZZA?

 

Mario Murgia info@associazioneespostiamiantovalbasento.it

PATOLOGIE ASBESTO CORRELATE: PREVENZIONE E RICERCA, GIUSTIZIA PER LE VITTIME E PER GLI EX ESPOSTI

Tiziano Cardosi tiziano.cardosi@gmail.com

18-19 OTTOBRE FIRENZE: INCONTRO SULLE GRANDI OPERE INUTILI E IMPOSTE

 

Giorgio Zampetti g.zampetti@legambiente.it

DELITTI AMBIENTALI: DAL SENATO ANCORA NESSUN SEGNALE

 

Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com

LETTERA DI UN CHIMICO COIBENTE DOPO L’ENNESIMA MORTE PER AMIANTO

 

Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

MOTIVAZIONI SENTENZA ILVA AMIANTO

 

Giuseppe Zambon zambon@zambon.net

IL TRATTATO DI LIBERO SCAMBIO TRA UNIONE EUROPEA E STATI UNITI D’AMERICA

 

Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it

CONFEDERAZIONE COBAS PISA E VALDERA: SPORTELLO SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

 

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From: Basta morte sul lavoro bastamortesullavoro@gmail.com

To:

Sent: Saturday, September 13, 2014 9:50 AM

Subject: PROCESSO ILVA A TARANTO: RESOCONTO

 

COMUNICATO STAMPA

Gli operai Ilva, i lavoratori e operatori del cimitero San Brunone di Taranto, i cittadini dei quartieri Tamburi e Paolo VI che si costituiscono parte civile nel processo a Riva e complici che riprende in una seduta il 16 settembre (seduta solo tecnica con rinvio, in attesa della decisione della Cassazione circa la permanenza del processo a Taranto, decisione presumibilmente presa il 7 ottobre), si sono riuniti in assemblea:

  • hanno assorbito nuove costituzioni di altri operai e cittadini di Tamburi e Paolo VI: costituzioni possibili fino alla presentazione nell’udienza successiva alla decisione della Cassazione (per informazioni 347 53 01 704);
  • hanno sviluppato l’analisi dell’inchiesta e deciso di procedere ad un esame dei reparti Ilva degli operai che si costituiscono parte civile per rafforzare l’inchiesta stessa e che si sono costituiti in gruppo di lavoro dell’inchiesta (per informazioni 347 11 02 638);
  • hanno emesso un documento di analisi-critica, stralcio della istanza di cambiamento di sede della difesa di Riva e soci per l’interesse dello stesso (il documento preparato da Margherita Calderazzi, che rappresenta la costituzione di parte civile dello Slai Cobas nel processo, sarà distribuito alla stampa e a livello nazionale in occasione dell’udienza del 16 settembre, ma anche diffuso tra gli operai Ilva e i soggetti interessati in città).

L’assemblea ha ribadito che le parti civili (operai, lavoratori e cittadini dei quartieri Tamburi e Paolo VI) saranno massicciamente presenti alle udienze quando il processo comincerà per davvero e sarà promossa una mobilitazione operaia e popolare a livello cittadino e nazionale perchè riteniamo che il processo non sia materia solo delle aule dei tribunali e degli addetti ai lavori ma una grande battaglia per il futuro dell’Ilva, della città, e per l’intero nostro paese.

La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sul territorio (per iniziativa del Comitato 5 aprile di Roma, struttura aderente alla Rete nazionale) ha organizzato il 16 settembre 2014 a Roma un presidio davanti al Ministero dell’ambiente sul caso Ilva e appalti.

Nel comunicato di convocazione è stato scritto, tra l’altro quanto segue.

“Chiediamo giustizia e verità per una città, per gli operai e le operaie dell’Ilva e di tutto l’indotto, per le loro famiglie. La salute non è una merce, la sicurezza non è un optional.

A Taranto va garantita finalmente la salute e la sicurezza di chi lavora, va bonificata l’area e il territorio inquinato. Vanno individuati i reali responsabili e chi li ha protetti politicamente.

Servono un numero sufficiente di RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) in ogni reparto dello stabilimento, con piene agibilità e tutele per un intervento preventivo e di controllo efficace, non solo per i dipendenti dell’Ilva ma anche per tutti coloro che lavorano nelle ditte in appalto.

Serve all’interno dell’Ilva una postazione permanente dei servizi ispettivi e degli organismi di vigilanza in materia di sicurezza.

Serve un cambio di passo rispetto alle tante promesse fatte agli operai e alle loro famiglie, mentre imperano licenziamenti collettivi, cassa integrazione e diatribe infinite su ipotesi di svendita/ripresa dell’acciaieria.

Va ridata fiducia all’intera cittadinanza di Taranto.

Serve un impegno coerente, efficace, concreto, continuo per evitare lo stillicidio delle continue morti sul lavoro, tumori, neoplasie e malattie contratte sul lavoro.

Serve un piano pluriennale di bonifica e disinquinamento del territorio, analogamente a quanto dovrebbe essere fatto in tutti i siti inquinati e degradati in Italia”.

 

13/09/14

Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro Taranto

bastamortesullavoro@gmail.com

Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto

slaicobasta@gmail.com

Per informazioni 347 53 01 704

 

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it

To:

Sent: Sunday, September 14, 2014 10:11 AM

Subject: OTTO MESI DI COBAS A COSA SONO SERVITI?

 

Se io fossi uno degli operai che ha eletto a delegati RSU Bianchini Stefano e Coluccini Giovanni, mi porrei una domanda: Cosa hanno fatto in questo periodo, si sono dimenticati delle preferenze che hanno preso, limitando la difesa dei lavoratori agli incontri con i vertici Ersu???

Si è quindi affermato un nuovo modo di fare sindacato nell’interesse unico dei lavoratori senza mediazioni al ribasso e la ricerca di accordi a perdere con l’azienda?

La stessa domanda ce la poniamo anche noi che dentro la RSU abbiamo portato una ventata nuova e le problematiche dei lavoratori Ersu oggi sono conosciute dalla città, noi che siamo andati all’Ato Costa portandoci i lavoratori e le loro istanze non i burocrati sindacali.

Ma in otto mesi i Cobas cosa hanno portato per i lavoratori? Solo un kit di pronto soccorso…

Gli altri temi che dovevano essere trattati (le turnazioni, le festività natalizie, il premio produzione, i mezzi fatiscenti) sono ancora all’ordine del giorno, ma trovano un muro nella azienda, nei comuni e spesso anche in qualche sindacato. I contratti a tempo determinato non si sono trasformati in indeterminati, tutti i temi legati alla salute e alla sicurezza, al miglioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro sono stati esposti nei minimi particolari in Prefettura, ma ad oggi nessun è stato ottenuto risultato concreto.

