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Il Diritto alla Salute nei luoghi di lavoro:vecchie e nuove malattie professionali

Forum su tematiche relative al diritto alla tutela della salute, alla prevenzione degli infortuni e delle nocività nei luoghi di lavoro.
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GINO CARPENTIERO
Messaggi: 6
Iscritto il: 28/12/2016, 22:37

Il Diritto alla Salute nei luoghi di lavoro:vecchie e nuove malattie professionali

Messaggio da GINO CARPENTIERO » 19/01/2017, 11:00

MILANO – 20-21 GENNAIO 2017
IL DIRITTO ALLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO: VECCHIE E NUOVE MALATTIE PROFESSIONALI – GINO CARPENTIERO – Sportello salute MD Firenze
1. La lotta per la Salute nei Luoghi di lavoro nasce dalle lotte del 1968-69 e la sua onda lunga arriverà fino al 1980: lo slogan di quegli anni fu: “dalla Monetizzazione alla PREVENZIONE dei rischi lavorativi”- Nasce in quegli anni una Metodologia innovativa basata sui Gruppi Operai Omogenei, sulla ricostruzione in ciascun gruppo del ciclo lavorativo e del relativo Profilo di Rischio: concetti totalmente innovativi sono rappresentati dala SOGGETTIVITA’ DEI LAVORATORI, la NON DELEGA, la VALIDAZIONE CONSENSUALE, e inoltre i 4 GRUPPI DI FATTORI DI RISCHIO (CHIMICO, FISICO, FATICA FISICA e ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO). Nasce in quel periodo il DELEGATO ALLA SICUREZZA per reparto/gruppo omogeneo
2. LE LOTTE DI FABBRICA incontrano il MOVIMENTO STUDENTESCO: soprattutto le facoltà scientifiche ( MEDICINA, FISICA, CHIMICA,INGEGNERIA) vengono coinvolte: nasce una generazione di MEDICI DEL LAVORO ( ma anche FISICI, CHIMICI, INGEGNERI ) che assumono il punto di vista operaio e la nuova metodologia: la SALUTE NON SI PAGA, la NOCIVITA’ SI ELIMINA, il concetto di MAC 0 (ZERO),il REGISTRO dei DATI AMBIENTALI, il LIBRETTO dei DATI SANITARI e BIOSTATISTICI.
3. Il convegno della FIOM svoltosi a Roma nel 1972 e il Convegno di Firenze del 1973 (organizzato dal Partito di Unità Proletaria )rappresentano la prima sistematizzazione organica di questa fase storica: il CONSIGLIO DI FABBRICA DELLA MONTEDISON DI CASTELLANZA con Luigi Mara ne rappresenta forse il punto più alto ( l’intero 2° volume degli atti del convegno di Firenze con la metodologia di intervento è curato dai compagni di Castellanza). La naturale evoluzione del convegno di Firenze è rappresentata dalla nascita di MEDICINA DEMOCRATICA MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE, il cui congresso fondativo si svolge a Bologna il 14 e 15 maggio 1976. Torino ( le lotte alla FIAT contro i ritmi e la nocività) e Castellanza rappresentano i momenti alti di quelle esperienze che vedono l’incontro con il Movimento Operaio di due figure di medici ed intellettuali di altissimo livello: Giulio Maccacaro che sarà nel 1976 il primo Presidente e fondatore di Medicina Democratica, Direttore dell’Istituto di Biometria e Statistica dell’Università di Milano e Ivar Oddone, medico e psicologo del lavoro all’Università di Torino.
4. In quegli anni (1972-73)nascono i SERVIZI DI PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO ( SMAL in Lombardia) all’interno dei CONSORZI SOCIO-SANITARI. I lavoratori utilizzando l’art.9 della Legge 300/70 (Statuto dei lavoratori) possono far entrare in fabbrica i medici e i tecnici dei servizi, dichiaratamente di parte. Nel dicembre 1978: la Legge 833 – RIFORMA SANITARIA porta alla nascita delle USL ( o USSL) ed i Servizi di Prevenzione nei Luoghi di Lavoro hanno la loro istituzionalizzazione: all’inizio del 1981 le funzioni ispettive e di vigilanza e controllo passano dall’Ispettorato del Lavoro ai Servizi Prevenzione delle USL. Paradossalmente, proprio mentre è in atto ormai il RIFLUSSO DELLE LOTTE OPERAIE PER LA SALUTE IN FABBRICA dopo la sconfitta operaia alla FIAT i lavoratori ottengono una significativa vittoria a livello normativo.
5. Cosa resta oggi di quella stagione straordinaria e per certi versi irripetibile? Non molto. Alcune fiammate ci sono state negli ultimi 35 anni ma sono state lotte di resistenza residuali (vedi lotta di Melfi alla FIAT-SATA contro le 12 notti consecutive).
Poco resta delle grandi fabbriche che hanno fatto quella storia e quelle che restano sono nettamente ridimensionate.
6. Negli ultimi 20-25 anni lo scenario della salute e Sicurezza sul Lavoro si modifica profondamente: sono state recepite a partire dal DLgs 277/91 e poi dal DLgs 626/94 per arrivare al DLgs 81/08 le Direttive Europee per la Salute e Sicurezza sul Lavoro per le quali è il datore di lavoro ad avere l’obbligo di valutare tutti i rischi presenti nei luoghi di lavoro compresi quelli organizzativi. I lavoratori hanno i loro RLS che hanno alcuni poteri, ma a differenza dei vecchi Delegati alla Sicurezza di 40 anni fa, non rappresentano i Gruppi Omogenei dei Lavoratori. I RLS sono quasi sempre nominati all’interno delle Rappresentanze Sindacali Unitarie; poche volte eletti direttamente dai lavoratori. Spesso sono isolati e discriminati, quando riescono a svolgere bene il loro lavoro, altre volte sono nominati dal datore di lavoro e quindi collusi con lo stesso e perdono la fiducia dei lavoratori.
7. Gli ambienti di lavoro sono sicuramente molto migliorati rispetto a 40 anni fa, ma come spesso avviene si stanno facendo oggi passi indietro proprio a causa della perdita di potere dei lavoratori. Il rischio chimico e fisico si è oggi modificato per cui oggi bisogna tener conto non solo di esposizioni medio alte ( oggi rare) ma soprattutto delle basse esposizioni e di alte esposizioni che avvengono “una tantum” (magari in coincidenza di lavorazioni di manutenzione impianti) che sono foriere di nuove patologie degenerative multifattoriali ( vedi Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla e Sindrome da Elettrosensibilità).
8. Le patologie da FATICA FISICA e da ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO rappresentano oggi una fetta preponderante di tutte le patologie da lavoro ( movimentazione di pesi, movimenti ripetitivi, stress da ritmi e turni di lavoro faticosi, vessazioni e molestie sul lavoro riconducibili al termine improprio di MOBBING): è questa la nuova frontiera della prevenzione.
9. I TUMORI PROFESSIONALI rappresentano in gran parte l’onda lunga delle vecchie esposizioni degli anni 60-70 e 80 del 900; l’amianto, il CVM e altre sostanze chimiche rappresentano mine ad orologeria innescate e pronte, come molto spesso avviene, ad esplodere.
La lotta anche processuale perché venga resa GIUSTIZIA a questi lavoratori non è in contrasto con le finalità PREVENTIVE che vanno comunque ancora oggi perseguite in tutti i luoghi di lavoro. In memoria anche di Luigi Mara che negli ultimi anni della sua vita si è battuto strenuamente perché venisse resa giustizia ai lavoratori ammalati e deceduti per esposizione a cancerogeni, va continuata la lotta per la giustizia.
10. L’ INAIL sottostima ancor più i dati inerenti le MALATTIE PROFESSIONALI sia vecchie che nuove. Il riconoscimento non supera il 10% delle malattie denunciate. La cosa peggiore è che le patologie non riconosciute sono spesso anche quelle tabellate. L’INAIL è sempre più percepito dai lavoratori come un Ente loro ostile.
11. Gli infortuni sul lavoro: come dimostra l’Osservatorio indipendente sugli infortuni sul Lavoro fondato a Bologna da Carlo Soricelli non c’è una reale diminuzione degli infortuni mortali sul lavoro. I dati INAIL sottostimano notevolmente il dato complessivo in quanto non poche categorie di lavoratori non rientrano nell’Assicurazione INAIL
12. Anche la Magistratura con poche eccezioni si occupa poco e spesso male di infortuni e malattie professionali. L’ipotesi di Procura Unica Nazionale non è passata e i pool che sono stati formati all’uopo con l’eccezione di quello di Torino non hanno mai seriamente funzionato. L’impressione è che i lavoratori hanno perso peso politico e quindi anche le Procure ne prendono atto e si interessino a reati che diano loro più visibilità.



