Il Dr. Dario Miedico, tra i fondatori di Medicina Democratica è stato convocato dal’Ordine dei Medici per “rispondere” delle sue posizioni critiche sulle vaccinazioni sui quali ha sempre preteso il “principio di precauzione” o comunque la necessità di un vero consenso informato da parte dei genitori e soprattutto di una vera informazione contestando in ogni caso la costrizione (obbligo) della vaccinazione per poter usufruire dei servizi di asilo nido, scuola materna e d’obbligo utilizzati ultimamente da diverse realtà locali come forma di costrizione contro diverse opinioni sul tema (opinioni che non possono certo scatenare epidemie di malattia).
La “convocazione” appare inoltre paradossale di fronte allo stesso Istituto di Superiore di Sanità che “frena” nei confronti della corsa alla vaccinazioni per le diverse forme di meningite a seguito di un allarme dei media (“social” inclusi) del tutto ingiustificato rispetto ai dati epidemiologici che non segnalano alcuna tendenza all’aumento dei casi.
Sul tema, sul numero della rivista Medicina Democratica in distribuzione, abbiamo riportato un fondamentale intervento sugli aspetti legali della questione (in particolare delle costrizioni alla vaccinazione) dell’ex Procuratore di Firenze Deidda che mettiamo a disposizione.
PAG 164 – 167 Deidda LOSCHI CONTRUBUTI
Si veda anche il seguente link su La Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... 156678649/
Nel seguito riportiamo il testo della lettera di Dario all’ordine dei medici.
Dott. DARIO MIEDICO MEDICO CHIRURGO
Specialista in: Igiene ed Epidemiologia Medicina del Lavoro Idrologia,Climatologia e Talassoterapia Medicina Legale e delle Assicurazioni
Consulente del Tribunale di Milano, Responsabile del Centro di Tutela della Salute dei Lavoratori di Castellanza, Varese
Presidente della Commissione Invalidi di Milano 2 – Rozzano 20123 Milano – Via Lorenzo di Credi, 25 17010 Savona – Via Crispi, 18/R Fax. 02 – 700440952 Cell. 335-265547 Mail: nuovoulisse@alice.it
Milano, 20 gennaio 2017
Egregio dr. Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano e, per suo tramite, egregi
Colleghi aderenti, ho riscontrato con stupore la lettera di convocazione presso la sede dell’Ordine per il giorno 27 gennaio p.v. e devo dire che, occupandomi specificatamente in qualità di medico legale di vaccinazioni da quasi quarant’anni, di centinaia di casi di reazioni avverse a vaccinazione, anche gravi e persino mortali, di innumerevoli domande di risarcimento in base alla Legge 210 del 1992 anche in decine e decine di procedimenti legali, dopo aver tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e non solo (ho tenuto un discorso su questo tema anche al Parlamento Europeo nel 2003) aver rilasciato interviste scritte, radiofoniche e televisive, aver sostenuto dibattiti televisivi e partecipato ad app ofondimenti davanti alle Istituzioni sia a livello regionale che in Commissione al Senato della Repubblica, in fase iniziale avevo maturato la convinzione che prima o poi sarebbe arrivata, ma dopo un certo punto avevo mutato opinione arrivando a pensare che, in un paese che ha nella sua legislazione il principio del Consenso Informato, della Libertà Terapeutica e del rispetto della Libertà Individuale, le mie tesi a favore della Libertà di Vaccinazione, di Informazione e di democratico confronto tra posizioni scientifiche diverse ave sero avuto ragione del mio precedente scetticismo.
Evidentemente mi sbagliavo, ma mi sorge il sospetto che dietro alle accuse scorrette ed infondate che mi vengono mosse, dopo tutto questo tempo nel quale ho potuto professare liberamente le mie convinzioni,non vi sia un particolare accanimento nei miei confronti, ma in realtà vi sia il motivo che l’Italia, divenuta nel 2015 Capofila delle vaccinazioni su incarico dell’OMS, abbia la necessità di dimostrare che non lascia nulla di intentato per scoraggiare le voci, più o meno autorevoli, che muovendo critiche alle modalità, alle tempistiche ed alle imposizioni più o meno ricattatorie con le quali si affrontano le campagne vaccinali attualmente, hanno fatto si che i livelli di copertura in diverse regioni siano scesi al di sotto delle medie precedenti.
Mi spiace, perché ritenevo che il tempo dei processi alle streghe fosse stato in qualche modo superato, ma nello stesso tempo mi sento onorato e contento di questa inaspettata opportunità, che mi consente di fare pubblicamente strame di tutta una serie di affermazioni, accuse e menzogne che mi sono state attribuite ed insieme a me vengono scaricate su chiunque, attualmente, abbia il coraggio di esprimere senza peli sulla lingua il proprio pensiero, anche in tema di vaccinazioni.
Non posso fare a meno di ricordare, in questa occasione, che anche il prof. Giulio Maccacaro, con il quale ho avuto l’onore di fondare nel 1976 Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute, organizzazione della quale tutt’ora faccio parte, venne convocato presso la direzione dell’Ordine e scrisse una famosa lettera al Presidente, reperibile nella raccolta dei suoi scritti, con la quale rifiutò di mantenere nell’ambito di un procedimento disciplinare interno un dibattito che meritava invece la massima diffusione, partecipazione e pubblicità.
Per questo vi espongo, in modo estremamente sintetico, i capisaldi del mio ragionamento, che in modo più completo ed esaustivo potrete, se vi interessa, leggere sulla rivista Medicina Democratica o ascoltare sulle registrazioni che qualche attento partecipante ha raccolto e postato su You tube, a volte anche a mia insaputa.
Non è vero che sono contrario alle vaccinazioni.
È una affermazione stupida prima ancora che falsa. Nessun medico potrebbe fare una simile affermazione senza sentirsi ridere in faccia. Sarebbe come affermare che si è contrari per principio agli interventi chirurgici, agli antibiotici o ai parti cesarei.
Ritengo invece, ed ho sempre affermato pubblicamente, che sono critico rispetto alle modalità attuali con le quali vengono praticate le vaccinazioni, a cominciare dall’obbligatorietà di legge, non in linea con i principi del diritto a livello mondiale ed europeo ma soprattutto non più al passo con i tempi, metodo cui non possono fare a meno di ricorrere solo i paesi incapaci di convincere la popolazione governata con argomenti validi e persuasivi.
Sono altresì fortemente critico rispetto alla mancata informazione, soprattutto relativamente alle possibili reazioni avverse, che frettolosamente viene fornita in moltissimi consultori dove in pochi minuti e con rassicurazioni non congrue si pratica una vaccinazione a ritmi da catena di montaggio, così come lamentato da migliaia di mamme e papà nelle numerosissime conferenze dibattito alle quali ho partecipato.
Sono infine fortemente critico sulla scarsa attenzione con la quale spesso i piccoli vengono monitorati prima e dopo la vaccinazione, ignorando in questo modo anamnesi individuale, familiare e possibili ontroindicazioni che potrebbero in molti casi, quantomeno, suggerire di sospendere o rinviare alcune vaccinazioni se non di non eseguirle affatto.
Eppure non ho mai sentito che un medico che abbia scoraggiato un paziente anziano dal sottoporsi ad un inutile intervento chirurgico, una mamma dal non esagerare nella richiesta di antibiotici per il proprio bimbo al minimo accenno di febbre, o che abbia motivato la propria contrarietà ad un parto cesareo non ritenuto necessario sia mai stato per questo sottoposto ad un qualsiasi procedimento disciplinare, o anche solo considerato antiqualcosa, così come invece attualmente sta succedendo ai laureati in medicina che mostrino pubblicamente un pensiero critico in tema di vaccinazioni.
Non solo, ma ho avuto anche l’ardire di sostenere pubblicamente che le attuali decisioni di alcune Regioni o alcuni Comuni di negare l’accesso ai piccoli al nido se non sottoposti al ciclo vaccinale siano contrarie non solo al diritto ma anche al buon senso, definendole oltretutto discriminanti sotto il profilo di classe.
Questo perché non vaccinato non significa automaticamente malato, perché anche il bimbo vaccinato può essere inconsapevolmente un portatore sano, perché si generano automaticamente false convinzioni, perché non vi sono reali rischi o epidemie in corso che possano giustificare comportamenti limitativi delle libertà individuali ed impedire quindi la libertà di esercitare un proprio diritto costituzionale senza conseguenze sul piano sociale e giuridico, ed infine perché in questo modo solo i figli di cittadini abbienti potranno decidere di continuare a non vaccinare i propri figli se lo riterranno giusto, mentre coloro che non potranno fare a meno del servizio sociale dovranno sottoporsi ad un ingiusto ricatto, attuato inoltre contrapponendo un diritto, quello alla salute, ad un altro diritto, quello alla socializzazione già in tenera età.
