SABATO 6 DICEMBRE 2008 ALLE ORE 10 GRANDE MANIFESTAZIONE CON CONCENTRAMENTO DI FRONTE ALLO STABILIMENTO THYSSENKRUPP, CORSO REGINA MARGHERITA 400, TORINO.
L’appello è rivolto a tutti i cittadini, ai lavoratori, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni dei familiari, ai medici e ai giuristi sinceramente democratici, agli ispettori del lavoro, dell’INPS e dell’INAIL, ai giornalisti coscienziosi, ai giovani e agli studenti che in queste settimane stanno difendendo il loro futuro, a partecipare e a sostenere questa manifestazione.
Il 6 dicembre di un anno fa un rogo sprigionatosi all’interno dello
stabilimento ThyssenKrupp di Torino faceva strage di 7 operai. Sette
vite bruciate e sette famiglie lasciate nella disperazione. Forte fu
la commozione e l’eco in tutto il Paese. Le massime autorità dello
Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica Napolitano,
dichiararono che avrebbero fatto l’impossibile affinché stragi come
quella di Torino non fossero più avvenute.
Spenti pian piano i
riflettori dei mass-media, la questione della sicurezza sul lavoro è
sparita dall’agenda politica di governi e parlamenti, sostituita da
quella - montata ad arte - della "sicurezza" nelle città, della
psicosi dell’immigrato stupratore, rapinatore, pirata della strada o
altro, dimenticando che secondo studi della stessa UE, le città
italiane sono le più "sicure" d’Europa...
Ma tant’è. Si mandano forze di polizia e militari nelle città, ma non
si fa un passo per garantire incolumità e sicurezza a chi vive di
lavoro. La strage di Torino non è stata la prima e, purtroppo, non è
stata l’ultima: i circa 4 morti al giorno nei luoghi di lavoro
dovrebbero suonare come un sonoro schiaffo per qualsiasi società che
abbia la presunzione di definirsi "civile".
Ma in Italia no: qui non
solo si continuano a varare provvedimenti assolutamente insufficienti,
soprattutto dal punto di vista delle azioni di contrasto e di sanzione
nei confronti delle aziende, come da quello dei poteri e delle
agibilità degli RLS e degli ispettori INPS o INAIL (come il nuovo
Testo Unico, Legge 81/2008), ma a questi si affiancano leggi e decreti
come quello sulla detassazione degli straordinari (Legge 126/24 del
luglio 2008), quello sulla deregolamentazione del mercato del lavoro
(Legge 133 del 5 agosto 2008), la direttiva del Ministero del Lavoro
che indebolisce i servizi ispettivi del ministero stesso e dell’INPS
(settembre 2008), e, ultimo solo per tempo, il ddl 1441 quater,
attualmente in discussione alla Camera, che vorrebbe sterilizzare i
processi e legare le mani ai giudici del lavoro. Il segnale è
purtroppo molto chiaro: da un parte si continuano a garantire
condizione di massima redditività delle aziende (cioè massimi
profitti), dall’altra si aumenta la precarietà, si allunga l’orario di
lavoro, si controllano di meno le violazioni in termini di sicurezza,
diminuendo quindi la tutela della salute e dell’incolumità del
lavoratore, così come di chi vive in città o quartieri vicini ad
impianti industriali: ecco che, quindi, l’immigrato che lavora nel
cantiere si trova nella stessa barca con l’operaio Fiat, con
l’abitante di Taranto che respira le polveri tossiche dell’ILVA, o con
il valsusino che rischia di morire di amianto se partiranno i lavori
del TAV. (se il 6 dicembre è tristemente ricordato per la strage alla Thyssen, l’8 dicembre è legato alla liberazione dei territori di Venaus. Per questo nel pomeriggio del 6 dicembre si terrà una manifestazione con concentramento alle ore 14.30 a Susa).
Siamo stanchi di restare a guardare, spettatori/vittime di una macabra
rappresentazione che coinvolge, direttamente o indirettamente tutti
noi.
Il 6 dicembre saremo a Torino (e poi a Susa) e sfileremo dalla Thyssenkrupp al
Palagiustizia non solo per ricordare i nostri 7 compagni di lavoro
morti nel rogo di un anno fa, reclamando giustizia in un processo che
sta per entrare nel vivo, ma per ricordare tutti i lavoratori e le
lavoratrici che ogni giorno perdono la vita o subiscono gravi
infermità perché qualcuno, per volersi arricchire sempre di più, li fa
lavorare sempre di più, sempre più velocemente e in condizioni sempre
più insicure.Il processo Thyssen è giunto ad un grande risultato,
senza precedenti nella storia della giurisprudenza italiana: i
lavoratori vengono ammessi dal Gup come parte lesa e quindi
riconosciuti come parte civile in un processo contro i sei dirigenti
della multinazionale tedesca per il rischio che hanno occorso a
lavorare in un’azienda (peraltro già chiusa), così come purtroppo ha
colpito i nostri cari sette compagni in quella tragica notte.
Ma sappiamo che questo non basta: siamo coscienti che sarà possibile
invertire questo drammatico corso di sangue e di morte (una "guerra"
che fa più vittime della guerra in Iraq o delle guerre di mafia) solo
se riusciremo ad affermare un punto di vista, che è chiaramente, senza
se e senza ma, quello di salvaguardare la salute, la sicurezza nei
luoghi di lavoro e di fare sempre e comunque gli interessi delle
lavoratrici/ori scegliendo fino in fondo e senza ambiguità da che
parte stare, ossia dalla nostra parte, con orgoglio e dignità, quella
di chi lavora.
Lino Balza