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oggi è il: 18|04|2024


Recensione del libro “Figlia di una vestaglia blu“ di Simona Baldanzi
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“Il Mugello, assieme al mare, è per me l’unica cosa che riesce ad assorbire l’odio. Se mi distruggono il Mugello mi sfregiano la speranza di guarire dalla rabbia, mi impediscono di curarmi del suo cielo, dei suoi odori, dei suoi sapori, dei suoi silenzi, della sua storia che nasce nel sottobosco ai bordi dei ruscelli.”

“L’Alta Velocità si è materializzata in gravi danni alle falde, alle sorgenti, al territorio e adesso c’è molta partecipazione. La gente è arrabbiata e si fa sentire. Si parla di ambiente e di tutela, di osservatori ambientali che non hanno funzionato, del Mugello che non è più lo stesso, foracchiato e dissanguato. Dei lavoratori non se ne parla. Quando si parla di ambiente non si parla di lavoro e così si tengono staccate le due cose, che invece vanno di pari passo.”

“Mi spieghi il quarto turno, una formula che sembra uno scioglilingua, una cantilena straziante: sei giorni di lavoro e uno di riposo, sei giorni di lavoro e due di riposo, sei giorni di lavoro e tre di riposo. "Quando hai quei tre giorni liberi torni a casa. Campania, Calabria, Basilicata, Molise... fai il giro del tavolo e poi devi ripartire."

Immagini poetiche accompagnano un tema di valenza più che mai importante e attuale: la condizione operaia nella società degli anni duemila. Due collettività operaie a confronto: quella nella quale la scrittrice è stata immersa sin dalla nascita, fatta di vestaglie blu, catene di montaggio, cuciture, bottoni e cerniere; l’altra, quella di minatori che scavano gallerie, trasfertisti eradicati provenienti dall’Italia più povera e soprattutto da quelle montagne del sud, diverse da quelle mugellane di Simona, ma accomunate dalle stesse ferite inferte dalle devastazioni ambientali.

La vestaglia blu rappresenta il simbolo dell’amore che Simona sente per la mamma e le altre vestaglie blu, sue compagne di lavoro; lo stesso amore la conduce nell’approccio con quell’altro mondo operaio, tutto maschile, di giacche arancioni dei lavoratori delle gallerie. E questa comunità, estranea al tessuto sociale in cui opera ed inizialmente diffidente nei confronti della ricerca che Simona fa su di loro attraverso dei questionari, corrisponde a sua volta altrettanto amore.

Simona Baldanzi, 29 anni, si è laureata in Scienze Politiche con una tesi sulla comunità dei lavoratori trasfertisti impegnati nella costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Bologna-Firenze e la loro difficile integrazione nel tessuto sociale mugellano. Romanzo operaista moderno, “Figlia di una vestaglia blu”, opera prima, si legge tutto d’un fiato, tanta è la fluidità e la freschezza della narrazione; lo conferma l’essere stato il più votato tra i libri degli scrittori esordienti per l’anno 2006 nella trasmissione di Radio3 Fahreneit. Una lettura che consigliamo.


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