A Viareggio sono state accertate le responsabilità, Medicina Democratica non è divisa

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Medicina Democratica ha espresso la sua “soddisfazione” (ovviamente relativa rispetto alle pesanti conseguenze del crimine ferroviario di Viareggio) perché la sentenza di primo grado ha accertato le responsabilità di Moretti e delle altre società coinvolte nel trasporto, nella proprietà dei mezzi e della loro manutenzione.

STRAGE DI VIAREGGIO: DOPO 7 ANNI UNA SENTENZA SODDISFACENTE

Ma in tutte le realtà  c’è sempre qualcuno che, per motivi che nulla hanno a che fare con la giustizia e  con il sostegno della pressante e importante presenza di Medicina Democratica nel processo, vuole dire la sua per puro spirito polemico.

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Proponiamo alcune considerazioni, per evitare strumentalizzazioni sulla sentenza (in attesa delle motivazioni) per scopi che nulla hanno a che fare con i contenuti della stessa, e per puntualizzare alcuni aspetti di un’altra sentenza (Solvay di Spinetta Marengo) impropriamente accostata a quella di Viareggio:

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La sentenza di Viareggio è una di quelle che hanno luci ed ombre, come nel caso  Solvay del 2015, richiamato nella lettera di Barbara Tartaglione a Il Manifesto. Che la giustizia in Italia sia “di classe, soprattutto quando derubrica il dolo in colpa e assolve anche mandando tutto in prescrizione” è in parte vero ma non possiamo fermarci però a questa constatazione che diventa un comodo slogan per disinteressarsi di quanto avviene nelle aule dei Tribunali e delegare ad altri questo orizzonte di intervento.

Non è comunque accettabile quanto suggerito nel titolo redazionale che Medicina Democratica sia divisa – non lo è, né lo sarà mai, nonostante le diversità di opinioni sugli esiti delle vertenze giudiziarie, – perché sappiamo che le divisioni sono esattamente ciò che più ostacola le lotte per i diritti.

Quella di Viareggio è una sentenza che ha diviso – ma solo nella valutazione dei suoi effetti – anche le vittime, tutti siamo comunque accomunati nell’evitare che la prescrizione cancelli di fatto l’accertamento delle responsabilità nei confronti di Moretti e degli altri imputati. La giustizia è principalmente questo accertamento: non la si può misurare solo con l’entità della pena (rispetto alle richieste di un singolo PM).

Il nostro legame con le realtà locali è conosciuto, basti pensare alla presenza di Riccardo Antonini (tecnico di RFI e socio di MD, licenziato dall’azienda per essersi schierato con le vittime di Viareggio) alla iniziativa svolta per il quarantennale della fondazione di MD. Pienamente legittimo il comunicato di Fulvio Aurora quale responsabile vertenze di MD. Quando sapremo le motivazioni valuteremo come continuare la nostra azione nel processo. E questo è quello che conta.

La sentenza di primo grado relativa alla Solvay di Spinetta Marengo (AL) viene in questo caso richiamata impropriamente. La differenza di opinioni è una ricchezza se fondata su una lettura condivisa di quanto sottoposto a decisione, come quella che ci ha portato a non presentare appello alla sentenza di primo grado Solvay; le differenti opinioni non sono una ricchezza quando sono fondate invece su una lettura palesemente errata di quest’ultima sentenza.

In primo luogo, la sentenza (14.12.2015) della Corte d’Assise di Alessandria va confrontata con quella – imputati alcuni dirigenti ex Montedison/Ausimont ora Solvay – della Corte d’Assise di Chieti (19.12.2014). È a Chieti che alcuni degli attuali dirigenti Solvay di Spinetta Marengo, sono stati assolti pienamente – quali dirigenti della ex Montedison – per fatti molti simili a quelli di Alessandria e non sono nemmeno state accolte parti civili fisiche.

Dal Tribunale di Chieti nei prossimi giorni arriverà la sentenza di appello per i disastri compiuti da alcuni imputati oggi dirigenti Solvay in passato dirigenti Montedison/Ausimont a Bussi sul Tirino.

Ad Alessandria i vertici locali Solvay sono stati condannati per disastro innominato (non era utilizzabile la recente legge sugli “ecoreati”) per la contaminazione delle falde e per danno ambientale; la sentenza  non ha fatto incassare 100.000 euro al Ministero dell’Ambiente, ma ha condannato i responsabili al ripristino ambientale, ovvero alla bonifica del suolo e delle falde (e sarà un successo se questa condanna sarà mantenuta). È vero che non sono stati condannati i vertici della multinazionale. Le parti civili fisiche sono state riconosciute e indennizzate solo in parte, ma questo era atteso in base ad una ordinanza del giudice del 17.04.2013 che delimitava i motivi del riconoscimento quali parti civili di quelle persone, e chi non era distratto lo sapeva da tempo. Non è vero pertanto che la sentenza Solvay sia stata “assolutoria al 100 %”.

MD è parte civile nei processi penali per dare risposte di giustizia (accertare la responsabilità), per questo rimane costituita nel processo fino al terzo grado (lo è stato per Porto Marghera, la Thyssen, Eternit e lo sarà per Solvay e per Viareggio), spesso da sola quando le altre parti civili accettano le transazioni offerte dagli imputati. Davanti a sentenze assolutorie abbiamo fatto ricorso in appello subendone le conseguenze; solo pochi giorni fa la Corte di Appello ci ha condannati alle spese legali dopo aver nuovamente assolto i vertici della Franco Tosi/Ansaldo per gli operai morti o ammalati per l’esposizione all’amianto.

A nome di Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute Onlus

Marco Caldiroli (vicepresidente)

Riportiamo ulteriori commenti sulla sentenza di Viareggio

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Comunicato del 1 Febbraio 2017

Posted on 05/02/2017 by ilmondochevorreiviareggio

L’Associazione Il Mondo che Vorrei ONLUS ringrazia sentitamente la moltitudine di persone che ieri, come in tutti questi anni, è stata al nostro fianco.

Una valutazione definitiva potremo averla solo dopo la lettura delle motivazioni che hanno determinato questa sentenza.

A poche ore dalla lettura del dispositivo, possiamo dire che il sistema ferroviario del trasporto merci pericolose, tanto in Italia quanto in Europa, è stato riconosciuto responsabile dalle gravissime inadempienze ed omissioni. La sentenza ha, inoltre, sancito che i vertici delle Società condannate avevano poteri e mezzi per intervenire e, non avendolo fatto, hanno causato la morte di 32 persone tra cui bambini e ragazze che stavano riposando nelle proprie abitazioni.

La condanna, infatti, è avvenuta principalmente per “disastro ferroviario” e “omicidio colposo plurimo aggravato”.Oggi, con la sentenza di 1° grado si chiude una prima fase, ma la nostra battaglia continua., in primis con la revisione dell’istituto della prescrizione. Nello specifico chiediamo ai condannati di rinunciare alla prescrizione, nell’interesse della ricerca della verità.

Alla politica chiediamo, oltre alle immediate dimissioni dalle cariche di Stato, un intervento per annullare tutte le onorificenze del cav. del lavoro ing. Moretti e l’incarico a Margarita, oggi a dirigere l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria (Ansf). Invitiamo cittadini e cittadine a starci ancora vicino ed useremo tutte le nostre energie e forze per ricorrere in Appello affinché la qualità di questa sentenza corrisponda alle richieste quantitative e qualitative della stessa Procura.

 

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