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traccia per il gruppo lavoro ambiente

Forum su tematiche relative agli ambienti di vita e lavoro, alle nocività ed ai loro impatti sulla salute.
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Marco Caldiroli
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traccia per il gruppo lavoro ambiente

Messaggio da Marco Caldiroli » 15/01/2017, 14:44

Proposta di traccia per il gruppo di lavoro : Ambiente e Lavoro Convegno per i 40 anni di Medicina Democratica

Occorre innanzitutto intendersi sul termine Lavoro che, in questo contesto, richiama non l’attività umana in sé ma l’insieme delle filiere produttive finalizzate al soddisfacimento dei bisogni umani e sociali (di base e indotti) ovvero la produzione : tutti i passaggi “antropici” attuati (scelti tra le diverse alternative tecniche e sociali) per realizzare merci di ogni genere – cibo compreso - dalla estrazione delle materie, alla loro trasformazione alla loro gestione post-consumo.
Ognuna di queste fasi, in funzione del ciclo produttivo adottato, determina impatti ambientali e, quindi, sulla salute. Medicina Democratica è, dalle suo origini, caratterizzata dalla analisi e dalla critica dei cicli produttivi per individuare le alternative a minore impatto come pure per identificare quei processi/materie da escludere dalla produzione a causa della loro insostenibilità. Qualcosa di simile è nei programmi del movimento per la decrescita che non si identifica solo nella necessaria ricerca di “compatibilità” dei processi di riproduzione antropici e nel loro alleggerimento quantitativo ma propone criteri discriminanti tra filiera e filiera produttiva distribuendo gli obiettivi di riduzione necessarie in modo differenziato e in funzione degli specifici impatti. Un “criterio” verrà proposto nella parte finale di queste note.
Negli ultimi anni questa attività si è espressa principalmente in campo processuale, per portare a giustizia i danni del passato (amianto - Eternit, ecocidi – Porto Marghera - morte operaia per malattie professionali) e del presente (Thyssen Krupp – morte operaia per infortuni), quasi sempre questi processi avevano delle “appendici” ambientali. Non sono mancati e non mancano i rapporti con le realtà locali che si battono contro impianti/realtà ad elevato impatto esistenti o in progetto. Frammenti di una potenziale rete di contatti, di condivisione e di azione comune da sviluppare per attuare quella democrazia che è fatta di lotta per il cambiamento e contestualmente di progetto di cambiamento.
Il secondo corno della questione, l’ambiente, è legato nella lettura e nella proposta di MD al tema della salute : l’affermazione del “bisogno” di un ambiente salubre e contro ogni forma di nocività è la concreta attuazione del principio costituzionale del diritto alla salute. L’esito del referendum costituzionale non va solo letto come un “pericolo scampato” ma come una occasione per riprendere il filo dei temi della attuazione della legge fondante la Repubblica, ancor più a fronte del rinnovato interesse alla politica quando si tratta di temi universali.
L’influenza delle condizioni ambientali sulla salute collettiva e individuale è diventata un determinante al punto che il corpo umano è una delle matrici tramite cui misurare e identificare il livello del degrado ambientale. Non solo in termini di contaminazione (accumulo di sostanze o effetti per esposizioni acute) ma anche in termini di modifica a livello di DNA. L’epigenetica sta facendo luce su tale processo e sulle sue conseguenze.
Un primo aspetto da considerare riguarda l’eredità del mondo della produzione del passato ovvero la contaminazione dei siti connessa ad aree dismesse o ancora in attività. L’incancrenimento, a seguito di errori perpetuati per decenni, della situazione relativa al polo ILVA di Taranto ne è un esempio agli estremi degli impatti ambientali e sulla salute (dei lavoratori come delle popolazioni esposte). Rappresenta, contestualmente, l’inefficacia – ai fini della riconversione - della conduzione della lotta, su un unico versante, quello della popolazione (e poi della magistratura).
