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Intervento per il Gruppo di lavoro La Salute in Europa

Forum su tematiche relative alla sanità nelle sue implicazioni sulla salute reale della popolazione, sull'organizzazione e sulle politiche sanitarie nazionali e internazionali.
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Medicina Democratica
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Intervento per il Gruppo di lavoro La Salute in Europa

Messaggio da Medicina Democratica » 11/01/2017, 21:28

di Fulvio Aurora

(Convegno per il 40esimo della fondazione di Medicina Democratica 20 e 21 gennaio 2017 Milano – Camera del Lavoro Metropolitana)

Medicina Democratica ha aderito alla Rete Europea contro la Privatizzazione e la Commercializzazione della Salute, del Lavoro Sociale e della Protezione Sociale. Estesa n molti stati della UE, con sede a Bruxelles.
La ragione è evidente: l’ondata neo liberista in atto da vari anni si sta manifestando in Italia come in tutti i paesi europei, particolarmente in quelli della Unione Europea (UE). La Sanità – che non può essere confusa con la salute – è diventata uno dei maggiori affari a livello mondiale forse superata solo dalla industria e dal commercio delle Armi. L’interesse per i possessori di denari e di divise è quindi quello di investire in questo campo. I profitti sono assicurati. Si è reso per loro necessario attaccare i sistemi pubblici che potevano e possono risultare di ostacolo a questo scopo. Nel manifesto della Rete Europea sono raccolti e spiegati i motivi della sua nascita e quindi definite gli argomenti della propria opposizione e le iniziative comuni che si vogliono realizzare (sul sito di Medicina Democratica “medicinademocratica.org” si può leggere l’intero documento).
Una scadenza è stata fissata a livello europeo a difesa dei sistemi sanitari pubblici, prevista in ogni paese per il 7 aprile di ogni anno. “approfittando” della indizione della giornata internazionale per il diritto alla salute indetta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Il lavoro di questo gruppo serve, certamente per entrare nel merito del problema, ma anche per proporre le modalità organizzative al fine di rendere concreta questa manifestazione.
Molto in sintesi delineiamo la storia del diritto alla salute in Italia e della organizzazione sanitaria che ne è seguita allo scopo di allineare tale organizzazione alla realizzazione di tale diritto:
1944: Il Comitato di Liberazione del Veneto all’interno del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), individua la necessità di costruire un sistema sanitario nazionale con al centro la realizzazione delle Unità Sanitarie Locali: organismi diffusi e decentrati su tutto il territorio.
1948: viene approvata la Costituzione della Repubblica Italiana di cui all’articolo 32 la Salute è definito diritto fondamentale.
1945-1978: il nuovo sistema non si realizza, ma sulla base delle ultime decisioni legislative del fascismo viene proposto ed attuato un sistema di assicurazioni sociali di malattia (sistema bismarkiano), o un sistema mutualistico (le famose Mutue comprese per il 90% in quella denominata INAM (istituto nazionale di assicurazione malattie).
1969-73: Dalle grandi lotte operaie e sindacali di quel periodo esce di nuovo la rivendicazione di realizzare un sistema sanitario nazionale pubblico e universale.
1972: Giulio Maccacaro, riprendendo la storia della liberazione (lui stesso appartenente alle formazioni partigiane) teorizza ed espone la centralità del nuovo sistema con un mirabile scritto: L’Unità Sanitaria Locale come sistema”, fondato sulla partecipazione della popolazione organizzata.
1978: Dopo molte discussioni, per iniziativa delle sinistre, in un clima di unità nazionale (con la DC) il parlamento approva la legge Istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (sistema Beveridge) Legge n. 822 del 23 dicembre 1978; nello stesso anno erano già uscite due leggi fondamentali: la legge n. 180 per la chiusura dei manicomi e la legge 194 per l’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG).