Prenderò quindi parte all’incontro propostomi dal Presidente dell’ordine di Milano al quale appartengo, per rispetto Suo e di tutti i Colleghi che ne fanno parte, ma mi rifiuterò di prestare il fianco ad un processo antistorico ed illiberale che fa ripiombare l’Italia nei più bui periodi dell’Oscurantismo medioevale o quantomeno in quelli degli anni 60 quando, a fronte del rifiuto vaccinale, qualche fanatico residuo del ventennio azzardava al Tribunale dei Minori la richiesta della sospensione della patria potestà ai genitori e la vaccinazione coatta.
Più che la mia libertà personale di esprimere liberamente e democraticamente il mio pensiero in tema di vaccinazioni, così come su qualsiasi altra questione, rivendico quindi per ogni medico la piena libertà di applicazione dell’art. 4 del nuovo codice di deontologia medica recentemente approvato: “art. 4 – libertà e indipendenza della professione. Autonomia e responsabilità del medico. L’esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità. Il medico ispira la propria attività professionale senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura.”, comprendendo quindi tra le imposizioni ed i condizionamenti anche le minacce ritorsive purtroppo da più parti invocate.
Dr. Dario Miedico
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La lettera di Dario Miedico all’Ordine dei Medici sulle vaccinazioni
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Re: La lettera di Dario Miedico all’Ordine dei Medici sulle vaccinazioni
Riporto il testo dell'articolo di Ivan Cavicchi su Il Manifesto del 31.01.2017
Raccomandare o costringere? E’ il dilemma su un nuovo delicato conflitto bioetico tra chi vorrebbe raccomandare l’uso dei vaccini (Lombardia, Veneto) e chi vorrebbe renderlo coercitivo (Ministero, Emilia Romagna, Toscana, Iss, Fnomceo).
Come altri dello stesso genere (eutanasia, ivg, tso,) questo conflitto non è per niente isolabile da questioni sociali e etiche più complesse e meno che mai è riducibile ad una utilità solo sanitaria.
Tanto i persuasori che i costrittori considerano i vaccini come fondamentali per prevenire le malattie ma nel primo caso vi sono più razionalità (giuridiche, sociali, culturali, etiche e politiche) che si sforzano di coesistere, nel secondo vi è una sola razionalità con l’ambizione di prevalere su tutte le altre quella epidemiologica-sanitaria.
Per i primi la maggior parte dei vaccini sono “trattamenti sanitari volontari”, per i secondi tutti i vaccini sono dei “trattamenti obbligatori” che accompagnati da pesanti sanzioni diventano coercitivi per i quali però serve una riserva di legge, cioè una deroga all’art 32.I vaccini per costoro diventano trattamenti sanitari obbligatori, (Tso).
La Costituzione infatti prevede la volontarietà implicita dei trattamenti sanitari, riservando l’obbligatorietà solo nei casi determinati dalla legge (oggi già 4 vaccini sono obbligatori tutti gli altri sono raccomandati) che a sua volta però deve rispettare certi presupposti e certi limiti come quello di non arrecare nocumento alla salute della persona.
Quindi raccomandare o costringere? A giudicare dalle posizioni in campo la tentazione dei più è quella di passare dalla raccomandazione, come è stato fino ad ora (piani nazionali vaccini, legislazione nazionale e regionale) alla obbligazione che essendo correlata da pesanti sanzioni (esclusioni sociali, accesso precluso alla scuola, e in certi casi perdita della patria potestà per i genitori inosservanti) diventa quasi coercizione. O
Orientamento condiviso, sembra, anche dal ministero della salute che ha redatto un piano vaccini 2017/2019, dall’Iss ma anche dalla Fnomceo la federazione degli ordini dei medici.
Il ricorso alla coercizione sarebbe giustificato dall’abbassamento, che si è registrato in questi anni, della copertura vaccinale a scala di popolazione una sorta di crisi della profilassi che inspiegabilmente vede molte persone rifiutare i vaccini (anche quelli già obbligatori) rischiando quindi di ammalarsi inutilmente e di far ammalare gli altri.
Ma quella che sembra gratuita irresponsabilità o peggio irrazionalità è qualcosa di molto più complesso. Dietro a queste cose vi sono questioni le più diverse: una società dominata dall’individualismo e da etiche deboli, il disincanto delle persone nei confronti della medicina, la compresenza di più culture di cura in conflitto tra loro, la crescente sfiducia dei cittadini nei confronti dei medici, forme anche discutibili di obiezione di coscienza dei cittadini nei confronti dei vaccini ,favole metropolitane come quella dell’autismo ecc.
Nei confronti di tale complessità la strada della coercizione quindi la rinuncia pesante ai valori della libertà personale è una strada pericolosa ma anche quella della raccomandazioni o delle semplici obbligazioni oggi appare una risposta debole. Se la copertura vaccinale cala vuol dire che gli argomenti dei persuasori non funzionano più e che quindi vanno ripensati nei modi e nei contenuti.
Per me si tratta di uscire dalla contrapposizione tra raccomandazioni e coercizione e ricercare una soluzione di altro tipo che non ricada sulla coercizione giuridica ma costruisca in modo consensuale una obbligazione morale basata interamente sull’autonomia della persona. Nel senso che diceva Kant e che Judith Butler chiamerebbe libera obbligazione morale. Liberamente assunta dall’individuo che verterebbe intorno alla nozione di “promessa” (come la chiama Butler) e che io chiamo “dovere alla salute” cioè un impegno di salute per esempio dei genitori nei confronti del figlio il quale tacitamente si aspetta che sia realizzato.
Il fondamento di un dovere del genere non può essere una norma coercitiva ma un programma formativo. La risposta tecnica classica è educazione sanitaria, informazione, raccomandazioni, ma non basta. Ci vuole anche qualcosa che assomigli a quello che Althussér chiamava “l ‘interpellanza sociale”. Ma chi dovrebbe interpellare le persone sui nuovi doveri alla salute? Naturalmente i medici, attraverso tanti strumenti diversificati (scuola, enti locali, associazioni sociali, comunità, i servizi sanitari ecc). Ma per questo serve una nuova relazione tra medicina e società, tra diritti e doveri che ora non c’è.
Purtroppo la Fnomceo non la pensa così dal momento che ha deciso di collocarsi tra i costrittori nascondendo così dietro gli obblighi per gli altri le sue difficoltà culturali e la propria inettitudine verso il cambiamento. La sfiducia nei confronti dei medici prima che dai cittadini obiettori verso i vaccini, viene dallo Stato che li considera inaffidabili a tal punto da minare la loro autonomia professionale imponendo linee guida, protocolli, procedure. Ma gli obblighi imposti dallo Stato ai medici per ragioni economicistiche e gli obblighi imposti dai medici ai cittadini per ragioni scientistiche sono le due facce dello stesso autoritarismo per cui resto convinto che il nodo politico della libera obbligazione morale, cioè dei doveri alla salute , sia comune tanto ai medici che ai cittadini.
Raccomandare o costringere? E’ il dilemma su un nuovo delicato conflitto bioetico tra chi vorrebbe raccomandare l’uso dei vaccini (Lombardia, Veneto) e chi vorrebbe renderlo coercitivo (Ministero, Emilia Romagna, Toscana, Iss, Fnomceo).
Come altri dello stesso genere (eutanasia, ivg, tso,) questo conflitto non è per niente isolabile da questioni sociali e etiche più complesse e meno che mai è riducibile ad una utilità solo sanitaria.
Tanto i persuasori che i costrittori considerano i vaccini come fondamentali per prevenire le malattie ma nel primo caso vi sono più razionalità (giuridiche, sociali, culturali, etiche e politiche) che si sforzano di coesistere, nel secondo vi è una sola razionalità con l’ambizione di prevalere su tutte le altre quella epidemiologica-sanitaria.
Per i primi la maggior parte dei vaccini sono “trattamenti sanitari volontari”, per i secondi tutti i vaccini sono dei “trattamenti obbligatori” che accompagnati da pesanti sanzioni diventano coercitivi per i quali però serve una riserva di legge, cioè una deroga all’art 32.I vaccini per costoro diventano trattamenti sanitari obbligatori, (Tso).
