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oggi è il: 19|04|2024


Nerofumo
Vincenda vissuta da Francesco Rollo
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Mi chiamo Francesco Rollo, vivo a Carapelle in provincia di Foggia ed ero un tecnico di macchine fotocopiatrici. Era un lavoro redditizio ed ero contento della professionalità raggiunta con le mie forze dopo tanti anni di sacrifici e lavoro malpagato. Nel 1992 ad un concorso interno della Nashuatec, famosa marca di fotocopiatori, ero arrivato tra i primi dieci in tutta Italia, primo dell’Italia Meridionale. In gennaio 2000, accusavo dei strani dolori inguinali; una notte urinai dolorosamente un liquido nerastro e da allora incominciai a preoccuparmi. Feci subito delle ecografie renali, venni a conoscenza che avevo i reni policistici e una ciste presente sul rene destro nella parte superiore aveva un aspetto ecografico solido e non trasparente come le altre cisti. Si rese necessaria una tac renale che non evidenziò nessuna neoplasia in quella ciste sospetta e l’aspetto solido fù confuso in un primo momento alla presenza di sangue all’interno. Ma la continua presenza di dolori sempre più insistenti rese necessario un ricovero agli Ospedali Riuniti di Foggia in Giugno di quell’anno. Fu ripetuta la tac che a differenza della prima evidenziava una neoplasia nella ciste. Fù quindi necessario un intervento di nefrectomia allargata. Ma le sorprese non finirono, l’esame istiologico evidenziò un tumore uroteliale della pelvi renale ben distante dalla ciste; i medici non sapevano spiegarsi di come era nato nella pelvi e si era intrufolato il tumore nella ciste senza romperla. Fù necessario un altro ricovero con un meticoloso studio della vescica dato che i tumori uroteliali scendono in vescica. Fortunatamente la vescica era a posto ma tra l’uretere destro rimasto e la vescica c’era un linfonodo miracolosamente calcificato. Il prof. Pellegrino e l’urologo Di Ceglie mi consigliarono di fare un’altro intervento con l’urgente necessità di asportare l’uretere rimasto per sperare in futuro di salvare la vescica. A ottobre mi fù asportato anche l’uretere destro. Data la seria malignità del tumore fu necessario contattare un oncologo. Presi contatti con il primario di Ascoli Piceno, il dr. Trevisonne. Il primario mi disse che non erano necessarie cure oncologiche dato che non aveva infiltrato tessuti circostanti, ma mi pose davanti un problema della malattia che non conoscevo. Mi spiegò che era il mio lavoro la causa dei miei problemi, dato che il toner dei fotocopiatori è composto da sostanze derivanti da bitumi e catrami che provocano tumori uroteliali; inoltre aggiunse che nelle mie condizioni la cosa più saggia da fare era di allontanarsi da quel lavoro, per non permettere la ricomparsa di recidive della malattia. Mentre ascoltavo stupito l’oncologo, mi chiedevo ingenuamente di come era possibile tutto ciò. Trevisonne aggiunse anche che era il caso di fare denuncia all’Inail per la malattia professionale contratta anche se difficilmente sarebbe stata riconosciuta. Da quel giorno la mia vita è completamente cambiata; ho avuto il coraggio di licenziarmi e di darmi da fare per capire come era avvenuta la mia malattia. Umilmente in un primo momento avvisai tutti i programmi televisivi, convinto che mi avrebbero invitato in qualche programma per segnalare il mio problema. Ebbi contatti ma non fui mai preso in considerazione. Feci domanda per pensione sia all’Inps che di invalidità civile ma non fu riconosciuto mai nulla, solo una invalidità civile del 70 per cento che non serve a niente. Vedersi fatto a pezzi e buttato come uno straccio vecchio è un esperienza che non auguro a nessuno; spesso mi chiedevo perchè il Padre Eterno mi volesse vivo con tutte le umiliazioni che sopportavo. Sono in quei momenti che Dio interviene e ti fa capire cosa vuole da te. Disoccupato, con una famiglia quasi allo sfascio Dio ha voluto che frequentassi un corso su Computer per disoccupati, pagato dalla Regione