
Nelle due puntate precedenti abbiamo descritto principalmente la parte dedicata al “distintivo” ovvero i soldi, in buona parte buttati o perlomeno mal utilizzati, derivanti dalle sanzioni in materia di sicurezza sul lavoro e dedicati a vestiti, distintivi, cappellini, borse, loghi sulle auto ecc ecc.
L’attenzione della Regione Lombardia sembra più dedicata a rendere più visibili i servizi di prevenzione delle ATS (ovvero la regione stessa) quasi che una immagine più esplicita delle funzioni di vigilanza aggiunga “autorevolezza” al personale, senza preoccuparsi che per tutto il resto sono abbandonati a se stessi e chi crede nella funzione sociale di questo lavoro fa i salti mortali per cercare di tenere assieme i servizi. Nel frattempo i governi che si susseguono rafforzano gli ispettorati del lavoro nazionali in un percorso a gambero rispetto alla riforma sanitaria del 1978 (che aveva tolto – o perlomeno ridotto in modo importante – la competenza dei controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro al Ministero del Lavoro per darlo al Ministero della Salute e da questo alle Regioni proprio su richiesta delle realtà sociali e dei sindacati, per l’inadeguatezza manifesta delle precedenti modalità operative).
Oggi qui parliamo delle vere e proprie chiacchere della regione Lombardia : mentre ad ogni infortunio mortale o che riesce a essere notato dai media si versano lacrime di coccodrillo bipartisan (politici, amministrazioni, sindacati, associazioni imprenditoriali) sulla inadeguatezza (numerica e qualitativa) dei controlli e sulla necessità di incrementarli poi chi ha il potere di aumentarli ha fatto esattamente il contrario negli ultimi venti anni.
Lasciando da parte, per il momento, la questione della qualità (legata ad una professionalità e dall’esperienza sul campo del singolo tecnico che non si apprende alla università e ci vogliono anni di affiancamento per acquisirla) soffermiamoci sulla quantità.
Secondo il “piano delle regole” 2024 approvato dalla Giunta Regionale l’obiettivo di dotazione organica complessiva di personale dei servizi di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro nelle ATS Lombardia è pari a 742. Questo dato va confrontato con il valore considero “essenziale” di tecnici in una realtà produttiva delle dimensioni regionali : circa 1.100.
La cifra di 742, già insufficiente per quanto detto, viene confermata sommando le singole delibere delle ATS relative alla dotazione organica dei servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro 2024-2026 : tanti sono nel 2024 tanti saranno nel 2026 : crescita zero e obiettivo del rispetto del turn over.
Ma questa cifra ha ulteriori aspetti da considerare: 742 operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza delle ATS in realtà comprendono anche il personale amministrativo e assistenti sanitari, certamente necessari ma che non svolgono attività di ispezione con i poteri necessari per intervenire direttamente sulle imprese e attuare le norme applicabili. Se consideriamo il personale tecnico e medico “ispettivo” questo numero, sulla regione Lombardia, diviene 484 unità (397 tecnici della prevenzione e 87 medici del lavoro) e dirigenti tecnici.
Rammentiamo che la Corte dei Conti ha “bacchettato” il bilancio della Regione Lombardia sia nel 2023 che nel 2024 proprio sul tema della sicurezza sul lavoro.
Nel 2023 :
“… al mese di giugno 2022 il personale impiegato negli PSAL (servizi per la Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) era pari a 631 operatori tra tecnici e amministrativi e che a maggio 2023 il numero complessivo degli operatori è di 621 quindi non è stato possibile far fronte pienamente al turnover del
personale. (…) La mancata copertura di tutti i 100 posti messi a concorso e la riduzione di fatto del personale
in organico preposto alla prevenzione e sicurezza dei posti di lavoro deve indurre ad un
maggiore sforzo della Regione, come sottolineato anche dai colleghi magistrati del controllo,
nella politica assunzionale in un settore strategico per consentire la crescita dell’economia
della Lombardia sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale.
Si dovrebbe ad esempio prevedere un significativo aumento delle retribuzioni del personale
(tecnici e medici) in modo da rendere più appetibile e concorrenziale per i giovani il lavoro nel
settore pubblico.” (Aumento della retribuzione, non aumento delle ore lavorate a causa di assunzioni insufficienti).
Nel 2024 la Corte non torna direttamente sulla questione del personale (va detto che il numero attuale di 742 è dovuto a una impennata di concorsi che però hanno messo solo una pezza parziale sul tracollo del personale) ma rammenta che “rimangono drammatici i dati relativi agli infortuni sul lavoro ed alle cd. morti bianche ed assai modesto il calo del numero generale dei decessi sul territorio lombardo: 172 nel 2023 (in media tre morti la settimana) contro i 177 del 2022.
E’ da evidenziare che nei primi 4 mesi del 2024 in Lombardia sono stati registrati 52 decessi (erano stati 49 nel 2023) per cui la sfida che deve essere colta, oltre a quella dell’incremento delle verifiche ispettive, è soprattutto quella della formazione, continua e capillare e, quindi, della prevenzione.”
(A settembre 2024 gli omicidi sul lavoro in Lombardia sono 118, stando alle statistiche INAIL, notoriamente sottodimensionate per il tipo di rilevazione di tipo “assicurativo”).
Come affrontare la questione ? Analogamente a quanto previsto per altri operatori sanitari (medici e infermieri), incrementare l’orario di lavoro dei lavoratori per incrementare le prestazioni (e rispettare i LEA): la DGR 2498 del 10.06.2024 da infatti conto del verbale di confronto tra sindacati e assessorato al welfare. vengono introdotte le “prestazioni aggiuntive” al di fuori dell’orario di servizio, volontarie e remunerate 50 euro l’ora (complessive circa 40 milioni per il 2024). Quindi anzichè alzare la voce, anche nei confronti del governo, per un piano di assunzioni straordinario (con migliori condizioni lavorative, stipendio incluso, per attirare verso la professione) i sopravvissuti devono lavorare di più.
In una recentissima circolare regionale si cerca, per me inutilmente, di “nobilitare” tale forzatura affermando che “le prestazioni aggiuntive al personale già in servizio in orari non convenzionali …. devono garantire un diverso e migliorato presidio del territorio”, anche qui, una pezza “quantitativa” (più sopralluoghi per raggiungere il già di per sè ridotto obiettivo dei LEA del 5 % di controlli sulle imprese esistenti ogni anno) viene arricchita di un obiettivo qualitativo come se durante l’orario “normale” le nostre prestazioni fossero insufficienti….
Segue alla prossima puntata …
A cura di Marco Caldiroli – Tecnico della Prevenzione
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