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Gas, merce o bene comune ?
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Gas, fra monopoli e privatizzazioni occorre affermare una terza via: quella della proprietà e della gestione pubbliche controllate dal basso, con un modello innovativo di democrazia partecipativa.

Il modello è già stato ampiamente discusso e pubblicizzato a proposito dell’acqua, ma deve essere a maggior ragione riproposto sul gas, che è una risorsa ancora più limitata e in via di esaurimento: secondo le stime ottimistiche di ENI [1], 63 anni ai consumi attuali, limitati ad un sesto dell’umanità.

Lo schiamazzo sulla vicenda Enel-Suez dimostra alcune cose:

-1-la discussione è tristemente limitata a sostenere monopoli o privatizzazioni, con l’aggravante di connotazioni nazionalistiche,

-2-destra e sinistra, italiane e europee, sono sostanzialmente d’accordo sul primato del mercato,

-3-nessuno parla, ma tutti lo avvertono come spauracchio da esorcizzare con l’accaparramento, della limitatezza della risorsa gas, che si manifesterà all’evidenziarsi del “picco del petrolio”, ormai alle porte,

-4-nessuno pone la terza via fra monopoli e privatizzazioni, di una gestione concertata e solidale, che previlegi il risparmio energetico, la gestione democratica, progetti di cooperazione paritaria con i paesi produttori, soprattutto quelli africani.

Mentre i potentati europei, pubblici e privati, si scannano per l’accaparramento e per l’affare straordinario che comporta, immense riserve di gas transitano dall’Africa all’Europa a prezzo comunque imposto, anziché far decollare le economie africane.

Ad esempio il gas nigeriano, che Shell ed ENI bruciano a cielo aperto estraendo petrolio, non potrebbe essere distribuito in Nigeria e in Africa - anziché trasportato in Europa con le navi metaniere - alimentando il decollo dell’economia africana ?

Il Forum sociale mondiale di Porto Alegre del 2005 lanciò la proposta di un “Contratto mondiale per l’energia e il clima” con gli obbiettivi di ridurre i consumi nel nord, combattere la povertà, contrastare i cambiamenti climatici da combustione di risorse fossili, avviare una ciclopica riconversione dell’energia verso le rinnovabili.

Con il gas e le correlate lotte delle multinazionali, il mercato sta ancora una volta fallendo miseramente, riproponendo la vecchia formula della vecchia energia, e secondo la vecchia direzione da sud a nord.

Non sarebbe male se l’Unione, con lo schizofrenico Martini e il finto buonista Prodi in testa, discutesse onestamente e decidesse con i cittadini da che parte stare, se dalla parte dell’equità e dell’ambiente o da quella del mercato delle multinazionali.

Maurizio Marchi (Resp. Prov.le) 20.3.2006




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In questa rubrica sono contenuti documenti e articoli relativi alle politiche ambientali ed alla questione degli inquinamenti.
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