Puglia. Come ha scritto Leonardo Tancredi, giornalista della rivista "CARTA", raccontando del mio caso, " ma la storia giunge a un’altra svolta". Infatti durante le lezioni di Internet ho setacciato la rete per trovare notizie sulla mia malattia. Per molto tempo sfruttando i motori di ricerca con combinazioni di parole delle sostanze dei toner, non trovavo nulla e quando deluso stavo per tirarmi indietro, Dio mi ha dato una mano. Trovai un solo sito della Procura di Genova e riguardava l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2003. Il capo procuratore Porcelli segnalava la presenza a Genova di numerose denunce di uroteliomi collegate a una sostanza chiamata nerofumo. Il nerofumo è un ingrediente del toner e la malattia era identica alla mia. Non persi tempo contattai la procura di Genova chiedendo notizie al procuratore Porcelli. Inoltre contattai associazioni e medici di Genova per saperne di più. Mi aiutò in quel periodo il bravo dr. Valerio Gennaro dell’IST di Genova, per le informazioni relative al nerofumo e degli uroteliomi dei lavoratori portuali di Genova. Mi aiutarono anche altre persone in quel periodo ad avere informazioni come Fulvio Aurora, il dr D’Angelo e il dr. Portaluri di Medicina Democratica. Contattai anche giornalisti sperando che su riviste scrivessero la mia storia, ma ottenni solo la pubblicazione su Carta. Una giornalista di Roma, Daniela Binello anche se non era il suo campo e scriveva articoli su problemi esteri, mi aiutò a trovare documenti e informazioni chimiche sui toner. Devo a Lei, dopo diversi suoi tentativi nel convincermi, a fare un sito web, che raccontasse la mia storia e tutte le stranezze dei toner. Mi aiutò anche di come progettare il sito, convincendomi che un sito web serio e ben fatto mi avrebbe aiutato a divulgare il problema e che poteva essere utile per attuare anche norme e comportamenti di prevenzione per chi è a contatto con il nerofumo e suoi derivati. Il sito web fù pubblicato verso la fine di Aprile del 2004 ed è stato visto e apprezzato da diversi medici. Mi aiutò Daniela anche nella scelta del nome e data la gravità del problema il nome di www.malattienerofumo.net era il più appropriato. Il sito venne subito segnalato da diversi siti di prevenzione e sicurezza e devo a loro molto, per la divulgazione del mio problema e del nerofumo. Oggi la mia prima preoccupazione è di tentare di evitare il mio dramma ad altri; il sito non è nato con la pretesa di aver riconosciuto la mia malattia, sono convinto che per drammi del genere non esiste un equivalente in denaro come risarcimento . La vera prevenzione sui tumori è la corretta e onesta informazione su tante sostanze tossiche quotidianamente a contatto. Non ho la pretesa di far sparire fotocopiatrici dalla circolazione, ma che utenti e tecnici sappiano che bisogna usare serie precauzioni quando si puliscono parti interne di fotocopiatori. E’ quindi la salute di tutti che deve essere tutelata e non queste sostanze; il nerofumo infatti è tutelato da norme internazionali curiose sull’etichettatura. Apprezzo molto oggi il lavoro che svolgono i medici e devo a loro se sono ancora vivo. Però sento spesso dire da diversi medici affermazioni come: "c’è un substrato genetico favorevole al tumore" oppure "errore genetico"; io porrei attenzione a dire queste cose. E’ un’abile forma di nominare invano il Padre Eterno, non vale la pena ... Del mio problema si è interessato anche il procuratore Porcelli di Genova; infatti ha fatto aprire una inchiesta giudiziaria sul mio caso coinvolgendo anche la Procura di Foggia e giorno 21 Gennaio 2005 mi son dovuto recare dal Gip dr. Carlo Protano per far approfondire le indagini. Mi chiamano anche altre Procure e Magistrati incuriositi del mio problema dato che anche in fabbriche di pneumatici si sono avuti problemi alla vescica dove viene impiegato il nerofumo. Purtroppo sono anche in contatto con tecnici come me che hanno denunciato all’Inail le gravi patologie contratte alla vescica. Saluti Rollo Francesco


