5G e città smart …. e la salute ?

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Mentre ISDE richiede la moratoria per le “sperimentazioni” 5G in Italia  http://www.isde.it/richiesta-moratoria-per-le-sperimentazioni-5g-su-tutto-il-territorio-nazionale/ c’è chi (Milano) si dichiara ben contenta di far da cavia.

A settembre 2017 il Ministero per lo sviluppo economico ha individuato diverse aree italiane, con i corrispondenti operatori, considerate atte alla sperimentazione 5G : Vodafone Italia per Milano, Wind Tre e Open Fiber per Prato e L’Aquila, Telecom Italia-Fastweb-Huawei Technologies Italia per Bari e Matera.

Così il Ministero presenta l’iniziativa : “È questa una nuova tappa del percorso che porterà l’Italia a dotarsi di una tecnologia per reti mobili di V generazione. Il 5G non è semplicemente un’evoluzione del 4G, ma è una piattaforma che apre nuove opportunità di sviluppo. E’ una tecnologia in forte discontinuità con il passato sia per quanto riguarda la velocità che il tempo di latenza; ha potenzialità enormi sul fronte dei servizi che potranno essere sviluppati e sarà volano di crescita per il nostro sistema produttivo”.

Milano ha dato il via l’11 dicembre a questa sperimentazione,  20171211_Vodafone-5G-Trial-for-Milan , pochi giorni prima anche le altre aree individuate; manca un “piccolo” particolare in tutto questo entusiasmo : considerare gli aspetti sanitari connessi all’incremento dell’esposizione a nuove frequenze di radiazioni non ionizzanti con una maggiore diffusione rispetto alla situazione attuale.

Se i dispositivi (di trasmissione e di ricezione ) si sono certamente evoluti riducendo le esposizioni alle onde elettro-magnetiche al singolo apparato l’incremento di questi ultimi e la estensione della loro diffusione rischia di incrementare l’esposizione in ogni ambito di vita e di lavoro senza che tale aspetto faccia parte della “sperimentazione” ovvero senza che sia sottoposto a una preventiva valutazione di impatto sanitario (la normativa è carente per questi aspetti soprattutto in termini di interventi pianificati su ampie aree).

E’ pacifico che tale sperimentazione determina la necessità di nuove installazioni (e del potenziamento dei quelle esistenti) nella banda tra 3,6 e 3,8 GHz per raggiungere le aree e contestualmente permettere tutte le funzioni previste e pubblicizzate.

L’unico chiarimento esplicito del Ministero è che le autorizzazioni per i nuovi impianti seguiranno le procedure vigenti (nessuna “accelerazione” o accordi con Comuni e Arpa per le autorizzazioni come richiesto dalle aziende) e che i limiti per i campi elettrici e magnetici rimangono quelli del DPCM 8.07.2003 (in particolare il valore limite di 0,1 microtesla per l’induzione magnetica) e non quelli (superiori, il doppio nel caso della induzione magnetica) della Raccomandazione UE 1999/519 ma questo non cambia il cuore del problema.

Sono anni che le istituzioni (Ministeri, ISPRA, Regioni, Arpa) parlano di necessità di studi di approfondimento sugli effetti sanitari delle radiazioni non ionizzanti sulla popolazione connessi allo sviluppo dei sistemi di radiotelefonia, ma nulla è stato fatto e nulla si intende fare neppure preliminarmente a quest’ultimo “salto di qualità” (e di esposizione).

Medicina Democratica si associa alla proposta di ISDE per una “moratoria per l’esecuzioni delle sperimentazioni 5G su tutto il territorio nazionale sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario … non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti” con piena informazione sui rischi e sui risultati di queste valutazione preventive.

Aggiungiamo noi : per quale motivo e in base a quale atto sia stata esclusa la Valutazione Ambientale Strategica, trattandosi, di fatto, di piano/programma come previsto dall’art. 6 del dlgs 152/06 che riportiamo per memoria

2. Fatto salvo quanto disposto al comma 3, viene effettuata una valutazione per tutti i piani e i programmi: a) che sono elaborati per la valutazione e gestione della qualita’ dell’aria ambiente, per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l’approvazione, l’autorizzazione, l’area di localizzazione o comunque la realizzazione dei progetti elencati negli allegati II, ((II-bis,)) III e IV del presente decreto; 

 

 

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