Noi Cobas non ci siamo dimenticati di tutti i problemi che esistono in azienda, forse la pausa estiva e le ferie avranno rallentato la discussione, ma i tempi della politica e del sindacato non vanno d’accordo con i bisogni dei lavoratori e da Maggio ad oggi sono passati mesi nei quali si è solo perso tempo.

La parola d’ordine dei vertici Ersu è tergiversare, prenderci per stanchezza, aggirare i problemi, buttarla in rissa su problemi secondari, per non affrontare le questioni rilevanti. Basti ricordare che l’accordo sulla produttività è scaduto dal 2010, ed è rinnovato solo anno per anno.

Ai lavoratori chiediamo di fare una scelta: se ci avete eletto in RSUvolevate un cambiamento. Allora è bene essere coerenti, non si ottengono risultati evitando di disturbare chi comanda o lasciando ai soliti sindacati provinciali la gestione delle trattative e men che mai le questioni individuali.

Tanto per essere chiari abbiamo fatto un esposto alla Direzione Provinciale del Lavoro contro un procedimento disciplinare e lo abbiamo vinto, se avessimo la partecipazione attiva di voi tutti raggiungeremmo altri e maggiori risultati.

Il nostro ruolo è importante nella RSU e per tutti i problemi, come i tempi determinati, il premio di produttività, i mezzi fatiscenti, non si può mettere la testa sotto la sabbia, almeno noi non abbiamo intenzione di fare come gli struzzi. Del resto lo stesso Prefetto ci ha chiesto di andare avanti con le trattative e di affrontare tutti in punti ancora insoluti.

Il 30 di luglio il Prefetto ha rinnovato l’invito ad affrontare i punti che non riguardavano i 36 contrattisti, che ormai da più di 60 mesi sono presi in giro dai sindaci e dalla azienda, ma gli altri punti cardini di discussione si potrebbero affrontare e risolvere in breve tempo, però i nostri colleghi sindacalisti la pensano diversamente, forse per non disturbare il datore di lavoro o gli organi competenti.

Quindi o state con il conflitto e la lotta oppure non venite a lamentarvi.

Su questi temi i Cobas organizzeranno una assemblea del personale.

 

Cobas Ersu

Cobas lavoro privato

 

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From: Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

To:

Sent: Sunday, September 14, 2014 10:30 PM

Subject: RIUNIONE SPORTELLI SALUTE A FIRENZE: PROPOSTA DI UN SEMINARIO A VIAREGGIO

 

Cari amici e compagni.

Si è svolta a Firenze mercoledì 10 settembre una riunione lunga (dalle 13 alle 18:30) presso la sede di Medicina Democratica dei compagni che fanno riferimento agli Sportelli Salute dell’area Ligure-Toscana (di Medicina Democratica, della Confederazione Cobas di Pisa, dell’Associazione miopatie rare). Nel pomeriggio c’è stata una vivace discussione con i/le compagni/e della Piaggio sulle problematiche di salute e sicurezza sul lavoro.

In sintesi queste sono le conclusioni.

  • Estensione della rete degli Sportelli Salute intesi non solo come aiuto alle persone/lavoratori in difficoltà, ma anche e soprattutto come supporto a RLS, collettivi operai, comitati di cittadini su problematiche ambientali, ecc.
  • Attualmente sono operanti (per rimanere a Liguria e Toscana) Sportelli a Savona, La Spezia, Firenze, Pisa,Viareggio, Pontedera (chiedo conferma a Davide Banti e alla Confederazione Cobas Pisa). Se ne potrebbe aprire uno a Livorno (Renzo Celanti potrebbe essere supportato da Davide Banti e a sua volta potrebbe supportare Davide a Viareggio).
  • Formazione aggiuntiva per RLS su problematiche specifiche che le direzioni aziendali non trattano (disponibilità di Marco Spezia, Maurizio Loschi, Dario Miedico, Gino Carpentiero e Alessandro Rombolà).
  • Verificare la possibilità di aprire da parte dei lavoratori di vertenze salute in fabbrica con il supporto di tecnici, medici e ingegneri (articolo 9 della Legge 300 “Statuto dei Lavoratori”).
  • Difesa con modalità da definire delle figure più esposte con le Direzioni Aziendali (RLS, tecnici e medici ASL sotto attacco quando compiono il loro dovere e i medici competenti bravi spesso licenziati dal padrone).
  • Prendere contatti come Medicina Democratica con il professor Genovesi della Sapienza di Roma che ha aperto uno sportello sulle malattie rare (dalle miopatie, alla Multiple Chemical Sensitività, alla Elettrosensibilità).
  • Gli Sportelli Salute devono svolgere un ruolo nella difesa della prevenzione e della sanita’ pubblica più che mai oggi sotto attacco.
  • Organizzare un seminario di discussione a Viareggio per sabato 18 ottobre [da confermare] dal titolo provvisorio: Gli Sportelli Salute e il loro ruolo nella ripresa di un ruolo attivo dei lavoratori per la difesa della salute di lavoratori e cittadini.

Per quanto riguarda la riunione con i compagni e le compagne della Piaggio dopo una lunga discussione si è deciso.

  • Il quadro attivo dei lavoratori Piaggio costruisce una bozza di questionario sulla salute in fabbrica, che una volta revisionato e validato, verrà somministrato a ogni gruppo omogeneo di reparto.
  • Dai risultati dei questionari, costruzione di una Piattaforma per la difesa della salute nei reparti più nocivi.
  • Si vaglierà la possibilità di effettuare analisi sugli oli lubrificanti utilizzati in azienda (con l’aiuto di esperti esterni).
  • Si tenterà di confutare il Documento di Valutazione del Rischio Stress Lavoro correlato anche eventualmente con l’auto somministrazione di un questionario di soggettività specifico per mobbing e stress (il CDL2 della Clinica del Lavoro di Milano).
  • Iniziative di formazione per RLS, RSU e lavoratori Piaggio.

 

Cari saluti

Gino Carpentiero

Medicina Democratica

Sezione “Pietro Mirabelli” di Firenze

 

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From: Cobas Taranto slaicobasta@gmail.com

To:

Sent: Sunday, September 14, 2014 12:12 PM

Subject: RENZI A TARANTO UNA VISITA BLUFF CON UNA CORTE DI SERVI: UN PO’ DI VERITÀ PER FAVORE

 

COMUNICATO STAMPA

Dobbiamo rilevare che oggi i resoconti stampa sulla visita di Renzi a Taranto sono davvero scarsi e con una logica da giornalismo embedded di cui la nostra città non ha alcun bisogno.

Pur con tutto il rispetto che conserviamo verso i giornalisti locali, la visita di Renzi, per le circostanze in cui è avvenuta, non segnala affatto una attenzione per la nostra città e i suoi problemi (Ilva, salute e ambiente, lavoro), ma una totale disattenzione: una improvvisata nello stile del personaggio, per far vedere che si interessa dei problemi con annunci promesse sparate, ruffianate per coprire il vuoto di contenuti e sopratutto di effettivi risultati e provvedimenti.

