Non di sola anidride carbonica

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Se la discussione internazionale appare centrata sui gas ad effetto serra e al relativo “effetto globale” occorre sempre ricordare che la combustione dei fossili (come pure le emissioni di origina industriale) producono quel cocktail di sostanze chimiche che respiriamo ogni giorno classificato come cancerogeno dallo IARC.

Alcuni dei principali contaminanti atmosferici sono oggetto della direttiva NEC 81/2001 (ossidi di zolfo, ossidi di azoto, ammoniaca, composti organici volatili) che definisce dei “target” di emissione complessiva per ogni nazione UE.

La revisione della direttiva in corso ha prodotto il solito “tira e molla” per renderla il meno impegnativa possibile e in questa azione il governo italiano spicca negativamente.

Nel seguito riportiamo il testo della lettera, sottoscritta anche da Medicina Democratica Onlus, per contrastare questa deriva italiana (ed europea) e un commento in inglese sull’argomento.

In allegato è scaricabile la direttiva vigente, i programmi nazionali (2003 e 2006).

italy_exsum_en

200181_progr_it

direttivaCE_23_10_01_81

 

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Al Ministro dell’Ambiente

Al Ministro della Sanità

Al Ministro dell’Agricoltura

Al Ministro dello Sviluppo Economico

Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

Milano-Roma,  24 maggio 2016

DIRETTIVA NEC e POLITICHE URBANE

Egregio Presidente del Consiglio, Egregi Ministri,

il problema dell’inquinamento atmosferico che affligge molte città italiane rappresenta per i sindaci un tema di importanza primaria. Per questo motivo le città, con loro i sindaci, si impegnano al fine di ottenere il rispetto dei limiti indicati dalla Direttiva sulla Qualità dell’Aria Ambiente (2008/50/EC), in particolare adottando misure locali che riducano l’esposizione della popolazione agli inquinanti dell’aria nelle aree urbane. Oltre a un numero inaccettabile di morti premature all’anno a livello nazionale (35.000) l’esposizione agli inquinanti atmosferici porta con sé nascite premature e sottopeso, danni cognitivi per i bambini, asme, tumori, allergie, patologie respiratorie, infarti, ictus, diabete, demenza precoce. Oltre a danni ai monumenti e al costo collegato al solo danno sanitario che è di circa il 5% del nostro PIL, la cattiva qualità dell’aria in Italia è causa di circa 14 milioni di giorni di lavoro persi all’anno.

In questo contesto, tuttavia, nella consapevolezza che le misure locali sono molto rilevanti ma non sufficienti, emerge l’importanza cruciale dell’impegno, da parte del Governo, di riduzione delle emissioni a livello nazionale e, in particolare, di quelle emissioni di larga scala che, interagendo con gli inquinanti prodotti localmente nelle città, sono capaci di peggiorare molto la qualità dell’aria che respirano gli abitanti delle aree urbane.

Proprio a questo riguardo Vi scriviamo sapendo che in queste settimane il Governo è impegnato in una trattativa europea di grande rilevanza per i prossimi decenni, riguardante la revisione della Direttiva sui limiti nazionali di emissione (NEC), uno dei principali strumenti in Europa nella lotta contro l’inquinamento atmosferico. Oggi, l’Unione Europea sta cercando di individuare nuovi limiti per il 2020, il 2025 e il 2030 per gli inquinanti più pericolosi per la salute e l’ambiente: le polveri sottili (PM2.5) e gli ossidi di azoto (NOx), l’anidride solforosa (SO2), i composti organici volatili (VOC), e infine, ma non di minore importanza, l’ammoniaca (NH3) e il metano (CH4).

Sappiamo anche che l’Italia sta opponendo al programma di riduzione delle emissioni proposto dalla Commissione e dal Parlamento europeo la richiesta di ridurre in maniera drastica il livello di ambizione nazionale e quindi l’efficacia della Direttiva per il nostro paese, ostacolando altresì nei fatti il raggiungimento di un accordo a livello Europeo. L’Italia chiede in questi giorni di ridurre addirittura dell’8% l’obiettivo nazionale di contenimento dei livelli di ammoniaca (ovvero del 14% invece del 22% entro il 2030), del 14% l’obiettivo di contenimento dei livelli per il particolato (PM 2.5) (ovvero del 40% invece del 54% entro il 2030) e di escludere a titolo definitivo dalla direttiva il metano, un inquinante precursore dell’ozono che affligge tante città dell’area padana, ma non solo, nel periodo caldo.

Senza obiettivi ambiziosi a livello nazionale, orientati innanzitutto a ridurre nel più breve termine il gravissimo danno sanitario derivante dall’inquinamento atmosferico, le città italiane non saranno in grado di ottenere una qualità dell’aria accettabile per i loro cittadini.

Calcoli basati sui dati di valutazione di impatto della Commissione Europea dimostrano che la differenza tra le posizioni in sede Europea di Commissione/Parlamento, da un lato, e del Governo italiano dall’altro si tradurrebbe in circa 15.000 morti premature aggiuntive nel nostro paese al 2030. Morti che, in grandissima proporzione, saranno riconducibili alle aree urbane.

