LA DIATRIBA SULL’INCENERIMENTO : RICORDIAMOCI DI LAVOISIER

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Medicina Democratica Onlus dalla propria nascita ha criticato e osteggiato la pratica dell’incenerimento dei rifiuti. Una delle prime grandi vittorie in tal senso è stata quella di evitare la realizzazione di un inceneritore a Seveso per bruciare i materiali contaminati da diossina nel 1976 (che probabilmente sono stati inceneriti altrove, forse a Mantova, ma questo rimane ancora un “lato oscuro” tra i tanti di quella vicenda).
Sono decine le realtà locali che abbiamo seguito in questi 40 anni di attività non solo per ostacolare la approvazione e la realizzazione di singoli impianti ma soprattutto per rovesciare l’approccio al tema rifiuti, dalla gestione dei rifiuti prodotti alla prevenzione e alla riduzione dei rifiuti a partire dalla pratica a portata di tutti, la raccolta differenziata. Quando abbiamo iniziato la raccolta differenziata dei rifiuti urbani contava per qualche punto percentuale oggi le migliori realtà sono intorno all’80 % ma soprattutto hanno ridotto la quantità procapite di rifiuti.
Il messaggio si è esteso, l’opposizione ha prodotto cultura, la cultura ha prodotto azioni, modifiche normative (incluse norme più restrittive per le emissioni degli inceneritori e per la realizzazione delle discariche) e questo ha permesso di individuare l’obiettivo “rifiuti zero” che significa principalmente non produzione di rifiuti (non produzione di merci che, una volta finito il loro ciclo di vita, ci si può solo “disfarsene”).

Sugli aspetti ambientali e sanitari abbiamo scritto abbondantemente sia sulla nostra rivista che sul nostro sito, un riferimento utile può essere questo :

Il mito di Prometeo offusca la visione della Società Italiana di Igiene

Possiamo sintetizzare la discussione in atto innescata dalle polemiche sulla gestione dei rifiuti (industriali e urbani) in Campania come segue.
Da un lato chi intende estendere il modello “lombardo” fondato, per quanto riguarda i rifiuti residui urbani, sul loro incenerimento con la principale finalità di ridurre il conferimento in discarica.
Dall’altro chi, dopo aver lottato (per rimanere in Lombardia), per bloccare quello che allora era un raddoppio delle capacità di incenerimento esistenti, ha fatto in modo da attivare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani e altre pratiche virtuose per ridurne la quantità.
Il risultato lombardo è rimasto a metà strada : è stato evitato quello che era un evidente eccesso di capacità impiantistica oggi comunque presente nella regione (la Lombardia importa da anni rifiuti urbani dalle regioni vicine prima che dalla Campania) ma non si è ancora passati a un processo di graduale riduzione dei rifiuti inceneriti : il Piano regionale dei rifiuti (2014) prevede la chiusura degli impianti più vecchi (e particolarmente obsoleti) ma vi sono resistenze nei casi “concreti” (come Busto Arsizio, dove la Lega è in prima fila a favore della chiusura entro il 2021).

Nel frattempo gli obiettivi di cui si accennava all’inizio sono divenuti europei e hanno determinato (e determineranno) delle significate modifiche nella gestione dei rifiuti (ovvero delle merci) rendendo inutili gli inceneritori.
Tra queste politiche ricordiamo quelle già in atto relative alla responsabilità estesa (oggi applicata ai veicoli a fine vita, alle apparecchiature elettriche ed elettroniche RAEE, agli oli minerali, alle batterie per le auto, ai pneumatici), a quelle di responsabilità condivisa (imballaggi), a quelle di riduzione della produzione. Ora la discussione si è spostata sulla “economia circolare” il che significa, in primo luogo, che il ragionamento sui rifiuti deve partire dalla base e non dalla testa : dalle merci e non dal momento in cui un oggetto ha finito la sua “funzione” .
Il documento relativo alle materie plastiche è uno di quelli su cui si sta discutendo e che sarà fondamentale anche per gli effetti sulla produzione e gestione dei rifiuti : la maggior parte degli imballaggi sono in materia plastica e gli imballaggi sono la principale tipologia di rifiuti urbani come pure rappresentano la principale fonte dei rifiuti peggiori : gli usa e getta.

