COMUNICATO STAMPA: “QUESTO PROCESSO S’HA DA FARE”

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eternitLa Corte Costituzionale si è pronunciata in modo chiaro con la sentenza n. 200 del 21 luglio 2016 su richiesta del giudice di Torino nel procedimento denominato ETERNIT bis contro Stephan Schmidheiny. Applicare o no il principio giuridico “ne bis in idem” che stabilisce che nessuno può essere giudicato due volte per il medesimo reato?

La Corte ha stabilito che in sostanza il principio resta, ma la sua applicazione deve essere discussa in funzione della diversità delle persone, nonché di condizioni diverse e di causalità diverse.

Il problema giuridico non può prescindere dalla realtà, quindi i casi vanno esaminati ciascuno per sé e nel dettaglio. In particolare per le persone decedute per amianto all’Eternit che non presentate nel primo processo, prescritto il 19 novembre del 2014 dalla Corte di Cassazione, non c’è dubbio che il processo deve continuare, per le altre si devono esaminare i fatti.

Anche per loro, però, a nostro avviso, il processo dovrà proseguire.
L’esperienza di MD ed AIEA, quali parti civili nella gran parte dei procedimenti giudiziari che riguardano l’amianto, dice che la via della giudiziaria è lunga, difficile e complessa, ma che si deve comunque percorrere per la memoria delle vittime e soprattutto per rendere loro giustizia. Non ultimo per fare comprendere ai cittadini, come non si possa, in nome del profitto, sospendere il diritto alla vita e ai diritti umani.

La mobilitazione sul piano giuridico, politico e sociale, deve continuare perché finalmente il principale responsabile della produzione dell’amianto nel mondo – Stephan Schmidheiny – venga giudicato e condannato e che i lavoratori colpiti (da malattia e morte) di tutte le miniere, le fabbriche, e tutti i luoghi nei quali l’amianto è stato estratto, lavorato e impiegato vengano risarciti e che finalmente nessuno venga più esposto all’amianto.

Milano, 22 luglio 2016

p. MD e AIEA: Fulvio Aurora

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