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Rigassificatore di La Spezia: Snam lascia o raddoppia ?
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Sabato 15 marzo si è svolta a La Spezia un’importante iniziativa pubblica, promossa dal Coordinamento dei Comitati contro l’ampliamento del rigassificatore di Portovenere/Panigaglia.

Presenti numerosi cittadini coscienti di essere direttamente minacciati dall’alto rischio di incidente rilevante che l’attuale rigassificatore - l’unico esistente in Italia - rappresenta, e che ora la Snam (gruppo ENI) vorrebbe raddoppiare.

Ha introdotto il dibattito Corrado Cucciniello del Coordinamento dei comitati, che ha messo in rilievo le numerose contraddizioni del progetto, premettendo che tutti i irigassificatori sono inutili di fronte all’imponente programma di nuovi gasdotti che - se realizzati - porterebbero in Italia 45 miliardi di metri cubi l’anno di metano in più rispetto all’attuale consumo di 84 miliardi di mc.

L’attuale rigassificatore, che importa via nave , rigassifica e mette in rete 3,5 miliardi mc di metano l’anno, verrebbe più che raddoppiato, per trattarne 8 miliardi; richiederebbe l’ingresso nel piccolo e trafficato golfo di La Spezia di grandi navi metaniere lunghe 300 metri (manovrate da otto potenti rimorchiatori) che trasporterebbero 140.000 tonnellate di gas liquido, equivalenti a 600 milioni di metri cubi di metano gassoso; verrebbe affiancato da un impianto di cogenerazione da 32 megawatt, con tanto di emissioni connesse. L’ingresso di metaniere oceaniche, molto più grandi delle attuali, richiederebbe il dragaggio per diverse miglia dell’area portuale, per la creazione di un “canale” con profondità adeguata al pescaggio delle grandi metaniere, con la movimentazione di oltre 2 milioni di mc di fanghi contenenti ogni tipo di sostanze tossiche (compresi ordigni bellici, come ha sottolineato un altro intervento), che non viene specificato dove e come verrebbero smaltiti.

Paradossalmente la documentazione allegata alla richiesta di VIA non comprende la valutazione del rischio della movimentazione delle metaniere, ma analizza solo il rischio del rigassificatore propriamente detto e dei depositi.

Cucciniello ha concluso ricordando che il golfo di La Spezia è frequentato perfino da sommergibili atomici, ed abitualmente da navi militari, una delle quali pochi anni fa sgangiò per errore un siluro.

L’avvocato amministrativista Daniele Granara ha messo in evidenza come già nel 1990 il TAR Liguria avesse sospeso l’ampliamento del rigassificatore, con la motivazione che l’aspetto paesaggistico, ambientale e turistico del luogo - il promontorio di Portovenere - è prevalente su qualsiasi altro interesse, senza tuttavia emettere sentenza, che finora non è stata sollecitata da nessun soggetto, e non ancora emessa.

Giorgio Pizziolo di Urbanistica partecipata ha messo in evidenza le enormi contraddizioni del golfo, delimitato a sud da Lerici e a nord da Portovenere, due luoghi turistici ed architettonici molto conosciuti ed apprezzati, ed in mezzo un coacervo urbano ed industriale, che comprende la centrale elettrica, varie discariche di rifiuti urbani ed industriali, fabbriche di armi come l’OTO Melara, l’arsenale militare , il porto militare ed infine il rigassificatore a ridosso di Portovenere. Pizziolo ha concluso che occorre rimettere in discussione tutto il golfo, e “ripensarlo”con un grande percorso partecipativo.

Maurizio Marchi di Medicina democratica di Livorno ha parlato del picco del petrolio avvenuto nel 2006, del conseguente prezzo al barile al massimo storico (111 dollari), delle prospettive oscure che si aprono a breve scadenza - oltre che sul prezzo - anche sulla stessa reperibilità di greggio sul mercato. Questa crisi, invece di aprire una salutare svolta verso le energie alternative rinnovabili, sta scatenando una corsa all’accaparramento del gas, di cui i rigassificatori sono lo strumento, oltre che svolgere la funzione di tubo di passaggio - a fini piattamente commerciali - verso l’Europa: un’operazione speculativa da respingere in blocco, anche perché sottrae risorse preziose all’incentivazione delle energie rinnovabili.

Marchi si è soffermato anche sull’aspetto alto rischio d’incidente catastrofico dei rigassificatori

1- ricordando che le stesse compagnie di assicurazione paragonano l’eventuale esplosione di una metaniera ad un’esplosione atomica,

2- citando una studio del Comune di Oxnard (California), secondo il quale - in caso di rottura dei serbatoi di una metaniera - la nube di gas potrebbe espandersi per un raggio di 55 km dal punto di emissione, quindi incendiarsi causando danni catastrofici.

3- enumerando almeno 45 incidenti più o meno gravi avvenuti in terminali di rigassificazione di GNL, molti dei quali con morti e feriti.

4- sottolineando che nel raggio di appena 5 km dal rigassificatore di Portovenere/Panigaglia si trovano la città e l’arsenale militare di La Spezia, e dalla parte opposta il prezioso promontorio di Portovenere.

Marchi ha concluso che - per la delicatissima funzione strategica che svolge
-  l’ENI deve essere rinazionalizzata, invertendo il percorso di privatizzazione avviato da Prodi/Berlusconi/Draghi, e ponendola sotto il controllo del parlamento, dell’ambientalismo, dei consumatori e del sindacato.

24.3.08

Comitato La Spezia - Medicina democratica




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> Rigassificatore di La Spezia: Snam lascia o raddoppia ? 15 aprile 2008, di:sergio
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Buon giorno, l’unica cosa che l’articolo non dice, ma che porta a vantaggio del rigasificatore è che questi servono per evitare di avere un altro blocco invernale del gas da parte dei russi o algerini, infatti avendo i rigasificatori, il gas possiamo comprarlo dove vogliamo esempio Nigeria dove stiamo costruendo uno degli impianti piu grossi di liquefazione gas, il problema è che anche se raddoppiassero quello di Panigaglia, sarebbe una goccia nell’oceano. Per poter svincolarci da Russia e Algeria, dovremmo almeno costruire i famosi rigasificatori di Livorno e Brindisi che al momento stentano a partire

saluti.

ps ottimo articolo

sergio da Milano

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