La Costituzione infatti prevede la volontarietà implicita dei trattamenti sanitari, riservando l’obbligatorietà solo nei casi determinati dalla legge (oggi già 4 vaccini sono obbligatori tutti gli altri sono raccomandati) che a sua volta però deve rispettare certi presupposti e certi limiti come quello di non arrecare nocumento alla salute della persona.
Quindi raccomandare o costringere? A giudicare dalle posizioni in campo la tentazione dei più è quella di passare dalla raccomandazione, come è stato fino ad ora (piani nazionali vaccini, legislazione nazionale e regionale) alla obbligazione che essendo correlata da pesanti sanzioni (esclusioni sociali, accesso precluso alla scuola, e in certi casi perdita della patria potestà per i genitori inosservanti) diventa quasi coercizione. O
Orientamento condiviso, sembra, anche dal ministero della salute che ha redatto un piano vaccini 2017/2019, dall’Iss ma anche dalla Fnomceo la federazione degli ordini dei medici.
Il ricorso alla coercizione sarebbe giustificato dall’abbassamento, che si è registrato in questi anni, della copertura vaccinale a scala di popolazione una sorta di crisi della profilassi che inspiegabilmente vede molte persone rifiutare i vaccini (anche quelli già obbligatori) rischiando quindi di ammalarsi inutilmente e di far ammalare gli altri.
Ma quella che sembra gratuita irresponsabilità o peggio irrazionalità è qualcosa di molto più complesso. Dietro a queste cose vi sono questioni le più diverse: una società dominata dall’individualismo e da etiche deboli, il disincanto delle persone nei confronti della medicina, la compresenza di più culture di cura in conflitto tra loro, la crescente sfiducia dei cittadini nei confronti dei medici, forme anche discutibili di obiezione di coscienza dei cittadini nei confronti dei vaccini ,favole metropolitane come quella dell’autismo ecc.
Nei confronti di tale complessità la strada della coercizione quindi la rinuncia pesante ai valori della libertà personale è una strada pericolosa ma anche quella della raccomandazioni o delle semplici obbligazioni oggi appare una risposta debole. Se la copertura vaccinale cala vuol dire che gli argomenti dei persuasori non funzionano più e che quindi vanno ripensati nei modi e nei contenuti.
Per me si tratta di uscire dalla contrapposizione tra raccomandazioni e coercizione e ricercare una soluzione di altro tipo che non ricada sulla coercizione giuridica ma costruisca in modo consensuale una obbligazione morale basata interamente sull’autonomia della persona. Nel senso che diceva Kant e che Judith Butler chiamerebbe libera obbligazione morale. Liberamente assunta dall’individuo che verterebbe intorno alla nozione di “promessa” (come la chiama Butler) e che io chiamo “dovere alla salute” cioè un impegno di salute per esempio dei genitori nei confronti del figlio il quale tacitamente si aspetta che sia realizzato.
Il fondamento di un dovere del genere non può essere una norma coercitiva ma un programma formativo. La risposta tecnica classica è educazione sanitaria, informazione, raccomandazioni, ma non basta. Ci vuole anche qualcosa che assomigli a quello che Althussér chiamava “l ‘interpellanza sociale”. Ma chi dovrebbe interpellare le persone sui nuovi doveri alla salute? Naturalmente i medici, attraverso tanti strumenti diversificati (scuola, enti locali, associazioni sociali, comunità, i servizi sanitari ecc). Ma per questo serve una nuova relazione tra medicina e società, tra diritti e doveri che ora non c’è.
Purtroppo la Fnomceo non la pensa così dal momento che ha deciso di collocarsi tra i costrittori nascondendo così dietro gli obblighi per gli altri le sue difficoltà culturali e la propria inettitudine verso il cambiamento. La sfiducia nei confronti dei medici prima che dai cittadini obiettori verso i vaccini, viene dallo Stato che li considera inaffidabili a tal punto da minare la loro autonomia professionale imponendo linee guida, protocolli, procedure. Ma gli obblighi imposti dallo Stato ai medici per ragioni economicistiche e gli obblighi imposti dai medici ai cittadini per ragioni scientistiche sono le due facce dello stesso autoritarismo per cui resto convinto che il nodo politico della libera obbligazione morale, cioè dei doveri alla salute , sia comune tanto ai medici che ai cittadini.
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Re: La lettera di Dario Miedico all’Ordine dei Medici sulle vaccinazioni
La seconda lettera di Dario Miedico all'ordine dei medici di Milano in occasione della sua convocazione per il 20.04.2017
Emergenza vaccinazioni? No! Emergenza democrazia.
Dopo pochi mesi dall’aver ricevuto da parte dell’Ordine dei Medici di Milano la Medaglia per il raggiungimento dei 50 anni di iscrizione all’Ordine, il sottoscritto si è visto recapitare in sequenza prima l’invito a comparire il 27/1/17 dinanzi al presidente dell’Ordine stesso per chiarimenti riguardo le proprie posizioni in merito alle vaccinazioni e, tre mesi dopo, la comunicazione di un vero e proprio avvio di procedimento disciplinare a causa delle stesse.
In realtà da ben quarant’anni espongo le mie posizioni critiche sulle modalità e sulla quantità di vaccinazioni che vengono imposte in Italia a bimbi di tenerissima età, non solo in centinaia di conferenze, dibattiti, articoli, ma anche in decine e decine di relazioni quale CTP a favore di altrettante famiglie i cui componenti, in modo spesso gravissimo, sono stati colpiti da patologie manifestatesi poco dopo una vaccinazione e che io non ho avuto difficoltà a definire “reazioni avverse” , argomentazioni che in diversi casi sono state riconosciute tali anche dalle successive sentenze formulate sulla base della Legge 210/92.
Non varrebbe la pena di commentare un tal comportamento, che qualche studioso di psichiatria potrebbe ritenere “interessante” sotto il profilo clinico, se non fosse che questo episodio si inserisce in un contesto che, curiosamente, coincide con il momento in cui l’Italia, sotto l’egida dell’OMS, è stata nominata capofila delle politiche vaccinali di più di 40 paesi del mondo.
Il problema è che questo ruolo, sicuramente interessante e meritevole di investimenti di ogni sorta, invece di essere svolto con una attenzione particolare verso quei luoghi del mondo dove effettivamente situazioni di denutrizione, inquinamento, estrema povertà, scarso accesso ai farmaci e altre condizioni particolari quali guerre in corso, carestie e sottosviluppo endemico creano le condizioni ottimali per uno sviluppo epidemico di patologie infettive, che in altri luoghi, non così svantaggiati, non assumono questa caratteristica, è stato rivolto verso l’interno del paese, laddove invece i livelli di igiene e salute e copertura vaccinale sono alti, ed inoltre le cure a disposizione sono immediatamente disponibili e talune di queste patologie sono scomparse da decenni.
Ma l’aspetto maggiormente preoccupante è che la metodologia assunta pare essere solamente l’esempio, e per dimostrare al resto del mondo la capacità di aumentare ulteriormente nel nostro paese i livelli di copertura vaccinale, invece di utilizzare strumenti di informazione e convinzione vengono applicati metodi coercitivi per la popolazione e repressivi nei confronti dei medici dissenzienti.
Il documento della FNOMCEO del luglio 2016 sulle vaccinazioni (https://portale.fnomceo.it/fnomceo/show ... ?id=149850) , innanzitutto, ma anche il programma vaccinale 2016/2018 che dal dr. Vittorio Demicheli della Cochrane Collaboration Vaccines Field (http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art ... fresh_ce=1) è stato definito una fotocopia dei desiderata della grande industria farmaceutica, nonché una serie di leggi regionali che impongono l’esibizione dell’attestato di vaccinazione, alcune addirittura anche per le vaccinazioni facoltative, per poter far accedere ai nidi e alle scuole materne i minori, e non ultima la radiazione del dr. Gava, cui potrebbe far seguito quella del sottoscritto, dimostrano quanto sopra affermato.
