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Intervento di Paolo Fierro al convegno "Biocidio. Dalla denuncia alla lotta." tenuto il 6/10/2012 a Napoli.

La crisi ambientale crea un serio allarme sanitario ma la Sanità pubblica in Campania non se ne accorge!
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In diverse aree della nostra regione c’è una crescita esponenziale dei casi di tumori ed un elevato rischio di malformazioni congenite a causa dell’inquinamento dei territori.

Contro questa verità ,si è messa in moto un’azione mistificante da parte di una serie di “esperti “ reclutati dal potere che non ha interesse ad affrontare l’intricata questione oncologica campana .

Dispiace dirlo, ma mai come in quest’occasione la scienza ha dimostrato di non essere neutra, per la qual cosa è accaduto che il comitato di esperti del Ministero della Sanità ,dopo aver fatto delle parziali ammissioni sull’aumento di alcuni tipi di cancro ( La Campania ha il massimo tasso d’incidenza di cancro al polmone nelle donne) , giustifica il dato con presunte cattive abitudini voluttuarie( fumo,alcool) ,pessimo regime alimentare ,obesità, scarsa attività fisica .Complessivamente però la Campania non sarebbe al di sopra della media nazionale per l’incidenza da tumori .

E’ incredibile che questi esperti utilizzino i dati in maniera fuorviante -cioè negando il ruolo degli inquinanti ambientali e specialmente non segnalando che l’aumento dei casi di tumore è impressionante nelle province di Napoli e Caserta ,il che contrasta con i dati delle province limitrofe( Avellino, Benevento ,Salerno ) che complessivamente abbassano molto la media regionale.Nei territori delle ecomafie i tassi d’incremento sono notevoli -come vedremo- ed il rapporto con gli inquinanti è incontestabile .

Tale conclusione la si ricava inoltre da numerosi indicatori ma anche da un dato lampante e cioè dal numero degli esenti tickets per patologia tumorale che aumentano in maniera notevole nelle zone più interessate dalle discariche e/o dagli sversamenti abusivi .( 30% in più nell’area della provincia di Napoli e 400% di aumento dei tickets oncologici in alcuni comuni del basso Casertano -dati ISTAT )

Numerose pubblicazioni scentifiche segnalano questo andamento che coinvolge specialmente alcune aree ,in particolare l’area a Nord di Napoli ( il triangolo della morte -Marigliano-Nola-Acerra -Mazza su Lancet 2004-...) ,l’area metropolitana del capoluogo e la fascia del litorale domitio -zona dei mazzoni -della provincia di Caserta . Ultimo lo studio del professor Giordano che lancia un vero e proprio grido di allarme sull’epidemia di tumori che sta investendo una terra ormai infarcita di veleni.

Tra l’altro contro questo pericolo si son mossi anche gruppi di privati cittadini che hanno creato dei dossier molto ben centrati all’obbiettivo ..

Un esempio è proprio il libro di Giampiero Angeli : un lavoro apprezzabile proprio perchè fatto da un non tecnico che ha voluto confrontare dei dati ufficiali ma specialmente mettere un po’ di luce nella presenza degli inquinanti ,delle sostanze tossiche che si insianuano nella nostra vita presente e futura . Presente e futura nel senso che queste sostanze colpiranno anche le future generazioni .

Comunque la percezione della gravità della situazione è ben chiara,da tempo, nella testa delle popolazioni che hanno maggiormente sofferto la vicinanza alle discariche nella regione . Dopo le denunce alla magistratura, il Ministero della Salute ,nel 2007 ,nel pieno dell’ennesima emergenza rifiuti ,insieme al CNR e con la collaborazione della regione ,non avendo ricevuto segnalazioni adeguate dai nostri registri tumori che praticamente son ridotti ad un unico progetto embrionale,fa intervenire un comitato di studiosi per rilevare il rapporto tra sostanze nocive nell’ambiente e rischio di tumori nei territori maggiormente inquinati della Campania.( 196 comuni ) risultati li sappiamo e confermano i timori delle popolazioni .

