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vaccinazioni, libertà e repressione

Forum su tematiche relative ai diritti, ai beni pubblici, alla prevenzione, alla partecipazione e alle loro implicazioni sulla salute.
zampa di castoro
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Iscritto il: 26/12/2016, 11:02

Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da zampa di castoro » 12/05/2017, 20:30

Vorrei sapere se è prevista una presenza organizzata in solidarietà con Miedico per il 20 maggio davanti alla sede dell'ordine dei medici e se se tale ipotesi avrà uno spazio di discussione nell'incontro della rete di sostenibilità e salute di domani, 13 maggio

eiseranoemi
Messaggi: 2
Iscritto il: 12/05/2017, 9:02

Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da eiseranoemi » 13/05/2017, 10:18

in merito a quel che scrive caldiroli, da medico di famiglia di lungo corso, avrei queste considerazioni.
Punto 1: le evidenze scientifiche sono imprescindibili, nell'ipotesi che siano vere, perchè la salute pubblica non può che basarsi su di esse e sui grandi numeri. E' l'attenzione del medico/pediatra di riferimento valutare e consigliare caso per caso, perchè ogni organismo è a sè. Però, scusa, l'opinione dei laici in questi temi è pericolosa. La gente si fa influenzare di più dall'opinione di un artista famoso, che da quella di un premio nobel! E' doveroso informare la popolazione, ma il paragone con centrali nucleari, carbone ecc mi pare fuori luogo..in questi casi tutte le evidenze mediche dicono che l'esposizione fa male...è quella economica che fa bene. Si confrontano cose diverse, sulle quali effettivamente la popolazione ha avuto e dovrebbe sempre il sacrosanto diritto di esprimersi. Va tenuta, come si diceva sopra una seria anagrafe vaccinale e i vaccinati vanno monitorati nel tempo, e sono i medici prescrittori, visto che parliamo di vaccinazioni al momento solo consigliate, che dovrebbero essere attivi in tal senso, magari con l'obbligo, loro, di farlo. Punto 2: daccordo 100%. Punto 3: A. Sicuramente sì; B: dibattiti pubblici, ma, come dicevo, l'opinione dei non addetti ai lavori non può pesare come quella di infettivologi ecc.; C: giustissimo sorvegliare in modo speciale i vaccini "grigi". E' il discorso di prima: si deve attivare una rete di medici "vaccinatori" che lo faccia e trasmetta i dati. I medici in Italia non segnalano neanche le reazioni avverse ai farmaci!!!!! E poi l'obbligatorietà dei vaccini importanti (cioè per le malattie gravi) è imprescindibile, per tutelari tutti i bambini della società allo stesso modo. Così come è obbligatori mettere il casco o la cintura di sicurezza. Personalmente sarei una anti obbligo totale, io mi tutelo lo tesso. Ma poi chi paga per chi non lo fa e muore lasciando bimbi o finische in sedia. Chi paga i postumi di un poliomielitico che non si è vaccinato? Purtroppo la libertà assoluta individuale confligge speso con l'interesse della società. Dovrebbe bastare il buon senso ed il senso civico di ciascuno di noi, ma sappiamo che non è così, e così fioccano obblighi, divieti ecc nella speranza che serva a tutelare il bene comune

marcofra
Messaggi: 3
Iscritto il: 02/06/2017, 14:31

Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da marcofra » 04/06/2017, 11:08

Ottimo articolo!
Io sono contro ogni legge che obbliga le vaccinazioni. Secondo me è solo un gioco per fare entrare i soldi nelle casse. È molto difficile farsi una propria opininione quando tutti hanno la stessa. Ogni cittadino dovrebbe avere il diritto di dire no o si e di assumere i propri rischi! 8-)

Marco Caldiroli
Messaggi: 65
Iscritto il: 21/12/2016, 18:25

Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da Marco Caldiroli » 22/06/2017, 12:00

da La Repubblica.it di oggi

La Corte Ue: il consenso scientifico non è indispensabile per provare i danni di un vaccino difettoso
Secondo i giudici bastano indizi gravi, prossimità temporale tra farmaco e malati e assenza di casi in famiglia



21 giugno 2017



IL DIFETTO di un vaccino e il nesso di causalità tra questo difetto e una malattia possono essere provati con un complesso di indizi gravi, precisi e concordanti. Anche in mancanza di consenso scientifico. Lo ha deciso con una sentenza la Corte di Giustizia europea, occupandosi di una causa che vede opposti un cittadino francese, ammalatosi di sclerosi multipla, e Sanofi Pasteur, produttrice di un vaccino contro l'epatite B.