La stampa e i soggetti interessati avrebbero innanzitutto dovuto sottrarsi a questa pantomima se avessero a cuore l’effettiva sostanza dei problemi.

Confindustria scende in piazza, Cesareo riempie i giornali, ma poi di fronte all’atteggiamento del governo e di Renzi in persona quando dovrebbe gridare, tace e acconsente e si accontenta.

I sindacati confederali FIM, FIOM, UILM dovrebbero vergognarsi di andare all’incontro per farsi sentire dire che l’Ilva è una questione nazionale, il prestito ponte c’è e gli stipendi per questo mese sono assicurati. Questo è solo il segno delle essere ormai divenute realtà insignificanti nella effettiva partita in gioco di lavoro e salute che tocca la città, riempita di morti sul lavoro, da lavoro e negli ultimi tempi anche di suicidi di non lavoro.

Circa il sindaco Stefano e l’incaricato di Vendola stendiamo un velo pietoso e il loro posto è appunto quello del 16 settembre in Tribunale.

Ci fa specie che nessuno alzi la voce su simile trattamento e nessuno titoli e stigmatizzi l’atteggiamento di Renzi strafottente e degno del personaggio piccolo piccolo, ma lì insediato dai poteri forti, Berlusconi compreso, racchiuso nella frase “Mentre andavo in bagno, ho visto dalla finestra…che bella città che è Taranto”.

Chi ha mantenuto un minimo di dignità a questa città è chi è sceso in piazza a contestare (circa duecento in poche ore che si sono raccolte al lungomare).

A proposito di questo tutti dovrebbero vergognarsi di sputare sui numeri. Vi possiamo assicurare che in pressoché nessuna città italiana se si sapesse della visita di Renzi la sera prima, si riuscirebbero a mettere in piazza duecento persone: operai dell’Ilva, attivisti sindacali, alternativi al sindacalismo di regime, ambientalisti, mamme, pediatri, genitori e parenti di morti di tumore, precari del servizio oncologico, disoccupati che hanno con forza e rabbia protestato e rappresentato la città vera rispetto all’ignobile corte degno di una neocolonia che si è ritrovata in Prefettura.

Come forze politiche c’era ben visibile e in prima fila Proletari Comunisti, una rappresentanza dei grillini e qualcun altro che abbiamo dimenticato.

Sfidiamo Renzi e tutti voi: Renzi “il coraggioso” annunci una sua visita regolare a Taranto una settimana, quindici giorni prima e vedrà se troverà meno di 20.000 persone ad accoglierlo “calorosamente” o sarà costretto a fare i suoi incontri su una nave al largo della base navale.

Basta con servi e servi che fanno i demagoghi: i veri demagoghi sono quelli raccolti in Prefettura.

Sarà bene quando si fa informazione di vedere e comprendere e non parlare e scrivere a sproposito.

Nei duecento, c’erano i “liberi e pensanti”, ma erano circa una cinquantina; c’era lo Slai Cobas con la sua rappresentativa delegazione che comprendeva operai Ilva, precari, disoccupati; c’erano tanti ambientalisti di diverse associazioni (ma dov’era Marescotti e Lega Ambiente, che di solito riempiono pagine di giornali?); c’era anche la USB, ma che si è tenuta a distanza, perchè ha concordato e ottenuto un incontro con Renzi, mentre Renzi si è negato ai pediatri e alle mamme di bambini deceduti.

Rizzo e il suo sindacato [USB] sono diventati una realtà equivoca nel panorama in fabbrica e cittadino: nei giorni scorsi hanno revocato uno sciopero in acciaieria 1 mentre era ancora caldo il corpo di Iodice, accettando per buone le chiacchiere del management aziendale. Ieri hanno fatto parte a sé: Rizzo stava già dal mattino con il vestito buono e si è sottratto alla contestazione per essere ricevuto e avere lo strapuntino nella corte raccolta in Prefettura.

Fare i sindacati “responsabili” a Taranto è un crimine e una responsabilità che si condivide con padroni, istituzioni corrotte e sindacalisti al servizio di azienda e produzione per il profitto.

Ed è bene dire che noi disprezziamo profondamente chi quando è fuori dalle consorteria fa il fuochista, spesso in maniera esagerata, da iperprotagonista per trasformarsi, non appena entra nella consorteria, in pompiere. E i lavoratori devono sapere anche questa parte della verità, se non vogliono passare da padelle a braci.

Questo per mettere “i puntini sulle i” sulla visita di Renzi.

Ma anche questa è una esperienza che operai e masse popolari Tarantine devono fare, per liberarsi di illusioni e lacci e laccioli, per trovare davvero la strada alternativa, per fronteggiare la situazione e puntare a una lotta generale che porti effettivi risultati e cambiamenti e…per favore non ce la caviamo con un altro concerto.

 

13 settembre 2014

Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto

e-mail: cobasta@gmail.com

cellulare: 347 53 01 704

 

Dal blog Tarantocontro

Renzi “il coraggioso” ci ha provato…ha tenuto nascosto fino all’ultimo che in occasione della sua venuta a Bari per la Fiera delle Levante avrebbe fatto una scappatina a Taranto.

Il signorino sapeva bene che, se la sua visita fosse stata debitamente annunciata e programmata, sarebbe stata accolta da una grande manifestazione di operai e masse popolari e forse da qualcosa di più come noi fortemente auspicavamo.

Invece il furbetto fiorentino, si è preparato il terreno, con il prestito ponte all’Ilva varato, che garantiva in extremis lo stipendio agli operai e quindi è venuto.

Fino a ieri sera non lo sapeva nessuno di chi era intenzionato a protestare. Invece erano preavvertiti sindacati confederali, FIM, FIOM, UILM e in maniera un po’provocatoria (un SMS) il sindaco e la Confindustria locale che da qualche settimana strilla, Vendola che non è venuto dato che l’avrebbe visto a Bari e pochi altri.

Ma il tam tam ha funzionato lo stesso e questa mattina in 100, forse 200, ci siamo ritrovati, noi, ambientalisti, pediatri in lotta sulla questione del tumore ai bambini, folto gruppo di operai Ilva, “liberi e pensanti”, l’USB (anch’essi numerosi, ma che hanno girato una ambigua parte a sè, su cui varrà la pena tornare) e all’arrivo l’accoglienza è stata rumorosa, molto ma molto incazzata e combattiva, come i video disponibili, pur carenti mostrano. Polizia, carabinieri, finanza hanno fatto fatica quando è arrivato, ma sopratutto dopo, quando una parte dei manifestanti ha cercato di forzare il blocco e noi con loro naturalmente.

