SINTESI GRUPPO DI LAVORO: INQUINAMENTO URBANO E SALUTE

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Congresso MDCONGRESSO NAZIONALE DI MEDICINA DEMOCRATICA MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE – UNIVERSITA’ DI FIRENZE: 19/21 novembre 2015
SINTESI GRUPPO DI LAVORO: INQUINAMENTO URBANO E SALUTE

Il gruppo di lavoro è stato numeroso con diverse rappresentanze di comitati locali, molti gli interventi principalmente sul ruolo che ha avuto e potrebbe avere MD nell’ambito delle lotte in corso. I coordinatori sono stati Marco Caldiroli e Maurizio Marchi
Il gruppo è stato introdotto da alcune considerazioni generali sulla base del contributo di Marco Caldiroli.
E’ stato sottolineato l’approccio di MD alle criticità ambientali come sempre strettamente correlate al tema della salute (ambiente salubre come necessaria premessa per garantire il diritto alla salute), si tratta di un approccio confermato anche da quanto espresso durante il Congresso sul tema della epigenetica e dalla modifica oramai a livello molecolare dell’ambiente.
Congiuntamente a tale approccio il fulcro dell’azione di MD è da individuare nella critica del modello di produzione delle merci (“capitalocene”) comprensiva della filiera agroindustriale, da cui partire per una critica ulteriore, non solo ai rapporti di produzione ma al paradigma della crescita illimitata basata sulla energia (combustibili) presenti nel sottosuolo. Solo il superamento della società “termica”, basata sulla combustione e comunque sullo sfruttamento delle fonti di energia del sottosuolo (inclusa geotermia e nucleare) verso una società basata sul solare e su una economia “circolare” possono costituire una direzione realmente alternativa e che dia un futuro. Quanto sopra tenendo conto della facilità con cui si “corrompono” quelle che, di primo acchito, risultano temi e parole d’ordine interessanti (come quello della stessa economia circolare).
Per evitare il travisamento della ricerca di nuove direzioni per contrastare il progressivo degrado ambientale e la connessa deriva sociale mantiene rilevanza primaria la critica della neutralità della scienza e la necessità di un orientamento della ricerca per l’affermazione della tutela dell’ambiente e della salute.
A una critica del medesimo spessore vanno sottoposte le iniziative di facciata presentate come attualità della difesa dell’ambiente (“industria verde” o green washing) e la tendenziale riduzione a mera contabilità e finanziarizzazione come nel caso dell’ “emission trading” anziché a inversione di tendenza (viene ricordato il caso recente in cui si sta raggiungendo un obiettivo, ovvero la inversione nella tendenza alla ampliamento del “buco dell’ozono”, grazie alla significativa riduzione e divieto d’uso dei CFC a livello globale ovvero a una iniziativa ben più radicale di altre).
Occorre peraltro fare i conti con la irreversibilità di alcuni effetti del passato rappresentati dalla eredità del paradigma ottocentesco di crescita quali i siti industriali inquinati cui si lega anche il tema del “deposito nazionale per le scorie nucleari come pure ogni condizione di perpetuazione della contaminazione ambientale, con i relativi effetti anche sulle produzioni alimentari.
In tale ambito l’azione della pubblica amministrazione, “inquinata” da lobbies e dalla predominanza degli interessi industriali appare inidonea fino a situazioni evidenti come la omissione di considerazione di inquinanti in situazioni (es. geotermia) di estremo quanto negato impatto ambientale e sanitario.
Alle omissioni degli enti si accompagna una politica di “dipendenza” degli stessi, viene ricordato il caso della Agenzia di Protezione Ambientale della Basilicata che, con una recente iniziativa normativa, verrebbe posta direttamente sotto le dipendenze “politiche” della Regione.
Il modo in cui i conflitti ambientali evolvono fa emergere la necessità di mantenere l’intreccio tra temi locali e generali. In questo ambito fondamentali sono i rapporti tra economia-ambiente-occupazione e salute. Viene citato il caso in cui una centrale turbogas a metano viene proposta come forma di sostituzione di un impianto chimico dismesso (Ferrara) raccogliendo l’assenso di parte della popolazione.