I motivi. La prossimità temporale tra la somministrazione del vaccino e l'insorgenza di una malattia, l'assenza di precedenti medici personali e familiari della persona vaccinata e l'esistenza di un numero significativo di casi repertoriati di comparsa di tale malattia a seguito di simili somministrazioni possono eventualmente costituire indizi sufficienti a formare una simile prova, secondo i giudici di Lussemburgo.

La storia. A W. è stato somministrato, tra fine '98 e metà '99, un vaccino contro l'epatite B prodotto da Sanofi Pasteur. Nell'agosto del '99, W. ha iniziato a manifestare disturbi, che hanno condotto, nel novembre 2000, alla diagnosi di sclerosi multipla. W. è deceduto nel 2011. Ma fin dal 2006 lui e la sua famiglia avevano promosso un'azione giudiziaria contro Sanofi Pasteur per ottenere un risarcimento del danno che W. affermava di aver subìto a causa del vaccino.

I passaggi. La Corte d'appello di Parigi, chiamata a pronunciarsi, ha dichiarato, in particolare, che non vi è consenso scientifico sul nesso di causalità tra la vaccinazione contro l'epatite B e l'insorgenza della sclerosi multipla. E per questo ha respinto il ricorso.
La Corte di cassazione francese, davanti cui la sentenza è stata impugnata, ha chiesto alla Corte di giustizia se, nonostante l'assenza di consenso scientifico e tenuto conto del fatto che, secondo la direttiva dell'Unione sulla responsabilità per danno da prodotti difettosi, spetta al danneggiato provare danno, difetto e nesso di causalità, il giudice possa basarsi su indizi gravi, precisi e concordanti per ravvisare il difetto del vaccino e il nesso di causalità con la malattia. Nel caso in questione viene fatto riferimento, in particolare, alle eccellenti condizioni di salute pregresse di W., alla mancanza di precedenti familiari e al collegamento temporale tra vaccinazione e comparsa della malattia.

La sentenza. Nella sentenza, la Corte considera compatibile con la direttiva un regime probatorio che autorizza il giudice, in mancanza di prove certe e inconfutabili, a concludere che sussistono un difetto del vaccino e un nesso di causalità tra quest'ultimo e una malattia sulla base di un complesso di indizi gravi, precisi e concordanti, qualora tale complesso di indizi gli consenta di ritenere, con un grado sufficientemente elevato di probabilità, che una simile conclusione corrisponda alla realtà.
Inoltre, escludere qualunque modalità di prova diversa dalla prova certa tratta dalla ricerca medica avrebbe l'effetto di rendere eccessivamente difficile o, quando la ricerca medica non permette di stabilire né di escludere l'esistenza di un nesso di causalità, addirittura impossibile far valere la responsabilità del produttore, il che comprometterebbe l'effetto utile della direttiva nonché i suoi obiettivi (cioè tutelare la sicurezza e la salute dei consumatori e garantire una giusta ripartizione dei rischi insiti nella produzione tra il danneggiato e il produttore).

La precisazione. La Corte precisa, tuttavia, che i giudici nazionali devono assicurarsi che gli indizi prodotti siano effettivamente sufficientemente gravi, precisi e concordanti da consentire di concludere che l'esistenza di un difetto del prodotto appare, tenuto altresì conto degli elementi e degli argomenti presentati a propria difesa dal produttore, la spiegazione più plausibile dell'insorgenza del danno. Nella fattispecie, la Corte rileva che la prossimità temporale tra la somministrazione di un vaccino e l'insorgenza di una malattia, la mancanza di precedenti medici personali e familiari correlati a detta malattia nonché l'esistenza di un numero significativo


di casi repertoriati di comparsa di tale malattia a seguito di simili somministrazioni sembrano, a prima vista, costituire indizi la cui compresenza potrebbe indurre un giudice nazionale a concludere che il danneggiato ha assolto l'onere della prova su di lui gravante.

Marco Caldiroli
Messaggi: 65
Iscritto il: 21/12/2016, 18:25

Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da Marco Caldiroli » 09/07/2017, 12:01

Per opportuna conoscenza inoltro il testo che segue tratto da http://www.quotidianosanita.it/lettere- ... 52451&fr=n

Saluti


Un’alternativa all’attuale decreto vaccini? Ecco la nostra proposta


07 LUG - Gentile direttore,
in un suo recente intervento, ripreso anche da Quotidiano Sanità, il Prof. Burioni ha sostenuto: “Chi si oppone a questa legge deve proporre un'alternativa altrimenti ci scappa il morto”.
 