Intanto Renzi mostrava tutta la sua pochezza anche al tavolo in Prefettura, niente da dire che non si trovasse sui giornali del mattino fino alla grottesca e scadente offensiva buffonata: “mentre andavo in bagno ho visto dalla finestra…che bella città che è Taranto”, dato che andava al bagno quella che si dice una figura di m…

Giù intanto il sole picchiava forte e l’attesa si è fatta stancante, ma non tanto da non riaccendersi in numero minore all’uscita di Renzi in corsa verso Bari:macchina inseguita, qualcosa lanciata, a rappresentare quello che si dice una fuga precipitosa…

Non gli è andata bene, ma gli doveva andare molto peggio…ci penserà molto prima di tornare a vedere…la bella città.

Ha promesso che torna a fine anno, dopo Natale. Speriamo…ci manca un Capodanno con botti veri e il tipo è proprio la persona che serve.

 

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it

To:

Sent: Monday, September 15, 2014 2:01 PM

Subject: I LAVORATORI DELL’IGIENE AMBIENTALE POSSONO OPERARE NEL RISPETTO DELLA LORO SALUTE E SICUREZZA?

 

Le malattie professionali riconosciute sono solo una minima parte di quelle esistenti.

In Italia anni dopo la messa fuori legge dell’amianto, migliaia di operai hanno continuato a lavorare a contatto con agenti che provocheranno o morte e malattie per loro e per quanti vivevano nelle vicinanze degli stabilimenti.

Poco si è fatto e si fa per consentire di lavorare in sicurezza, servirebbe una diversa organizzazione del lavoro, dei turni, dei ritmi che determinerebbero maggiori costi per le aziende e cooperative.

Le valutazioni del rischio in molte aziende sono costruite poi ad arte per aggirare il problema.

Questi i principali problemi.

I pericoli che devono affrontare gli operatori possono essere:

  • pericoli ambientali: traffico veicolare e affollamento; condizioni meteo climatiche avverse; ristrettezza, tortuosità, complessità della sede viaria, degli spazi di manovra, degli ingombri di mezzi terzi, degli impedimenti architettonici; inquinamento chimico-fisico;
  • pericoli traumatici da attrezzatura: manuale (scope, ramazze, palette); meccanizzata (parti mobili pesanti o rotanti, paratoi e pistoni, giunti, contenitori); semovente (camion, furgoni, motoscooter, rimorchi speciali);
  • pericoli traumatici da mobilità individuale e da coordinamento operatori-mezzi: cadute dal basso e dall’alto, con scivolamenti, inciampi, urti e investimenti, schiacciamenti, scontri;
  • pericoli da sforzo muscolare e cattiva ergonomia: eccesso di fatica per durata e intensità (tempi ristretti e quantità notevoli); movimenti improvvisi con sforzi di punta (getto dei sacchi, manovra cassonetti, rotazione di spazzamento); postura di lavoro critica o prolungata (posto guida e comando non ergonomico); vibrazioni e contraccolpi (per parti meccaniche in movimento);
  • pericoli biologici e chimici da: animali superiori (topi, ratti, gatti, cani); insetti velenosi o dannosi (blatte, ragni, mosche, zanzare); aggressione (graffi, morsi, punture); cause derivate (irritazione, avvelenamento, infezione); microrganismi ambientali e dei rifiuti (virus, batteri, muffe, protozoi) per infezione da contatto, penetrazione, inalazione, ingestione, intossicazione, danni cutanei, avvelenamenti; contatto, ingestione, inalazione di residui tossico-nocivi presenti nei rifiuti o nei loro contenitori;
  • pericoli di origine umana: aggressioni dirette volontarie o accidentali; sabotaggi e atti vandalici; errori professionali nella collaborazione fra uomini e mezzi;
  • pericoli da incendio: originati da combustione dei rifiuti, contenuti o meno nei loro contenitori, e da cause accidentali o dolose; dei mezzi e delle loro parti meccaniche o dell’abitacolo; di altra origine, che interessano le strade e le adiacenze dei rifiuti e dei loro siti di stoccaggio temporaneo (cassonetti);
  • altri pericoli: correlati al rumore da attrezzature e mezzi, alle reti elettriche dei siti di accumulo dei rifiuti inidonee o in cattivo stato.

(vedere anche:

http://www.puntosicuro.it/ambiente-rifiuti-C-81/ambiente-gestione-rifiuti-C-94/rifiuti-urbani-la-sicurezza-nella-raccolta-pulizia-in-strada-AR-14111/?utm_source=iscritti&utm_medium=email&utm_content=articolo_2&utm_campaign=Numero+del+2014-09-02)

Ma il pericolo è in agguato e si presenta in tutte le operazioni come quelle legate allo svuotamento di campane e cassonetti, alla raccolta dei rifiuti, allo spazzamento.

La questione sicurezza non è solo un adempimento formale di obblighi di legge, ma un obiettivo da raggiungere per alleggerire i carichi di lavoro, non lavorare in solitudine (come sovente accade nel porta a porta), rispettare scrupolosamente le normative a nostra tutela, anche quando gli ordini di servizio prevedono una mole di lavoro eccessiva e per rispettare la tabella di marcia si fanno operazioni rischiose.

Salute e sicurezza sono incompatibili con l’accumulazione dei profitti e le nuove filosofie aziendali.

Sta ai lavoratori schierarsi, perché tacere oggi potrebbe significare una malattia o una condizione di salute precaria domani.

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From: Mario Murgia info@associazioneespostiamiantovalbasento.it

To:

Sent: Monday, September 15, 2014 12:45 PM

Subject: PATOLOGIE ASBESTO CORRELATE: PREVENZIONE E RICERCA, GIUSTIZIA PER LE VITTIME E PER GLI EX ESPOSTI

Con la presente si informa che in data 17 e 18 ottobre 2014 le associazioni “AIEA” e “Medicina democratica Basilicata” terranno il Convegno “Patologie asbesto correlate: prevenzione e ricerca, giustizia per le vittime e per gli ex esposti”.

La prima giornata, venerdì 17 ottobre, che si svolgerà nell’Auditorium San Giuseppe Moscati dell’Ospedale Madonna delle Grazie di Matera, è dedicata alla prevenzione, all’epidemiologia e alla clinica, con l’accento sulle patologie correlate all’esposizione all’amianto; verranno evidenziati i dati rivenienti dalla Sorveglianza sanitaria preventiva svolta in Basilicata, e in particolare nell’Ospedale di Matera.

La seconda giornata, che avrà luogo nella Sala Consiliare della Memoria e del Ricordo della Provincia di Matera, è dedicata al dialogo e al confronto sulle tematiche ambientali tra esperti tecnici, magistrati, giuristi e avvocati.

Per la prima giornata è previsto il riconoscimento dei crediti formativi per le professioni mediche.

Si coglie l’occasione per estendere l’invito a tutti chiedendo di comunicarci in tempo l’eventuale partecipazione.