Nei paesi ad elevata industrializzazione una serie di normative in diversi ambiti (outdoor, indoor, in ambito lavorativo , produttivo e della fase post-consumo) cercano un impossibile compromesso di “sostenibilità”, compromesso peraltro minacciato e ridiscusso perennemente dai vincoli posti dalla forma di valorizzazione del capitale corrente – la globalizzazione dei mercati e il superamento delle realtà nazionali. Se è indispensabile fare i conti con i disastri del passato (uno dei fattori del “boom economico” italiano e non solo) è altrettanto necessario evitare la perpetuazione di vecchi e nuovi errori basati sulla “impellente” parola d’ordine della crescita per la crescita.
Non è un caso che le prime norme, al di là della loro imperfezione, che cadono sotto la falce (rendendole di fatto inattive) delle iniziative di “crescita” sono quelle che regolamentano le procedure autorizzative per gli aspetti ambientali (es VIA, VAS, VIS) e l’esclusione di fatto dalla partecipazione delle popolazioni da queste ultime come da quelle che regolamento il contenuto “tecnico” (es. autorizzazioni integrate ambientali, AUA). Procedure che si convertono o vengono fatte convertire nel loro contrario, da modalità per l’emersione di ogni criticità ed esame delle alternative a forme di ricerca del consenso e di occultamento delle nocività.
In tale contesto non è un caso che diventano sempre più forti le spinte per modifiche “al ribasso” della normativa sulla sicurezza sul lavoro che rappresenta un caso di sostanziale adeguatezza legislativa a fronte della calante capacità di autoorganizzazione in fabbrica su questi temi (anche la tendenza alla ri-centralizzazione della vigilanza va in questa direzione).
In questo contesto contare sulla “green economy”, moderna forma di paternalismo del capitalismo che si autopropone come la soluzione di ogni problema creato da sé medesimo, sarebbe ingannevole. La vera “industria verde” è quella ridisegnata da chi ci lavora e da chi ne subisce le conseguenze ambientali.
Sono temi che riguardano tutte le filiere e necessitano di considerare le peculiarità di ognuna per trovare modi e mezzi di intervento per il cambiamento.
L’energia è la componente fondamentale di ogni processo antropico, il superamento di una società “termica” basata sull’utilizzo dei combustibili fossili è essenziale e coinvolge non solo il dato ambientale diretto (estrazione di materiali, emissioni, rifiuti ecc) e le lotte puntiformi rispetto a progetti e/o impianti esistenti ma una diversa visione anche della “infrastruttura” connessa. Produzione e autoproduzione, diversificazione delle fonti e netto spostamento verso le “vere” rinnovabili (non lo sono, per MD, i rifiuti e diverse modalità di utilizzo delle biomasse), distribuzione, riduzione e risparmio energetico sono temi su cui fondare il discorso dell’alternativa.
La produzione industrializzata degli alimenti, dalla agricoltura alla trasformazione, pone ben specifiche questioni a partire dal dato “unificante” delle fonti energetiche. L’utilizzo di fertilizzanti chimici, pesticidi, sementi brevettate, l’uso intensivo di acqua e macchinari pesanti, ha aggravato il problema della fame nel mondo e contribuito pesantemente alla sua contaminazione.
L’agroecologia nelle sue diverse articolazioni rappresenta l’alternativa : lotta contro gli OGM, contro la brevettibilità del vivente, per la riconversione biologica dell’agricoltura con coerenti programmi di sviluppo rurale tesi a rendere convenienti e premianti per i produttori questa scelta. L’obiettivo è quello di un ecosistema agricolo equilibrato, incentivando la nascita dei Biodistretti, sull’esempio di quello di Panzano in Chianti e della Carta di Panzano, a difesa della salute umana, della qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo come elemento centrale degli equilibri della biosfera e come luogo di produzione salubre del cibo.
Le produzioni industriali rimangono il centro dell’intervento, qui si intrecciano tutti i temi : modo di produzione, contenuto delle merci (e quindi gestione dei rifiuti), rapporti lavorativi, modello economico e sociale. Le possibilità di una conversione in senso “ecologico” (di riduzione degli impatti) si gioca su tutte le articolazioni suddette della forma reale della riproduzione del capitale e delle sue contraddizioni (oggi nel “vestito” della globalizzazione).