Siamo d’accordo che sia utile essere costruttivi, ed ecco la nostra proposta, che in sostanza si può riassumere in cinque punti.

1) Affrontare con decisione l’urgenza “morbillo”, puntando a una copertura vaccinale del 95%, con introduzione temporanea dell’obbligo vaccinale in tutte le realtà locali che presentino dati di copertura inferiori, come documentato dall’anagrafe vaccinale informatizzata di cui al punto 4.
La strategia deve includere un’offerta attiva anche verso soggetti suscettibili di altre classi di età, con possibilità di scelta di vaccino antimorbillo monovalente, da rendere disponibile per chi non intenda assumere altri vaccini in combinazione.

Motivazione: il morbillo è l’unica patologia prevenibile con vaccino che vede in corso un’urgenza epidemica (anche se non si può parlare di “emergenza”: i casi del 2017, ancorché inaccettabili, non hanno superato di molto quelli del 2010 e sono tuttora meno di quelli del 2011, anni con copertura vaccinale antimorbillo superiore all’attuale. Ad oggi i casi sono anche molti meno di quelli notificati nel 2002 e nel 2003, per non risalire più indietro nel tempo).


La misura straordinaria sarebbe inoltre coerente con gli impegni ufficiali internazionali, come il Piano Strategico Globale per il Morbillo per il periodo 2012-2020, che prevede di eliminare il morbillo, oltre alla sindrome da rosolia congenita.

2) Per le altre patologie considerate dal Decreto in discussione, estendere una legge come quella della Regione Veneto, che consenta di attivare a livello regionale o locale per il tempo necessario misure urgenti (che possono contemplare l’obbligo vaccinale) quando le coperture reali localmente verificate con un’anagrafe informatizzata scendano sotto soglie di allarme.

In via provvisoria queste soglie si possono stabilire all’85%, come nella Regione Veneto (che ha dimostrato in tutti questi anni che tale livello, che farebbe scattare il ripristino dell’obbligo, è sufficiente a evitare serie recrudescenze di patologie prevenibili). Tuttavia le soglie per le coperture riferite a ciascuna patologia andrebbero rideterminate e aggiornate in modo specifico, con un dibattito scientifico in sede opportuna, che tenga conto delle nuove prove che si accumulano nella letteratura scientifica e dei dati epidemiologici nazionali, regionali e locali.

Motivazione: se il problema è il morbillo, non sembra giustificato generalizzare ad altre vaccinazioni un’“emergenza che non c’è”. Inoltre le percentuali di copertura indicate dall’OMS per ottenere l’effetto gregge non sono le stesse per tutti i vaccini, come mostra la Tabella allegata, e non si dovrebbe più fare riferimento a un generico “95% di copertura”, valido per l’antimorbillo ma che per altri vaccini è inferiore. Per alcuni dei vaccini previsti nel Decreto è addirittura improprio o persino impossibile parlare di effetto gregge, come dimostrano acquisizioni scientifiche degli ultimi anni, o in altri casi addirittura il buon senso (come nel caso di vaccini, contemplati nel Decreto, che sono efficaci contro i sintomi della malattia, ma che non evitano la colonizzazione di soggetti vaccinati da parte dei microrganismi bersaglio, l’instaurarsi dello stato di portatore, e la possibilità di trasmettere il patogeno ad altri).

Si aggiunga che imporre un limite al diritto di accettare o meno una cura, garantito a ciascuno dalla Costituzione, può essere legittimo solo se il rifiuto di un trattamento mette concretamente a rischio altri. Nei casi in cui ciò non accade, la coercizione non è più legittimata, e ciò vale anche per diverse vaccinazioni incluse nel Decreto.

Infine, fatto salvo il punto 1), alla luce di importanti dichiarazioni pubbliche del Sottosegretario di Stato per la Salute, On. Faraone (“Siamo aperti a tutto ciò che ... riesce a rasserenare il clima”, “Decreto come strumento di pacificazione sociale”), pensiamo che sarebbe utile al Paese un segnale distensivo. I contenuti del punto 2), infatti, consentirebbero di “mettere in sicurezza” le popolazioni, senza escludere a priori obbligo e ragionevoli sanzioni dove davvero necessario, venendo incontro a istanze istituzionali (Regione Veneto, Liguria, Provincia di Bolzano, Presidente della Regione Lombardia...) e di parti della società civile. Ciò consentirebbe senza rischi per la salute di dar vita a una pausa di riflessione e studio, con la promozione di un sereno confronto scientifico in sedi opportune.