A seguire programma dell’evento.

Mario Murgia

 

CONVEGNO “PATOLOGIE ASBESTO CORRELATE: PREVENZIONE E RICERCA, GIUSTIZIA PER LE VITTIME E PER GLI EX ESPOSTI”

Matera, 17 e 18 Ottobre 2014

PRIMA GIORNATA: VENERDI’ 17 OTTOBRE (0RE 09:00 ÷ 17:00)

PATOLOGIE CORRELATE ALL’AMIANTO E ALL’AMBIENTE: PREVENZIONE E RICERCA

Auditorium San Giuseppe Moscati Ospedale Madonna delle Grazie Matera.

Presenta e modera la prima sessione del Convegno, Piergiorgio Duca, ordinario di Statistica Medica e Biometria, Università degli studi di Milano, Presidente di Medicina Democratica Onlus.

Saluto e apertura lavori dell’Assessore Sanità Basilicata Flavia Franconi e del Direttore Generale dell’ASM di Matera, Rocco Maglietta.

INTERVENTI

Il ruolo dello Stato italiano nella prevenzione a tutela della salute negli ambienti di lavoro, Approvazione del Piano Nazionale Amianto (Vito De Filippo, Sottosegretario di Stato del Ministero della Sanità).

In Italia sta diminuendo l’aspettativa di vita sana: evidenze e riflessioni (Valerio Gennaro, Renam COR Liguria, epidemiologo Istituto nazionale ricerca sul Cancro).

Protocollo intesa Sorveglianza Sanitaria a favore ex-esposti amianto Regione Basilicata (Mario Murgia, Associazione Onlus AIEA VBA).

Dati consuntivi della Sorveglianza sanitaria, l’importanza dello studio epidemiologico (Francescopaolo Lobuono, ASM, Unità Operativa Medicina del Lavoro e Epidemiologia Ospedale di Matera).

Il trattamento chirurgico del carcinoma polmonare asbesto-correlato negli stadi iniziali (Teodorico Iarussi, Primario chirurgia Ospedale Madonna delle Grazie di Matera).

Indagini molecolari nella prevenzione delle lesioni asbesto-correlate (Rosa Anna Cifarelli, Biologa Molecolare, Centro Ricerche Metaponto ARPAB)

Mesotelioma indagine per lunga sopravvivenza (Annalisa Trama, Epidemiologia Valutativa, Fondazione IRCCS Istituto nazionale Tumori, Milano).

Esperienza IRCCS, studio e cura del cancro da amianto e patologie correlate: approccio diagnostico clinico (Cosimo Lequaglie, Direttore Chirurgia Toracica IRCCS CROB centro Oncologico Basilicata, Rionero in Vulture).

La valutazione di impatto sanitario “VIS” in aree inquinate: uno strumento di prevenzione (Fabrizio Bianchi, Epidemiologia Ambientale, Istituto Fisiologia Clinica del CNR, Pisa).

DIBATTITO.

CONCLUSIONI (Flavia Franconi, Assessore alla Sanità).

SECONDA GIORNATA: SABATO 18 OTTOBRE (0RE 09:00 ÷ 17:00)

GIUSTIZIA PER LE VITTIME E PER GLI EX ESPOSTI

Sala Consiliare della Memoria e del Ricordo della Provincia Matera.

Presenta e modera la seconda sessione del Convegno, Fulvio Aurora, segretario AIEA e direttore rivista Medicina Democratica.

Saluto del Presidente della Provincia Franco Stella.

Apertura lavori del Vice ministro dell’Interno senatore Filippo Bubbico.

INTERVENTI

Quale giustizia per i lavoratori esposti all’amianto (Roberto Riverso, Giudice del lavoro tribunale di Ravenna).

Amianto: la giurisprudenza locale (Francesca Chietera, Consigliere ordine degli avvocati di Matera).

Eternit Torino, un processo di rilevanza internazionale (Gianfranco Colace, Procuratore della Repubblica Torino).

La difesa del popolo inquinato: il ruolo del diritto penale (Stefano Palmisano, Avvocato penalista foro di Brindisi).

Richiesta Atto Indirizzo Ministeriale per lo stabilimento ex ANIC/EniChem di Pisticci Scalo (Mario Murgia, Associazione Onlus AIEA VBA).

Esposizione dei lavoratori e delle popolazioni a sostanze pericolose: quali strumenti per difendersi e per promuovere la prevenzione dei rischi e l’ambiente salubre? (Marco Caldiroli, Vice presidente Medicina Democratica).

I rischi dell’esposizione a inquinanti in età pediatrica (Agostino Di Ciaula, Referente regionale ISDE Puglia).

Responsabilità penali e civili dei Sindaci sulle patologie da inquinamento ambientale, oncologiche e non (Gabriele Bottino, Professore Associato di Diritto amministrativo Università Statale Milano).

DIBATTITO.

CONCLUSIONI (Murgia Mario, AIEA VBA)

Premiazione degli alunni delle Scuole medie superiori che hanno partecipato al Concorso: “Dialoghi di amianto, storie di lavoro e di morte”.

A premiare i ragazzi saranno: il Prefetto di Matera Luigi Pizzi, il Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, il Sindaco di Matera Salvatore Adduce.

 

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From: Tiziano Cardosi tiziano.cardosi@gmail.com

To:

Sent: Tuesday, September 16, 2014 8:48 AM

Subject: 18-19 OTTOBRE FIRENZE: INCONTRO SULLE GRANDI OPERE INUTILI E IMPOSTE

 

VEDIAMOCI IL 18-19 OTTOBRE A FIRENZE

http://notavfirenze.blogspot.it/2014/07/vediamoci-ad-ottobre-firenze-un-invito.html

Un invito a tutti i gruppi in lotta in Italia contro le Grandi Opere Inutili e Imposte.

Il Comitato fiorentino che si oppone a un inutile progetto TAV (il sottoattraversamento ferroviario AV della città) sente il bisogno di un incontro con associazioni, movimenti e comitati che conducono in Italia lotte simili.

A questo scopo ospiteremo un incontro nella nostra città, Firenze, nel fine settimana del 18-19 ottobre 2014.

Le “Grandi Opere Inutili e Imposte” sono ormai una costante in tutto il Paese, un fenomeno che devasta territori e comunità. Non sono più “questioni locali”, ma un grave problema generale.

Per tale motivo sentiamo l’esigenza di verificare insieme quali sono gli obiettivi dei devastatori dei territori, dei beni pubblici e dei beni privati italiani, come i cittadini che si oppongono possono reagire attraverso l’analisi dei temi che uniscono e che possono dare forza reciproca.

Riteniamo importante un confronto per rafforzare le nostre reti, imparare gli uni dagli altri e verificare la possibilità di convergenza delle nostre lotte.

