
Intervento di Marco Caldiroli – Medicina Democratica
“Disarmo nucleare : dalle campagne per l’abolizione delle armi nucleari all’impegno politico tra generazioni” – Firenze 6 giugno 2025
Ricordo sinteticamente alcuni valori che danno volume alle condizioni di progressivo degrado del Servizio Sanitario Nazionale e dell’aumento delle difficoltà di mantenimento delle condizioni di universalità all’accesso alle cure.
Fra tagli e minori entrate il Servizio Sanitario Nazionale ha perso tra il 2010 e il 2019 € 37 miliardi di euro: crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua (1,07%). (Gimbe)
I decreti covid hanno messo a disposizione 11 miliardi di risorse aggiuntive al fondo del SSN tra il 2020 e il 2022 .
Il PNRR italiano ha richiesto 15,63 miliardi di euro per la missione 6 (20,23 complessivi con i fondi complementari al recovery) di “rilancio” della sanità e del SSN a partire dalle Case della Comunità e forme di assistenza domiciliare integrata. La spesa Pnrr effettivamente sostenuta al 2024 è pari a 2,8 miliardi su 15,6 previsti, ma i restanti 12,5 miliardi dovranno essere spesi tra il 2025 e la metà del 2026.
Il rifinanziamento attuale, post covid, del SSN è nell’ordine dei 3 miliardi nel 2024 e 4 miliardi nel 2025 continuando a galleggiare tra il 6,2 e il 6,3 % del PIL anche se con un incremento in termini assoluti che portano la spesa sanitaria pubblica prevista nel 2025 a 141,8 mld rispetto ai 131 del 2023 (114 mld nel 2019), insufficienti per mantenersi al passo con l’inflazione e con risorse inadeguate anche solo per un rinnovo contrattuale della sanità pubblica dignitoso. Tra gli elementi, assieme alle condizioni di lavoro sempre più critiche che alimentano la fuga dal pubblico ed in particolare dalle posizioni più delicate e rendono difficile il reclutamento di nuovi operatori in particolare nel settore infermieristico. In una parola siamo messi male sia in termini di definanziamento del SSN (quantità di risorse) sia in termini di corretta allocazione delle risorse, data la debolezza del pubblico: incrementi a pioggia, non ben indirizzati verso le funzioni prioritarie pubbliche del SSN, finiscono per finanziare ulteriormente la sanità privata e incrementare difficoltà e disuguaglianze di accesso alle cure.
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L’effetto stimato della attuazione del Rearm UE per l’Italia è quello di passare da 33 mld di spese per la difesa a 70 mld nel giro di 4 anni. In progressione + 7 mld nel 2025, + 17 mld 2026, + 27 mld nel 2027, + 37 mld nel 2028, complessivamente 88 mld in quattro anni per passare dal 1,4 % del pil al 3 % dedicato al settore difesa.
Da un lato, faticosamente, il SSN galleggia, o meglio affonda sempre più velocemente, con 3-4 miliardi all’anno aggiuntivi agli stanziamenti attuali, dall’altro, nello stesso tempo, si prevedono interventi per un incremento medio di 22 miliardi anno per i prossimi anni spese che non hanno alcun effetto benefico sulle condizioni di vita della collettività.
Potremmo “divertirci” a confrontare questo valore con le corrispondenti voci del fondo sanitario nazionale che potrebbero essere coperte e/o incrementate, basti pensare, data la priorità alla prevenzione quale funzione del SSN pubblico che la spesa per questa voce si è attestata nel 2023 a meno di 8,5 mld (nel 2022 era 10,4 miliardi) piuttosto che alla assistenza e alla cura di base che si pone intorno ai 74,7 mld nel 2023.
Ma quel che si prospetta è al contrario quanto non si potrà più mettere a disposizione delle persone in termini di SSN aderendo al “nuovo approccio” bellicista europeo, e da dove quelle risorse verranno ricavate “spalmando” i tagli principalmente sui diversi capitoli dello stato sociale.
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Link al sito della campagna : https://www.mediorientesenzarminucleari.org/