3) Il confronto scientifico (vogliamo sottolineare il termine) andrebbe aperto anche a esperti indipendenti da Società professionali e produttori/industria, e non ricompresi tra chi ha formulato il Piano Nazionale Prevenzione Vaccini/PNPV, prima di procedere con leggi che rendano obbligatorio l’intero PNPV, che contiene molte novità su cui si chiede di aprire il dibattito a una più vasta comunità scientifica.

Motivazione: la preoccupazione di non diffondere allarmi immotivati tra la popolazione, da qualunque fonte provengano, non deve precludere la possibilità di un costante confronto scientifico, in contesti dedicati, come garanzia di miglioramento continuo delle conoscenze indispensabili allo stesso progresso della scienza e al perfezionamento del processo legislativo. La nostra richiesta non è solo “di principio”: vorremmo avanzare ulteriori importanti osservazioni in sedi tecniche opportune, senza che la degenerazione del clima politico-sociale e del dibattito porti a reprimere ogni dissenso, anche se espresso con argomenti scientifici ben supportati.

4) Per assicurare efficacia agli interventi vaccinali e alle azioni di farmacovigilanza, le Regioni e le Province autonome adottano un’anagrafe informatizzata di raccolta dati unica, efficiente e integrata. Occorre prevedere modalità attive di rilevazione dei dati, che includano anche la raccolta degli eventi avversi da parte dei soggetti vaccinati o dei loro famigliari, cui va presentata un’informativa scritta sintetica ma esauriente anche in occasione della richiesta del consenso informato. Va attivato in ogni regione un sistema di raccolta, valutazione e diffusione dei dati sulle reazioni avverse ai vaccini.
Motivazione: aumentare efficienza, trasparenza e credibilità degli interventi vaccinali e autorevolezza delle istituzioni.

5) Gli interventi di cui ai punti precedenti sono offerti nell’ambito della prevenzione primaria in un’ottica di prevenzione attiva, favorendo l’adesione volontaria e consapevole da parte del cittadino, sia ai programmi vaccinali, sia alle altre importanti misure comportamentali e ambientali con valida documentazione di ridurre la trasmissione, la gravità e la letalità delle malattie infettive.

Motivazione: oltre a problemi di dimensioni epidemiologiche assai maggiori di quelli delle malattie prevenibili da vaccino, che pure meriterebbero interventi regolatori (tassazione sui prodotti del tabacco, pubblicità degli alcolici, livelli di grassi trans e di zuccheri aggiunti in cibi e bevande...), vi sono interventi informativi, educativi e di promozione della salute di efficacia documentata nel ridurre specificamente le malattie infettive e le loro conseguenze, che meritano attenzione da parte dei livelli di governo della Sanità (e di altri settori sociali).
 
Alberto Aronica
Medico di Medicina Generale, Presidente del Centro Studi del Co.S. (Consorzio Sanità)

Vittorio Caimi
Medico di Medicina Generale, Presidente CSERMeG (Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale)

Adriano Cattaneo
Epidemiologo, già responsabile del Centro Collaboratore dell'OMS per la Salute Materno Infantile presso l'IRCSS Burlo Garofolo di Trieste

Sergio Conti Nibali
pediatra, direttore della rivista Un Pediatra Per Amico (UPPA), Co-Fondatore del gruppo No grazie, pago io

Vittorio Demicheli
Specialista in Statistica Medica e in Igiene e Medicina Preventiva. Revisore per la Cochrane Collaboration. Già Direttore del Servizio Sovrazonale di Epidemiologia Seremi Asl –Alessandria

Alberto Donzelli
Specialista in Igiene e Medicina Preventiva, già direttore di SC nelle discipline di Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica e Organizzazione dei Servizi Sanitari di base, membro del Consiglio direttivo e del Comitato scientifico della Fondazione Allineare Sanità e Salute

Alice Fabbri
Specialista in Igiene e Medicina Preventiva. Dottoranda di ricerca presso l'Università dell'Insubria e presso l'Università di Sydney. Autrice di uno studio pubblicato su BMJ Open nel 2016 sui rapporti tra società scientifiche italiane e industria farmaceutica

Luisella Grandori
Già: responsabile Centro vaccinale infanzia di Modena, referente vaccinazioni Associazione Culturale Pediatri, collaboratrice (per vaccinazioni infanzia) Dipartimento Sanità Pubblica - Regione Emilia Romagna. Fondatrice del gruppo No grazie, pago io