In “gioco” sono tutti i soggetti potenziali del cambiamento e con tutti vanno condotte le azioni per una inversione di direzione. Oggi è difficile identificare la composizione di una “classe generale” che, lottando, cambia le condizioni di tutte le altre realtà, come pure il lavoro non è più, di per sé, espressione e riconoscimento della dignità personale e collettiva. Ma non è un problema nuovo, nell’ambito della tutela della salute, anche nei periodi di maggiore “contropotere” del movimento operaio il tema della salute in fabbrica era minoritario e attivo per lo più nelle aziende di maggiori dimensioni.
Non solo la difficoltà è nei rapporti di forza nel mondo del lavoro e nella società, completamente ribaltati, ma vi è anche la necessità di ripensare il momento del lavoro stesso, a partire dalla sua entità (orario) rispetto alla garanzia di un reddito adeguato ai bisogni primari.
Il tema del post consumo (rifiuti), infine, è un tema su cui i movimenti sono attivi (es RifiutiZero) e sul quale vi è una ampia conoscenza e condivisione nonché sono numerosi gli interventi che in passato e attualmente vedono MD in primo piano e come uno dei riferimenti principali disponibili.
Il lavoro di presa di coscienza – indispensabile per la conduzione di lotte, dentro e fuori le fabbriche – è contestuale al lavoro di conoscenza e costruzione di un “sapere” popolare. Nella costruzione di reti, movimenti, realtà locali la sfida è quella di andare oltre la fissazione di un obiettivo per definire un progetto di alternativa. Per rimanere al nostro tema , a partire da una alternativa alle produzioni di morte e di malattia.
Una possibile iniziativa con valenza universale, articolabile a livello locale e nella condivisione con le altre realtà, è quella del “MAC ZERO per i cancerogeni”. Si tratta di un obiettivo che caratterizza da sempre MD e le punte più avanzate del movimento operaio.
L’elaborazione su questo tema è ampia e scientificamente fondata dai contributi di Giulio Maccacaro, a quelli di Luigi Mara e Lorenzo Tomatis.
Individua un fattore di riconversione di base dell’industria: oltre all’energia la chimica è fondamento di ogni produzione. La discussione e l’iniziativa sulla sua attuazione favorirebbe il contatto e la condivisione tra le realtà di fabbrica e quelle ambientaliste nei territori.
Ha una valenza europea – e quindi un obiettivo “esportabile” - in quanto la normativa sulla chimica (e sul suo “mercato”) è costituito dal regolamento REACH e i cancerogeni costituiscono un tema oggetto di evoluzione e decisioni extranormative su cui la pressione popolare può avere un effetto determinante (ricordo il “precedente” dell’amianto).
Su tale aspetto va detto, non per polemica, ma per impostare una discussione che la Confederazione Europea dei Sindacati (Ces) ha adottato una risoluzione nel dicembre 2014 che da un lato chiede la definizione di un programma internazionale per l’Eliminazione dei tumori professionali e dall’altro chiede la revisione della direttiva sugli agenti cancerogeni nei luoghi di lavoro con la individuazione di valori limite vincolanti per 50 sostanze particolarmente pericolose.
La definizione di limiti occupazionali per i cancerogeni (mutageni e teratogeni) non è il nostro obiettivo, rimanendo sotto il profilo normativo l’azione dovrebbe essere invece quella di caricare maggiormente quanto già previsto (Dlgs 81/2008) ovvero evitare o ridurre “l'utilizzazione di un agente cancerogeno o mutageno sul luogo di lavoro in particolare sostituendolo, se tecnicamente possibile, con una sostanza o una o un procedimento che nelle condizioni in cui viene utilizzato non risulta nocivo o risulta meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavoratori” : sostituzione o ciclo chiuso.
Una campagna ben costruita ed estesa a tutti i soggetti del cambiamento costituirebbe il nucleo di una ripresa dell’iniziativa e un passo fondamentale verso il superamento della presunta dicotomia lavoro-(ambiente)-salute.

