Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta.
Il recente dibattito sulle condizioni di vita nei Centri di Permanenza Temporanea, provocato da un reportage giornalistico pubblicato dall’Espresso, ha suscitato una riflessione anche nel mondo medico e scientifico.
L’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, un organismo indipendente costituitosi nel 2002 con la volontà di colmare il vuoto di informazione e di promuovere il reciproco scambio tra medici, scienziati e operatori sullo stato di salute della popolazione in relazione al contesto politico, economico e sociale,
e la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni che, dal 1990, con oltre 500 soci, raccoglie le esperienze dei maggiori centri sul territorio nazionale che si occupano di assistenza sanitaria agli stranieri, ed è coinvolta direttamente dalle storie di tanti pazienti che hanno vissuto sulla loro pelle (e sulla loro psiche) la devastante esperienza dei Cpt,
hanno predisposto un documento comune con lo scopo di tenere alta l’attenzione sul tema dei diritti umani e per sottolineare la necessità che i medici e le loro organizzazioni svolgano sempre e comunque il ruolo di “difensori della salute fisica e psichica della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, quali che siano le condizioni istituzionali nelle quali operano” (Codice di Deontologia medica, Art. 3).
Lettera aperta ai medici ed alle organizzazioni mediche
Il reportage sul centro di permanenza temporanea di Lampedusa non ha sorpreso i sanitari che operano con la popolazione immigrata, poichè la testimonianza del giornalista dell’Espresso è coerente con i racconti dei pazienti che quotidianamente frequentano i servizi di assistenza sanitaria agli stranieri.
I Cpta (Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza) sono da anni uno spazio sottratto finora al controllo della società, al loro interno non è permesso l’accesso come osservatori nemmeno ai Parlamentari, ai Presidenti delle Regioni ed alle Commissioni per i diritti umani delle Nazioni Unite. I Cpta sono stati e sono al centro di molte inchieste da parte della magistratura a causa di violazioni dei diritti umani, in accordo anche a quanto denunciato da associazioni civili internazionali come Amnesty Internationali e Medici Senza Frontiereii. Non stupisce quindi che a denunciare ancora una volta le violazioni dei diritti umani, i trattamenti crudeli inumani o degradanti, debba essere un reporter costretto a fingersi clandestino.
I diritti umani sono una conquista di civiltà raggiunta con fatica, ma sono una conquista universale, come sancito dalla Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali delle Nazioni Unite, adottata il 27 dicembre 1978, che recita all’ art.1: “Tutti gli esseri umani appartengono alla stessa specie e provengono dallo stesso ceppo. Essi nascono uguali in dignità e diritti e fanno tutti parte integrante dell’umanità.” Esiste oggi il pericolo che una parte consistente della popolazione mondiale venga privata di fatto dei diritti basilari, creando un pericoloso precedente che mette a repentaglio tutti.
I medici hanno un ruolo fondamentale e riconosciuto nella tutela dei diritti della popolazione a cominciare dal diritto alla salute. Non pochi tra gli immigrati che sbarcano sulle coste italiane sono profughi che legittimamente chiedono asilo al nostro Paese. Alcuni di loro, vittime di violenze o torture nei paesi di origine, sono persone traumatizzate psichicamente e quindi estremamente vulnerabili che possono avere crisi psicopatologiche anche gravissime se esposti nuovamente a condizioni di trauma.
Come richiamato dal Protocollo di Istambul delle Nazioni Unite, dalla Dichiarazione di Tokio dell’Associazione Medica Mondiale e più volte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in conformità al nostro codice deontologico, lanciamo un appello a tutti i medici ed alle loro organizzazioni perché si impegnino risolutamente nella difesa dei diritti umani:
Riconoscendo e testimoniando i casi si tortura, violenza e crudeltà, non falsificando le prove mediche delle stesse e non compiendo atti o omissioni in grado di nasconderle o confonderle
Mettendo in atto ogni comportamento possibile per porre fine alla condizioni di abuso e ponendo le condizioni per cui queste non debbano più ripetersi
Difendendo l’indipendenza della professione medica dalle ingerenze del potere politico, giudiziario e dalle forze dell’ordine
Denunciando ed opponendosi all’elaborazione di politiche sanitarie discriminatorie
Testimoniando in maniera attiva presso l’opinione pubblica sugli abusi e le violazioni dei diritti umani a cui hanno assistito.
Crediamo che un intervento attivo dei medici e delle loro organizzazioni possa e debba far emergere situazioni come quella del Cpta di Lampedusa senza bisogno di finti immigrati e possa d’altra parte prevenire che accada ancora ad altre persone.
per sottoscrivere l’appello invia un mail a ardigma@med.unibo.it
Osservatorio Italiano sulla Salute Globale
Società Italiana di Medicina delle Migrazioni