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oggi è il: 19|04|2024


Fermare i bombardieri, accogliere i migranti
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Negli ultimi giorni stanno affogando nel breve braccio di mare tra il nord Africa e l’Italia decine, forse centinaia di migranti, che tentano la traversata su barche di fortuna. Una ecatombe, che si aggiunge a quella perpetrata in Libia da Gheddafi, ma anche dalla coalizione occidentale con i bombardieri. Donne, bambini, giovani annegano nell’indifferenza dei media, mentre un ministro della Repubblica Italiana tuona contro quelli che riescono ad arrivare : “fuori dalle balle”.

Che vergogna, per l’Italia, per l’Europa, per l’occidente. Che miseria umana e culturale, prima che politica e morale. L’Africa tenta di scrollarsi di dosso i dittatori che l’Europa gli ha imposto dalla decolonizzazione in poi, tra immense sofferenze e ostacoli. I dittatori hanno garantito all’Europa un flusso costante di materie prime a basso prezzo, e perfino flussi di braccia a bassissimo prezzo per il “mercato del lavoro” europeo, che ne ha fatto uno strumento micidiale contro i diritti dei lavoratori europei.

Si potrebbe continuare a lungo: ancora nel 2009 l’UE tentava di imporre accordi capestro (EPAs) a 76 paesi africani e di altri continenti, riassumibili in un’unica agghiacciante pretesa : “Aprite ancora di più le vostre economie alle nostre banche (privatizzazione di tutto), e noi permetteremo un moderato flusso di migranti in Europa”. Si potrebbe e si dovrebbe approfondire, ma l’emergenza incalza.

I dittatori saltano perché le masse arabe non ne possono più delle rapine ai loro danni, salteranno anche quelli dell’Africa nera: siamo solo agli inizi della tragedia neocoloniale, mentre la grassa e razzista Europa non trova di meglio che bombardare. I bombardamenti sulla Libia stanno facendo sfollare almeno 400.000 lavoratori tunisini, egiziani, ma anche bengalesi, cinesi ed altri. Sfolleranno anche libici.

Laura Boldrini dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha affermato che solo una minima parte (23/25.000) si sta riversando in Europa, mentre la stragrande maggioranza viene accolta da paesi poveri come l’Egitto e la Tunisia. La stessa Boldrini lancia un appello anche culturale, oltre che umanitario: “Non chiamateli clandestini, ‘Clandestino’ è un termine che legalmente non ha significato e che inoltre “porta sempre con sé qualcosa di negativo, un carico di pregiudizio. Clandestino è la persona che si deve nascondere, che è pericolosa: usare questo termine significa bollare le persone che arrivano in Italia”.

“Clandestini” continuano invece ad essere per Maroni le migliaia di giovani che “saranno tutti rispediti in Tunisia”, perché Italia ed Europa sono in crisi, e non hanno bisogno di nuove braccia: quando serviranno, si riapriranno “flussi regolari”, come si auspica anche nel centro-sinistra.

E’ il “mercato” in tutta la sua spietatezza che si squaderna davanti ai nostri occhi nel canale di Sicilia in queste settimane: un meccanismo infernale che macina uomini e donne con un cinismo incredibile, frutto anche del crollo di qualsiasi speranza di “un altro mondo possibile”, al sud come al nord.

Ma l’emergenza incalza, dicevamo: allora, prima di tutto fermare i bombardieri, Gheddafi sia costretto a mettersi da parte con altri mezzi, terzo ma non per importanza mettere dei traghetti sicuri (e a prezzo “di mercato”, 30 euro, anziché le migliaia di euro che ora i migranti sono costretti a pagare ai traghettatori clandestini) tra la Tunisia e l’Italia, per dare sicurezza ai migranti, la priorità assoluta. Perché per la “Carta dei diritti umani” delle Nazioni Unite, chiunque ha diritto di vivere dove preferisce. Ma temiamo che proseguano ben altre politiche.

1.4.11

Maurizio Marchi - Valerio Gennaro

MD Livorno, Genova




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