CONCLUSIONI

L’impressione è che i lavoratori combattano a “mani nude” la guerra di classe che il Capitalismo nella sua versione più feroce, quella neo-liberista ha scatenato contro di loro.
Tutti i governi che si sono alternati negli ultimi 30 anni hanno lentamente ma inesorabilmente ridotto i diritti dei lavoratori prendendo atto di fatto dei nuovi rapporti di forza instauratisi tra CAPITALE E LAVORO, tutti nettamente favorevoli al primo.
La situazione attuale del lavoro è pessima: precarizzazione del lavoro, delocalizzazione, lavoro nero, i voucher da una parte e dall’altra i lavoratori a tempo indeterminato che operano con gravi difficoltà con orari di lavoro impossibili, rischiando spesso il licenziamento o in alternativa mobbing ( per i lavoratori più combattivi) ed organizzazioni del lavoro sempre più disfunzionali. Sarebbe necessario un percorso a ritroso di riconquista di diritti che per forza di cose va fatto dal basso ( ripresa delle lotte dei lavoratori) e dall’alto (attesa ormai un po’ messianica di un governo che non sia espressione di Confindustria e della Troika, ma si faccia carico di una riestensione dei diritti dei lavoratori):
a) Continuare con le lotte referendarie sui diritti del lavoro: il referendum per abrogare i voucher è sacrosanto e anche raccogliere nuovamente le firme per il ripristino dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori.
b) Presentare proposte di legge che vadano a scalfire lo strapotere padronale in fabbrica e nei luoghi di lavoro, come il completamento del DLgs 81/08 e smi, con l’introduzione di un’area specifica sul rischio organizzativo ( vedi proposta Carpentiero come Associazione Italiana Benessere e Lavoro) e come l’inserimento del reato di vessazioni sul lavoro (mobbing) nel Codice Penale ( vedi proposta Rombolà come Associazione Italiana Benessere e Lavoro )
c) Inserimento nell’ordinamento penale del reato di Omicidio sul Lavoro, sulla falsariga dell’Omicidio Stradale entrato in vigore un anno fa