Marco Caldiroli
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Re: traccia per il gruppo lavoro ambiente

Messaggio da Marco Caldiroli » 18/01/2017, 9:32

Metto a disposizione un contributo di Edoardo BAI "trasversale", utile per i gruppi e i temi Salute-Lavoro; Lavoro-Salute; Epidemiologia.

OCCAM è un sistema informativo per il calcolo del rischio cancerogeno nei diversi comparti produttivi. E’ in grado anche di calcolare il Rischio relativo per singola azienda o per cluster di aziende che vengono raggruppate in base alla esposizione alle medesime sostanze cancerogene e con ciclo produttivo simile.
E’ possibile quindi eseguire una mappatura completa del rischio cancerogeno per tutte le aziende di un determinato settore, oppure per tutte quelle presenti in un ambito territoriale predeterminato.
La Regione Lombardia ha già effettuato una mappatura del rischio cancerogeno, implementando un progetto che prevedeva controlli in ambiente di lavoro effettuati dai Servizi territoriali per verificare la presenza, nei cicli lavorativi, di sostanze cancerogene. In realtà tale mappatura è stata effettuata, alla luce delle risorse disponibili, soltanto in alcuni comparti lavorativi ed in un numero di aziende limitato.
IL quadro che ne è derivato è quindi parziale, e non è scevro da possibilità di valutazioni non del tutto dimostrative. Infatti misure ambientali per la quantificazione delle esposizioni sono state effettuate a campione, previo accordo con le direzioni aziendali. I risultati sono stati utilizzati per elaborare documenti (vademecum) che servissero da guida per i controlli ambientali nelle aziende dello stesso settore.

A differenza del progetto della Regione Lombardia, OCCAM non è in grado di valutare le esposizioni, ma è un potente strumento per la verifica degli effetti, anche se, per forza di cose, tali effetti risalgono ad esposizioni pregresse, dovendo scontare la latenza fra esposizione a cancerogeni e manifestazione del tumore. Il vantaggio consiste nel fatto che, vista la facilità del calcolo del Rischio Relativo, che è completamente automatizzato, è possibile mappare il rischio cancerogeno in tutte le aziende presenti in una determinata zona. La presenza di un elevato Rischio di tumore professionale, anche se pregresso, costituisce una valida guida per la programmazione degli interventi ispettivi, specie se detta programmazione tiene conto dell’esperienza maturata sul campo dai Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro. Illustriamo di seguito la mappatura che stiamo eseguendo con la ASL città di Milano.

In Lombardia, il sistema OCCAM dispone del data-base dei ricoveri ospedalieri per il periodo 2001-2008. Dalle SDO vengono estratti ed analizzati soltanto alcuni tumori; quelli elencati di seguito, seguiti dal codice ICD 9.

Fegato,155
Pancreas,157
Nasosinusali,160
Laringe,161
Polmone,162
Mesotelioma,163
Tessuti molli,171
Mammella,174
Vescica,188
Linfatico ed emopoietico,201-208
Leucemia,204-208

Se si eccettuano il mesotelioma ed il tumore del naso, si tratta di tumori a bassa frazione etiologica, caratterizzati da elevata frequenza nella popolazione e multifattorialiltà delle cause; questo tumori non possono essere studiati con interviste a tutti i casi su poche e ben determinate esposizioni (es amianto, polvere di cuoio…) ma debbono esser indagati identificando tra tutti i casi insorti in una popolazione solo quelli potenzialmente esposti a rischi lavorativi ed approfondendo solo questi ultimi.