Tom Jefferson
Autore - The Cochrane Collaboration – Roma. Senior Associate Tutor University of Oxford Centre for Evidence Based Medicine - Oxford OX2 6GG Regno Unito

Eduardo Missoni
Docente universitario di Salute globale e sviluppo – Specialista in Medicina Tropicale
 
Massimo Valsecchi
Medico Igienista, già Direttore Dipartimento Prevenzione ULSS 20, Verona, Componente della Commissione nazionale di verifica dell’eliminazione del morbillo e della rosolia

07 luglio 2017
© Riproduzione riservata

Marco Caldiroli
Messaggi: 65
Iscritto il: 21/12/2016, 18:25

Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da Marco Caldiroli » 12/07/2017, 22:23

Articolo di Ivan Cavicchi su Il Manifesto del 11.07.2017


La manifestazione di Pesaro dei free vax (40.000 censiti dalla questura) in realtà ha fatto emergere un fenomeno studiato da decenni capace di condizionare la medicina ufficiale. Sfidandola sul terreno del cambiamento e quindi creandole diversi problemi (sfiducia, delegittimazione, cause giudiziarie).
Mi riferisco alla tradizionale figura del paziente (una figura passiva che da beneficiario accetta di essere oggettivamente ridotto alla propria malattia e che spiega tutto quello che gli capita come destino) che diventa, a partire dal secondo dopoguerra e in ragione dei cambiamenti del mondo che lo circonda, un “esigente” (un soggetto nuovo cosciente dei propri diritti, informato e disinformato allo stesso tempo, che contratta con il medico e la medicina perché vuole co-decidere e che gli eventi avversi li imputa al medico di cui si fida sempre meno portandolo sempre più in tribunale).
Rammento che alla base della riforma sanitaria del 1978 tra i vari postulati che la imponevano quale necessità sociale e politica ineludibile c’era proprio il cambiamento della figura del malato, della tradizionale domanda di cura, il suo bisogno di partecipazione.
Con il decreto sui vaccini tutto questo (che in questi anni ci ha obbligati a discutere di umanizzazione, di alleanza terapeutica, di empowerment, di consenso informato, di bio-testamento, di relazioni di cura, di presa in carico ecc) prorompe, scoppia, viene fuori come un dissenso inarrestabile. Ma perché?
Perché il decreto, cioè il governo, davanti al cambiamento culturale di una intera epoca, si rifiuta di fare i conti con i fattori culturali che hanno causato in tutta Europa un calo delle coperture vaccinali e stupidamente risponde con l’intimidazione riesumando uno scientismo di altri tempi, ricorrendo all’imposizione coercitiva, la stessa che si rende necessaria con le grandi epidemie come il vaiolo, cioè obbligando le persone a subire un numero ingiustificato di vaccini ed a rinunciare a diritti fondamentali.
Ma anche rivolgendosi alla società complessa (fluida, post moderna ,post ideologica ecc) con ambiguità senza fare chiarezza sugli effetti collaterali, senza fare trasparenza sui rapporti che collegano il decreto sui vaccini agli accordi internazionali tra Italia Usa e Big Farma, ma soprattutto facendo un errore clamoroso, quello di accusare i genitori di incoscienza e di irresponsabilità, bollandoli con un marchio dispregiativo (no vax) e minacciandoli con la deprivazione dei diritti e con l’imposizione di multe salate senza capire che a ben vedere sono proprio le preoccupazioni di questi nuovi genitori, le loro cure, le loro paure, i loro dubbi a fare di loro dei bravi genitori fino a sfidare per proteggere i loro figli financo lo Stato se lo Stato non offre le necessarie garanzie di affidabilità.
A Pesaro i luoghi comuni del governo sono stati educatamente e civilmente contestati, vale a dire le gratuite contrapposizione tra le libertà personali con l’interesse collettivo, tra la responsabilità e la libertà, tra gli interessi ai diritti.
A Pesaro non c’erano i no vax ma decine di migliaia di persone “esigenti” con i loro figli le loro famiglie, a protestare certo contro un brutto decreto ma anche per una idea nuova di cura, di salute, di medicina nella quale libertà responsabilità, e consapevolezza cooperano per lavorare insieme, esattamente come è stato fatto per la libertà di aborto, per la chiusura dei manicomi, per la salute nei luoghi di vita e di lavoro, per il bio-testamento, per il consenso informato ecc. Se è vero che dei vaccini abbiamo bisogno è anche vero che essi si possono usare, (come dimostra il Veneto e il resto dell’Europa), in tanti modi diversi da quelli prescritti da questo orrendo decreto, senza mortificare né valori né diritti e meno che mai persone .
Mi rammarico che la politica e i media nel loro complesso abbiano snobbato questa manifestazione. Entrambi sbagliano, la mia sensazione è che siamo solo all’inizio. O almeno lo spero. E’ a Roma che la protesta dovrebbe trasferirsi, con un bel programma che fughi ambiguità e strumentalizzazioni, con il sostegno di qualificati interlocutori, quindi unendo ciò che ancora oggi è troppo sparso e forse ancora non sufficientemente definito.