Il prossimo anno si terrà il 5° “Forum contro le Grandi Opere Inutili e Imposte” (dopo quelli in Romania, Germania, Francia e Italia) che riunisce movimenti e associazioni da tutta Europa, Nord Africa, Turchia. Vorremmo parlare anche di questo.

Nei prossimi giorni vi invieremo una proposta con ulteriori dettagli delle due giornate (l’incontro si svolgerà da sabato mattina ore 9.30 a domenica pomeriggio).

Vi invitiamo a comunicare la vostra partecipazione scrivendo a notavfirenze@gmail.com o telefonando al 338 30 92 948.

Chi avesse bisogno di prenotare albergo, ostello, B&B a prezzi concordati contatti Judith (judithscholz@tin.it o 335 70 13 420).

Chi cercasse ospitalità presso famiglie contatti Martina (taiutim@gmail.com 377 12 91 804).

 

Comitato NO TUNNEL TAV di Firenze

 

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From: Giorgio Zampetti g.zampetti@legambiente.it

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Sent: Tuesday, September 16, 2014 7:03 PM

Subject: DELITTI AMBIENTALI: DAL SENATO ANCORA NESSUN SEGNALE

 

C’è un tema molto importante, di cui però non si parla più molto, ed è la questione della proposta di legge sui Delitti ambientali che ancora giace in Senato.

Come aggiornamento vi segnalo questo interessante articolo uscito sul Fatto Quotidiano a cura di Palmisano, un avvocato che si è occupato e si occupa di tematiche ambientali e ha lavorato con diverse associazioni e comitati:

un saluto,

Giorgio Zampetti

 

Da Il Fatto Quotidiano

http://www.ilfattoquotidiano.it

DELITTI AMBIENTALI: IL BUONO DELLA PROPOSTA DI LEGGE IN VACANZA AL SENATO

Nel gennaio scorso, la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge che inserisce nel codice penale il titolo dedicato ai “delitti contro l’ambiente”.

E’ il primo concreto passo verso una riforma legislativa sospirata da chiunque si occupi di difesa dell’ambiente e, quindi, della salute pubblica, in ambito giuridico ma non solo.

Per provare a dare il senso dell’importanza di questa legge, non si può non partire dallo stato attuale della nostra normativa in questa materia: esso è tale che, senza tema di enfasi, può ben dirsi che l’aria, l’acqua, il suolo e il sottosuolo in questo paese non sono provvisti di una seria tutela penale.

La quasi totalità degli illeciti penali contro l’ambiente esistenti, difatti, è costituita da mere contravvenzioni, che nel nostro ordinamento si possono definire a tutti gli effetti “reati di serie B” (gli altri, quelli più gravi, sono i delitti).

Le conseguenze pratiche di quest’ultimo elemento sono varie e qualificanti. Per citare solo le principali: pena massima fino a tre anni di arresto, il che, nei fatti, vuol dire, per la presenza nel nostro sistema penale di una serie di istituti, in senso lato, “indulgenziali”, altissima probabilità che nessuno, o quasi nessuno, sconti mai un giorno di pena per una condanna per un reato ambientale; impossibilità per la polizia giudiziaria di procedere ad arresto in flagranza o, anche per il Pubblico Ministero, a fermo di indiziato di reato; divieto per la magistratura di disporre misure cautelari personali (da quelle più gravi, come la custodia in carcere, a quelle più lievi, come l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) e intercettazioni, telefoniche e ambientali.

Ma, prima e più di quelli appena accennati, v’è un altro “effetto collaterale” indissolubilmente legato alla natura di contravvenzione dei reati contro l’ambiente, il più devastante: il rischio prescrizione.

Il nostro codice penale prevede che un illecito del genere si prescriva, ossia si estingua per il mero decorso del tempo, in un termine massimo di cinque anni.

Nei nostri tribunali capita molto spesso che in cinque anni un processo penale non si concluda; il che vuol dire che, prima che arrivi una sentenza definitiva, giunge un altro tipo di fine, tanto frequente quanto innaturale, per il reato e, dunque, per il processo: quella per prescrizione, appunto.

Questa è, per grandi linee, la situazione della “tutela penale” (si fa per dire!) dell’ambiente e, dunque, della salute pubblica che la nuova legge sarà chiamata a rendere appena più serio; impresa titanica!

Ciononostante, quel testo legislativo è stato sottoposto ad attacchi durissimi da parte di larghi settori del mondo, in senso lato, ambientalista, nonché di taluni addetti ai lavori.

Quel testo presenta senza dubbio pesanti criticità: su tutte quella per cui i due nuovi reati di inquinamento e disastro ambientale (delitti, finalmente, non più contravvenzioni!) istituiti dalla legge si realizzerebbero solo quando il danno o il disastro ambientale vengono arrecati “in violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative specificamente poste a tutela dell’ambiente e la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale.”

Questo potrebbe comportare enormi vuoti di tutela in tutti quei casi di inquinamento o addirittura disastro “a norma di legge” o di autorizzazione amministrativa, i quali, per una variegata serie di combinazioni, possono verificarsi e si sono verificati.

Questo, quindi, è uno degli aspetti della riforma che possono e devono esser corretti; in tal senso, peraltro, sono già state formulate da varie parti precise proposte di emendamenti al testo.

Tuttavia, chi, pur in “buona fede ecologista”, ha organizzato campagne di attacco a questa proposta di legge forse non ricorda o, semplicemente, non conosce quello stato attuale della tutela penale dell’ambiente che si è sopra brevemente riepilogato; e non considera che esso va benissimo solo al partito degli inquinatori, sempre più nutrito; il quale, quindi, è il solo che, da una legge che, pur tra difficoltà e contraddizioni, provi a munire quella tutela di qualche strumento serio ha tutto da perdere.

E, intanto, la proposta di legge, dopo l’approvazione della Camera, resta in vacanza al Senato.

Anche e soprattutto quando si tratta di difendere l’ambiente, la ricerca dell’ottimo a tutti i costi rischia di esser nemica del buono.

Stefano Palmisano

13 settembre 2014

 

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From: Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com

To:

Sent: Wednesday, September 17, 2014 1:04 PM

Subject: LETTERA DI UN CHIMICO COIBENTE DOPO L’ENNESIMA MORTE PER AMIANTO

 

Da Clash City Workers

http://clashcityworkers.org

Pubblichiamo di seguito la lettera di un lavoratore chimico coibente di un’impresa del napoletano scritta alla luce dell’ennesimo operaio morto per essere stato sottoposto a condizioni di lavoro infami e letali in nome del profitto di pochi.