Non v’è chi non veda che la discussione, a questo punto, non è più, sempre che lo sia mai stata, sulle vaccinazioni, sulla loro indubbia utilità ma in condizioni che le richiedano, sulla possibilità di reazioni avverse, conosciute ed anche attese se vi è una legge che prevede uno specifico risarcimento per coloro che ne sono vittime, sull’opportunità di aumentare o diminuire quelle obbligatorie (alcuni paesi europei non ne prevedono alcuna forzata), ma si è spostata sulla eliminazione dei diritti: quello delle famiglie a poter scegliere se accettare o meno la proposta vaccinale senza subire ricatti, quello dei medici di poter esprimere il proprio convincimento in merito senza venire sanzionati o radiati, quello dei media a fare informazione a 360 gradi senza vedersi censurare i programmi tv o gli articoli, quello delle associazioni a poter organizzare discussioni e proiezioni pubbliche senza essere ostacolati in ogni modo.
In realtà questa falsa contrapposizione che trasforma una discussione in una contrapposizione tra tifoserie è puramente mediatica, poiché la scienza sa benissimo che quando i meccanismi di un processo di interazione tra un farmaco (e tra questi i vaccini)ed il corpo umano ricevente non sono ancora adeguatamente conosciuti è necessario ricorrere ad ulteriori studi, che si appoggiano anche alla statistica ed all’epidemiologia, studi che porteranno inevitabilmente a risultati anche apparentemente in contraddizione fra loro, ma che in realtà sono complementari perché approfondiscono situazioni specifiche a dimostrazione che la reazione di un organismo può essere diversa da quella di altri, perché non solo non siamo tutti uguali ma anche specifiche condizioni del momento possono portare a risultati opposti.
Basti pensare, ad esempio, che non tutti coloro che fumano si ammaleranno di cancro, che talune terapie su alcuni hanno un effetto e su altri no, così come altre producono solo in una limitata percentuale di pazienti effetti collaterali.
Di tutto ciò gli scienziati (ed i medici tra loro) ne sono perfettamente consapevoli, e proprio per questo la percentuale di coloro che si vaccinano tra gli addetti ai lavori è estremamente bassa (http://www.adnkronos.com/salute/sanita/ ... KhSbJ.html), mentre la classe politica sembra l’unica a non accorgersene.
Non posso quindi che richiamare integralmente quanto già scritto al Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano dr. Carlo Rossi in data 20/1/17, ribadendo che la mia presenza al l’incontro del 20 maggio p.v. sarà dovuta al rispetto che porto a tutti i Colleghi, ma che rifiuterò di partecipare nel ruolo di vittima sacrificale ad un processo che, non avendo io causato danno ad alcun paziente ed essendo basato solamente sulle mie convinzioni, non può non riportare alla mente i roghi dell’inquisizione che ritenevo sepolti dal tempo.
Contemporaneamente non posso rinunciare a rilevare che, alla mia età (76 anni) qualunque provvedimento disciplinare sarà inefficace e quindi esclusivamente simbolico, ma la riduzione dei diritti che sta colpendo tutti è ben più preoccupante e non può non allarmare chiunque abbia a cuore i valori in base ai quali, oltre settant’anni fa, venne varata la nostra Costituzione Antifascista, costruita col sacrificio di migliaia di vite.
Dr. Dario Miedico
Milano, 5 maggio 2017
Emergenza vaccinazioni? No! Emergenza democrazia.
Dopo pochi mesi dall’aver ricevuto da parte dell’Ordine dei Medici di Milano la Medaglia per il raggiungimento dei 50 anni di iscrizione all’Ordine, il sottoscritto si è visto recapitare in sequenza prima l’invito a comparire il 27/1/17 dinanzi al presidente dell’Ordine stesso per chiarimenti riguardo le proprie posizioni in merito alle vaccinazioni e, tre mesi dopo, la comunicazione di un vero e proprio avvio di procedimento disciplinare a causa delle stesse.
In realtà da ben quarant’anni espongo le mie posizioni critiche sulle modalità e sulla quantità di vaccinazioni che vengono imposte in Italia a bimbi di tenerissima età, non solo in centinaia di conferenze, dibattiti, articoli, ma anche in decine e decine di relazioni quale CTP a favore di altrettante famiglie i cui componenti, in modo spesso gravissimo, sono stati colpiti da patologie manifestatesi poco dopo una vaccinazione e che io non ho avuto difficoltà a definire “reazioni avverse” , argomentazioni che in diversi casi sono state riconosciute tali anche dalle successive sentenze formulate sulla base della Legge 210/92.
Non varrebbe la pena di commentare un tal comportamento, che qualche studioso di psichiatria potrebbe ritenere “interessante” sotto il profilo clinico, se non fosse che questo episodio si inserisce in un contesto che, curiosamente, coincide con il momento in cui l’Italia, sotto l’egida dell’OMS, è stata nominata capofila delle politiche vaccinali di più di 40 paesi del mondo.
Il problema è che questo ruolo, sicuramente interessante e meritevole di investimenti di ogni sorta, invece di essere svolto con una attenzione particolare verso quei luoghi del mondo dove effettivamente situazioni di denutrizione, inquinamento, estrema povertà, scarso accesso ai farmaci e altre condizioni particolari quali guerre in corso, carestie e sottosviluppo endemico creano le condizioni ottimali per uno sviluppo epidemico di patologie infettive, che in altri luoghi, non così svantaggiati, non assumono questa caratteristica, è stato rivolto verso l’interno del paese, laddove invece i livelli di igiene e salute e copertura vaccinale sono alti, ed inoltre le cure a disposizione sono immediatamente disponibili e talune di queste patologie sono scomparse da decenni.
Ma l’aspetto maggiormente preoccupante è che la metodologia assunta pare essere solamente l’esempio, e per dimostrare al resto del mondo la capacità di aumentare ulteriormente nel nostro paese i livelli di copertura vaccinale, invece di utilizzare strumenti di informazione e convinzione vengono applicati metodi coercitivi per la popolazione e repressivi nei confronti dei medici dissenzienti.
Il documento della FNOMCEO del luglio 2016 sulle vaccinazioni (https://portale.fnomceo.it/fnomceo/show ... ?id=149850) , innanzitutto, ma anche il programma vaccinale 2016/2018 che dal dr. Vittorio Demicheli della Cochrane Collaboration Vaccines Field (http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art ... fresh_ce=1) è stato definito una fotocopia dei desiderata della grande industria farmaceutica, nonché una serie di leggi regionali che impongono l’esibizione dell’attestato di vaccinazione, alcune addirittura anche per le vaccinazioni facoltative, per poter far accedere ai nidi e alle scuole materne i minori, e non ultima la radiazione del dr. Gava, cui potrebbe far seguito quella del sottoscritto, dimostrano quanto sopra affermato.
Non v’è chi non veda che la discussione, a questo punto, non è più, sempre che lo sia mai stata, sulle vaccinazioni, sulla loro indubbia utilità ma in condizioni che le richiedano, sulla possibilità di reazioni avverse, conosciute ed anche attese se vi è una legge che prevede uno specifico risarcimento per coloro che ne sono vittime, sull’opportunità di aumentare o diminuire quelle obbligatorie (alcuni paesi europei non ne prevedono alcuna forzata), ma si è spostata sulla eliminazione dei diritti: quello delle famiglie a poter scegliere se accettare o meno la proposta vaccinale senza subire ricatti, quello dei medici di poter esprimere il proprio convincimento in merito senza venire sanzionati o radiati, quello dei media a fare informazione a 360 gradi senza vedersi censurare i programmi tv o gli articoli, quello delle associazioni a poter organizzare discussioni e proiezioni pubbliche senza essere ostacolati in ogni modo.
In realtà questa falsa contrapposizione che trasforma una discussione in una contrapposizione tra tifoserie è puramente mediatica, poiché la scienza sa benissimo che quando i meccanismi di un processo di interazione tra un farmaco (e tra questi i vaccini)ed il corpo umano ricevente non sono ancora adeguatamente conosciuti è necessario ricorrere ad ulteriori studi, che si appoggiano anche alla statistica ed all’epidemiologia, studi che porteranno inevitabilmente a risultati anche apparentemente in contraddizione fra loro, ma che in realtà sono complementari perché approfondiscono situazioni specifiche a dimostrazione che la reazione di un organismo può essere diversa da quella di altri, perché non solo non siamo tutti uguali ma anche specifiche condizioni del momento possono portare a risultati opposti.
Basti pensare, ad esempio, che non tutti coloro che fumano si ammaleranno di cancro, che talune terapie su alcuni hanno un effetto e su altri no, così come altre producono solo in una limitata percentuale di pazienti effetti collaterali.