Marco Caldiroli
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Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da Marco Caldiroli » 20/07/2017, 16:03

Giro il commento di Dario Miedico sulla posizione che ho riportato anche in questo forum da http://www.quotidianosanita.it/lettere- ... 52451&fr=n

Saluti
Marco Caldiroli


carissimi tutti,
ho letto con molto ritardo il documento che Fulvio ha fatto girare, e rilevo alcuni aspetti che giudico comunque preoccupanti, sia sotto il profilo politico che sotto quello pratico, soprattutto per Medicina Democratica, che per sua natura non si è mai lasciata piegare dalle ragioni economiche che stannno dietro a verità pseudoscientifiche per quanto queste siano diffuse dalle massime autorità sanitarie del pianeta, come se queste fossero al di sopra degli interessi di classe.
Mi riferisco in particolare alla questione morbillo per la quale pongo i seguenti interrogativi:

perchè si continua a paragonare il morbillo, di per se patologia senza grandi complicanze se contratta in età infantile, in condizioni di salute normali e curata con le adeguate precauzioni, ad altre patologie di ben diverso livello di gravità e mortalità?
perchè si continua a sostenere la necessità e la possibilità di eradicare una patologia come il morbillo, quando questa per la sua elevata contagiosità e per l'insufficienza di efficacia dei vaccini antimorbillo esistenti (sotto i profili della durata e della risposta individuale) addirittura mostra un aumento dei casi a fronte di un aumento della copertura oltre il 90% (vedi Italia ma soprattutto esempio Mongolia dove, dopo tre anni morbillo free, e quindi senza neppure un caso, nei due anni successivi - 2015/2016 - hanno avuto ben 50.000 casi su una popolazione di 4 milioni di abitanti)?
perchè si ignora la tesi che sostiene che contrarre il morbillo in età infantile aiuta e rafforza il sistema immunitario, garantisce una reale protezione a vita contro la possibilità di contrarlo in età adulta e garantisce una più lunga trasmissione degli anticorpi tra la madre ed il neonato allattato?
perchè si continua a confondere prevenzione e profilassi che sappiamo essere due cose ben diverse?
perchè non si insiste su una analisi approfondita dei casi fino ad oggi accaduti di complicanze e decessi correlati con il morbillo per verificare in quali condizioni specifiche queste si sono verificate, in modo da comprendere appieno quali sono le fasce realmente a rischio ed individuare per queste opportune modalità di protezione?
perchè non si entra nel merito delle modalità con le quali il governo interviene sul tema? in soldoni: se c'è una situazione di gravità e rischio che lo giustifichi la vaccinazione non può che essere coatta e riferita a qualsiasi età; in caso contrario ricattare le famiglie attraverso la mancata accoglienza dei piccoli a nidi e materne o attraverso sanzioni economiche rappresenta esclusivamente uno strumento di discriminazione di classe oltre che una modalità indegna di un paese civile.
il nodo infine è: quale concetto di democrazia abbiamo se proponiamo lo strumento della convinzione e della libera scelta solo fino a quando i numeri ci stanno bene e passiamo invece alla costrizione quando chi non la pensa come noi sono un numero maggiore di famiglie e di cittadini? è un po come dire che i contrari sono un branco di idioti ma finchè sono pochi possiamo tollerarli, ma se aumentano troppo noi intelligenti dobbiamo prevalere, abbandonare principi e diritti e imporre comunque il nostro punto di vista.
Mi piacerebbe che Medicina Democratica discutesse in modo serio ed approfondito su queste questioni prima di aderire o meno ad una simile proposta, per altro a mio parere ragionevole sugli altri aspetti, ma il forum non funziona, quasi nessuno lo usa e il dibattito interno sembra impossibile. come fare?
mi piacerebbe comunque ricevere una risposta anche dagli estensori del documento se qualcuno potesse fargli pervenire queste mie note
un caro saluto a tutti
Dario

Marco Caldiroli
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Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da Marco Caldiroli » 30/07/2017, 21:50