Ma quello fu un provvedimento d’emergenza, una ricerca a campione . Comunque l’allarme è stato lanciato e nessuno, credo in nessuna sede, può oggi affermare che non c’è incremento di neoplasie nei territori campani utilizzati dalla camorra come pattumiera d’Italia.

Dinanzi a tale fenomeno epocale le autorità sanitarie avrebbero dovuto attivare tutti i sistemi di rilevamento in possesso delle AASSLL per segnalare le condizioni di rischio, preparare un’adeguata rete di prevenzione e cura delle malattie che si prevedono in forte aumento ,allestire centri di eccellenza che permettano delle terapie adeguate per la nostra popolazione .approntare hospice e centri per le cure palliative ,insomma prepararsi al peggio con i mezzi di un paese civile.

Dinanzi a questa catastrofe si dovrebbe attuare finalmente la prevenzione a tutti i livelli se non si vuole assistere ad una epidemia di tumori mai registrata in precedenza . I Governi centrale e regionale dovrebbero da subito avviare le bonifiche nei siti inquinati già censiti ed il Ministero dell’interno dovrebbe stroncare il fenomeno del traffico di rifiuti con tutti i mezzi e magari con una legislazione speciale .

La Sanità pubblica ed il potere politico dovrebbero cioè assumere come impegno prioritario la salute della collettività .

Invece assistiamo ad una serie di incongruenze : le denunce dei pericoli per la salute non vengono né dalle ASl né dall’ARPAC, né dai servizi territoriali di epidemiologia ma dagli studiosi ,dai medici di base e specialmente dai comitati dei cittadini che hanno visto gli animali da pascolo morire lentamente sulle terre avvelenate dalle ecomafie ,registrano il numero impressionante di drammi familiari indotti dall’aumento delle neoplasie,rilevano l’aria irrespirabile intorno agli impianti di stoccaggio delle ecoballe,oppure vedono ogni notte ardere i fuochi che continuano a bruciare rifiuti . Questi soggetti consultano spontaneamente gruppi di esperti ed a loro spese misurano la diossina ed i veleni chimici come ad Acerra o a CastelVolturno .

.

Allora è chiaro che il sistema di rilevamento del fenomeno non funziona ! Ma forse si penserà,funziona il resto nell’organizzazione della Sanità regionale e magari il ritardo viene recuperato in fase di diagnosi e cura . Anche qui sorgono dei dubbi.

Il Direttore del Pascale ,Pedicini , ha ultimamente affermato ( ottobre 2012) che ,dati alla mano, i nostri ammalati di cancro hanno il 5% di possibilità in meno di sopravvivere oltre la fase critica . Dal rapporto AIRTUM del 2011 risulta che mentre al Nord continua a migliorare la percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di tumore , il Sud e la Campania vanno in controtendenza e la percentuale diminuisce dal 4% al 10% -a seconda del tipo di neoplasia- rispetto al dato nazionale .

E questo perchè accade?

Dall’analisi riportata nel progetto di legge delle Rete Oncologica Campana ( Michele Caiazzo 2008) risulta che tre sarebbero le cause principali:

1) Ritardato avvio degli screening ( si riferisce all’utero..)

2) difficoltà d’accesso alle strutture sanitarie di diagnosi e cura;

3) Enorme frazionamento dei percorsi sanitari .

Io credo che a queste cause ne vadano aggiunte altre : le diagnosi tardive ,che influiscono non poco sulla prognosi, vanno ascritte anche alla scarsa diffusione della cultura della prevenzione sia tra la popolazione che tra i medici di base ( se alcuni sintomi vengono sottovalutati per mesi ed anni ,evidentemente più tardivamente si individuerà la malattia) ,i costi dei tickets sanitari in Campania che influiscono da deterrente all’accesso ai servizi per i ceti popolari, gli sbarramenti dovuti agli interessi delle lobby del settore (della radioterapia, della chirurgia oncologica, delle ditte fornitrici di apparecchiature sofisticate,etc...) fungono da ulteriore ostacolo all’accesso ai servizi .