1979: impegno e indicazioni della federazione CGIL-CISL-UIL (convegno di Ariccia): ““la legge 833 nonostante i limiti e le contraddizioni, può permettere la creazione di un sistema basato sull’approccio preventivo, anche per quanto riguarda la cura e la riabilitazione, capace di autoregolarsi rispetto alla ricerca, alla conoscenza, al controllo, alla eliminazione dei rischi e dei danni più gravi e più diffusi che interessano i lavoratori e la popolazione. Per avviare questo processo di progressiva sostituzione del vecchio assetto sanitario basato sull’approccio individuale e privatizzato della malattia, fatto di domande di intervento sparpagliate ed incontrollabili, sia per quanto riguarda l’efficacia degli interventi stessi, sia per quanto riguarda la spesa, con un sistema basato sulla programmazione, la prevenzione e la partecipazione, occorre una grande mobilitazione ed una grande iniziativa di popolare e di massa… La Federazione CGIL-CISL-UIL assuma e colmi il vuoto legislativo di strutture partecipative, avviando a soluzione il problema scientifico della individuazione, del controllo e della eliminazione partecipata dei rischi e dei danni, tramite la costituzione di comitati di partecipazione come prima aggregazione nel territorio della USL di tutti coloro che hanno esperienza dei luoghi di vita e di lavoro nella lotta contro la nocività…”
1978 – 1992. La Riforma viene realizzata con fatica e con molte opposizioni
1992: viene approvata la legge 502 di (contro) riforma sanitaria, attenuata dalla legge 229/1999 che contempera i principi fondamentali della 833, ma al contempo accetta il nuovo sistema fondato sulla aziendalizzazione di Usl e Ospedali, che istituisce il direttore generale e i DRG.
2001: modifica del titolo V della Costituzione per aumentare il potere alle regioni in tema di sanità. Lo Stato fissa i principi generali e i LEA (livelli essenziali di assistenza); le regioni organizzano la sanità e legiferano in merito.
Da allora ad oggi: il sistema sanitario viene messo in crisi: il sistema corruttivo e clientelare già presente fin dai tempi delle USL si rafforza e il diritto alla salute subisce forti contraccolpi sia dal punto di vista culturale e ideologico domina “la prestazione” e l’aspetto quantitativo. Le poche esperienze di partecipazione spariscono e l’organizzazione della prevenzione si riduce. La sanità privata acquista più potere e più spazio, infine vengono teorizzate, di fronte ai tagli economici della sanità e del personale, forme di sanità assicurative e integrative. La strada per la modifica sostanziale del sistema sanitario è aperta.
Ancora in Italia pur essendo il sistema sanitario sulla via della sua degenerazione spinta ed evidente, non si è realizzato un sistema assicurativo generalizzato. Va sottolineato che il processo degenerativo nei paesi dove era in atto l’idea Beveridge, è stato profondamente colpito e mutato. In particolare il primo paese che l’aveva adottato, il Regno Unito ha subito il maggior attacco ed è stato destrutturato in termini di servizio sanitario nazionale (Health National Service); stessa sorte l’ha trovata più recentemente il servizio sanitario pubblico spagnolo. Nel documento della Reta europea citata si entra nel merito con spiegazione ed esempi concreti. Gli altri sistemi sanitari di assicurazione sociale, come la Francia e la Germania, stanno pure subendo modifiche peggiorative e derive privatizzanti. La differenza rispetto a noi è che in quei paesi, esistono movimenti nazionali che lottano per la sanità pubblica universale. In Italia i movimenti di lotta sono presenti, ma sono molto locali, faticano ad integrarsi ed unirsi. A livello popolare non è ancora maturata la coscienza collettiva che si organizza, opera e lotta a livello nazionale.
Diventa quindi indispensabile dare un segnale, come la manifestazione prevista per il 7 aprile, assumendo la piattaforma della Rete europea che dà anche il segno di una risposta più ampia e che trascende ogni situazione nazionale.
Per la sanità in Europa, noi rivendichiamo:
Un accesso ugualitario alle cure, ovunque, per tutti, senza alcuna restrizione. Ciò presuppone
che l’offerta universale delle cure, e dunque la loro accessibilità, sia indipendente dalla capacità
individuale di pagare.
Poiché la salute è un bene comune, bisogna promuovere e ristabilire meccanismi di finanziamento