Più di 3000 di queste morti aggiuntive sono legate, per esempio, all’indebolimento degli obiettivi di riduzione dei limiti per l’ammoniaca, rilasciata per più del 95% dal settore agricolo. In particolare i dati indicano che il 95% delle emissioni di ammoniaca di origine animale, che a loro volta rappresentano il 70% delle emissioni di ammoniaca a livello nazionale, provengono da una quota pari al 5% delle aziende agricole.

E’ chiaro dunque, in questo settore, che pochi soggetti hanno la capacità di contribuire molto alla qualità dell’aria a livello nazionale ed è importante che siano coinvolti nello sforzo.

L’attuale posizione del Governo italiano si concretizza, al contrario, in una scelta che Vi chiediamo di modificare e che manda un segnale inappropriato, riducendosi nell’aperta protezione di settori che dovrebbero invece condividere lo sforzo, taluni dei quali oggi addirittura esclusi da ogni regolamentazione per le emissioni, a scapito della salute dei cittadini.

Non solo, politicamente, la posizione italiana rafforza e sostiene quella di altri paesi europei come Francia, Gran Bretagna, Spagna e Polonia che chiedono la revisione al ribasso degli obiettivi nazionali. Così facendo il Governo infligge agli italiani un doppio danno: a quello derivante dalle emissioni emesse sul proprio territorio si aggiunge infatti quello delle emissioni prodotte negli stati confinanti, come la Francia, che pure hanno un impatto sulla nostra salute.

Signor Presidente del Consiglio, Signori Ministri, Vi chiediamo oggi di modificare la posizione del Governo condividendo le richieste formulate dalla Commissione e dal Parlamento Europeo. In particolare Vi chiediamo di ritornare agli obiettivi di riduzione più ambiziosi dell’Annex II della Direttiva, ponendo limiti al 2025, evitando meccanismi di flessibilità che renderebbero la normativa difficilmente applicabile e reintroducendo il metano fra gli inquinanti regolamentati.

Perché, anche a fronte delle due procedure di infrazione europee pendenti per violazione dei limiti della qualità dell’aria, l’Italia dimostri impegno, senso di responsabilità istituzionale, rispetto delle leggi e dia la precedenza alla salute dei cittadini.

Distinti saluti,

Cittadini per l’Aria Onlus; Agenzia Nazionale per la Prevenzione; Associazione per la difesa dei consumatori – Altroconsumo; A.M.I.C.A Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale; Associazione Italiana Pazienti Bpco Onlus; Associazione Ambiente Venezia; Associazione Medici per l’Ambiente Isde Italia; Associazione per l’Agricoltura Biodinamica; Circolo Ambiente Scienza; Cyclopride Italia Aps; Comitato No Grandi Navi Laguna Bene Comune; IRCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri; Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica – Federbio; Federazione Italiana Amici della Bicicletta Onlus; Fondazione Imation Onlus; Gruppo Italiano Amici della Natura; Greenpeace Italia; Legambiente Onlus; Lipu Onlus; Medicina Democratica Onlus; Peacelink; Società Italiana di Pneumologia/Italian Respiratory Society (SIP/IRS); Spezia via dal Carbone; WWF Italia Onlus

 

Most EU capitals breach WHO air pollution limits

 

ENDS daily, 13 May 2016

Most EU capitals are breaking air pollution limits, according to the latest data from the World Health Organization (WHO), prompting calls for stricter National Emissions Ceilings Directive targets.

WHO sets different limits for large and small particulate matter (PM), with larger particles (PM10) subject to limits of 20 micrograms of gaseous pollutant per cubic metre of ambient air (µg/m3) and smaller particles (PM2.5) required to be below 10 µg/m3.

However, the latest figures show that the vast majority of EU capitals exceed PM10 limits, with worrying consequences for public health.

In 2013, Warsaw and Bucharest recorded concentrations of PM10 at 33 µg/m3. Other cities also reported high levels of PM10 with Budapest 29 µg/m3, Rome 28 µg/m3, Copenhagen 27 µg/m3, and London 22 µg/m3 in the same year.

A smaller number of EU capitals did comply with WHO limits, including Madrid and Helsinki (both at 19 µg/m3), followed by Dublin (16 µg/m3), Lisbon and Reykjavik (15 µg/m3), and Tallinn (14 µg/m3).

WHO says that long-term exposure to levels of PM10 that exceed its guidelines leads to an increase in the number of deaths from cardiopulmonary illnesses and lung cancer.

And its figures show that 80% of people in 3,000 cities worldwide are exposed to PM10 levels above WHO limits.

The data has been published as the European Commission, Parliament and Council negotiate new 2030 limits for PM pollutants – as well as nitrogen oxide and ammonia – as part of a review of the EU’s NEC.

During the most recent trialogue talks, the Dutch EU Presidency proposed a compromise that would reduce EU premature deaths from ammonia and PM by 50% by 2030. Its pollution reduction target was halfway between those suggested by the Council (48%) and the Commission (52%).

However, Eurocities policy adviser Joana Cruz criticised the compromise, saying that every percentage point that the target is relaxed represents “4,000 additional deaths” every year.

She told ENDS: “Pollution in cities often comes from sources we can’t control, such as agriculture. We need stronger NEC targets to tackle that, yet many EU states don’t seem to see air quality as a priority.”

ClientEarth lawyer Alan Andrews agreed, saying: “At a time of crucial negotiations in Brussels over new air pollution laws, several EU member states are, incredibly, blocking attempts to set strict targets which would save hundreds of thousands of lives each year.”

 

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