Burlando e Tirreno Power complici nell’ignorare gli impatti ambientali e i dati sanitari

Ascolta con webReader


Processo alla centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure, dopo l’udienza del 26.11.2020 dove sono stati sentiti Marco Caldiroli e Maurizio Loschi per Medicina Democratica (sulla “strana storia” del procedimento di AIA nel corso del 2011/2012 e sulle attività a favore delle istanze della popolazione) nella udienza del 15.12.2020 è andata in onda la scena (muta) di Burlando.
Qui il comunicato sul tema

Nell’udienza di ieri l’ex Governatore, tra i molti fatti di cui non ha più memoria, ha “scordato” anche i favori oggettivi (ingiusto guadagno economico) concessi all’azienda ed emersi dall’inchiesta.

L’accusa era che il grave danno sanitario e ambientale provocato dalla centrale Tirreno Power fosse stato frutto di una commistione di interessi e connivenze tra l’azienda, l’ex Governatore della Liguria Claudio Burlando e la capo Ufficio Ambiente dott.ssa Minervini.
Quella parte di indagine venne successivamente stralciata dal procedimento in corso, grazie ad una provvidenziale “archiviazione romana”, ma la responsabilità politica degli amministratori vi rientra in quanto come testimoni, vengono spesso citati sia dalle parti civili che dalla difesa.
Dalle carte dell’inchiesta, di fatto, era già emerso come il grave danno sanitario e ambientale provocato dalla centrale Tirreno Power non avrebbe potuto verificarsi e aggravarsi nel tempo se non attraverso atti che fanno emergere, in particolare, la corresponsabilità tra l’azienda, l’ex Governatore della Liguria Claudio Burlando e la capo Ufficio Ambiente dott.ssa Minervini.
Burlando, tra tanti ‘non so’ e ‘non ricordo’ ieri in udienza nel processo Tirreno Power, ha provato ad addossare agli uffici tecnici la responsabilità dei valori emissivi concessi ben sopra ai limiti BAT (Migliori Tecnologie Disponibili) sostenendo che era una scelta tecnica e non politica e di non aver mai interferito con queste decisioni.
Smentiscono però l’ex Governatore sia le carte dell’inchiesta che le intercettazioni, dalle quali invece emerge in modo evidente come, proprio insieme alla Minervini, abbia avuto una parte attiva nel favorire l’azienda a danno della salute dei cittadini, “legittimando, dal punto di vista delle necessarie autorizzazioni, il mantenimento in funzione dei vecchi gruppi a carbone economicamente molto redditizio”, “esercitando una forte pressione sui sindaci dei comuni, sede dell’impianto”, e spingendo con “torsioni motivazionali” dirigenti regionali a redigere atti di giunta per “fornire l’involucro e la forma tecnica alla volontà politica”.
A conferma la Delibera della Giunta Regionale n. 1569 del 20.12.2011 (Burlando presente e favorevole) che “sbloccò” la procedura di autorizzazione integrata ambientale sia degli impianti esistenti che per il progetto di nuova centrale a carbone (CVL6) senza neppure prevedere la chiusura delle vetuste e super inquinanti sezioni a carbone (VL3-VL4).
Anche quando l’ex Governatore venne messo a conoscenza degli esiti della consulenza commissionata dalla Procura (centinaia di morti imputabili alla centrale), dalle indagini si rileva come la preoccupazione di Burlando e Minervini fosse stata non di approfondire il danno sanitario rilevato, ma di “diluirlo” chiedendo all’Istituto Tumori “l’elaborazione di un documento di critica alla consulenza dei PM”.
La procura nella sua inchiesta ha sostenuto quindi che tra le migliaia di intercettazioni di tutti gli amministratori coinvolti non c’era uno che avesse come preoccupazione la salute dei cittadini.
Tale commistione di interessi ha portato infine a redigere documenti autorizzativi “lasciando in bianco i numeri dei valori emissivi”, di modo che potessero essere inseriti direttamente dai dirigenti di Tirreno Power.
Ovviamente non siamo in grado né possiamo anticipare quello che sarà l’esito del procedimento, ma è innegabile che di queste scelte politiche le forze che hanno governato la Regione dovranno comunque rendere conto alla popolazione, perché non si tratta dell’iniziativa di un singolo amministratore ma di un “cumulo” di interessi nefasti tra Regione, la proprietà (De Benedetti) e Tirreno Power che ha determinato un grave danno sanitario e ambientale alla comunità savonese.

Medicina Democratica Onlus- Sezione di Savona

Print Friendly, PDF & Email