Esistono negli ospedali napoletani dei casi di malcostume eclatanti che la magistratura solo ultimamente è stata costretta a perseguire .Per un incidente mortale in sala operatoria di una casa di cura ( Villa del Sole) si scatena uno scandalo che coinvolge due-tre nomi di primari ufficialmente dipendenti dell’Ospedale Cardarelli, del San giovanni Bosco, della SUN .

Si capisce che esiste un sistema per cui non riesci ad operarti, o non trovi un posto letto se non passi per lo studio del primario ,oppure non vai in intramoenia o extra ,

Per lo stesso sistema non fai la terapia in tempo perchè l’apparecchio ASL è rotto, ovvero c’è lista d’attesa lunga< , però potresti andare al centro privato o convenzionato ,che guarda caso ha lo stesso nome di chi ti ha detto che l’accelleratore lineare è rotto o troppo vecchio per seguire i protocolli più avanzati etc... Naturalmente se gli interessi prevalenti sono questi, a livello di programmazione la regione deve rimanere arretrata .

Quindi la situazione è questa : la Campania è al di sotto dello standard nazionale per la dotazione dei posti letto oncologici ,1,0, della dotazione di LINAC ( 4 x 1 milione d’abitanti invece di 6 che è la media nazionale ,tra 5-7 ) ,dei posti di radioterapia ed ha un tasso di migrazione sanitaria solo nel campo oncologico del 20% , un registro tumori -mai decollato veramente - che comunque avrebbe coperto il 28% della popolazione .La chirurgia oncologica rimane poi un’incognita nel senso che taolra nei documenti Asl compare questa voce ma a ben vedere si tratta spesso di un fatto formale .

La maggioranza dei nostri ammalati oncologici vengono operati nei poli d’emergenza ,specie nell’ASL Napoli 1,-che è una prova lampante dell’incidenza delle diagnosi tardive ,e di una buona quota di fenomeni mistificatori . .

Gli ammalati che subiscono terapie mutilanti o disabilitanti e che dovrebbero avere una fase di riabilitazione,o assistenza domiciliare,spesso anziani con pochi mezzi e scarsa autonomia ,son costretti a vagare per uffici sparpagliati sul territorio alla ricerca di moduli, timbri e di qualcuno che li indirizzi su come avere l’aspiratore, le cannule , i sondini etc.Gli ostacoli burocratici ed i tempi d’attesa per tali presidi sono scandalosi in quasi tutte le AASSLL , come scandalose sono le disparità territoriali di forniture e di servizi.

. Infine bisogna parlare degli ammalati che subiscono tutta l’evoluzione della malattia ,dopo il fallimento della terapia o dopo una diagnosi di inoperabilità .

Bisognerebbe scrivere un capitolo a parte -fare una manifestazione a parte per questi soggetti particorlmente deboli ed isolati ,per spiegare la condizione inumana cui sono costretti a vivere il periodo terminale o preterminale : gli Hospice in Campania ,sulla carta, sarebbero 2 , ma provate a raggiungerli ! Si tratta di sedi periferiche ,piazzate in provincia di Salerno o Avellino . Non c’è mai disponibilità di un posto specialmente per gli ammalati napoletani che, tra l’altro, vengono scaricati come fossero portatori di contagio dagli ospedali cittadini ,magari gli stessi che hanno attuato la fase chirurgica .

I maghi del bisturi napoletani non amano le rappresentazioni del fallimento ,ed un moribondo deve essere allontanato ,perchè non faccia cattiva propaganga ai reparti . I medici di famiglia spesso si trovano in difficoltà per la gestione di ammalati che spesso hanno necessità di terapie subintensive .

Allora il problema è dei singoli e ricade tutto,drammaticamente,sulle spalle delle famiglie ,quando ci sono , famiglie che si consumano anche economicamente in una lotta disperata per garantire una sopravvivenza accettabile ai propri cari ,poichè la cosidetta assistenza domiciliare ,anche qui, è un miraggio o una cosa minima dinanzi ad un carico enorme . Il nostro sistema invece della presa in carico, si è specializzato nello scarico di questi ammalati. Poi .è chiaro, se vi sono le soluzioni più favorevoli per chi ha i mezzi .