Di tutto ciò gli scienziati (ed i medici tra loro) ne sono perfettamente consapevoli, e proprio per questo la percentuale di coloro che si vaccinano tra gli addetti ai lavori è estremamente bassa (http://www.adnkronos.com/salute/sanita/ ... KhSbJ.html), mentre la classe politica sembra l’unica a non accorgersene.
Non posso quindi che richiamare integralmente quanto già scritto al Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano dr. Carlo Rossi in data 20/1/17, ribadendo che la mia presenza al l’incontro del 20 maggio p.v. sarà dovuta al rispetto che porto a tutti i Colleghi, ma che rifiuterò di partecipare nel ruolo di vittima sacrificale ad un processo che, non avendo io causato danno ad alcun paziente ed essendo basato solamente sulle mie convinzioni, non può non riportare alla mente i roghi dell’inquisizione che ritenevo sepolti dal tempo.
Contemporaneamente non posso rinunciare a rilevare che, alla mia età (76 anni) qualunque provvedimento disciplinare sarà inefficace e quindi esclusivamente simbolico, ma la riduzione dei diritti che sta colpendo tutti è ben più preoccupante e non può non allarmare chiunque abbia a cuore i valori in base ai quali, oltre settant’anni fa, venne varata la nostra Costituzione Antifascista, costruita col sacrificio di migliaia di vite.
Dr. Dario Miedico
Milano, 5 maggio 2017
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- Iscritto il: 21/12/2016, 18:25
Re: La lettera di Dario Miedico all’Ordine dei Medici sulle vaccinazioni
Il 13 maggio è previsto una riunione della Rete sostenibilità e salute, nella quale verrà discusso un documento relativo alla questione vaccinazioni.
La bozza viene riportata qui sotto con i commenti (tra parentesi e con emoticon con il punto di domanda) redatte da Dario Miedico.
La discussione è aperta (e urgente).
Vaccini: una discussione oltre le ideologie
La posizione della Rete Sostenibilità e Salute
Nella nostra società ci troviamo attualmente di fronte ad una vera battaglia sul tema delle vaccinazioni, in un contesto ideologizzato in cui sembra impossibile rimanere estranei agli schieramenti del tutto a favore o tutto contro “i vaccini” (“pro-vax” vs “no-vax”). Questo tema, che negli ultimi mesi è stato strumentalizzato anche in ambito politico, è diventato così delicato che anche chi tenta di esprimersi in maniera non ideologica o strumentale e con riferimento a prove scientifiche può purtroppo venire posizionato da una parte o dall’altra della barricata e posto sul banco degli accusati.
La Rete Sostenibilità e Salute, che al suo interno raccoglie oltre 25 associazioni (composte da medici, operatori sanitari e cittadini) che si occupano di salute da molto tempo, ritiene che per affrontare un tema complesso come quello dei vaccini sia necessario uscire dalla sfera ideologica e avviare una seria riflessione collettiva a partire dalle prove scientifiche disponibili. Di seguito presentiamo alcune considerazioni generali e un primo caso di concreta esemplificazione.
(Perché solo prove scientifiche? E le prove pratiche? E le associazioni di famiglie colpite da reazioni avverse? Ed il comune buon senso? Ed il diritto? E quando la scienza propone tesi apparentemente in conflitto tra loro? NECESSITÀ DI UN CONFRONTO APERTO E PARI A QUELLO A SO TEMPO AVVIATO SU QUALSIASI QUESTIONE RIGUARDANTE LA SALUTE O LA SICUREZZA (VEDI CENTRALI NUCLEARI, ABORTO, OGM, CARBONE ECC?)
1. Da un punto di vista scientifico si dovrebbe evitare di proclamare verità “assolute, incontrovertibili e definitive” (ciò vale anche per scienze dure come la fisica). Secondo una visione epistemologica è infatti considerato scientifico, a differenza degli enunciati della fede, proprio solo ciò che in linea di principio è “falsificabile” (principio di falsificazione di Popper). In questa prospettiva un serio dibattito scientifico su qualsiasi tema, incluso quello dei vaccini, non solo è lecito ma è parte del processo dialettico di costruzione e ridefinizione della conoscenza scientifica.
(In realtà questa falsa contrapposizione che trasforma una discussione in una contrapposizione tra tifoserie è puramente mediatica, poiché la scienza sa benissimo che quando i meccanismi di un processo di interazione tra un farmaco (e tra questi i vaccini)ed il corpo umano ricevente non sono ancora adeguatamente conosciuti è necessario ricorrere ad ulteriori studi, che si appoggiano anche alla statistica ed all’epidemiologia, studi che porteranno inevitabilmente a risultati anche apparentemente in contraddizione fra loro, ma che in realtà sono complementari perché approfondiscono situazioni specifiche a dimostrazione che la reazione di un organismo può essere diversa da quella di altri, perché non solo non siamo tutti uguali ma anche specifiche condizioni del momento possono portare a risultati opposti.
Basti pensare, ad esempio, che non tutti coloro che fumano si ammaleranno di cancro, che talune terapie su alcuni hanno un effetto e su altri no, così come altre producono solo in una limitata percentuale di pazienti effetti collaterali.
Ciò significa che quando uno studio afferma che chi fuma si può ammalare di cancro, non dice che per forza tutti si ammaleranno di cancro, ma questo vale anche per l’opposto, e se uno studio afferma che le fave non sono velenose, perché il 99 per cento della popolazione mondiale le mangia tranquillamente, non è così per i favici, che potrebbero anche morirne.
Di tutto ciò gli scienziati (ed i medici tra loro) ne sono perfettamente consapevoli, e proprio per questo la percentuale di coloro che si vaccinano tra gli addetti ai lavori è estremamente bassa (http://www.adnkronos.com/salute/sanita/ ... KhSbJ.html), mentre la classe politica sembra l’unica a non accorgersene.)
2. Pur con l’ovvia adesione al concetto di “vaccinazione”, riteniamo tuttavia che non abbia senso discutere di “vaccini”, come qualcosa da “prendere o lasciare” in blocco. Ogni vaccino ha un peculiare profilo di efficacia, effetti collaterali, costi e va dunque valutato in modo specifico. In un dibattito scientifico non si potrebbe né asserire che tutti i vaccini esistenti abbiano prove ugualmente solide di efficacia, sicurezza e favorevole rapporto rischi e costi/benefici, né tanto meno il contrario. Dovrebbe invece essere possibile esprimersi su ogni singolo vaccino e su ogni strategia vaccinale, come si fa per farmaci differenti, sia pure accomunati da meccanismi d’azione simili.
3. È assodato che molti vaccini hanno rappresentato per la salute dell’Umanità un passo avanti enorme. Sono presenti contestualmente:
A) molti vaccini (tra i quali quelli obbligatori) con forti/fortissime prove di effetti positivi a livello individuale e/o di comunità di gran lunga superiori ai possibili effetti negativi e con profilo di costo-efficacia molto favorevole
(questo che poteva avere una sua validità 70 anni fa, in condizioni di diffusione epidemica di talune patologie, è valido ancora adesso?)
B) alcuni vaccini, o alcune strategie di implementazione, con importanti segnali di inappropriatezza se proposti a tutta la popolazione o in alcuni gruppi.
Ci limiteremo a un solo esempio concreto (Scheda con allegati su vaccino antimeningococco B), perché vorremmo che in questa fase il dibattito scientifico potesse svolgersi in contesti scientifici appropriati, senza censure né sanzioni. Ciò eviterebbe sia strumentalizzazioni mediatiche che stanno compromettendo un suo civile svolgimento, sia di diffondere senza necessità nella popolazione dubbi che in sede scientifica possono trovare risposte esaurienti e, auspichiamo, consensuali.
(e al di fuori del contesto scientifico ne possiamo parlare o ci è precluso perché la verità è in mano ai soloni della scienza? Noi comuni mortali possiamo ancora rivendicare il principio di precauzione o è giusto che ci venga impedito?)
C) anche vaccini collocabili in specifiche “aree grigie” meritevoli di ulteriori indagini, in cui le prove scientifiche a disposizione non permettono di raggiungere conclusioni solide.
(in presenza di situazioni di rischio, cioè di epidemie in atto, probabilmente anche farmaci non adeguatamente testati potrebbero essere utilizzati e nessuno si stupirebbe più di tanto, ma quando il rischio è solo paventato – e non sappiamo su quali basi - ma di fatto non reale ed immediato, come ci dobbiamo comportare?)