Queste sono solo alcune delle proposte che verranno poi meglio puntualizzate nel dibattito che ci sarà nel gruppo di lavoro di sabato 21 gennaio.

Firenze, 18 gennaio 2017

Marco Caldiroli
Messaggi: 65
Iscritto il: 21/12/2016, 18:25

Re: Il Diritto alla Salute nei luoghi di lavoro:vecchie e nuove malattie professionali

Messaggio da Marco Caldiroli » 22/01/2017, 19:19

Giro da Roberto Monfredini (Modena) questa testimonianza di un lavoratore di cooperativa nella filiera alimentare (trasformazione carne), un crudo promemoria delle condizioni lavorative e della negazione dei diritti.


Soci lavoratori, la nuova frontiera del caporalato

La mia esperienza con i soci lavoratori parte dal 1992, ho visto un susseguirsi di etnie. Però le cose sono sempre funzionate in un modo solo, qualcuno faceva arrivare in Italia degli extracomunitari gli pagava vitto alloggio viaggio, ma poi dovevano restituire tutto e di più. Poi gli trovava un lavoro e da qui si comincia a pagare, quello che ti ha invitato in Italia, la cooperativa (ti do del lavoro ma tu mi ripaghi) a volte la ditta o il responsabile di sala. Il socio lavoratore per mandare dei soldi a casa doveva sottostare a orari ritmi elevati e altro, 12 anche 14 ore di lavoro veloce e pesante, con delle buste fittizie con trasferta Italia e altre voci. Possiamo fare anche un calcolo veloce per capire meglio, in base al lavoro svolto ci sono dei prezziari, io faccio sempre l’esempio di quello che butta le cosce di maiale su un nastro a ritmo di una ogni 2 -4 secondi, a 5,50 € a ora dopo 10 ore un’intera giornata di lavoro sono 55 euro, poi togliamo la mensa e il mezzo di trasporto ( tenendo presente che il prezzo di partenza è superiore, ma dobbiamo togliere tutte le appendici ogni ora deve lasciare i soldi alla cooperativa a chi lo ha invitato e in alcuni casi al direttore di sala o ditta). In questi ultimi tempi anche i socio lavoratori hanno capito che così non si riesce ad andare avanti, e chiedono i loro diritti (come è giusto che sia). Prima erano indispensabili in qualsiasi ditta ora sono diventati un problema, tant’è che vi sono stati scontri e spintoni insulti a partire dalla castel frigo alla fimar ad tuttora con l’Alcar uno con lanci di lacrimogeni e cariche da parte della polizia. I socio lavoratori non sono arrivati a lamentarsi per caso, ma perché il lavoro è calato e non si arriva più a coprire le spese, capita che non si lavori più per giorni interi o si facciano poche ore, prendendo a riferimento quello dei 5,50€ dopo tre ore ha come compenso 16,50 (sempre da togliere il pranzo il viaggio) ora anche loro non riescono ad avere un compenso adeguato e da qui le varie manifestazioni e i dissapori con i datori di lavoro e capi della cooperativa. Prima erano anche apprezzati per il loro silenzio e perché non sapendo niente di norme di igiene statuti contratti nazionali erano perfetti. Si passava sopra un po’ a tutto anche perché solo gli operai a tempo indeterminato facevano notare che le cose non erano regolari (armadietti sporchi, con più di una persona che posava gli abiti, abbigliamento non consono, orologi al polso durante il lavoro, cadeva una coscia per terra non sapendo la procedura la rimettevano sulla linea, si lavora anche con la presenza di elevata quantità di sangue a terra non pulito, ecc ecc). La normalità fino a 2 anni fa consisteva nell’avere un numero esiguo di operai a tempo indeterminato contro un numero esagerato di socio lavoratori (15 contro 80/100) che lavoravano anche a nastro pur non avendone le qualifiche. Infatti non si capisce come mai essendo stati assunti per coprire il lavoro in eccesso che non veniva svolto dagli operai questi socio lavoratori fossero sempre al lavoro senza che la ditta assumesse nuove maestranze visto il carico di lavoro.
Noi operai ci siamo dovuti adeguare alla mancanza di diritti che sembrava la norma nell’azienda anche perché ti veniva fatto notare che se non ti andava bene, ti potevi sempre licenziare!
Ori Claudio

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