Per effettuare la mappatura è sufficiente ottenere l’elenco delle aziende del territorio e verificare, azienda per azienda, la presenza di questi tumori. I dati ottenuti da OCCAM si esportano su Epiinfo (sistema di calcolo elaborato dal CDC di Atlanta, disponibile gratuitamente) e si verifica il Rischio Relativo (RR).
In questo caso lo studio caso-controllo si configura come uno studio caso controllo di popolazione basato sui casi incidenti del periodo in cui:
• I casi esposti sono le persone che si sono ammalate della patologia in esame e che hanno lavorato nella/e azienda/e studiata/e
• I controlli esposti sono le persone prive di malattia estratte dal campione di popolazione e che hanno lavorato nella/e azienda/e studiata/e
• Il gruppo dei non esposti (casi da SDO e controlli dalla Anagrafe) è costituito dalla categoria di riferimento utilizzata da OCCAM composta da lavoratori che abbiano lavorato solo nel settore terziario (banche assicurazioni, grande distribuzione…) e residente nell’area e nel periodo in esame

La ASL di Milano possiede un elenco informatizzato e completo delle aziende attive nella città di Milano.
Abbiamo incrociato il data base della ASL con quello da noi recuperato presso l’INPS (composto dalle aziende ove avevano lavorato i casi e i controlli inclusi nello studio OCCAM).
Sono risultate 1309 aziende presenti in tutti e due gli elenchi. Abbiamo quindi eseguito il calcolo degli RR di queste aziende, nel caso che nell’azienda fosse presente un numero di tumori dello stesso tipo superiori a tre. Riassumiamo di seguito i risultati finora ottenuti.

Aziende RR>1 P<0,05 P>0,05 AZIENDE CON
tumori della pleura
INF. A3 AZIENDE CON TUMORI NASALI INF. A TRE
1309 119 50 59 28 12



Per i Rischi Relativi aumentati significativamente, è possibile verificare il settore di appartenenza. 18 aziende segnalate per questo motivo appartengono al settore edile, 11 sono metalmeccaniche, 6 appartengono al comparto chimiche, 2 farmaceutiche, 2 tessili, 3 alle costruzioni elettriche, 3 al settore gas, 2 alle stampe, 2 alimentari, 1 ai trasporti e una carrozzeria.
In conclusione, su 1309 aziende mappate ben cinquanta hanno un Rischio relativo per tumore a bassa frazione etiologica significativamente aumentato. Cinquantanove aziende presentano un RR superiore a 1, anche se non è statisticamente significativo (P>0,05). Deve essere tenuto presente che la maggioranza delle aziende esaminate sono di modeste o modestissime dimensioni e che noi abbiamo a disposizione soltanto 8 anni di SDO. Perciò anche queste ultime aziende debbono essere prese in considerazione nella elaborazione dei programmi ispettivi: le piccole dimensioni infatti non consentono di escludere un rischio reale, anche se non si raggiunge la significatività statistica.
D’altro canto, per le aziende con rischio statisticamente significativo, bisogna considerare che spesso il piccolo numero di tumori (3 o 4 ca nella medesima sede) non consente un giudizio definitivo. Tenuto conto che la elaborazione da noi effettuata ha lo scopo di segnalare situazioni che meritano un approfondimento, cioè una indagine da parte dello SPSAL, non occorre raggiungere la certezza circa la origine professionale dei tumori.

Abbiamo infine segnalato anche le aziende con uno o due tumori ad alta frazione etiologica, ciè tumori della pleura o tumori nasosinusali. In Lombardia esiste un registro mesoteliomi e un registro dei tumori nasosinusali, perciò i Servizi dovrebbero già possedere l’informazione; abbiamo ugualmente fornito l’elenco per una opportuna verifica di completezza dell’informazione.
Le aziende segnalate sono in tutto 159, che è ancora un numero eccessivo per poter programmare un intervento ispettivo nella totalità dei casi. Allo SPSAL il compito di elaborare un programma definitivo, sulla base delle conoscenze già acquisite grazie alle attività ispettive , alla documentazione sui cicli posseduta dai servizi, e ai dati di letteratura che possono essere reperiti sul sito OCCAM (matrice).