Nei casi rientranti nel punto A riteniamo fondamentale promuovere la vaccinazione, in quelli del gruppo B chiediamo di poter ridiscutere con argomentazioni scientifiche le strategie d’offerta del Piano Nazionale Vaccini/PNV. Anche nei casi di rilevante incertezza (gruppo C), pensiamo andrebbe fatta salva la possibilità di ciascuno di accedere alle relative vaccinazioni, a condizioni controllate dalla Sanità pubblica, come messo in atto con merito da più Regioni. Purché sia assicurato a chi chiede di effettuarle un consenso davvero informato, sui gradi di incertezza e sulla reale entità non solo dei benefici attesi, ma anche delle reazioni avverse rilevate negli studi registrativi randomizzati controllati e dalla farmacovigilanza attiva.
Nel nostro ordinamento il consenso informato a qualunque trattamento sanitario è il fondamento della liceità dell'attività sanitaria, e rappresenta un “valore finale” (valore in sé, di rango sovraordinato) indipendente dall’esito stesso dell’atto sanitario.
(non entro nel merito della scelta di definire i punti A B e C ma solo sul punto del consenso informato: come posso rilasciare un consenso ad un atto coercitivo? Che senso ha introdurre questo concetto in una prassi che non mi è consentito di rifiutare? Se chi governa ritiene che sia doveroso imporre le vaccinazioni, perché non si assume la responsabilità di imporle coattivamente invece che ricattare le famiglie sulla base della necessità di utilizzare nidi e materne?)
Vorremmo anche portare all’attenzione scientifica alcune “aree grigie” cruciali per la salute e la sicurezza della comunità e per la sostenibilità del nostro SSN, che meriterebbero di essere chiarite attraverso ricerche realizzate con supporto istituzionale, indipendenti da sponsor commerciali e con ricercatori senza conflitti di interesse.
4. In un’ottica sistemica e di medicina centrata sulla persona non è opportuno riferirsi solo alla popolazione generale, ma è necessario ragionare su specifici gruppi di popolazione. Vi sono, infatti, alcuni vaccini che hanno mostrato in studi randomizzati su esiti clinici maggiori prove convincenti di appropriatezza per alcuni gruppi di persone (es. il vaccino antinfluenzale negli anziani cardiopatici), o che potrebbero essere inappropriati in alcuni specifici gruppi (es. donne nel primo trimestre di gravidanza).
In relazione a quanto sopra, la Rete Sostenibilità e Salute ritiene urgente:
avviare un serio dibattito all’interno della comunità scientifica (? E gli altri?) sul tema dei vaccini, che consenta di superare contrapposizioni ideologiche e di presentare alla popolazione informazioni complete basate sulle migliori prove disponibili. Per ristabilire una relazione di fiducia tra comunità scientifica e cittadini è anche necessario che le informazioni fornite siano indipendenti da interessi commerciali.
Siamo convinti che si possa promuovere la salute, così come un’offerta vaccinale con altissima adesione, solo se la cittadinanza sarà informata in modo credibile e adeguato, e sarà attiva e consapevole.
In coerenza, riteniamo opportuno che il “board” per una legge nazionale intesa a rendere obbligatorie le vaccinazioni per iscriversi a scuola, attivato dall’Onorevole Gelli (http://www.quotidianosanita.it/governo- ... o_id=49983) con le maggiori Società scientifiche che si occupano di vaccini e il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, includa anche esperti indipendenti dalle Società scientifiche, liberi da potenziali conflitti di interesse, per affrontare nel contesto appropriato alcuni temi scientifici controversi. (SULL’OBBLIGO DI VACCINAZIONE PER ISCRIVERSI A SCUOLA IL NO DEVE ESSERE ASSOLUTO)
Un’accelerazione su una legge nazionale che estenda l’obbligo a tutte le vaccinazioni incluse nel Piano Nazionale Vaccini (PNV) sarebbe una forzatura se soffoca il confronto scientifico (sarebbe una forzatura in ogni caso) e gli indispensabili contributi che ne possono derivare. Ad eccezione della profilassi antimorbillo, per cui ha basi scientifiche puntare al 95% della copertura, per altri vaccini non si vedono al momento condizioni di emergenza o urgenza tali da giustificare l’adozione di provvedimenti coercitivi. (PERCHÉ PER IL MORBILLO SI RITIENE NECESSARIO ACCOGLIERE I PROVVEDIMENTI COERCITIVI? PERCHÉ OBBLIGARE A VACCINARSI CHI PREFERISCE CORRERE IL RISCHIO DI CONTRARRE LA MALATTIA?) La copertura necessaria è infatti inferiore al 95% per altri vaccini (salvo ovviamente per l’antitetanica), come si può verificare da documenti dell’Istituto Superiore di Sanità – Allegato. (PERCHÉ PRENDIAMO PER ORO COLATO I DOCUMENTI DELL’ISS?)
Come RSS è stato avviato un gruppo di lavoro interdisciplinare per confrontarci in merito a importanti punti controversi, su cui non va impedito il dibattito della comunità scientifica. Ne esemplifichiamo alcuni:
1) vaccini o aspetti connessi a singole vaccinazioni che si trovano tuttora nella sopracitata “zona grigia”, meritevoli di ulteriore ricerca prima di considerare di renderli vincolanti
2) iniziative per migliorare il sistema di sorveglianza post marketing per i vaccini e per i farmaci in generale
3) durata dell’immunità. Non tutti i vaccini proteggono “a vita”, per non pochi la protezione è solo di pochi anni
come ammette il PNV, che chiede ad es.:
- una rivaccinazione annuale antinfluenzale per tutti dai 50 anni
- richiami ravvicinati fino a 18 anni per vaccini anti difterite, tetano, pertosse e poliomielite, poi rivaccinazioni decennali universali per le prime tre.
- o come il documento congiunto SIF, SItI, SIP, FIMMG, FIMP, che auspica già una rivaccinazione antipertosse ogni cinque anni per gli operatori sanitari a contatto con il neonato, perché “dati recenti indicano che alcuni soggetti possono essere ritornati allo stato di suscettibilità dopo alcuni anni”.
Ciò implica che alcune strategie di implementazione andrebbero ripensate in un’ottica di lungo periodo, per evitare che per alcune malattie si sposti solo l’età di trasmissione, con rischi potenzialmente più seri per anziani e malati cronici.
4) collocare i vaccini nel più ampio contesto delle politiche di prevenzione. Dato che le malattie infettive si manifestano per l’interazione tra un agente infettante, un ospite (e le sue difese) e un ambiente, la prevenzione dovrebbe intervenire sulle tre componenti. In quest’ottica bisognerebbe darsi delle priorità sia tra le vaccinazioni (CHE NON SONO CONSIDERABILI PREVENZIONE MA PROFILASSI) , sia nell’insieme degli interventi preventivi: non si possono usare “tutti i vaccini disponibili” e trascurare ad es. gli interventi sugli stili di vita con grande e documentata efficacia nel ridurre sia morbosità e mortalità per malattie infettive, sia malattie croniche e mortalità generale.
5) Non ci risultano prove che la coercizione ottenga risultati migliori di altre misure di informazione credibile e ricerca del consenso e responsabilizzazione sociale. Una revisione sistematica (Ames HMR et al. Cochrane review 2017 http://bit.ly/2q6klcq) conclude che i genitori vogliono informazioni bilanciate su benefici e rischi, imparziali, chiare e specifiche per specifiche esigenze informative (gli esitanti desiderano più informazione). (COSA DICIAMO AI GENITORI CHE VOGLIONO LA LIBERA SCELTA VACCINALE?)
Prima di generalizzare ed estendere misure obbligatorie, sarebbe opportuno valutare i risultati comparativi tra Regioni che hanno o no vincolato la frequenza scolastica all’esecuzione di vaccinazioni.
La bozza viene riportata qui sotto con i commenti (tra parentesi e con emoticon con il punto di domanda) redatte da Dario Miedico.
La discussione è aperta (e urgente).
Vaccini: una discussione oltre le ideologie
La posizione della Rete Sostenibilità e Salute
Nella nostra società ci troviamo attualmente di fronte ad una vera battaglia sul tema delle vaccinazioni, in un contesto ideologizzato in cui sembra impossibile rimanere estranei agli schieramenti del tutto a favore o tutto contro “i vaccini” (“pro-vax” vs “no-vax”). Questo tema, che negli ultimi mesi è stato strumentalizzato anche in ambito politico, è diventato così delicato che anche chi tenta di esprimersi in maniera non ideologica o strumentale e con riferimento a prove scientifiche può purtroppo venire posizionato da una parte o dall’altra della barricata e posto sul banco degli accusati.
