COMUNICATO STAMPA: MORTI PER AMIANTO ALLA CENTRALE TERMOELETTRICA DI TURBIGO: NESSUN COLPEVOLE

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khuiiuOscar Misin era un lavoratore della Centrale di Turbigo, morto per mesotelioma pleurico, come altri 7 lavoratori di cui all’accusa di omicidio colposo. Oscar che si è sempre battuto per migliori condizioni di vita e di lavoro, in particolare contro l’amianto, era uno dei fondatori dell’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) e pure iscritto a Medicina Democratica.
Oscar è morto a 6 mesi dalla diagnosi con gravi sofferenze:
E’ stato esposto all’amianto all’ex ENEL di Turbigo?: SI
Potevano esserci altre cause oltre l’esposizione all’amianto per la sua morte?: NO
Stessa sorte, stesse condizioni per gli altri 7 lavoratori.
Durante il processo sono state raccolte testimonianze di altri lavoratori che avevano lavorato (o ancora lavorano) alla Centrale; da queste senza ombra di dubbio è emersa la verità della presenza di amianto, dell’assenza di misure atte ad evitare l’esposizione, di gravissime carenze sul piano della prevenzione nel luogo di lavoro come da prescrizioni legislative stabilite fin dagli anni 50 (DPR 3003/1956) e successivamente. L’avvocato Laura Mara e gli esperti consulenti di MD ed AIEA hanno dimostrato il rapporto causa-effetto amianto, contraddicendo in modo puntuale e preciso quelli dell’azienda che, si sa, non potevano dire altro. Viene da chiedersi quanto sono pagati i consulenti aziendali in questi processi e quanto quelle delle parti offese…
Nelle scorse udienze il PM di Milano Maurizio Ascione aveva chiesto la condanna a 5 anni e mezzo di reclusione per Alberto Negroni, prima direttore di compartimento e poi tra l’84 e il ’92 dg di Enel, 4 anni per Paolo Beduschi, capo della centrale di Turbigo tra l’«84 e il ’90, 3 anni per Paolo Chizzolini, ex direttore di compartimento, e 2 anni per Valeriano Mozzon, che fu capo centrale dal 90 al ’92.
Nell’udienza di oggi al Tribunale di Milano c’è stata la sentenza: tuti gli imputati assolti per non aver commesso il fatto. Perche? CI ASPETTAVAMO GIUSTIZIA. Siamo stati delusi, frustrati, ancora una volta increduli. Le sentenze si rispettano, ma possono essere criticate, specie in un momento ed in un contesto nel quale il potere dominante e la cultura dominante riducono i diritti dei lavoratori, impoveriscono lo stato sociale e i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Certamente leggeremo le motivazioni della sentenza, faremo appello, continueremo a lottare, ma Oscar, ancora una volta, dopo morto, è stato pesantemente offeso. E NON SE LO MERITAVA.
Milano, 28 febbraio 2015

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