TRE OMICIDI SUL LAVORO (E DA LAVORO) IN UN GIORNO, OTTO IN UNA SETTIMANA : LA FASE 3 POST COVID E’ INIZIATA

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La “normalità” post covid appare in netta evidenza dal rosario di omicidi sul lavoro di ieri :

– a Roma ieri due edili sono precipitati all’interno di un cantiere da una altezza di 20 metri durante operazioni di taglio di una trave. Le notizie sono contraddittorie, chi da la colpa a loro (“non erano agganciati”) chi ad altro (erano agganciati, ma a cosa e come ? e perché non vi era alcun sottoponte nella zona delle operazioni ??

– a Savona presso Tirreno Power, un operaio di una ditta appaltatrice rimasto schiacciato da un carico durante operazioni di ristrutturazione colpito da una parte di impianto refrigerante (come era agganciato il carico o come era fissato l’elemento, perché il lavoratore era nelle immediate vicinanze del carico/elemento dell’impianto .…). Ricordiamo che Medicina Democratica è parte civile nel processo contro Tirreno Power per gli impatti ambientali (sicuramente accompagnate da esposizioni e rischi dei lavoratori che però si sono schierati dalla parte del padrone pur di “salvaguardare” i posti di lavoro);

– il 15.07 a Gricignano d’Aversa un operaio di una ditta di trasporti è rimasto schiacciato tra portellone e pedana idraulica mobile del mezzo (stiamo parlando di una “macchina” per la quale è obbligatoria la presenza di comandi ad azione mantenuta);

– sempre il 15.07. un operaio morto schiacciato da una pressa all’interno di un prosciuttificio di San Daniele del Friuli, quindi ha potuto accedere a una zona pericolosa che – per legge – deve essere protetta in ogni caso da qualunque possibilità di introduzione;

– il 16.07 un altro edile ucciso sul (e dal) lavoro all’ospedale di Cremona, è rimasto schiacciato dal materiale di cantiere (quindi durante una movimentazione non correttamente eseguita o per una inadeguato fissaggio/stoccaggio dei materiali);

– il 17.07 un operaio è morto travolto dal carico in legno trasportato da un muletto in un’azienda a Bitonto (Bari), quindi presumibilmente, un carico non idoneamente posizionato o una inadeguatezza nelle caratteristiche del muletto;

– a Pisa il 16.07 un operaio è morto con le gambe maciullate presso un impianto di conglomerato bituminoso, probabilmente afferrato da un sistema di triturazione degli inerti per la realizzazione di asfalti; come è possibile che la zona pericolosa non fosse protetta ?

Potremmo elencare agevolmente, ove fossero disponibili dettagli maggiori, articoli e commi violati del Dlgs 81/2008 per ognuno di questi omicidi sul lavoro, ma a cosa servirebbe se non per dare (almeno) giustizia alle vittime ?
Non abbiamo dubbi che i “padroni” forniranno un racconto opposto : sono stati i lavoratori a sbagliare.

Sentiamo la solita lagna dei controlli insufficienti (ci credo ! le regioni non hanno assunto in base alle indicazioni governative per far quadrare i conti della sanità, hanno depotenziato i servizi di prevenzioni in quanto non profittevoli nelle logiche “aziendaliste”, se ci si mettesse di buona lena qualche risultato non si vedrebbe prima di due anni, perchè gli ispettori vanno formati, non ci si improvvisa), una lagna che segue di pochi giorni quella in direzione opposta della Confindustria che chiedeva lo “scudo penale” contro gli infortuni da covid facendo finta di non conoscere la differenza tra tutela assicurativa e responsabilità penale : sono le due facce della stessa retorica che vede le lavoratrici e i lavoratori come dei pupazzi da mandare allo sbaraglio o da trattare come bambini da proteggere.

Come se ne esce ? Solo con una rinnovata azione collettiva delle lavoratrici e dei lavoratori che prendono nelle loro mani e costruiscono vertenze nei luoghi di lavoro per il rispetto delle norme in materia di sicurezza ma anche oltre, a tutela della loro integrità fisica a partire dalla soggettività.
Un ritorno al futuro quando lavoratrici/lavoratori e tecnici della prevenzione si incontravano e si contaminavano con le rispettive conoscenze ed esperienze per affermare il diritto Costituzionale alla salute e alla sicurezza in ogni luogo, a partire da quelli del lavoro.
E’ un argomento che fa parte del “Manifesto” che il Coordinamento per il diritto alla Salute sta diffondendo e facendo conoscere, va sostenuto per invertire la rotta (non solo nel Servizio Sanitario Nazionale) della negazione e distruzione dei diritti individuali e collettivi, parliamo di distruzione perché appare evidente la reazione dei “padroni” di ogni genere (come nel caso delle denunce delle inadeguatezze anticovid nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie) contro le lavoratrici e i lavoratori che denunciano condizioni di lavoro inadeguate come “tradimento” del rapporto fiduciario tra dipendente e azienda.
Non è solo una questione di rispetto delle norme, ma di rispetto dei diritti umani e costituzionali.
Medicina Democratica Onlus, in lutto, è a fianco delle lavoratrici, dei lavoratori e di quelle loro rappresentanze che si battono contro gli omicidi sul lavoro ogni giorni nei luoghi di lavoro e non a parole dopo gli infortuni.

A nome del Consiglio Direttivo – Marco Caldiroli

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