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oggi è il: 26|04|2024


I COMITATI DI FALCONARA E ZONA DENUNCIANO L’ENNESIMO INQUINAMENTO CAUSATO DALLA RAFFINERIA API
image1 Al centro della denuncia presentata dai Comitati alla Pro-cura della Repubblica di Ancona, nonché alle competenti autorità locali (Comune, Provincia, Regione), c’e l’inquinamento da Acido solfidrico, una sostanza maleodorante ed estremamente tossica. In particolare, Loris Calcina e Franco Budini, responsabili dei Comitati di Villanova e Fiumesino, hanno sottolineato che quanto da loro denunciato ha trovato successivo riscontro da parte della ARPAM (Agenzia Regionale per l’Ambiente della Regione Marche). Infatti, i predetti esponenti dei due Comitati segnalano che tale Agenzia, in una sua relazione, riporta i valori dei supera-menti della concentrazione di legge (100 microgrammi/mc) dell’Acido solfidrico nell’aria riscontrati nei giorni 29 e 30 dicembre 2004, ove si riporta un valore di punta di 224,93 microgrammi/mc di Acido solfidrico nei campioni di aria prelevati in tali giorni per l’effettuazione delle relative ana-lisi ambientali. I Comitati della popolazione autoorganizzata di Falconara (AN) e zona denunciano altresì: "Le nostre segnalazioni sul-le emissioni di Acido solfidrico risalgono al 2000 e, in alcuni casi, hanno costretto degli abitanti dei quartieri limitrofi alia raffineria API a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso Ospedaliero". E proseguono gli stessi: "Per prevenire ulteriori peggioramenti dell’aria le autorità competenti aspettano i comodi dell’API o intervengono a protezione della salute pubblica?" L’azienda risponde con una vecchia e logora quanto infondata rappresentazione dei fatti, già vista innumerevoli volte, qui come altrove, tesa a minimizzare il tutto. Infatti, in una nota l’API precisa che "non sono state individuate nell’assetto degli im-pianti cause dirette che possano aver dato origine al fenomeno". Sara bene che le forze politi-che democratiche escano dal pluriennale letargo, facendo proprie le sacrosante rivendicazioni di tutela della salute e dell’ambiente della popolazione a rischio, senza ascoltare le chiacchiere aziendali, promuovendo altresì interventi finalizzati alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Articolo pubblicato sul numero 154-156 di Medicina Democratica
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