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oggi è il: 20|04|2024
Intervento dalla sezione di Livorno e della Val di Cecina

Usciremo in avanti dalla crisi del gas?
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Guardando attentamente alla crisi del gas, oltre i fatti contingenti, sembra che questa crisi sia uno dei primi scossoni - modesto rispetto a quelli che potranno arrivare - del raggiungimento del “picco del petrolio”.

Il “picco del petrolio” o curva di Hubbert è un momento-fenomeno, ben conosciuto nella letteratura scientifica, nel quale si raggiunge e si supera l’estrazione della metà delle riserve petrolifere globali, ed oltre il quale il prezzo e la stessa reperibilità del petrolio andranno progressivamente fuori controllo: quanto velocemente non è dato saperlo, visto che l’umanità si trova per la prima volta ad affrontare questo evento storico-economico-ambientale.

Sempre più numerosi analisti e ricercatori, vedasi l’associazione internazionale ASPO, affermano che siamo già dentro il picco, come dimostrerebbe anche il prezzo al barile più alto mai registrato.

E’ facilmente desumibile che all’incontrollabilità del prezzo del petrolio e della sua disponibilità, seguirà a ruota l’incontrollabilità e la scarsa reperibilità del metano e perfino - nel medio periodo - quella del carbone. Questa crisi energetica globale si accentua e si velocizza molto con l’irruzione nei consumi di Cina ed India, un terzo dell’umanità che ad oggi consuma solo una piccolissima parte delle risorse di petrolio e metano, e che non sembra disponibile a mantenersi ai margini: il consumo pro-capite indiano di petrolio è un quattordicesimo di quello italiano, mentre il consumo pro-capite di metano cinese è addirittura un quarantaseiesimo del nostro.

Governi occidentali, compreso quello russo, multinazionali,classi dirigenti corrotte dei paesi produttori stanno tentando di tutto, dall’Afghanistan all’Iraq, dal Sudan alla Nigeria, dalla repressione in sud America e nel Caucaso alle minacce all’Iran, per ritardare il più possibile l’esplosione della crisi petro-metanifera, ma sembrano sforzi - oltre che illegittimi e sanguinosi - anche inutili e votati al fallimento.

Il primo mondo, quello formato da una minoranza di un miliardo di persone su oltre sei miliardi, quello che da solo consuma oltre l’80 % delle risorse petro-metanifere del globo, e per esso le classi dirigenti affaristiche, dovrebbe cogliere con urgenza il senso di quanto sta avvenendo e cominciare a porvi rimedio.

Ma siamo ben lontani da questa svolta, se anche parti dello stesso ambientalismo punta sul metano nella fase di trapasso dall’era del petrolio a quella delle energie alternative rinnovabili.

In Italia, mentre il governo tenta di imporre alle popolazioni locali i rigassificatori di metano importato a prezzi stracciati da paesi come la Nigeria, Legambiente e WWF sostengono la tesi senza senso del trapasso col metano, il programma elettorale di Prodi la mette al centro della politica energetica, mentre Bersani addirittura vorrebbe una forte “sovraccapacità” di importazione di metano e sostiene che occorre fare dell’Italia “un punto di snodo” per tutta Europa.

Mentre il mercato liberista ha fallito miseramente nel proporre e praticare soluzioni alternative alla limitatezza delle risorse energetiche - come del resto nel campo alimentare e quello sanitario globale - le persone più realiste e responsabili dovrebbero insistere ad alta voce sul fatto che senza una svolta radicale verso le energie rinnovabili nel nord del pianeta, si va dritti verso la guerra permanente durante i prossimi trent’anni.

20.1.2006 Maurizio Marchi (Resp. Prov.le)

Comunicazioni a Maurizio Marchi, Via Cavour 14 57013 Rosignano Solvay Tel. Uff. 0586-251510




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In questa rubrica sono contenuti documenti e articoli relativi alle politiche ambientali ed alla questione degli inquinamenti.
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