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oggi è il: 28|03|2024


DIRETTORI GENERALI, POLITICI e SANITA’
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I direttori generali delle aziende sanitarie sono stati sempre considerati “cinghie di trasmissione” delle decisioni assunte in sede regionale o nelle segreterie dei partiti dai quali erano stati indicati. Per ciò appare singolare il dibattito in corso nella maggioranza di governo pugliese, tra i diversi partiti che la compongono, dal quale sono emerse critiche e riserve sull’operato di buona parte dei 12 direttori generali nominati appena 8 mesi fa.

Gli addebiti sono vari: a qualcuno si rimprovera di non aver introdotto sconvolgenti cambiamenti sul piano dell’organizzazione dei servizi; a qualche altro di non aver tagliato le teste dei dirigenti che avevano collaborato con i direttori generali nominati dal centro destra; ad altri, quelli che provengono dalle regioni rosse, di non conoscere abbastanza la nostra realtà e di non saperne cogliere la mentalità.

Di qua e di là si rimprovera loro di non ascoltare abbastanza i cittadini, i sindacati e le associazioni. Insomma, alcune segreterie di partito e alcuni settori dei partiti della maggioranza non sono più contenti delle scelte operate dalla giunta nella fase di nomina dei DDGG.

Certamente non è giusto considerare i direttori generali un corpo separato della regione, ma bisogna riconoscere che col nuovo governo si sono trovati sicuramente in una posizione differente dal passato, non fosse altro per quanto il presidente Vendola è andato ripetendo in giro per la Puglia circa il loro nuovo mandato: ascoltare la gente e gli operatori e scegliere i dirigenti ed i primari sulla base della loro qualità e non dell’appartenenza politica.

Inoltre nel nominarli, la giunta regionale - come in passato - ha affidato loro numerosi e precisi obiettivi che saranno oggetto di puntuale valutazione a metà del loro mandato. Non vi è dubbio che la novità introdotta da Vendola stia nel metodo: mentre in passato si è potuto talora ritenere di raccogliere consensi premiando e favorendo chi si mostrava fedele ai partiti di governo, ora si vuole ottenere il consenso facendo entrare i cittadini nella gestione della sanità pubblica e scegliendo operatori di qualità. Ed in realtà molte cose sono cambiate negli ultimi mesi soprattutto nella qualità e intensità dei rapporti tra direzioni, cittadini e operatori.

Certo non tutto può essere innovato solo dai direttori generali. Il sistema sanitario ereditato aveva fame di confronto, di comunicazione, di controlli, di operatori, di tecnologie, di lavoro stabile, di strutture nuove e funzionali, di ricerca e formazione e, al contempo, le risorse economiche e i limiti imposti dalle leggi finanziarie non permettevano di intervenire prontamente.

Allora, se i direttori generali avevano un mandato nuovo e non hanno la bacchetta magica per rimediare ai danni delle politiche sanitarie del recente passato, che significato dare a questa insoddisfazione di certa parte della politica? Si deve riconoscere che si è fatta avanti prepotentemente una nuova mentalità nella nostra regione, la stessa che sorresse l’onda lunga della vittoria di Vendola un anno fa ed i cui valori sono: autonomia della cosa pubblica; trasparenza delle decisioni; ascolto attivo delle istanze dei cittadini per modificare e migliorare il loro sistema sanitario.

Ritenere che questa nuova mentalità avanzi nel sistema politico senza incontrare ostacoli è pura ingenuità. Bisognerà sostenerla con molte iniziative, dentro e fuori i partiti, come nella società civile perché diventi patrimonio comune. Solo da cittadini consapevoli del valore dell’autonomia del servizio sanitario rispetto agli interessi di parte e della assoluta prevalenza della sua finalità di promotore competente di salute, potrà giungere un forte sostegno a stili nuovi di direzione nelle aziende sanitarie pugliesi.

In definitiva, la novità non sta tanto nel modo di nominare ma nel modo di valutare. La nomina dei direttori generali da parte della giunta regionale è discrezionale e da questa discrezionalità può discendere o un totale asservimento dei nominati alle volontà dei nominanti sino ad interessare anche il livello delle decisioni più operative (nomina dei primari per esempio), oppure i nominati sono investiti della responsabilità di custodire il servizio sanitario e saranno valutati in base agli effetti che la loro nomina avrà prodotto sulla sanità pubblica.

Non è quindi demagogico il riferimento di Vendola all’audit civico ed alle associazioni come attori della valutazione. Questi e altri strumenti di misurazione della soddisfazione dell’utenza e degli operatori dovranno essere utilizzati per valutare i nominati e, di conseguenza, i nominanti.

Maurizio Portaluri D.G. AUSL BAT1

29 maggio ’06




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