La Rete Sostenibilità e Salute, che al suo interno raccoglie oltre 25 associazioni (composte da medici, operatori sanitari e cittadini) che si occupano di salute da molto tempo, ritiene che per affrontare un tema complesso come quello dei vaccini sia necessario uscire dalla sfera ideologica e avviare una seria riflessione collettiva a partire dalle prove scientifiche disponibili. Di seguito presentiamo alcune considerazioni generali e un primo caso di concreta esemplificazione.
(Perché solo prove scientifiche? E le prove pratiche? E le associazioni di famiglie colpite da reazioni avverse? Ed il comune buon senso? Ed il diritto? E quando la scienza propone tesi apparentemente in conflitto tra loro? NECESSITÀ DI UN CONFRONTO APERTO E PARI A QUELLO A SO TEMPO AVVIATO SU QUALSIASI QUESTIONE RIGUARDANTE LA SALUTE O LA SICUREZZA (VEDI CENTRALI NUCLEARI, ABORTO, OGM, CARBONE ECC?)
1. Da un punto di vista scientifico si dovrebbe evitare di proclamare verità “assolute, incontrovertibili e definitive” (ciò vale anche per scienze dure come la fisica). Secondo una visione epistemologica è infatti considerato scientifico, a differenza degli enunciati della fede, proprio solo ciò che in linea di principio è “falsificabile” (principio di falsificazione di Popper). In questa prospettiva un serio dibattito scientifico su qualsiasi tema, incluso quello dei vaccini, non solo è lecito ma è parte del processo dialettico di costruzione e ridefinizione della conoscenza scientifica.
(In realtà questa falsa contrapposizione che trasforma una discussione in una contrapposizione tra tifoserie è puramente mediatica, poiché la scienza sa benissimo che quando i meccanismi di un processo di interazione tra un farmaco (e tra questi i vaccini)ed il corpo umano ricevente non sono ancora adeguatamente conosciuti è necessario ricorrere ad ulteriori studi, che si appoggiano anche alla statistica ed all’epidemiologia, studi che porteranno inevitabilmente a risultati anche apparentemente in contraddizione fra loro, ma che in realtà sono complementari perché approfondiscono situazioni specifiche a dimostrazione che la reazione di un organismo può essere diversa da quella di altri, perché non solo non siamo tutti uguali ma anche specifiche condizioni del momento possono portare a risultati opposti.
Basti pensare, ad esempio, che non tutti coloro che fumano si ammaleranno di cancro, che talune terapie su alcuni hanno un effetto e su altri no, così come altre producono solo in una limitata percentuale di pazienti effetti collaterali.
Ciò significa che quando uno studio afferma che chi fuma si può ammalare di cancro, non dice che per forza tutti si ammaleranno di cancro, ma questo vale anche per l’opposto, e se uno studio afferma che le fave non sono velenose, perché il 99 per cento della popolazione mondiale le mangia tranquillamente, non è così per i favici, che potrebbero anche morirne.
Di tutto ciò gli scienziati (ed i medici tra loro) ne sono perfettamente consapevoli, e proprio per questo la percentuale di coloro che si vaccinano tra gli addetti ai lavori è estremamente bassa (http://www.adnkronos.com/salute/sanita/ ... KhSbJ.html), mentre la classe politica sembra l’unica a non accorgersene.)
2. Pur con l’ovvia adesione al concetto di “vaccinazione”, riteniamo tuttavia che non abbia senso discutere di “vaccini”, come qualcosa da “prendere o lasciare” in blocco. Ogni vaccino ha un peculiare profilo di efficacia, effetti collaterali, costi e va dunque valutato in modo specifico. In un dibattito scientifico non si potrebbe né asserire che tutti i vaccini esistenti abbiano prove ugualmente solide di efficacia, sicurezza e favorevole rapporto rischi e costi/benefici, né tanto meno il contrario. Dovrebbe invece essere possibile esprimersi su ogni singolo vaccino e su ogni strategia vaccinale, come si fa per farmaci differenti, sia pure accomunati da meccanismi d’azione simili.
3. È assodato che molti vaccini hanno rappresentato per la salute dell’Umanità un passo avanti enorme. Sono presenti contestualmente:
A) molti vaccini (tra i quali quelli obbligatori) con forti/fortissime prove di effetti positivi a livello individuale e/o di comunità di gran lunga superiori ai possibili effetti negativi e con profilo di costo-efficacia molto favorevole
(questo che poteva avere una sua validità 70 anni fa, in condizioni di diffusione epidemica di talune patologie, è valido ancora adesso?)
B) alcuni vaccini, o alcune strategie di implementazione, con importanti segnali di inappropriatezza se proposti a tutta la popolazione o in alcuni gruppi.
Ci limiteremo a un solo esempio concreto (Scheda con allegati su vaccino antimeningococco B), perché vorremmo che in questa fase il dibattito scientifico potesse svolgersi in contesti scientifici appropriati, senza censure né sanzioni. Ciò eviterebbe sia strumentalizzazioni mediatiche che stanno compromettendo un suo civile svolgimento, sia di diffondere senza necessità nella popolazione dubbi che in sede scientifica possono trovare risposte esaurienti e, auspichiamo, consensuali.
(e al di fuori del contesto scientifico ne possiamo parlare o ci è precluso perché la verità è in mano ai soloni della scienza? Noi comuni mortali possiamo ancora rivendicare il principio di precauzione o è giusto che ci venga impedito?)
C) anche vaccini collocabili in specifiche “aree grigie” meritevoli di ulteriori indagini, in cui le prove scientifiche a disposizione non permettono di raggiungere conclusioni solide.
(in presenza di situazioni di rischio, cioè di epidemie in atto, probabilmente anche farmaci non adeguatamente testati potrebbero essere utilizzati e nessuno si stupirebbe più di tanto, ma quando il rischio è solo paventato – e non sappiamo su quali basi - ma di fatto non reale ed immediato, come ci dobbiamo comportare?)
Nei casi rientranti nel punto A riteniamo fondamentale promuovere la vaccinazione, in quelli del gruppo B chiediamo di poter ridiscutere con argomentazioni scientifiche le strategie d’offerta del Piano Nazionale Vaccini/PNV. Anche nei casi di rilevante incertezza (gruppo C), pensiamo andrebbe fatta salva la possibilità di ciascuno di accedere alle relative vaccinazioni, a condizioni controllate dalla Sanità pubblica, come messo in atto con merito da più Regioni. Purché sia assicurato a chi chiede di effettuarle un consenso davvero informato, sui gradi di incertezza e sulla reale entità non solo dei benefici attesi, ma anche delle reazioni avverse rilevate negli studi registrativi randomizzati controllati e dalla farmacovigilanza attiva.
Nel nostro ordinamento il consenso informato a qualunque trattamento sanitario è il fondamento della liceità dell'attività sanitaria, e rappresenta un “valore finale” (valore in sé, di rango sovraordinato) indipendente dall’esito stesso dell’atto sanitario.
(non entro nel merito della scelta di definire i punti A B e C ma solo sul punto del consenso informato: come posso rilasciare un consenso ad un atto coercitivo? Che senso ha introdurre questo concetto in una prassi che non mi è consentito di rifiutare? Se chi governa ritiene che sia doveroso imporre le vaccinazioni, perché non si assume la responsabilità di imporle coattivamente invece che ricattare le famiglie sulla base della necessità di utilizzare nidi e materne?)
Vorremmo anche portare all’attenzione scientifica alcune “aree grigie” cruciali per la salute e la sicurezza della comunità e per la sostenibilità del nostro SSN, che meriterebbero di essere chiarite attraverso ricerche realizzate con supporto istituzionale, indipendenti da sponsor commerciali e con ricercatori senza conflitti di interesse.
4. In un’ottica sistemica e di medicina centrata sulla persona non è opportuno riferirsi solo alla popolazione generale, ma è necessario ragionare su specifici gruppi di popolazione. Vi sono, infatti, alcuni vaccini che hanno mostrato in studi randomizzati su esiti clinici maggiori prove convincenti di appropriatezza per alcuni gruppi di persone (es. il vaccino antinfluenzale negli anziani cardiopatici), o che potrebbero essere inappropriati in alcuni specifici gruppi (es. donne nel primo trimestre di gravidanza).