A MD viene riconosciuto un ruolo importante, nel rispetto della autonomia delle singole iniziative locali.
Non solo quale “eccellenza” risultante dalle esperienza e dalle conoscenze costruite in 40 anni di esistenza e di iniziativa ma anche la capacità di cambiare in meglio (“far cambiare di passo”) l’azione delle lotte locali.
La debolezza che abbiamo è invece sulla capacità di incidere sulla formazione delle “regole”. Inoltre manca una strategia di comunicazione e di alleanze per potenziare il contributo che possiamo dare sia nello sviluppo delle realtà locali che nella formazione delle decisioni.
La discussione, provvisoriamente, rileva che sui temi “tipici” del rapporto tra ambiente e sanità è possibile una unità dei movimenti non come “compattazione” delle singole realtà ma come costruzione di una agenda comune, un collegamento permanente di chi si batte contro iniziative dannose per l’ambiente locale e complessivo.
MD può produrre idee per farle divenire sentire comune e quindi contribuire a questa agenza e alle iniziative che da quella possono scaturire ed estendersi. Alcuni temi che potrebbero divenire campagne di nostra iniziativa possono essere quelle relative
alla epigenetica (considerare le informazioni che provengono sempre più chiaramente sugli effetti epigenetici come un motivo per interventi di miglioramento ambientale);
sulle bonifiche dei siti dismessi e di ogni situazione ove i livelli di esposizione e di inquinamento rappresentano evidenti rischi
sull’attacco alle regole ed in primis all’art. 41 della Costituzione, da ampliare anziché restringere.
Un argomento controverso è quello dei cambiamenti climatici. Sintetizzando diversi interventi si può cercare di prendere atto che i cambiamenti climatici sono in corso, che vi è un contributo antropico evidente, che le condizioni future, se non vi è una netta inversione di tendenza, possono determinare ulteriori effetti irreversibili oltre a quelli che già si stanno mostrando. Le iniziative di contrasto appaiono comunque deboli e viziate da tecnicismi (es. proposte tecniche di sottrazione dei gas climalteranti dall’atmosfera) rispetto alle evidenze che vedono la drastica riduzione della combustione come forma di produzione di energia da un lato e il ripristino di habitat naturali adeguati (riforestazione) come principali interventi correttivi.
In questo come in altri temi vi è una estrema necessità di chiarezza anche attraverso una ricerca scientifica orientata a misurare correttamente lo stato dell’ambiente e gli effetti delle scelte. La finanziarizzazione alla cui base vi è lo scambio di quote di gas ad effetto serra non è lo strumento idoneo per una inversione di tendenza e va “sfidato” sul campo anche della “contabilità” ambientale.
E’ stato inoltre sottolineato che non è corretto leggere il fenomeno dei cambiamenti climatici solo in termini ambientali per evitare una lettura “conservatrice”. Gli effetti sociali quali quelli delle migrazioni come pure dei conflitti militari risultano altrettanto importanti, vi è il concreto rischio che l’umanità si estingua prima per la III guerra mondiale che per gli effetti del riscaldamento globale.
Se il tema del contributo umano al riscaldamento ambientale e in generale agli impatti delle attività antropiche devono essere oggetto di considerazione occorre partire da una lettura diversa della materia vivente e delle modifiche che sta subendo. Tra i casi evidenti vi sono quelli del controllo e della manipolazione del vivente evidente nel caso degli OGM ma presente in altre situazioni come pure la protezione degli esseri viventi quali la produzione massiva di alimenti tramite allevamenti animali, peraltro tra le principali fonti, dirette e indirette, di gas ad effetto serra (metano).
Il quadro è dunque quello di un progressivo e apparentemente inarrestabile degrado ambientale che si accompagna ad un degrado delle conoscenze, di una azione politica efficace comprensiva di quella da parte della opposizione.