Il problema non sussiste per chi è in grado di pagare due badanti, l’assistenza infermieristica e medica oppure la casa di cura .

La penuria , la povertà di mezzi , le lungaggini burocratiche non sono accidenti che capitano . Sono fenomeni che fanno comodo a chi della salute ha fatto un elemento di mercato .

Una bonifica necessaria ed urgente è anche quella del Sistema sanitario regionale che deve essere mondato dai troppi interessi privati che interferiscono con la Salute ,dai troppi politici che vi sono collegati e di tanti altri che chiudono gli occhi per quieto vivere.. .

La prevenzione primaria poi continua ad essere un programma teorico (la eliminazione degli elementi nocivi dall’ambiente ) è addirittura un miraggio in una Campania dove tutti sanno che ci sono veleni seminati in Siti inquinati di interesse nazionale ma anche in numerose aree dominate dalla malavita ma nessuno li vuol cercare e specialmente eliminare . La scusa ricorrente sono i costi , la crisi generale etc...Ma la nostra vita non ha un valore ? La sua perdita non è un costo?

Se le autorità pagassero per tutte le vite perdute ,per tutti gli ammalati o i bimbi malformati nati con gravi disabilità a causa degli inquinanti non rimossi forse sentirebbero di più la responsabilità di questa situazione .

A questo proposito io chiamo in causa anche i sindaci, oltre che i governatori regionali: tra i loro compiti c’è anche quello di sorveglianza sulla salute dei propri concittadini come previsto dalla 833, dalla riforma Bindi 229 , e dalla stessa 502 .

Avete mai visto un sindaco che non abbia delegato alla regione tutta la materia? Certo ,abbiamo visto molti di loro marciare alla testa delle popolazioni nelle proteste contro le discariche e gli inceneritori ma nessuno di essi ha mai preteso l’avvio delle bonifiche , nessuno di essi si è mai avvalso della facoltà di controllare i servizi forniti al cittadino , di esprimere un giudizio sui direttori Asl , di controllare come funzionano gli ospedali o i distretti ,o ascoltare la gente che ne entra e ne esce .

Eppure è una loro facoltà!

Nella giornate di ieri, 5/10 /2012, per la verità , si è dato annuncio che si sarebbe costituita una commissione sanitaria comunale a Napoli , ma non abbiamo nessuna comunicazione ufficiale . Vogliamo sperare che sia un segnale di novità positiva nel senso di una maggiore attenzione del primo cittadino verso la salute dei napoletani

Quindi in questa questione ha responsabilità la malavita organizzata ma anche il potere politico che non comprende la gravità della situazione o peggio ne è complice e non intende agire per evitare una catastrofe umanitaria ed ambientale : il biocidio -cioè l’azzeramento di ogni espressione di vita nella nostra realtà campana - .

Il potere politico che a livello dei comuni non esercita i controlli dovuti e non si preoccupa delle bonifiche, a livello della regione non programma e non gestisce una sanità adeguata alla grave epidemia di cancro che sta investento le nostre comunità , a livello centrale , a Roma , non reprime la criminalità organizzata che gestisce in traffici di rifiuti , non punisce le connivenze , non intende colpire allo stesso modo i camorristi che inquinano la nostra terra e la nostra aria e gli industriali disonesti che ,tramite loro, smaltiscono i rifiuti nocivi a prezzi bassi o bassissimi.

Allora in conclusione : non possiamo aver fiducia in questo sistema politico che ci dovrebbe rappresentare , o almeno non possiamo averne fiducia cieca , dobbiamo mobilitarci come associazioni, movimenti , gruppi di studiosi o privati cittadini,per spingere il potere politico a fare il suo dovere e garantirci una prospettiva positiva in questa situazione .

Le bonifiche vanno avviate, lo smaltimento abusivo va fermato .

La Sanità pubblica ,quella che paghiamo con i nostri tributi, deve garantirci dei servizi di epidemiologia adeguati, un ruolo attivo dei medici di base, una rete oncologica degna di un paese civile,cioè dotata di mezzi adeguati, e specialmente la presa in carico di questi ammalati e la presa in carico della nostra Salute . .

6/10/2012

Paolo Fierro




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