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Articolo tratto da "La Stampa" del 24 Luglio 2008

L’obiettivo primario resta l’accertamento delle responsabilità penali. Speriamo che ora si cominci
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Sono cento le richieste di costituzione di parte civile per la strage della Thyssenkrupp. Mentre esce dal processo l’Inail, avendo raggiunto l’accordo con l’azienda: poco più di un milione di euro.

Nella seconda udienza del processo, celebrata ieri mattina, ai colleghi di lavoro delle sette vittime si sono aggiunti una ventina di lavoratori, ex dipendenti e non. Ma anche gli ultimi familiari delle vittime che non avevano presentato domanda nella scorsa udienza del 1° luglio.

All’interno del palazzo di giustizia c’erano le mamme, i papà, le mogli, i figli e gli amici dei sette operai morti nel rogo del 6 dicembre scorso (Rocco Marzo, Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi).

Indossavano magliette su cui erano stampati i volti dei loro congiunti. Alcuni colleghi, invece, all’ingresso del tribunale hanno formato un piccolo presidio con tre striscioni che chiedevano «giustizia e pene severe per la Thyssenkrupp». Ieri - come disposto dal gup Francesco Gianfrotta - era l’ultima udienza per presentare le richieste di costituzione di parte civile.

«Anche noi soffriamo: abbiamo subito una grave perdita con l’atroce morte di Santino», dicono Ester, Savina e Mimmo Murdocco a fianco della sorella Rosa, mamma del giovane Bruno. L’avvocato Elena Poli ha presentato istanza a nome anche dello zio acquisito Giuseppe Donadio e del cugino Gian Luca, e altrettanto ha fatto per la zia di Roberto Scola, Giovanna Pisano.

Oltre a loro, anche le richieste di una ventina di operai, tra ex dipendenti e non, accompagnati da Antonio Boccuzzi e Ciro Argentino. Si sono fatti avanti anche la Flm Cub (Cgil, Cisl e Uil avevano già presentato la loro richiesta nella scorsa udienza) e l’associazione Medicina Democratica-Movimento di lotta per la salute, una Onlus formata da giornalisti e medici che spesso partecipa ai processi per grandi infortuni sul lavoro o per le malattie professionali. Il giudice deciderà il prossimo 26 settembre quali richieste accogliere. Altre udienze sono state fissate per il 6 e per il 13 ottobre.

«Ora il via al processo»

«Speriamo che nella prossima udienza si definiscano le questioni riguardanti le parti civili e si possa cominciare il processo - ha dichiarato il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello -.

I risarcimenti sono importanti, ma il nostro scopo è accertare le responsabilità penali». Una volontà, quella del magistrato affiancato in udienza dai pm Francesca Traverso e Laura Longo - direttamente la strada imboccata fin dalle indagini preliminari, chiuse in tempo record (a sei mesi da quella terribile notte siamo già alla seconda udienza del processo). Rispetto all’Inail che ha revocato la sua richiesta in seguito all’accordo con la Thyssen, Guariniello ha aggiunto: «È un obiettivo che era importante conseguire. Questo ruolo dell’Inail ha valore al di là anche del caso specifico. Bisogna che le aziende si rendano conto che è meglio spendere prima per fare prevenzione, piuttosto che dopo». Le polemiche sugli accordi

La Thyssen spera di raggiungere un’intesa anche con Comune, Provincia e Regione. In questo modo si sfoltirebbe la massa delle parti civili. Sono però ancora in corso trattative tra le parti e non mancano le polemiche. Proprio l’associazione Medicina Democratica, in un suo comunicato, ieri ha criticato la scelta dell’Inail. «È deprecabile che un ente pubblico rinunci a ottenere giustizia», scrivono dall’associazione.

La missione

Chi invece non si è tirato indietro è Antonio Boccuzzi, l’operaio sopravvissuto. «Questa mattina ho sentito una tensione altissima - ha dichiarato -. Continuare questa lotta per me è una missione. Vorrei riuscire a cambiare qualcosa, per questo ho chiesto di costituirmi. Vorrei costruire un percorso nuovo che possa dare vita a una giurisprudenza che, anche nel nostro Paese, possa contemplare il danno punitivo e il danno esemplare». «Buone ferie, assassini»

A udienza terminata, scoppia l’amarezza. «Auguro buone vacanze a chi ha contribuito a uccidere mio fratello e i suoi colleghi», piange Laura Rodinò, la sorella di Rosario morto nel rogo a 26 anni. Sulla maglietta nera ha la sua foto: «Mio fratello e i suoi colleghi sono in Paradiso, loro invece devono bruciare vivi all’inferno».

«Loro» sarebbero i sei imputati, ieri non presenti, come nella prima udienza. La loro presenza potrebbe in effetti far scoppiare inutili tensioni.

LUCIANO BORGHESAN

RAPHAËL ZANOTTI




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