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oggi è il: 18|04|2024


FINCANTIERI NAVALI ITALIANI (EX BREDA) DI PORTO MARGHERA: RINVIATO A GIUDIZIO IL VERTICE DELLA SOCIETA’ PER AVER CAUSATO LE MALATTIE E LE MORTI OPERAIE E QUELLE DI ALCUNE DELLE LORO MOGLI, A CAUSA DELL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO
image1 Il Giudice dell’udienza preliminare (GUP) di Venezia, Dr.ssa Maria Carla Majolino, con proprio decreto emesso il 9 febbraio 2005, ha rinviato a giudizio tutti gli imputati ovvero il vertice della societa dagli anni ’70 ad oggi. L’accusa e quella di aver causato le malattie e le morti da neoplasie, il cancro al polmone o il mesotelioma della pleura, a dei lavoratori e ad alcune delle loro mogli (che lavavano gli abiti da lavoro dei mariti), per-che esposti, loro malgrado, alle fibre/polveri di Amianto in ambito lavorativo ed extralavorativo. Questo processo iniziera il 21 giugno 2005 e vede tra le parti civili costituite Medicina Democratica, la Confederazione Unitaria di Base - (C.U.B.), l’Associazione Esposti Amianto, l’Ecoistituto Veneto Alex Langer, la FIOM - CGIL, la FIM - CISL, il Ministero dell’Ambiente, la Regione Veneto, il Comune e la Provincia di Venezia. Nel capo di imputazione del PM sulla base del quale gli imputati sono stati rinviati a giudizio dal GUP, fra l’altro si legge: « per i reati p. e p. da-gli artt. 81 cpv - 437 comma 1 ° e 2°, 589-590-61 nr. 3 - C.P., in riferimento anche alla violazione di norme speciali (artt. 2087 c.c, R.D. 09.01.1927 nr. 147 - R.D. 14.04.1927 nr. 530 -artt. 236 comma 1 e 4, 244 lettera A, 245, 246, 247, 351, 353, 354 comma 1 e 2, 356, 369, 374, 375, 377, 383, 387, 389, 391 D.P.R. 27 aprile 1955 nr. 547 - artt. 3, 4, 17, 18, 19, 20, 21, 25, 27, 33, 34, 58, 59 del D.P.R. 19 marzo 1956 nr. 303, Legge 12 aprile 1943 nr. 455 e legge 12 febbraio 1955 nr. 52), nelle loro rispettive qualita sopra indicate e per i rispettivi periodi di competenza, all’interno dello stabilimento (cantieri navali) denominato "Societa operativa Cantieri Navali Breda S.p.A." fino al giugno 1984 e poi "Societa FINCANTIERI Cantieri Navali Italiani S.p.A." di Porto Marghera, nonostante risultasse ormai confermata l’associazione amianto-mesotelioma-tumore polmonare (quanto meno dai primi anni sessanta) e nonostante quindi la previsione di eventi gravissimi ai danni di lavoratori in servizio presso lo stabilimento - cantiere e di coloro che fossero entrati in contatto con le polveri/fibre di amianto relative alle lavorazioni in questione, per colpa consistita in imprudenza, negligenza e imperizia e violazione delle norme di legge speciali, tra cui quelle sopra indicate, per aver omesso: a)- di informare o di far informare i lavoratori circa i rischi derivanti dalla inalazione delle polveri/fibre di amianto e circa le misure per ovviare -prevenire - tali rischi; b)- di curare o far curare la fornitura e l’effettivo impiego di idonei ed efficaci mezzi di protezione personale; c)- di sottoporre o far sottoporre i lavoratori ad adeguato e normativamente previsto controllo sanitario mirato sui rischi specifici da amianto; d)- di denunciare o far denunciare all’INAIL 1’esistenza delle lavorazioni a rischio di inalazione di amianto; e)- di adottare o far adottare tutti i provvedimenti tecnici -organizzativi - procedurali necessari per impedire o ridurre la diffusione delle polveri/fibre di amianto negli ambienti nei quali le lavorazioni a rischio-amianto venivano eseguite; f)- di adottare o far adottare idonei sistemi per evitare il propagarsi delle polveri/fibre di amianto anche negli ambienti adiacenti a quelli dove si eseguivano le lavorazioni in questione; g)- di predisporre o far predi-sporre un adeguato e specifico servizio igienico-sanitario di stabilimento. Tali omissioni si sono verificate anche nei confronti dei lavoratori Pattaro Roberto, Stefani Primo e Bettiolo Gino, le cui rispettive mogli (De Pieri Cecilia, Gianni Jolanda e Pizzato Guerrina) (del tutto all’oscuro di qualsiasi rischio, come i loro mariti) lavavano gli indumenti di lavoro dei medesimi, entrando cosi in contatto ed inalando polveri/fibre di amianto. In tal maniera, con le riferite condotte e omissioni, i suddetti imputati cagionavano e determinavano i seguenti disastro e insorgenza degli infortuni-malattie professionali, anche con esito mortale, per le persone (Bragato Mario; Causin Gino; Chinellato Sigfrido; De Pieri Cecilia; De Pieri Dino; Faraon Giorgio; Favero Pier Umberto; Gianni Jolanda; Maguolo Guerrino; Pizzato Guerrina; Scacciante Gianni; Semenzato Ivone; Stocco Bruno; Vianello Alfonso) che avevano svolto la loro attività lavorativa all’interno dello stabilimento di Porto Marghera nei periodi di seguito rispettivamente indicati o che avevano lavato gli indumenti di lavoro dei rispettivi mariti nei periodi indicati».
Articolo pubblicato sul numero 154-156 di Medicina Democratica
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