 

L’assassino silenzioso, quello che non fa notizia perché non ammazza con spari fragorosi, che non porta con sé pistole o fucili, non smette di mietere lutti, è un vero e proprio serial killer: solo negli ultimi due anni e tra i soli ex operai dell’Isochimica di Avellino, è stato causa della morte di dieci lavoratori. L’ultimo ieri. Un operaio cinquantenne, di cui dalle cronache di giornali non si riesce nemmeno a sapere il nome. A ucciderlo non è stato l’amianto. Troppo facile prendersela con un materiale inerte.

Il killer ha carne ossa; quelle di tutti quegli imprenditori, manager, politici, medici, sindacalisti, professionisti, che per anni hanno occultato con piena consapevolezza la pericolosità dell’amianto, sottoponendo gli operai a condizioni di lavoro che li hanno poi condotti ad ammalarsi e a morire.

Sapevano e hanno taciuto perché nel frattempo, mentre gli operai lavoravano e si ammalavano, loro mietevano profitti e spartivano prebende. Continuavano a mieterli anche quando si cominciava a discutere sulla messa al bando dell’amianto. I tempi si protraevano, e si dovevano protrarre, perché loro continuavano a far soldi.

Ora che l’amianto è “fuori legge” loro sono sempre lì fuori. E magari continuano a fare profitti; magari hanno solo sostituito l’amianto con qualche altro materiale che, forse, tra qualche anno o decennio si scoprirà essere portatore di morte.

Oggi, con contratti a tempo determinato, lavoro interinale, stage non retribuiti, un esercito di disoccupati che ti circonda, hanno creato un clima di terrore per cui non solo fa paura denunciare, ma fa paura anche solo domandare, interrogare, cercare di capire. Tanto lo sai che basta una parola sbagliata, un atteggiamento considerato di “insubordinazione” e sei per strada, perché la discrezionalità di chi dirige un’impresa è quasi assoluta.

E così si sta lì e si spera che quelle fibre che vagano nell’aria non siano tossiche, che quella polverina che inali non sia cancerogena, che la mascherina e le misure di sicurezza che ci sono in fabbrica siano sufficienti. Perché altrimenti sei fottuto.

Non ti regalano niente, non ci regalano niente. Né una mascherina, né una tuta. Tutto ciò che abbiamo l’abbiamo perché “loro” hanno avuto paura, paura di “noi”, che abbiamo alzato la testa e che quelle cose, anche la più piccola, ce le siamo conquistate. E questo non dobbiamo mai dimenticarlo, perché poi finisce che ci fanno credere che loro sono buoni e ce l’hanno gentilmente concesso perché si preoccupano per noi.

Qualcuno dice che stare zitti e buoni non serve a niente, che verranno a prendere anche noi, che arriverà il nostro turno e saremo cacciati o ci ammaleremo e moriremo anche noi.

Giustissimo. Ma qui è l’impotenza a farla da padrone. Ascoltiamo belle parole, e poi? Cosa segue a tutti questi bei discorsi? E noi cosa dovremmo fare? Andare al suicidio?

Rischiare tutto, con la certezza di perderlo e solo perché in questo modo saremmo moralmente a posto?

L’avventurismo non paga, anzi. Che non significa che non si possa fare nulla. Però quel “qualcosa” che si può fare lo si deve fare con serietà, umiltà e pazienza. Da subito, perché è anche vero che c’è urgenza di invertire la rotta. Perché qui si soffre, e si muore anche.

Un lavoratore chimico coibente

 

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From: Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

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Sent: Wednesday, September 17, 2014 11:43 PM

Subject: MOTIVAZIONI SENTENZA ILVA AMIANTO

 

Amianto, gli ex vertici dell’ILVA colpevoli di una “consapevole e lucida omissione”.

Depositate le motivazioni della sentenza di primo grado con la quale lo scorso maggio 27 manager ILVA sono stati condannati.

27 ex dirigenti dell’Ilva condannati in primo grado a complessivi 189 anni di carcere per disastro ambientale e resi responsabili di una “consapevole e lucida omissione” perpetrata per decenni, che ha portato alla morte degli operai affetti da mesotelioma pleurico, contratto in seguito all’esposizione alla fibra killer presente all’interno dello stabilimento di Taranto, di proprietà pubblica fino al 1995 e poi ceduto alla famiglia Riva.

E’ quanto emerge dalle 286 pagine delle motivazioni della sentenza dello scorso 23 maggio, depositate lunedì dal giudice Simone Orazio, in cui il magistrato scrive che se i manager del polo siderurgico ex Italsider avessero sottoposto a visite mediche adeguate i lavoratori, queste avrebbero consentito di “diagnosticare una patologia (ad esempio placche pleuriche) che poteva essere un campanello d’allarme per il mesotelioma e che certamente avrebbe obbligato il datore di lavoro a non esporre più il lavoratore, affetto da tale problematica di salute, alle fibre di asbesto” e a “valutare la incompatibilità del lavoratore rispetto alle mansioni sino ad allora espletate e quindi anche rispetto all’esposizione ad amianto, motivo per cui in questi casi l’accertamento sanitario avrebbe permesso di adibire il dipendente ad altre mansioni, sottraendolo al pericolo di morte”.

Il giudice sottolinea, inoltre, che “la tematica dell’amianto, pur profondamente conosciuta da tutti i vari ceti aziendali e quindi da tutti gli imputati, non ha mai superato il piano dell’oralità”, perché nessun dirigente Italsider o Ilva “ha mai adottato un provvedimento concreto volto a migliorare le condizioni di lavoro legate all’amianto”. Al contrario, “gli interventi seri in materia di amianto nello stabilimento di Taranto sono stati sempre volutamente evitati proprio perché essi avrebbero determinato una palingenesi dell’attività produttiva, uno stravolgimento degli impianti e l’investimento di notevolissime somme di denaro”. Denaro che comunque era nella disponibilità dell’azienda.

Orazio, infatti, a questo proposito precisa che “la mancata predisposizione delle cautele in questione non è da attribuirsi a mancanza di liquidità da parte dell’Ilva, ovvero a una sfavorevole congiuntura economica, oppure, ancora, a una riduzione dell’attività produttiva”, dato che solo nel 2007 l’utile registrato dall’azienda era superiore ai 300 milioni di euro. Dal processo era anche emerso che la bonifica della fibra killer presente “in ogni angolo” dello stabilimento “era avvenuta attraverso la tecnica della cosiddetta glove bag, adeguata solo per l’asportazione di piccole quantità di amianto e quindi non certo indicata per le esigenze dell’Ilva”, che era tenuta a rimuoverne migliaia di tonnellate.

Il magistrato bolla dunque come “discutibilissima” la politica aziendale tenuta dall’Ilva, le cui scelte in materia di lotta all’amianto sono risultate essere “improntate al più rigoroso risparmio, ulteriormente dimostrato dalla scarsa competenza e professionalità delle ditte a cui veniva commissionata la bonifica”.

Di qui la responsabilità degli ex vertici per gli omicidi colposi, cui si somma la condanna di alcuni imputati anche per il disastro ambientale che ha coinvolto i 300.000 abitanti di Taranto e dei Comuni limitrofi.

