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riflessioni quarantennale Leggi 180-194-833/1978 e proposta per il congresso18proposta per il congresso

Inviato: 18/01/2018, 11:37
da zampa di castoro
In questo inizio di anno leggiamo sui giornali l'elencazione delle ricorrenze che cadono nel 2018, tra cui i cinquanta anni del “movimento del '68”: se ne parlerà bene, se ne parlerà male, a sproposito, dicendo di tutto ed il suo contrario, come i mass media ci hanno ormai abituato.
Probabilmente nei mass media non leggeremo che quaranta anni fa furono promulgate tre leggi importantissime per la società italiana, la legge 180 del 13 maggio (legge Basaglia) per l'abolizione dei manicomi, la legge 194 del 17 maggio sull'interruzione volontaria di gravidanza e la legge 833 del 23 dicembre di riforma sanitaria che istituisce il servizio sanitario nazionale, e di queste leggi secondo me, Medicina Democratica dovrà parlare in tutti gli appuntamenti e le iniziative che ci siamo proposti di organizzare in e a cui parteciperemo.
L'anno scorso abbiamo ricordato il quarantennale dalla morte di Giulio Maccacaro che, essendo venuto a mancare nel gennaio 1977, non ha potuto vedere, nell'anno successivo, l'emanazione di leggi che costituivano passi positivi nella direzione verso la quale si era battuto con i suoi scritti; contro l'uso coercitivo e di classe della psichiatria, per una sessualità libera dalla funzione riproduttiva, per una medicina universale e partecipata che affermasse il diritto alla salute “oltre la cura”, incidendo anche sulle cause sociali e di classe della malattia (il lavoro nocivo ed il controllo delle emissioni industriali), e “contro la cura” come forma di ulteriore dominio del capitale sul corpo dei lavoratori, per una medicina partecipata.

OGGI
La riforme del 1978 nascevano dal movimento di lotta dei lavoratori/lavoratrici e sociale che avevano animato gli anni precedenti: non deve stupire che in assenza di quei movimenti il capitale abbia imposto la propria visione della medicina, autoritaria e basata sul profitto, così come l'aveva criticata Maccacaro negli anni '60-70.
La riforma sanitaria 833 è stata ampiamente modificata da interventi legislativi che ne hanno stravolto il senso, primo fra tutti l'Aziendalizzazione delle unità sanitarie locali; oggi viene messo in discussione perfino il valore universalista del servizio sanitario che, secondo le spinte dei capitalisti e dei governi subalterni, dovrebbe basarsi sul doppio pilastro del pubblico e del privato.
Purtroppo, a sancire il passaggio dal pubblico al privato sono stati i sindacati ed in particolare la FIOM, il sindacato dei metalmeccanici che era stato in passato trainante delle conquiste della classe operaia, con la recente firma del contratto che contrabbanda come incremento di welfare lo scambio degli aumenti salariali con l'adesione obbligatoria ai fondi integrativi di salute, uccidendo di fatto il welfare costituito della sanità pubblica e universalistica.
Nella psichiatria, nonostante le dovute eccezioni, l'uso diffuso della contenzione, il persistere della pratica dell'elettroshock, la costituzione delle REMS, non fanno che riaffermare una gestione violenta, repressiva, discriminatoria e di segregazione del malato psichiatrico, mentre sempre meno si riesce a distinguere tra quella che si configura come reale patologia psichiatrica e un disagio sociale diffuso che dovrebbe essere combattuto con forme diverse dalla cura medica repressiva.
L'indifferenza verso gli abusi perpetrati con le cure ai danni dei cosiddetti “malati psichiatrici” nasce nella diffusa convinzione che si tratti di un male necessario, che non esistano in questo tipo di società altre forme per arginare questo tipo di malessere; in realtà quello che non esiste è l'immaginazione per pensare ad una società riformata che combatta i fattori “sistemici” che creano malattia. Prevale l'impostazione “organicista”, individualista della malattia psichiatrica che ci riporta indietro praticamente alla fisiopatologia lombrosiana, sostituita oggi da una eziologia chimica altrettanto priva di basi scientifiche consolidate.
In questo quadro qualsiasi discussione sulla legge 180 del 78 potrebbe solo annullare il progetto progressista e liberatorio che l'aveva caratterizzata.

