Convegno “Salute e Partecipazione” – Napoli 26/11/2005

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Il Convegno di Napoli del 26 novembre anche se nel breve arco di una giornata è stato organizzato per affrontare il complesso dei temi del diritto alla salute. Infatti gran parte del tempo è stato dedicato alla discussione in 4 gruppi di lavoro il primo dei quali ha riguardato lo specifico della sanità, il secondo il rapporto fra i problemi della salute e quelli dell’ambiente, il terzo quelli della relazione fra sanità e assistenza sociale per finire con un quarto gruppo di lavoro che ha affrontato la questione infermieristica.

Come sintesi generale del convegno riprendiamo l’articolo che è stato pubblicato da Liberazione il 28 novembre a firma di Tonino d’Angelo (presidente di MD) e di Paolo Fierro (responsabile MD di Napoli e Campania)

SALUTE E PARTECIPAZIONE

Dal convegno nazionale di medicina democratica del 26 novembre a Napoli

Cara Unione, sappiamo che stai lavorando per predisporre il programma per le prossime elezione politiche. Abbiamo pensato che ti possiamo dare una mano. Noi siamo Medicina Democratica, un’associazione fatta di operatori sanitari, ricercatori, operai, impiegati, pensionati e cittadini. Come movimento di lotta per la Salute veniamo da lontano. Siamo nati, più di 35 anni fa, da quando il prof. Giulio Maccacaro, direttore dell’Istituto di Biometria e statistica medica della Università di Milano, insieme ad altri ricercatori e ad una cinquantina di consigli di fabbrica ha spiegato che la scienza non neutrale, che la salute è un diritto e non una merce.

Ci siamo riuniti per te a Napoli, all’Ospedale Monaldi, per dire cosa nuove su principi vecchi. Del resto il tuo candidato presidente, Romano Prodi, ha affermato che occorre una discontinuità, è necessario fare delle riforme radicali. Siamo ben contenti di queste parole. La sanità, come dice Gino Strada, deve essere, pubblica, gratuita e di alta qualità. Se è così dobbiamo dire basta ai ticket a tutte quelle forme spurie di commistione pubblico-privato che non hanno fondamento scientifico alcuno, che costano senza per nulla migliorare la salute della popolazione. Quindi meglio abbandonare la sanità come azienda, meglio ridurre i poteri (e i soldi) dei direttori generali, meglio trovare altre forme di finanziamento del servizio sanitario: mettiamo al posto dei DRG la quota capitaria, il budget concordato. Paghiamo la salute piuttosto che la malattia! Nella sanità, come e più degli altri settori, il lavoro precario peggiora la qualità del servizio e la vita degli operatori.

E non è stato dimostrato che si risparmia. Il risparmio va ricercato in altre direzioni, per esempio togliendo le consulenze, eliminando la libera professione all’interno delle strutture pubbliche, ancora e meglio discutendo con i soggetti interessati di come ripartire la spesa: quanto alla prevenzione, quanto ai servizi di base, quanto agli ospedali. Ci hanno detto che in Campania si tagliano le consulenze del 2,5%; un po’ poco, meglio il 50% della Liguria. Meglio togliere i ticket sui farmaci a partire dai farmaci generici come è stato fatto in Piemonte.

Abbiamo visto, anche dai morti da malasanità della Sicilia, e più in generale dalla costante migrazione sanitaria dal sud al nord, che nel mezzogiorno d’Italia, quanto a sistema sanitario, stiamo male. Per questo sabbiamo scelto Napoli per fare le nostre proposte all’Unione. Dobbiamo lavorare contro le disuguaglianze in sanità, quelle territoriali e quelle sociali: muore prima ed è più malato chi è più povero e meno istruito. Non è accettabile. Ci aspettiamo un programma nazionale e dei programmi regionali che vadano oltre il mero dato sanitario ed intervengano socialmente e sulle cause che producono malattia e disagio. Siamo a dir poco esterrefatti quando sentiamo dire che in Campania l’emergenza rifiuti dura da 12 anni. Il sindaco di Acerra, Espedito Marletta, è venuto a raccontarci la lotta della popolazione contro l’insediamento di un inceneritore “moderno” (ma che moderno non era).

Ci ha pure dette che sono molto più ideologici coloro che sono a favore degli inceneritori, rispetto a chi, come noi, ha un altro progetto.Un tema caldo anche per l’Unione, un tema da dove si vede se la radicalità che viene professata è vera o è solo un espediente. Il ciclo dei rifiuti va ripensato, a partire dall’inizio, dalla loro produzione.Se ne possono produrre molto meno e quelli che si producono si possono recuperare. Non proponiamo le discariche al posto degli inceneritori, siamo in grado di dimostrare che possiamo fare a meno di ambedue.

Il diritto alla salute, costituzionalmente garantito, implica un ripensamento sociale e produttivo generale. Le grandi opere possono produrre e produrranno malattia e morte. Abbiamo fatto l’anno scorso a Monfalcone la Conferenza nazionale sull’amianto e quest’anno quella europea a Bruxelles. Vogliamo – questo è l’obiettivo – che in dieci anni si ponga la parola fine alla presenza di amianto nel nostro paese. I 4.000 morti l’anno da amianto e i 32 milioni di ton. presenti devono essere azzerati. Ma come si farà se si aggiungerà per altri 15 o 20 anni tutto l’amianto che verrà tolto dai 52 kilometri della galleria per l’alta velocità che si vuole costruire in Val Susa? Cara Unione, hai visto che dalla sanità ci siamo lasciati prendere la mano e siamo finiti a parlare di ambiente.

E non è possibile fare altrimenti perché la salute non può essere separata da condizioni ambientali salubri e da condizioni di lavoro sane. La contraddizione apparente può essere risolta se tutti i soggetti interessati intervengono e insieme decidono. Ed è per questo che a Napoli abbiamo rilanciato una vecchia (G. Maccacaro -1972) e nuova proposta (CGIL 2004): la Casa della Salute. Un luogo, una casa vicino alla gente, dove ci sono i servizi di base in permanenza (medici di medicina generale, infermieri di famiglia), dove si possono trovare in tutto o in parte i servizi collegati come quelli di salute mentale o il consultorio, e dove si possono prenotare tutti i servizi possibili, compresi quelli ospedalieri, e dove si possono, senza girare a vuoto avere tutte le informazioni necessarie, dove, infine e soprattutto, i cittadini organizzati del territorio possono dire la loro su come funzionano i servizi, ed essere ascoltati.

Allora, cara Unione, ascolta anche medicina democratica. Ti faremo pervenire i nostri documenti quello generale e quello scaturito dal lavoro di 4 gruppi (salute e organizzazione sanitaria, salute e organizzazione dei servizi sociali e sanitari, salute e ambiente, salute ed emergenza infermieristica), nonché tutta la disponibilità a collaborare in permanenza.

Tonino d’Angelo, presidente Paolo Fierro, responsabile MD di Napoli


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Atti Convegno

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