Fecondazione eterologa in Lombardia: presentato ricorso al TAR

Ascolta con webReader

downloadSintesi della Conferenza Stampa del 18.11.2014

Si è volta questa mattina nella sede dei gruppi consigliari del Comune di Milano una conferenza stampa, indetta da Medicina Democratica – regione Lombardia e dal gruppo consigliare “Sinistra per Pisapia” allo scopo di presentare il ricorso contro le recenti delibere della Giunta Regione della Lombardia che hanno per oggetto la fecondazione eterologa.
La Corte Costituzionale ha infatti annullato gli articoli della legge 40/2004 che la vietavano, riportando la situazione precedente.
L’accordo fra il lo Stato e le Regioni ha stabilito che entro la fine del 2014 usciranno i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) che regoleranno la materia. In attesa, tutte le regioni hanno deciso di rispondere alle richieste delle coppie che richiedo la fecondazione eterologa, facendo riaprire le strutture pubbliche, convenzionate e private in grado di praticarla, stabilendo un ticket intorno ai 500 euro per tutta la prestazione. Fa eccezione la Regione Lombardia che ha deciso di farne pagare il costo complessivo.
Da qui il ricorso proposto da Medicina Democratica.

Ai mezzi di informazioni presenti (ANSA, Il Giorno, La Repubblica, TG 7 Gold) sono state spiegate le ragioni del ricorso, già notificato alla controparte (regione Lombardia), e ad un possibile contro interessato (Fondazione Policlinico, Milano). Nei prossimi giorni il ricorso verrà depositati davanti al TAR di Milano.

Elisabeth Cosandey per la Commissione Femminile di MD ha spiegato come la regione Lombardia non riconosce la peculiarità di intervenire per salvaguardare la salute della donna, sostituendo ad essa l’intera (ed astratta) famiglia, nella quale la donna con la sua soggettività e i suoi bisogni sparisce. Un discorso che riduce i Consultori (di cui alla legge 405/1975), ridotti nel numero e negli operatori, a mera risposta sanitaria a indistinte prestazioni per tutta la famiglia, dai bambini agli anziani. Non solo, ma dove le richieste di donne giovani e meno giovani, di interrompere volontariamente la gravidanza (IVG), qualora si presentino, in attuazione della 194/1978 vengono frustrate e ritardate per gli ostacoli che vengono frapposti, soprattutto a causa della obiezione di coscienza dei ginecologi e degli altri operatori che l’hanno scelta. In non pochi casi si costata un ritorno all’aborto clandestino.

L’avvocato Tiziana Fiorella (foro di Milano) che ha collaborato con l’avvocato Alessandra Mari (foro di Roma) nella estensione del ricorso ha spiegato come nella posizione della Regione Lombardia sia contestabile la negazione dei diritti stabiliti da articolo 29 della Costituzione che stabilisce il diritto di farsi una famiglia; dell’art. articolo 32, che afferma essere il diritto alla salute fondamentale, e che con la misura della regione è reso contradditorio e difficile a causa del costo della prestazione; dell’articolo 9 della Carta fondamentale dell’Unione Europea che sancisce il diritto al rispetto della decisione di formarsi o non formarsi una famiglia come più volte stabilito dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

La Presidente della Commissione delle pari opportunità, Anita Sonego del Consiglio Comunale di Milano ha sottolineato quanto si nasconda di ideologico nella presa di posizione della Regione Lombardia. Una sorta di ultima chance per contrastare l’acquisita libertà per relazioni di coppia diversificate. L’integralismo cerca di battere i diritti che si stanno affermando, per coppie gay e lesbiche che non disturbano e non nuocciono a nessuno se non ad una ideologia pronta, per affermarsi, a negare la libertà individuale.

 

Print Friendly, PDF & Email