In relazione a quanto sopra, la Rete Sostenibilità e Salute ritiene urgente:
avviare un serio dibattito all’interno della comunità scientifica (? E gli altri?) sul tema dei vaccini, che consenta di superare contrapposizioni ideologiche e di presentare alla popolazione informazioni complete basate sulle migliori prove disponibili. Per ristabilire una relazione di fiducia tra comunità scientifica e cittadini è anche necessario che le informazioni fornite siano indipendenti da interessi commerciali.
Siamo convinti che si possa promuovere la salute, così come un’offerta vaccinale con altissima adesione, solo se la cittadinanza sarà informata in modo credibile e adeguato, e sarà attiva e consapevole.
In coerenza, riteniamo opportuno che il “board” per una legge nazionale intesa a rendere obbligatorie le vaccinazioni per iscriversi a scuola, attivato dall’Onorevole Gelli (http://www.quotidianosanita.it/governo- ... o_id=49983) con le maggiori Società scientifiche che si occupano di vaccini e il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, includa anche esperti indipendenti dalle Società scientifiche, liberi da potenziali conflitti di interesse, per affrontare nel contesto appropriato alcuni temi scientifici controversi. (SULL’OBBLIGO DI VACCINAZIONE PER ISCRIVERSI A SCUOLA IL NO DEVE ESSERE ASSOLUTO)
Un’accelerazione su una legge nazionale che estenda l’obbligo a tutte le vaccinazioni incluse nel Piano Nazionale Vaccini (PNV) sarebbe una forzatura se soffoca il confronto scientifico (sarebbe una forzatura in ogni caso) e gli indispensabili contributi che ne possono derivare. Ad eccezione della profilassi antimorbillo, per cui ha basi scientifiche puntare al 95% della copertura, per altri vaccini non si vedono al momento condizioni di emergenza o urgenza tali da giustificare l’adozione di provvedimenti coercitivi. (PERCHÉ PER IL MORBILLO SI RITIENE NECESSARIO ACCOGLIERE I PROVVEDIMENTI COERCITIVI? PERCHÉ OBBLIGARE A VACCINARSI CHI PREFERISCE CORRERE IL RISCHIO DI CONTRARRE LA MALATTIA?) La copertura necessaria è infatti inferiore al 95% per altri vaccini (salvo ovviamente per l’antitetanica), come si può verificare da documenti dell’Istituto Superiore di Sanità – Allegato. (PERCHÉ PRENDIAMO PER ORO COLATO I DOCUMENTI DELL’ISS?)
Come RSS è stato avviato un gruppo di lavoro interdisciplinare per confrontarci in merito a importanti punti controversi, su cui non va impedito il dibattito della comunità scientifica. Ne esemplifichiamo alcuni:
1) vaccini o aspetti connessi a singole vaccinazioni che si trovano tuttora nella sopracitata “zona grigia”, meritevoli di ulteriore ricerca prima di considerare di renderli vincolanti
2) iniziative per migliorare il sistema di sorveglianza post marketing per i vaccini e per i farmaci in generale
3) durata dell’immunità. Non tutti i vaccini proteggono “a vita”, per non pochi la protezione è solo di pochi anni
come ammette il PNV, che chiede ad es.:
- una rivaccinazione annuale antinfluenzale per tutti dai 50 anni
- richiami ravvicinati fino a 18 anni per vaccini anti difterite, tetano, pertosse e poliomielite, poi rivaccinazioni decennali universali per le prime tre.
- o come il documento congiunto SIF, SItI, SIP, FIMMG, FIMP, che auspica già una rivaccinazione antipertosse ogni cinque anni per gli operatori sanitari a contatto con il neonato, perché “dati recenti indicano che alcuni soggetti possono essere ritornati allo stato di suscettibilità dopo alcuni anni”.
Ciò implica che alcune strategie di implementazione andrebbero ripensate in un’ottica di lungo periodo, per evitare che per alcune malattie si sposti solo l’età di trasmissione, con rischi potenzialmente più seri per anziani e malati cronici.
4) collocare i vaccini nel più ampio contesto delle politiche di prevenzione. Dato che le malattie infettive si manifestano per l’interazione tra un agente infettante, un ospite (e le sue difese) e un ambiente, la prevenzione dovrebbe intervenire sulle tre componenti. In quest’ottica bisognerebbe darsi delle priorità sia tra le vaccinazioni (CHE NON SONO CONSIDERABILI PREVENZIONE MA PROFILASSI) , sia nell’insieme degli interventi preventivi: non si possono usare “tutti i vaccini disponibili” e trascurare ad es. gli interventi sugli stili di vita con grande e documentata efficacia nel ridurre sia morbosità e mortalità per malattie infettive, sia malattie croniche e mortalità generale.
5) Non ci risultano prove che la coercizione ottenga risultati migliori di altre misure di informazione credibile e ricerca del consenso e responsabilizzazione sociale. Una revisione sistematica (Ames HMR et al. Cochrane review 2017 http://bit.ly/2q6klcq) conclude che i genitori vogliono informazioni bilanciate su benefici e rischi, imparziali, chiare e specifiche per specifiche esigenze informative (gli esitanti desiderano più informazione). (COSA DICIAMO AI GENITORI CHE VOGLIONO LA LIBERA SCELTA VACCINALE?)
Prima di generalizzare ed estendere misure obbligatorie, sarebbe opportuno valutare i risultati comparativi tra Regioni che hanno o no vincolato la frequenza scolastica all’esecuzione di vaccinazioni.
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Re: La lettera di Dario Miedico all’Ordine dei Medici sulle vaccinazioni
Sabato 20 maggio a Firenze in Piazza Santo Spirito si è svolta una manifestazione su Pace e Diritti. Era presente anche Medicina Democratica con la CUB, ADINA ed altre associazioni.
Abbiamo volantinato sia sul "processo" dell'Ordine dei Medici di MIlano contro Dario Miedico citando ovviamente anche il decreto Lorenzin), sia sulla pace e contro le armi nucleari.
Ho provato ad allegare il volantino che come Sezione Pietro Mirabelli di Firenze abbiamo distribuito ma mi respinge la possibilità per estensione del file.
Lo invierò con modalità classica per e mail
Abbiamo volantinato sia sul "processo" dell'Ordine dei Medici di MIlano contro Dario Miedico citando ovviamente anche il decreto Lorenzin), sia sulla pace e contro le armi nucleari.
Ho provato ad allegare il volantino che come Sezione Pietro Mirabelli di Firenze abbiamo distribuito ma mi respinge la possibilità per estensione del file.
Lo invierò con modalità classica per e mail
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Re: La lettera di Dario Miedico all’Ordine dei Medici sulle vaccinazioni
Sono un pediatra in pensione. Negli anni settanta del secolo scorso partecipai alle prime riunioni di Medicina Democratica.
Ho sempre inteso Medicina Democratica come una medicina che si interessi dei diritti delle classi piu' svantaggiate di poter accedere alle cure e soprtutto come una organizzazione che difendi il diritto alla salute su posto di lavoro.
Non vedo cosa centri Medicina Democratica con la posizione alquanto nebulosa del collega Miedico.
I vaccini sono un presidio fondamentale della sanita' pubblica.
Che poi Big Farma insista per un suo uso eccessivo non si puo' negare ,ma cio' vale per tutti i farmaci.
Che poi il dcreto Lorenzin sia scritto in malo modo e' ugualmente vero.
Tuttavia non si può prescindere ,mi ripeto, dal valore inconfutabile della vaccinazione come difesa da malattie che in passato hanno mietuto migliaia di vittime.
Saluti Roberto Luciani.
Ho sempre inteso Medicina Democratica come una medicina che si interessi dei diritti delle classi piu' svantaggiate di poter accedere alle cure e soprtutto come una organizzazione che difendi il diritto alla salute su posto di lavoro.
Non vedo cosa centri Medicina Democratica con la posizione alquanto nebulosa del collega Miedico.
I vaccini sono un presidio fondamentale della sanita' pubblica.
Che poi Big Farma insista per un suo uso eccessivo non si puo' negare ,ma cio' vale per tutti i farmaci.
Che poi il dcreto Lorenzin sia scritto in malo modo e' ugualmente vero.
Tuttavia non si può prescindere ,mi ripeto, dal valore inconfutabile della vaccinazione come difesa da malattie che in passato hanno mietuto migliaia di vittime.
Saluti Roberto Luciani.