sergio.pettirossi
Messaggi: 3
Iscritto il: 13/01/2018, 20:27

Re: traccia per il gruppo lavoro ambiente

Messaggio da sergio.pettirossi » 14/04/2018, 19:07

Casualmente, ho scoperto, che nel 2016 con il DLGS N.159 del 1 agosto 2016 , e' stato modificato il decreto 81/2008 inerente la salute e la sicurezza dei lavoratori esposti a campi elettromagnetici.
Il testo che recepisce una direttiva UE , tra le novità' che introduce afferma: " l'art 207 del decreto 81/2008, e' sostituito dal seguente: 1. Ai fini del presente capo si intendono per : 2) effetti biofisici diretti , effetti provocati direttamente nel corpo umano a causa della sua presenza all'interno di un campo elettromagnetico, che comprendono:
1) ......
2) effetti non termici , quali la stimolazione di muscoli , nervi, e organi sensoriali (vista e udito?). Tali effetti possono essere di detrimento per la Salute
Mentale
e fisica dei lavoratori esposti.
Inoltre , la stimolazione degli organi sensoriali può' comportare sintomi transitori quali vertigini e fosfeni.
Inoltre, tali effetti possono generare disturbi temporanei e influenzare le capacità cognitive o altre funzioni cerebrali o muscolari e possono , pertanto influire negativamente sulla capacita' di un lavoratore di operare in modo sicuro."
Quindi , se ho ben capito, l'esposizione ai campi elettromagnetici non solo provoca la cosiddetta "scossa" come si riteneva una volta, ma addirittura provoca disturbi mentali?
Che genere di patologie psichiatriche possono essere ricondotte all'esposizione ai campi elettromagnetici?
I disturbi cognitivi di cui si fa riferimento a cosa si riferiscono precisamente?

Un Cordiale Saluto

Sergio Pettirossi
RLS

sergio.pettirossi
Messaggi: 3
Iscritto il: 13/01/2018, 20:27

Re: traccia per il gruppo lavoro ambiente

Messaggio da sergio.pettirossi » 03/06/2018, 23:11

La telediffusione, cioe' la comunicazione di immagini e suoni in diretta e in movimento, può' nuocere alla salute.
Siamo immersi in una miriade di campi elettromagnetici che , come e' noto, attraversano con facilita' anche i muri e e le gallerie etc...
Se la legge italiana riconosce che debbano essere sanzionati i datori di lavoro che espongono i lavoratori a campi elettromagnetici, vuol dire che e' ormai dato per certo che i campi elettromagnetici provocano danni alla salute, e non solo a quella dei lavoratori, ma anche a quella di tutta la popolazione.
Perche' la Telediffusione e' in grado di raggiungere ogni luogo, compreso lo spazio aereo.
Di fronte all'esposizione a dei campi elettromagnetici, come si ci difende?
Non esistono tute o indumenti in grado di proteggere la popolazione dai campi elettromagnetici, bisogna prevenirli e reprimere la telediffusione nociva.
E' anche difficile intercettarli ,perche' possono essere prodotti da sorgenti in movimento a distanza.
Quindi che fare?
L'istituzione del catasto nazionale e regionale degli impianti di telediffusione dovrebbe servire a questo scopo cioè' individuare i siti che trasmettono campi elettromagnetici nocivi, ma vengono svolte indagini efficaci in merito?
Il Governo esercita un azione efficace contro la telediffusione nociva alla popolazione?
Non si ha notizia di un sito sequestrato o interdetto perche' nocivo alla salute.
Su queste vicende si mantiene la massima discrezione oppure e' omertà'?
Si vuole colpire i responsabili che causano malattie alla popolazione oppure no?
Credete , forse che chi possiede tre reti nazionali e un impero multimediale investa li i suoi miliardi per fare profitto sulla pubblicità'?
Non credo proprio!
La pubblica ottusità' ha premiato con il voto l'impero multimediale, come tanti topolini seguono il pifferaio magico e non si rendono conto dell'imbroglio multimediale.

Un Cordiale Saluto

Sergio Pettirossi

RLS

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