 

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From: Giuseppe Zambon zambon@zambon.net

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Sent: Friday, September 19, 2014 10:08 AM

Subject: IL TRATTATO DI LIBERO SCAMBIO TRA UNIONE EUROPEA E STATI UNITI D’AMERICA

 

Esperienze…

Rammento che il Canada è stato condannato da un “Commissione arbitrale internazionale” a pagare una penale a una ditta USA perché la giustizia canadese aveva osato impedire la vendita in Canada di un prodotto farmaceutico che si era dimostrato essere gravemente dannoso per la salute dei cittadini.

Giuseppe zambon

 

IL TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT) CHE COSA E’?

Carissime, carissimi, ho ricevuto dal Coordinamento Nord Sud del Mondo questi testi relativi a un negoziato che si sta attuando tra UE ed USA.

I testi sono lunghi e forse di faticosa lettura ma credo indispensabile che i cittadini e le cittadine siano a conoscenza di cosa si sta decidendo nelle “segrete stanze” del potere.

Se potete, diffondete queste informazioni perché stampa e TV sono particolarmente silenti al riguardo.

Buona lettura!

Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America, attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale.

E’ l’ennesimo attacco frontale che vede lobby economiche, governi e poteri forti accanirsi su quello che rimane dei diritti del lavoro, della persona, dell’ambiente e di cittadinanza dopo anni di crisi economica e finanziaria, in un più ampio tentativo di disarticolare le conquiste di anni di lotte sociali con le politiche di austerity e di redistribuzione del reddito verso l’alto.

Il negoziato TTIP, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e dall’Amministrazione statunitense in vista di una sua possibile conclusione a fine 2014, disegna un quadro di pesante deregolamentazione dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro.

Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà a una progressiva corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni.

Un rischio che viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse, sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i cittadini vengano adeguatamente informati.

Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie, un vero e proprio arbitrato internazionale, a cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su Governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione pubblica che tuteli i diritti sociali, economici e ambientali, con la scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili.

Scenari che si sono già avverati nell’ambito di altri trattati di libero scambio come il Nafta, o che hanno permesso a una multinazionale energetica come la Vattenfall di citare in giudizio il Governo tedesco per la decisione della Germania di chiudere le proprie centrali nucleari.

Per questo, come movimenti e organizzazioni sociali italiane, abbiamo deciso di mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali, sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato TTIP, esattamente come successe alla fine degli anni ‘90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, nel decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che con la scusa della lotta alla “pirateria” informatica e della salvaguardia del diritto d’autore avrebbe attentato al diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.

Una campagna promossa da: Altramente, Arci, Associazione Botteghe del Mondo, A Sud, Attac Italia, Cobas, Comune-Info, Coordinamento Nord Sud, Cospe, Ennenne, Fairwatch, Fondazione Cercare Ancora, Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, Medici Senza Camice, MST Italia, Municipio Dei Beni Comuni, Re:Common, Rete Della Conoscenza, Reorient, Sbilanciamoci, Scup, Yaku.

Alcuni buoni motivi per fermare il TTIP.

Sicurezza alimentare: le norme europee su pesticidi, OGM, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali, potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”.

Acqua ed energia: sono settori a rischio privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre potrebbero essere accusate di distorsione del mercato.

Servizi pubblici: il TTIP limiterebbe il potere degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati.

Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere.

Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione bancaria e finanziaria.

Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni artistiche.

Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal diritto. Le compagnie estrattive interessate a operare in questo settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la protezione dell’ambiente.

Libertà e internet: i giganti della rete cercherebbero di indebolire le normative europee di protezione dei dati personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stati Uniti, autorizzando in questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei cittadini da parte delle imprese private.

Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo economico, sociale, ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento da parte degli enti locali.

Biocombustibili: il TTIP attraverso l’armonizzazione delle normative europee in ambito energetico, incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i limiti minimi di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di sostenibilità ambientale.

Ribellarsi a un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e internazionali, vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a beneficio di tutti e non ad appannaggio dei soliti noti

Per ulteriori informazioni il sito della campagna è: www.stop-ttip-Italia.net.

Anita Sonego

Capogruppo Sinistra per Pisapia Federazione della Sinistra

Presidente Commissione Pari Opportunità

Vice Presidente Commissione Cultura

mail: Anita.Sonego@comune.milano.it

telefono: 02 88 45 02 75

cellulare: 366 56 54 332

 

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it

To:

Sent: Saturday, September 20, 2014 12:45 PM

Subject: CONFEDERAZIONE COBAS PISA E VALDERA: SPORTELLO SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

 

COMUNICATO STAMPA

Quanti di noi sanno che edilizia e agricoltura sono i settori con il più alto numero di infortuni sul lavoro?

Siamo ormai assuefatti all’idea che si possa morire sul lavoro, che sul lavoro si possano contrarre e diffondere malattie e patologie anche mortali.

Anni di bombardamento mediatico hanno ridotto all’impotenza ogni intelligenza e visione critica della realtà.

Lo stesso sindacato ha responsabilità macroscopiche avendo ridotto la salute e sicurezza al semplice rispetto di procedure e non parte integrante di una rivendicazione contro i ritmi e gli orari sempre più massacranti, per ridurre orario di lavoro e creare nuova occupazione, per combattere contro le produzioni nocive ai lavoratori e al territorio.

Solo nelle ultime settimane ci sono stati 3 morti sul lavoro tra Pisa e Provincia, ma le notizie sono restate sulla cronaca senza costituire per la società civile e il sindacato un motivo di rabbia, di sdegno, una ragione valida per la quale mobilitarsi.

Nonostante la legislazione italiana in materia di salute e sicurezza sia complessa e ricca, gli infortuni continuano a crescere e le statistiche non sono mai veritiere perchè si dimentica di segnalare il crollo degli occupati e delle ore lavorate (e per questo gli infortuni e le morti aumentano e non diminuiscono).

Gli ultimi incidenti mortali riguardano lavoratori in solitudine, lavoratori autonomi o dipendenti di piccole imprese.

Non pensiamo si tratti di semplice sviste, ma dell’abbassamento delle condizioni di sicurezza dettato dal deteriorarsi delle condizioni lavorative che colpisce chi vive sotto padrone ma anche chi opera in cooperativa (soci e non) o i lavoratori autonomi costretti a prendere lavori e commesse a prezzi sempre più risicati.

E’ arrivato il momento di assumersi delle responsabilità e inserire le questioni della salute e sicurezza al centro delle nostre rivendicazioni, senza cedere al ricatto di chi vorrebbe difendere un posto di lavoro anche nocivo per la nostra salute e sicurezza.

 

Confederazione Cobas Pisa e Valdera

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