pubblico e collettivo, come lo sono stati i principali sistemi di protezione sociale subito
dopo la guerra. Per realizzare un finanziamento solidaristico e un accesso universale alle cure,
è necessario preservare la protezione sociale dagli appetiti delle assicurazioni private. I sistemi
sanitari devono essere finanziati esclusivamente da una protezione sociale pubblica, l’unica in
grado di mettere in opera e perseguire politiche e pratiche che mirano al rispetto del diritto alla
salute, consentendo a tutte e a tutti un uguale accesso alle cure.
Tutta la popolazione deve vigilare sulla gestione, la difesa e il miglioramento della salute. Bisogna
stabilire forme di partecipazione degli assicurati sociali e degli utenti, al fine di costruire servizi
sanitari democratici. Bisogna valutare le performance in termini di salute e non di risultati finanziari,
e mettere a disposizione risorse sufficienti per raggiungere tale scopo.
Per curare meglio bisogna affrontare le cause delle cause delle malattie, come i determinanti
sociali di salute. Rivendichiamo il beneficio per la salute legato all’esistenza di uno zoccolo di diritti
reali garantiti a tutta la popolazione, come il diritto a un impiego e a un reddito dignitoso, alla casa,
all’acqua potabile e all’energia, all’uguaglianza tra uomo e donna, all’educazione, alla cultura...
Esigiamo dai governi europei, dalla Commissione e dagli eletti al Parlamento Europeo che riformulino,
mettano in atto e perseguano politiche e pratiche volte a rispettare il diritto alla salute,
permettendo a tutte e a tutti un uguale accesso alle cure. Per questo, è indispensabile investire
massicciamente nella sanità pubblica, nella prevenzione e promozione della salute, nelle cure
primarie.
Per preservare il bene comune della salute, neanche un Euro di soldi pubblici deve finanziare il
privato commerciale, perché la salute non è una merce. L’Europa non deve solo consentire a ogni
Stato di continuare a proteggere i propri dispositivi di protezione sociale e sanitaria dalle regole
del mercato, ma deve anche incoraggiare i Paesi a finanziare adeguatamente tali dispositivi.
Deve altresì consentire agli operatori pubblici di mantenere all’interno della sfera non commerciale
l’insieme dei servizi logistici, così come i prodotti, servizi e materiali essenziali a sistemi
sanitari di qualità (farmaci, ricerca, presidi medici, protesi...).
Porre fine alle disuguaglianze in salute significa porre fine alla miseria, alla disoccupazione, alla
precarietà e all’esclusione per i 125 milioni di poveri che vivono in Europa, comprese le minoranze
come i Rom, i lavoratori migranti extracomunitari oggi vittime di condizioni di esistenza miserevoli
e di attentati alla dignità umana.
Le politiche di austerità in Europa nuocciono alla salute e aggravano la situazione delle popolazioni.
La messa in atto di un programma europeo di difesa della salute, del lavoro sociale e della
protezione sociale presuppone la fine dei piani di austerità applicati ovunque in Europa. La salute
e i diritti umani devono prevalere sulle logiche finanziarie e legate al profitto.
Ancora, si tratta di mettere in atto, su iniziativa dell’UE, un programma di risarcimento dei danni
alla salute per le popolazioni colpite da tali politiche, di ripristinare l’accessibilità e la qualità delle
cure, soprattutto nei Paesi che si sono visti imporre piani di tagli come condizione per ricevere
dall’Europa un aiuto finanziario.
Tra la finanza e la salute bisogna scegliere. La popolazione europea non è responsabile del
debito sovrano. Non è né la sanità, né la protezione sociale che bisogna ridurre, tagliare, amputare.
La finanza e l’economia devono essere al servizio del benessere della popolazione, e non
il contrario.
Esigiamo la cessazione immediata delle negoziazioni del TTIP. Le norme
sociali e ambientali devono essere armonizzate verso l’alto e
tendere costantemente a una migliore salute delle popolazioni.
I Paesi devono potere continuare a stabilire norme che
regolano il settore sanitario, in particolare verso finalità non
lucrative. La salute e la protezione sociale devono essere
protette da ogni attacco. La salute e la protezione sociale
devono essere ritirate dalla direttiva sugli appalti pubblici.

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