Dal camino degli inceneritori alle confezioni di bicarbonato di sodio

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Tra i sistemi di trattamento dei fumi con componenti acide (ossidi di zolfo, acido cloridrico) negli ultimi 20 anni si è esteso l’utilizzo di reattori in cui il reagente è il bicarbonato di sodio (c.d. soda solvay).
La soda solvay ha molti usi inclusi quelli alimentari e per il lavaggio degli alimenti.
Il bicarbonato reagisce chimicamente con le componenti acide nei fumi e – in parte – le trasforma in sali togliendole dalla corrente emissiva.
Il sistema si è esteso per il costo ridotto del reagente, la relativa semplicità di gestione e le buone prestazioni rispetto alla calce.
Di norma, negli impianti di maggiore impatto (come gli inceneritori), questa sezione del sistema di depurazione è inserita dopo una prima sezione (elettrofiltro, reattore a calce o anche un primo filtro a maniche) in modo che il flusso di fumi trattato sia in parte depurato, in particolare sia ridotta la presenza di polveri che determinerebbero una ancora più elevata contaminazione dei “Prodotti sodici residui” (PSR) derivanti dal trattamento, i PSR sono rifiuti pericolosi.
Il processo è stato denominato NEUTREC.
I PSR assorbono comunque metalli pesanti e microinquinanti organici (in particolare i clorurati, tra cui le diossine).
Secondo Solvay uno degli aspetti positivi del sistema è che si può recuperare parte del bicarbonato di sodio con idonei trattamenti ottenendo una “salamoia” (rifiuto non pericoloso) riutilizzabile negli impianti di Livorno per la produzione del bicarbonato di sodio di partenza.
Anche l’impianto di trattamento è sito in Livorno e in funzione da oltre 20 anni.
L’impianto non tratta solo i residui di abbattimento degli inceneritori ma anche quelli di molte altre tipologie di impianti dotati di sistemi di trattamento dei fumi (centrali a carbone, cementifici, impianti siderurgici ecc).
Pertanto arrivano residui contaminanti da molte tipologie di sostanze tossiche.
I rifiuti derivanti dalla “riconversione” del PSR sono costituiti da un “concentrato” di queste sostanze tossiche e vengono poste in discarica per rifiuti pericolosi (sulle quali sarebbe opportuno indagare).
Si tratta pertanto di un impianto, al di là della retorica aziendale, ad elevato impatto, diretto e indiretto per l’ambiente.
Ora il gestore ha richiesto di incrementare la capacità autorizzata (da 21.000 a 50.000 t/a) e di inserire una nuova tipologia di rifiuto.
Di seguito riportiamo il comunicato stampa della sezione di Livorno di Medicina Democratica sull’argomento.

Solvay intende raddoppiare il trattamento dei rifiuti tossici, nel silenzio generale

Ricordiamo innanzitutto che l’impianto Solval che Solvay intende raddoppiare è quello più vicino alle abitazioni dei “palazzoni”, lato mare rispetto all’Aurelia. Su quel bicarbonato, Solvay guadagna due volte: quando lo vende “vergine” ai vari inceneritori e quando lo riprende inquinato dagli stessi.

Solvay Chimica Italia Spa ha presentato un progetto di raddoppio da 21.000 a 50.000 tonnellate l’anno di trattamento dei prodotti sodici derivanti dal trattamento dei fumi degli inceneritori, delle centrali elettriche a carbone, degli impianti siderurgici e di altre attività ad elevato impatto. Parliamo di rifiuti con elevate contaminazioni di metalli pesanti e microinquinanti organici (tra cui possibili diossine e furani), nel caso dei residui delle centrali a carbone e degli inceneritori con il rischio di singole partite con radioattività.

I rifiuti uscenti dall’impianto dopo il trattamento sono di due tipi: 1- bicarbonato depurato che alimenta la sodiera per la produzione di altro bicarbonato di sodio, 2- e un concentrato di inquinanti tossici.

Il progetto è stato presentato il 21 novembre, di conseguenza il termine per presentare osservazioni (45 gg) era il 5 gennaio, giusto il periodo natalizio, durante il quale Solvay ci ha deliziato con la proiezione di stelline di Natale su una delle torri Hamon lungo l’Aurelia, una novità assoluta, che cambia radicalmente il rapporto con la popolazione della zona ….

A parte le battute, anche se oltre il tempo imposto per le osservazioni in merito alla procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale, risulta evidente, per elementari ragioni di precauzione (e di buon senso) che il progetto va sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale e ad una rigorosa procedura di modifica sostanziale della autorizzazione integrata ambientale per le seguenti ragioni.

1- Pesante incremento dei rifiuti pericolosi prodotti da avviare a smaltimento (in particolare i residui di filtrazione) In quale discarica vanno a finire i metalli pesanti estratti dal bicarbonato usato nei filtri, ritirati da “una ditta esterna”? Qual è, visti i recenti sviluppi attenzionati dalla Magistratura, questa ditta ? con quali garanzie e trattamenti, nel trasporto e prima della messa a dimora ?

2- Pesante incremento dei reagenti necessari per raggiungere la capacità richiesta, raddoppio dei grossi camion in arrivo (pieni) e partenza (vuoti).

3- Maggiori probabilità di anomalie nel funzionamento con i relativi rischi di rilasci di sostanze pericolose o pulverulente.

4- Alle miscelazioni già in atto si aggiungerebbe la miscelazione di un nuovo rifiuto (Sali sodici liquidi) pertanto ogni valutazione su tale attività va rivista anche rispetto a quanto (a nostro avviso impropriamente) già autorizzato.

5- Oltre all’incremento quantitativo viene anche proposta l’estensione (per 23.000 t/a) ad un nuovo rifiuto, in aggiunta a quelli già autorizzati.

6- Le attività di miscelazione possono “falsare” la opportunità e l’efficacia di trattamenti su rifiuti di diversa pericolosità, vi è il rischio che la diluizione sia il reale “trattamento” considerato anche che il nuovo rifiuto in entrata ha il medesimo codice dell’attuale rifiuto prodotto dal trattamento in essere avviato alla sodiera.

Le ragioni per porre attenzione al progetto ci sono, ci aspettiamo una seria considerazione da parte degli enti preposti alla tutela ambientale e della salute collettiva a partire dalla scelta di imporre una valutazione di impatto ambientale alla richiesta di Solvay Chimica Italia Spa. Oltre a chiarire altri aspetti “di contorno”.

Sezione di Livorno di Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute Onlus

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