Dal Corriere della Sera del 2 agosto 2007

La ricerca pubblicata sulla rivista dell’American Chemical Society Stampanti laser inquinano come le sigarette Emettono polveri ultrasottili nocive. L’aria degli uffici diventa così cinque volte più contaminata di quella esterna

STATI UNITI - Chi pensa che l’inquinamento atmosferico si trovi soltanto fuori dalla porta di casa, sbaglia. Lo smog si può produrre tra le pareti di uffici o abitazioni: basta azionare una stampante laser. Durante la stampa, lo strumento emette particelle ultrasottili nocive e così l’aria si riempie di sostanze volatili tossiche. Una ricerca scientifica australiana, pubblicata sulla rivista dell’American Chemical Society, ha messo in ansia impiegati e tecnici di macchine: attenzione lavorare accanto a una stampante (o fotocopiatrice) in funzione equivale a inalare fumi di sigaretta o a respirare gas di scarico di ingorgo stradale. Per i polmoni c’è poca differenza.

ARIA INTERNA - La scoperta di questa fonte inquinante è stata del tutto casuale, mentre i ricercatori studiavano un metodo per migliorare la ventilazione negli uffici, isolando le stanze dallo smog atmosferico, si sono accorti che l’aria interna era cinque volte più contaminata di quella esterna.

I TEST - Su 62 macchine laser testate, 17 sono risultate dei veri e propri veleni per l’ambiente, sei invece hanno un potere inquinante limitato, due emettono poche particelle, mentre 37 sono quasi «ecologiche». Un dato confortante: il 60% delle stampanti rispetta i parametri di Kyoto, ma cosa dire di quel 27% altamente tossico? Secondo Lidia Morawska, la ricercatrice che ha guidato la ricerca, tutto dipende dalla qualità di toner e cartucce. Non conta tanto la marca dello strumento (ne sono state esaminate varie tra cui Canon, Hp, Ricoh e Toshiba): quello che stabilisce se la stampante laser è pulita o meno è il modello, la composizione dell’inchiostro e anche il tipo di stampa che viene richiesta alla macchina (una foto, ad esmpio, scarica più inchiostro di un documento ed emette più pulviscolo).

LE NANOPOLVERI - Le nanoparticelle sprigionate da questi strumenti, se inalate, possono provocare disturbi di vario genere. Ovviamente gli effetti sulla salute sono ancora tutti da dimostrare. «Gli effetti dalle particelle ultrafini sulla salute - commenta la Morawska - dipendono dalla composizione delle particelle, e vanno dalla banale irritazione respiratoria alle malattie più serie, quali i problemi cardiovascolari o il cancro. Anche le concentrazioni molto piccole possono essere dannose. E dove le concentrazioni sono elevate il rischio è alto. Le particelle contengono massa e possono trasportare più tossine nel corpo ».

I CASI REGISTRATI - In Italia qualcuno si è già ammalato per colpa di una sostanza contenuta nei toner, il cosiddetto nerofumo (un’ammina aromatica). Un foggiano, Francesco Rollo, dopo 16 anni di lavoro a contatto con le fotocopiatrici, ha sviluppato il tumore dell’apparato urinario e ha denunciato la sua malattia su Internet. Un altro caso simile si è verificato a Torino (dopo 19 anni passati nella manutenzione delle macchine da ufficio) e ancora altri casi si sono verificati a Genova tra gli scaricatori di porto che spostavano i container di toner non perfettamente sigillati. E’ chiaro che la ricerca sugli effetti dannosi è agli inizi. Intanto un modo per difendersi da queste «ciminiere moderne» esiste: se si isola lo strumento in una stanza apposita e si aprono le finestre, le particelle ultrasottili si disperdono e il rischio diminuisce. Aspettando di togliere dal commercio le stampanti laser inquinanti, il rimedio è sempre la vecchia e buona boccata di aria fresca.

Paola Caruso




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> Nerofumo 22 maggio 2008, di:francorollo
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