Ogni inceneritore è bello a mamma sua, se serve anche la discarica…

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Riceviamo da Marino Ruzzenenti, Brescia :

Dopo l’imponente campagna di A2A sui media locali,  tre domande indiscrete cui A2A non sembra voler  rispondere. Anzi, minaccia querele…
Lettera al direttore.
La notizia che A2A è in affari con il “re della monnezza” di Roma, Manlio Cerroni, deve aver creato non poco imbarazzo se giudichiamo dalla imponente campagna dispiegata per rinsaldare l’immagine della stessa A2A. Tuttavia, mi pare necessario riproporre alcune precise questioni che non sono state chiarite.
1. Sembrerebbe che la compartecipazione con Cerroni sia avvenuta “ad insaputa” degli attuali vertici e, comunque, è stato detto “che il tema discariche è fuori dall’orizzonte dell’attuale società”. Se così è, coerenza vuole che A2A rompa ogni rapporto con Cerroni, esca dalla società proprietaria dell’ex cava Pirossina e che manifesti esplicitamente in sede regionale la propria rinuncia ad aprirvi un’eventuale discarica. Attendiamo e verificheremo questi passi.
2. Per migliorare l’efficienza dell’inceneritore di Brescia sarebbero stati investiti 250 milioni di euro. Con pessimi risultati, evidentemente, visto che le emissioni di ossido di azoto rimangono circa  del 50% più elevate per metro cubo di quelle dell’inceneritore Silla di Milano, sempre di A2A, peraltro ben più piccolo di quello bresciano (e non si risponda, per carità,  che così quello bresciano produce più energia, e quindi più profitti, di quello milanese!). Gli ossidi di azoto sono precursori delle PM10 e PM2,5 che provocano patologie, tumori e decessi. Non sarebbe il caso di abbassare queste emissioni, come ha chiesto più volte Arpa,  almeno al livello di quelle di Milano, adottando le migliori tecnologie disponibili?
3. Viene anche citato con soddisfazione lo “studio indipendente” chiesto all’Università dal Comune di Brescia per valutare la fattibilità tecnica della chiusura della terza linea dell’inceneritore. Abbiamo chiesto al Sindaco di Brescia di fornirci una serie di dati tecnici che, a questo punto, siamo convinti A2A non avrà difficoltà a mettere a disposizione. Serviranno ad un gruppo di tecnici ed esperti per sviluppare uno studio veramente indipendente, in quanto non  commissionato e finanziato, come quello dell’Università, da un Assessore all’Ambiente che il 2 settembre 2016 ha dichiarato pubblicamente che “la chiusura della terza linea sarebbe un errore” e che in sede di conferenza dei servizi per l’Aia nel 2014  ha chiesto l’importazione di rifiuti speciali per poterla alimentare, in cambio di un obolo da A2A di circa 2,5 milioni di euro all’anno da destinare ad attività “ecologiche”. Come sa chi mastica un po’ di ricerca scientifica quest’ultimo studio, inficiato da evidenti conflitti di interessi, verrebbe semplicemente cestinato e comunque considerarlo “indipendente” è davvero molto arduo. In ogni caso rimaniamo in attesa dei dati tecnici per poter avviare un confronto “scientifico” di merito.
Brescia 30 gennaio 2017                                         Marino Ruzzenenti

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