Occorre cogliere il salto di qualità ovvero che i temi ambientali si intrecciano in una azione politica che “crea” nemici per mantenere l’egemonia economica e militare sia dentro che fuori i confini delle singole nazioni, per lo sfruttamento delle stesse risorse che producono disastri. Una difficoltà ulteriore è proprio questa svolta della politica che si presenta sempre più come “arte della guerra” . Se in pace si può lavorare per cercare di cambiare l’opinione maggioritaria, in tempi di “guerra” le priorità percepite da ognuno sono ben diverse. Sentendosi accerchiati e attaccati si alimenta un arroccamento individuale e collettivo che produce anche assenso a iniziative contro l’ambiente (si crede negli antibiotici, nei pesticidi, nella produzione di alimenti tramite l’allevamento animale, ad Expo si fa la fila al Mc Donald pur avendo molte altre alternativa disposizione…).
Le lotte NOTAV rappresentano un momento significativo di resistenza ove si è unita l’identità di una comunità unita per resistere all’aggressione del territorio , aggressione che si è evoluta in militarizzazione. La recente sentenza del Tribunale Russell contro l’azione del Governo ne è la conferma e disvela il percorso distruttivo tra egemonia politico/economico, sfruttamento delle risorse, distruzione ambientale e repressione.
Il ruolo che può avere MD in questo contesto non è di facile identificazione date le scarse forze e la difficoltà nel rinnovo generazionale.
Necessita far leva sulla coerenza e la capacità di resistenza di MD ma nel contempo concentrarsi su alcuni punti da sviluppare concretamente per contribuire al cambiamento di direzione rispetto a quanto si riscontra negli ultimi anni e si conferma in prospettiva. Le direzioni di discussione e intervento appaiono sostanzialmente due.
Una prima direzione è quella di approfondire la conoscenza e la messa a disposizione all’esterno, attualizzandola, la lezione di G. A. Maccacaro per la critica dello stato di cose presenti nei temi a noi peculiari (quindi sinergia e correlazione tra temi ambientali e salute collettiva).
Tra gli aspetti da considerare vi è lo sviluppo di un lavoro, per il tramite di gruppi di lavoro per “competenza”, centrato sulla discutere e con la finalità di definire posizioni chiare e semplici su cui sviluppare comunicazione. Sono stati proposti i seguenti temi :
tema del rapporto tra scienza e ricerca (e applicazione tecnica delle conoscenze)
tema della trasformazione (“cambio molecolare”) dell’ambiente e il relativo disequilibrio risultante (velocità delle modifiche maggiori della capacità di adattamento) che produce nuove patologie.
Per la discussione interna e quindi completare analisi è opportuno definire un comitato scientifico che organizzi la discussione interna per produrre contenuti condivisi su cui costruire campagne esterne.
L’altra direzione è quella di rinnovare e ricostruire rapporti con le realtà locali non meramente in forma di coordinamento o di incontri assembleari. L’obiettivo principale è quello di permettere ai comitati di crescere e favorirne l’aggregazione trovando temi e visioni condivise.
E’ pacifico il sostegno quotidiano per opporsi ad opere devastanti l’ambiente e con effetti sanitari. MD continua ad essere al fianco delle lotte su temi propri su cui si interviene da anni adattando la modalità del contributo che possiamo concretamente fornire. I temi sono quelli della discussione quotidiana e riguardano le sostanze chimiche, le attività ad elevato impatto e le relative alternative, l’uso e il miglioramento degli strumenti normativi (es. AIA, VIA, VIS) e istituzionali (es ruolo delle Agenzie regionali di protezione ambientale), la gestione dei rifiuti, la revisione delle politiche energetiche.
I due percorsi si uniscono ogni qual volta si producono strumenti utili per rendere efficace l’opposizione sia a livello locale che nazionale.
Tra gli strumenti che potranno essere messi in campo vi possono essere (in un “ritorno al futuro”) quello della realizzazione di “manuali di autodifesa” ad uso delle popolazioni autoorganizzate su temi di particolare rilevanza (amianto, opere di elevato impatto) come pure la formazione (alfabetizzazione) “militante” (come in parte fatto con i corsi sulla sanità a Milano) anche lo scopo di estendere i contatti e passare il testimone generazionale.

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