LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA: QUALE MEDICINA GENERALE?
Contributo di L.Campolo (Milano)
Gli obiettivi principali della medicina del territorio, ad anni di distanza da quando si è iniziato a parlare di riorganizzazione delle cure primarie ed inversione del rapporto gerarchico ospedale/cure territoriali, restano quelli di:
-evitare i ricoveri inutili e le recidive di ricovero
-curare in ambulatorio, E QUANDO NECESSARIO A CASA, tutti i pazienti, ed in particolare quelli affetti da malattie croniche, privilegiando i principi della “medicina d'iniziativa” rispetto alla tradizionale medicina d'attesa.
La sanità d’iniziativa mira infatti sia alla prevenzione che ad una miglior gestione delle malattie croniche, con effetti positivi sia per la salute dei cittadini che per la sostenibilità del sistema.
Per ottenere ciò è indispensabile una profonda riorganizzazione della medicina territoriale, rivedendo totalmente il sistema delle cure primarie, quello gestito dai medici di medicina generale.
Questa riforma “del territorio” ha alcuni punti cardine che vanno perseguiti mediante una colla-borazione progettuale e decisionale tra Comuni ed ATS (in Lombardia) USL (altrove)), con gli obiettivi di:
1. Facilitare l'accesso nel SSN di giovani MMG in sostituzione di quelli che si pensionano, o anche oltre, se le esigenze della popolazione lo richiedono.
2. Puntare a raddoppiare nei prossimi 5 anni la percentuale dei MMG che lavorano in associazione vera (UCCP) attraverso un'iniziativa culturale diretta dai Comuni e dalle ATS (USL) verso gli assistiti ed i MMG.
Va sancito che la Medicina in Associazione è una soluzione non più rinviabile per migliorare la qualità della medicina generale, aumentare la disponibilità del medico di base, ridurre i ricoveri ospedalieri inutili, sviluppare le attività di prevenzione necessarie per una popolazione che invecchia.
3. Creare, specialmente nelle aree metropolitane, con l'aiuto dei Comuni delle strutture territoriali semplici (CASE MEDICHE) adatte ad ospitare gruppi di 4-6 MMG associati, dotati di supporto informatico e segreteria comune, con la collaborazione obbligatoria di un infermiere professionale e la presenza, almeno saltuaria, degli operatori dei servizi sociosanitari comunali o dell'USL, realizzando così l'auspicata sinergia tra attività sanitarie e sociali. Questi medici, proprio perchè associati, devono poter garantire:
3.1- un'estensione dell'orario dell'ambulatorio oltre la presenza del singolo medico,
3.2- un'attività più intensiva in certe fasi, per favorire ad esempio la continuità dell'assistenza dopo una dimissione dall'ospedale, o per prendere iniziative sanitarie “attive” su certi strati di popolazione assistita
3.3- una migliore organizzazione, con maggior disponibilità alla assistenza domiciliare,
3.4- la possibilità di consulenze semispecialistiche attraverso scambi professionali tra medici associati con diversa competenza.
3.5- una soluzione più semplice e soddisfacente al problema della Guardia medica, attivando una consulenza telefonica a rotazione
3.6- un'ampia gamma di prestazioni infermieristiche ambulatoriali e domiciliari
3.7- un accesso diretto ai servizi socio-assistenziali.
4. In prospettiva, anche nelle regioni del paese che non hanno un progetto di governance pubblica della salute, ipotizzare la creazione,in alcuni poliambulatori specialistici ristrutturati e nel poliambulatorio distrettuale, di strutture sanitarie territoriali più complesse (CASE DELLA SALUTE) nelle quali, oltre alle cure primarie (MMG,PLS,Guardia medica) si realizza la presa in carico del cittadino per tutte le attività socio-sanitarie che lo riguardano, comprese le diagnostiche di base, le specialistiche, le riabilitative e, dove possibile, letti di degenza diurna.
Sia per le Case Mediche che per le Case della Salute, tra le caratteristiche innovative decisive dovrà esserci la partecipazione attiva dell'utenza alle scelte organizzative e alla valutazione dei risultati.
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