31.07.2017
DECRETO LORENZIN: QUANDO IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI
Il Decreto Legge che rende obbligatorie ben 10 vaccinazioni, recentemente convertito in Legge grazie all’imposizione della fiducia, è l’ennesima dimostrazione di quanto sia diventato incolmabile e sempre più ampio nel nostro paese il divario fra le istituzioni (e la classe politica che le occupa) e la società civile.
Il Governo, sempre meno rappresentativo non solo degli elettori (che non lo hanno mai votato) ma anche delle stesse componenti sociali che in qualche modo si illude di rappresentare, è costretto a ricorrere all’autoritarismo per colmare il vuoto di autorevolezza (e cioè di condivisione delle proprie scelte politiche) che lo attanaglia anche nel campo della sanità pubblica.
In questo senso il provvedimento, con il quale il Governo ha affrontato una questione che non presentava alcun presupposto d’urgenza che potesse giustificare il ricorso a questa forma di legiferazione emergenziale, è coerente con le precedenti iniziative assunte da diverse Regioni (governate dalle medesime forze politiche) tese a forzare la vaccinazione dei minori attraverso il ricatto della non ammissione dei piccoli al di sotto dei sei anni ai nidi ed alle scuole materne, ma anche attraverso una politica censoria (vedi l’annullamento in un’aula del senato del film Vaxxed di alcuni mesi fa, l’esclusione dai media della maggior parte delle notizie relative alle numerosissime e partecipate manifestazioni contro il decreto, la banalizzazione delle critiche tramite il dispregiativo e insulso termine NOVAX) o ricorrendo a pesantissime sanzioni.
Questa legge, assumendo la medesima modalità ricattatoria delle precedenti Leggi Regionali, conferma la contraddittorietà alla base dell’imposizione, poiché in Italia esiste già una legge che consente, in caso di epidemie conclamate, l’utilizzo dello strumento coattivo per motivi di sanità pubblica, impossibile però da utilizzare in questo momento proprio perché non giustificato da pericoli reali ed immediati.
La novità, però, è che su questa strada si è inserito anche l’organismo rappresentativo della classe medica, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, il quale non solo ha plaudito tale direttiva autoritaria ma ha cercato di superare la politica procedendo a forza di richiami e radiazioni laddove non era in grado di convincere quella parte dei propri iscritti, evidentemente molto più numerosi di quanto non si pensi, preoccupati sia delle modalità organizzative che delle ulteriori forme di repressione nei confronti di chi manifesta un pensiero critico.
Agli episodi di aperta criminalità in campo medico, e a quelli numerosissimi di corruzione da parte di medici ed amministratori pubblici del settore che hanno contraddistinto gli ultimi tempi, si somma quindi una palese sfiducia verso chi, pur affermando di possedere argomentazioni scientifiche da vendere a favore delle proprie tesi, si rifiuta categoricamente di confrontarsi con chi le confuta limitandosi a banalizzarne e censurarne le ragioni.
Il significato della nuova legge sulle vaccinazioni obbligatoria appare come il modo per nascondere quanto avviene in via di fatto nella sanità pubblica: tagli ai bilanci, riduzione di personale, assunzione di personale precario, mancanza di informazione, sottovalutazione della prevenzione. Appare evidente come chi governa e gestisce la politica sanitaria voglia transitare verso un sistema diverso, mutualistico o assicurativo, non più universale; piuttosto commerciale e affaristico. In questo – come nel campo dei vaccini - le case farmaceutiche hanno la loro convenienza.
Ciò – al di là dei risultati delle costrizioni messe in atto - non potrà che incrementare la diffidenza in strati sempre più ampi della popolazione, anche tra coloro che si sono sempre sottoposti a profilassi motivate da patologie ritenute altamente pericolose e realmente epidemiche, o al più, tendevano a ritardare il momento della vaccinazione dei figli temendo effetti avversi (di cui si conferma l’esistenza passandone la “gestione” all’AIFA nella nuova norma) a causa dell’età dell’intervento.
Medicina Democratica, Movimento di Lotta per la Salute, si batte per il diritto alla salute come bene fondamentale e collettivo. Le imposizioni assolute, come nel caso della legge sulle vaccinazioni, con false motivazioni, o prive di motivazioni, scientificamente del tutto insufficienti, sono sbagliate. Le scelte repressive che ne conseguono sono controproducenti anche per gli scopi che si vogliono raggiungere, qualunque politica sanitaria deve essere basata sul consenso e la partecipazione dei cittadini.

Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute Onlus

Marco Caldiroli
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Re: vaccinazioni, libertà e repressione

Messaggio da Marco Caldiroli » 22/08/2017, 8:58

Milano, vaccini, la beffa dei certificati di esonero: i medici minacciano di farseli pagare

Caos sulle attestazioni di esonero previste dal decreto. L'alt dei sindacati di categoria: non possiamo farli gratis. Se il servizio pubblico non coprirà i costi per le famiglie una spesa tra 30 e 50 euro

di ALESSANDRA CORICA









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22 agosto 2017







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L'ultima "pensata" della Federazione dei Medici, scoprono che le vaccinazioni (e quindi gli esoneri dalle vaccinazioni) sono un "atto medico", ergo da pagare ..... !
Da La repubblica.it del 22.08.2017

Saluti
Marco Caldiroli




Milano, vaccini, la beffa dei certificati di esonero: i medici minacciano di farseli pagare


La protesta è partita sui social. "Se l'Ats non passa le analisi del sangue per cercare gli anticorpi, perché io medico devo fare gratis il certificato?": questa, in sintesi, la domanda che rimbalza tra molti medici milanesi. Che, in vista dell'ondata di richieste di certificati di esonero dalle vaccinazioni, necessari d'ora in poi per poter iscrivere a scuola chi non ha la copertura vaccinale, sono pronti a scendere sul piede di guerra. "Ci si chiede di firmare un atto medico, certificando che un bambino non può fare le vaccinazioni per ragioni sanitarie specifiche. Perché dovremmo farlo gratis?".

Ricapitoliamo. Da settembre i genitori di bambini e ragazzi fino a 16 anni dovranno presentare a scuola i certificati vaccinali, per attestare quante e quali vaccinazioni i figli hanno fatto. A prevederlo è il decreto Lorenzin, che ha reso obbligatorie 10 vaccinazioni: oggi dal Comune partiranno così 33mila lettere per le famiglie con bimbi iscritti a nidi e materne (che devono presentare i documenti entro il 10 settembre). Il provvedimento prevede anche che i bambini non vaccinati per ragioni sanitarie - perché immunodepressi, o perché hanno già avuto la malattia - presentino a scuola un attestato di esonero, rilasciato dal pediatra o dal medico di famiglia. Gratuitamente. Il medico dovrà emetterlo dopo aver prescritto delle analisi del sangue (a pagamento) per la ricerca degli anticorpi corrispondenti alla malattia.

Indicazioni nette, insomma. Sulla base delle quali sabato scorso l'Ats ha mandato a medici e pediatri milanesi una comunicazione, per ribadire quanto appunto deciso dal ministero. La protesta dei medici, però, è scattata immediata: "La circolare ministeriale - spiega Roberto Carlo Rossi, numero uno dello Snami Lombardia, e presidente dell'Ordine dei medici milanese - prevede che noi medici facciamo un attestato di esonero. Il problema, però, che non si tratta semplicemente di consultare un database e di rilasciare un pezzo di carta: questa attestazione può essere fatta solo se il paziente fa delle analisi del sangue per la ricerca degli anticorpi. Analisi che poi noi medici dobbiamo valutare e inserire in un quadro clinico: è un atto medico a tutti gli effetti". Che, quindi, i camici bianchi vorrebbero rimborsato dal servizio sanitario pubblico (ma l'opzione è esclusa, visto che non è prevista dagli accordi collettivi nazionali) o, appunto, dai pazienti.

"È una questione che si sta ponendo - conferma Rinaldo Missaglia, segretario del Simpef, il Sindacato medici pediatri di famiglia - . In linea teorica, queste attestazioni di esonero sono simili ai certificati per l'attività sportiva, che i pazienti pagano dai 30 ai 50 euro. Ma al di là della questione economica, il punto è che si chiede a noi medici di fare una diagnosi basandosi sugli esiti delle analisi. Che vanno interpretate, visto che possono dare risultati ambigui: non si tratta di voler far pagare i pazienti, ma di esercitare la nostra professione". Concorda Rino Rosignoli, segretario lombardo della Fimp, la Federazione italiana medici pediatri: "Il problema riguarderà soprattutto i certificati da rilasciare a chi ha già avuto la varicella: mentre il morbillo è una


malattia della quale, a ogni diagnosi, noi medici dobbiamo dare comunicazione all'ufficio di igiene, per la varicella la diagnosi non sempre è immediata, la comunicazione non è automatica, e le analisi per la ricerca degli anticorpi vanno interpretate. Scrivere attestati di esonero per questi casi non sarà semplice. E il medico dovrà assumersene la responsabilità, anche dal punto di vista legale: sono questioni che non devono essere sottovalutate".

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