In occasione della tragedia di Calenzano i media si sono “precipitati” su Medicina Democratica in quanto la realtà locale della associazione, nel 2020, aveva segnalato alcune criticità, peraltro emerse a seguito delle ispezioni ministeriali in base alla direttiva “seveso” sui rischi di incidenti rilevanti.
I media hanno titolato, in modo quasi unisono, che gli “allarmi” di Medicina Democratica non sono stati ascoltati.
Un approccio di questo genere può essere fuorviante quasi ad attribuire una capacità predittiva di Medicina Democratica da una parte e una assoluta incapacità di ascolto dall’altra.
In verità la incapacità di ascolto è una costante che si presenta quasi ovunque a fronte di molte situazioni “scomode” ma con pesanti interessi economici (da difendere o da attrarre) . Mi riferisco, per esempio, a procedure autorizzative relative a impianti ad elevato impatto ambientale e sanitario (petrolchimici, discariche, inceneritori, impianti industriali di grandi dimensioni, centrali termoelettriche ecc ecc) nelle quali, nonostante le previsioni di legge circa la pubblicizzazione delle proposte e la partecipazione del “pubblico” quasi mai gli enti cercano di mettere al corrente in modo tempestivo, serio e completo dei progetti che “vengono avanti” e ancor meno tengono conto delle criticità che vengono sollevate dalle associazioni (come Medicina Democratica) come anche da singoli cittadini risolvendo quasi sempre questi aspetti con qualche integrazione documentale del proponente prontamente “validata” e accolta da parte degli autorità pubbliche procedenti (sta succedendo, per esempio, in questi giorni con il progetto di rigassificatore in mare davanti alle coste di Savona). Analogo silenzio e difficoltà di ottenere informazione riguardano le pur obbligatorie ispezioni periodiche di controllo e relativi esiti.
Per quanto concerne gli “allarmi” (che spesso sono considerati “allarmismi” dalle controparti con relativo coro da parte di politici e amministratori interessati direttamente o anche solo per “quieto vivere”) in realtà Medicina Democratica non fa altro che valutare i documenti ufficiali disponibili (spesso peraltro scontrandosi con dinieghi in nome di presunti “segreti industriali”), valutarli tecnicamente e pubblicizzare le proprie conclusioni per mettere le popolazioni esposte nelle condizioni di conoscere al meglio i rischi e sostenerle nelle iniziative per la promozione e la difesa dei propri diritti ad un ambiente salubre, alla sicurezza dentro e fuori i luoghi di lavoro, in una parola al diritto alla salute.
Speriamo che il tragico episodio di Calenzano serva almeno alle “autorità competenti” (dai Sindaci al Ministro dell’Ambiente) a tenere in conto del parere delle persone esposte, a considerare come preminente l’interesse pubblico e a farsi guidare dal principio di precauzione (che è comunque un principio incluso nei trattati della Unione Europea).
Sempre senza creare allarmismi ma per evidenziare criticità in un ambito (la laguna di Venezia) ove l’azione di Medicina Democratica si è protratta nel tempo fino al “processo di Porto Marghera” nella seconda metà degli anni’90 mettiamo a disposizione una nota (del 2023) della realtà locale sui rischi “interferenti” tra quelli del petrolchimico di Porto Marghera e la presenza delle grandi navi da crociera in quell’ambito naturale (e umano) estremamente delicato e – a parole – riconosciuto universalmente da salvaguardare.
a cura di Marco Caldiroli
Qui la nota relativa a Porto Marghera/Venezia/Grandi Navi.
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