Per quanto riguarda l'aborto, il diritto del medico all'obiezione di coscienza (etica o di convenienza?) prevale sul diritto della donna di interrompere una gravidanza indesiderata con intere strutture di ginecologia che non effettuano né l'interruzione di gravidanza volontaria né quella terapeutica.
La ricorrenza della Legge 194/78 è però destinata a non cadere nel silenzio: in questo caso, infatti, esiste un movimento di massa, NON UNA DI MENO, che ha portato migliaia di donne, e non solo donne, in piazza, e che può costituire quella spinta dal basso in grado arrestare e ribaltare la deriva cui stiamo assistendo da troppi anni. E' prevista una mobilitazione nazionale sulla 194, ancora da definirsi nelle modalità, per il giorno 22 maggio 2018.
Alcune iscritte di Medicina democratica hanno partecipato nell'ottobre 2017 alla quarta assemblea nazionale di NON UNA DI MENO che si è tenuta a Pisa, e che, dopo quelle di Roma, Bologna e Napoli, concludeva l'esperienza dei tavoli di discussione sulle varie tematiche che son tornate a convergere con la redazione del Piano antiviolenza femminista ( https://nonunadimeno.files.wordpress.co ... _piano.pdf ), presentato prima della manifestazione nazionale a Roma del 25 novembre 2017, cui erano presenti alcune iscritte a MD, mentre la sottoscritta si è fermata anche il 26 novembre all'assemblea di NON UNA DI MENO.

Le affermazioni contenute nel Piano antiviolenza a proposito della salute e della sanità mostrano come la prospettiva lanciata nel Piano può essere propulsivo ad una critica totale delle modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria. Si riporta un passaggio significativo tratto dall'introduzione al Piano, e si rimanda poi alla lettura della parte “Libere di decidere sui nostri corpi. Per un pieno diritto alla salute”: “ (...) Per garantire l’autodeterminazione delle donne e delle soggettività LGBT*QIA+ è necessario ripoliticizzare la relazione tra chi eroga i servizi sanitari e chi ne usufruisce, al fine di risignificare il concetto di salute in chiave femminista. “
L'approccio intersezionale in cui si muovono le soggettività (donne, femministe, transfemministe e queer LGBT *QIA +), e cioè il combinarsi della “violenza patriarcale con forme di dominio esercitate su altre differenze oltre quella sessuale e di genere, quali l’origine geografica, la cultura, la provenienza sociale, l’abilità o la disabilità, l’età” può costituire il punto di partenza per una critica della erogazione dei servizi sanitari a tutto campo .

Secondo me Medicina Democratica nel congresso di aprile a Napoli dovrebbe dare spazio all'esperienza del movimento NON UNA DI MENO, certamente non sostituendosi alla meravigliosa capacità di autodeterminazione ed autorappresentazione del movimento, ma valorizzando alcune esperienze concrete che hanno preso forma all'interno di questo movimento.

Propongo pertanto di invitare tra i relatori del congresso, nella giornata dedicata alla sanità, le giovani femministe che hanno realizzato la mappa OBIEZIONE RESPINTA. https://obiezionerespinta.info/
Si tratta di una piattaforma creata a marzo dell'anno scorso da un gruppo di studentesse femministe di Pisa per mappare i siti di interesse per la salute sessuale e riproduttiva.
In base alle segnalazioni raccolte tramite il sito e la pagina facebook “obiezione respinta” sono mappati oltre 400 servizi tra Ospedali, farmacie, consultori, centri antiviolenza, queersultori e medici. La pagina facebook ha raggiunto i 10.000 like
I punti rossi nella mappa stanno ad indicare l'esperienza negativa di chi ha segnalato, quella verde l'esperienza positiva, ed è possibile leggere il testo della segnalazione.
E' presente anche una breve guida sui diritti delle donne che è molto utile soprattutto alle ragazze più giovani; inoltre tramite il forum è possibile fare quesiti e trovare risposte o direttamente dalle moderatrici, o da “addette ai lavori”, che via via si sono iscritte al forum, o da semplici utenti che riferiscono in base alla loro conoscenza diretta
Si tratta di una esperienza molto innovativa di partecipazione di chi direttamente usufruisce dei servizi sanitari legati alla contraccezione ed all'aborto e che costituisce una solida contrapposizione ai tentativi di erodere i diritti e l'autodeterminazione delle donne e delle soggettività LGBT*QIA+ nella sfera sessuale e riproduttiva.

antonella de pasquale