Dal 9 all’11 ad Ancona il summit: conferma che la sanità nel mondo ormai è un’ occasione di profitti per il privato – come l’affare dei farmaci. Urge un’alleanza tra operatori e utenti
Dal 9 all’11 ottobre ad Ancona andrà in scena il G7 Salute. La prova definitiva del disinteresse dei nostri governi verso la salute del genere umano. Non ho mai riconosciuto alcuna legittimità ai G8, G7 e G20 e nessun diritto ai rappresentanti di quei Paesi di decidere a nome dell’umanità.
Precisato questo, sarebbe logico aspettarsi, da un simile incontro, che si realizza dopo un lungo periodo pandemico, almeno il tentativo di mettere in sicurezza l’umanità, o almeno i propri cittadini, di fronte ad una possibile nuova pandemia, affinché a tragedia non segua tragedia. Tanto più quando ad organizzare l’incontro è uno dei Paesi che è stato maggiormente colpito dal Covid. Nulla di tutto questo.
Non è all’ordine del giorno una discussione su come garantire le cure universali. La parola impronunciabile è “brevetti” ossia l’Accordo Trips, sulla durata ventennale delle licenze, che regala una condizione monopolistica a Big Pharma sui prezzi e sui destinatari della propria produzione. Una condizione sperimentata recentemente per i vaccini e i farmaci contro il Covid, precedentemente per le terapie contro l’Hiv e in questi giorni con la mancanza di farmaci, anche nel nostro Paese, contro la talassemia ed altre malattie. L’industria farmaceutica nel mondo occidentale è totalmente privata con un business in continua crescita, come evidenziato dall’inchiesta realizzata dai giornalisti d’Investigate Europe Big Pharma nasconde i profitti nei paradisi fiscali -| Investigate Europe (
investigate-europe.eu) «Strutture poco conosciute situate in territori a tassazione agevolata hanno aiutato le 15 più grandi aziende farmaceutiche ad accumulare, negli ultimi cinque anni, profitti che arrivano a 580 miliardi di euro».
Un gruppo di lavoro coordinato dal prof. Massimo Florio, dell’Università di Milano, ha documentato la possibilità di costruire un’azienda europea pubblica del farmaco attraverso uno stanziamento annuo pari a quello che la Commissione Europea destina all’Agenzia Europea Spaziale. Proposta subito attaccata pesantemente dai vertici dell’Unione europea.
Il programma ufficiale enfatizza l’approccio “One Health” come una formula magica. Ma “One Health” per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) significa: «Un approccio integrato e unificante che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi. Questo approccio riconosce che la salute degli esseri umani, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell’ambiente… sono strettamente collegati e interdipendenti».
L’opposto delle scelte compiute dalle leadership che si riuniranno ad Ancona; ogni transizione ecologica è quotidianamente sepolta da decisioni che proiettano nel futuro l’attuale modello di sviluppo.
È ugualmente privo di senso parlare di “Welfare e benessere” “Prevenzione e stili di vita” “Rafforzamento dell’architettura globale in sanità” quando l’unica spesa che viene rafforzata è quella militare a danno di quella sociale.
La sanità in tutto il mondo si è trasformata in una fantastica occasione di profitti per il privato. In Italia l’Area Studi Mediobanca ha stimato una crescita del 5,5% nel 2023 sul 2022 dei ricavi complessivi dei maggiori operatori sanitari privati, dopo un aumento del 2,7% registrato l’anno precedente; per i gestori di Rsa i ricavi in un anno sono stimati +14%.
Reclamizzare nelle giornate anconetane l’offerta di esami gratuiti negli stand montati per l’occasione suona come un insulto all’intelligenza umana.
La campagna “Not in my body – Il profitto uccide la salute” raccoglie decine di comitati, associazioni, Cgil e sindacati di base e ha organizzato molte iniziative per i giorni del summit: mercoledì pomeriggio si discute sulle proposte per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale; giovedì sulle emergenze della salute nelle Marche; venerdì l’assemblea generale con ospiti internazionali precederà la manifestazione.
Il diritto alla salute necessita di una vertenza globale, ma anche nazionale, costruita insieme tra operatori e utenti, tra chi nella sanità lavora e che di quella sanità ha necessità. Gli scioperi sindacali sul salario sono importanti, come lo sono le lotte dei comitati contro le liste d’attesa. Ma, se vogliamo incidere, devono trasformarsi in un’azione comune dove ognuno sia consapevole di come gli obiettivi siano fra loro intrecciati e finalizzati ad un reciproco vantaggio.
Semplice a dirsi, ma difficile da farsi.
* Medicina Democratica