Se consideriamo il tema da questo punto di vista ci accorgeremmo che il “rendimento energetico” dell’incenerimento dei rifiuti è molto minore rispetto a quello che viene ottenuto grazie al riciclo/recupero e ancor meno rispetto al riutilizzo. E’ inoltre facilmente intuibile che il contenuto entropico (dissipazione di materia in energia che non potrà “tornare materia” ) di un inceneritore è ben maggiore di una operazione di riciclo/recupero di materiali.
Sia sotto il profilo energetico che ambientale/sanitario ci accorgiamo che la scelta dell’incenerimento è negativa, basta che allarghiamo il campo al ciclo delle merci : ogni materia incenerita va sostituita e quindi si produce un ulteriore impatto ambientale (che ci possiamo risparmiare in buona parte con il riciclo) connesso all’estrazione di materie prime, al loro trasporto, lavorazione e consumo. Questo vale dall’acciaio (dal ferro) alle materie plastiche (petrolio).
Ovviamente se incenerire rifiuti è incentivato economicamente ed ampiamente come continua ad avvenire, anche se in misura minore rispetto a un passato recente, mentre il riciclo deve basarsi solo sulle proprie forze è evidente che il confronto è dispari.
Ogni considerazione sulla “sicurezza” degli impianti ovvero al rispetto delle condizioni normative di attività (incluse le tolleranze previste per il superamento dei limiti) diventa secondario di fronte alla possibilità di non aver bisogno di impianti e quindi di poter azzerare impatti comunque esistenti, la soluzione non è mettere “un filtro in più” ma prendere la strada della drastica riduzione della produzione di rifiuti ovvero di “oggetti” per i quali non si vede altra via che quella di “disfarsene”.
Se parliamo, in ultima analisi, di inceneritori e rifiuti urbani parliamo in primo luogo di carta e plastica, uniche materie presenti a livello elevato nei rifiuti urbani che costituiscono il “combustibile” degli impianti. E parliamo di due matrici riciclabili o recuperabili.
E’ ovvio che disfarsene in modo controllato anziché incontrollato è “meglio” ma in realtà se si punta su una tecnologia rigida come quello dell’incenerimento (un impianto di una data taglia va alimentato “al meglio” e per tutta la sua durata di vita ovvero almeno 20/25 anni, per motivi sia tecnici che economici) il momento del passaggio a una gestione senza questa modalità non può che spostarsi in avanti nel tempo. La politica (sindrome “non nel mio mandato”) fa il resto e coccola tutti coloro che non vogliono ragionare sulle proprie scelte di consumatori (la “decrescita felice” sta anche nell’eliminare le produzioni di maggiore impatto e nell’economia circolare).
Appare inoltre “mitizzato” il ruolo dell’incenerimento come pratica che induce maggiormente alla legalità rispetto ad altre, la legalità si produce con i controlli e con normative chiare, in Italia non ci sono normative chiare (vengono modificate in continuazione per favorire questo o quello) e di controlli ancor meno (e stiamo parlando di controlli a partire dalle ditte che producono merci e quindi anche quei rifiuti che dal nord sono finiti per decine d’anni in Campania ad alimentare le “terre dei fuochi”).
La presenza di controlli efficaci renderebbe talmente rischioso e oneroso affidare i rifiuti alle ecomafie da spingere molte aziende a diventare “virtuose” attivando modifiche nei cicli produttivi per ridurre e/o riutilizzare i rifiuti o almeno renderli meno pericolosi.
Più che gli impianti in sé (tecnologicamente moderni nei sistemi sempre più complessi di trattamento dei fumi ovvero nello spostamento dai fumi a residui tossici da inviare in discarica o, come negli ultimi tempi, da inglobare nel cemento o nelle massicciate stradali) quello che è obsoleta è l’idea stessa di combustione, nel caso degli inceneritori in particolare l’illusione che la combustione faccia “sparire” (distrugga) la materia, è da fine ‘700 con Lavoisier che sappiamo con certezza che nulla si distrugge ma tutto si trasforma (un ripasso della legge sulla conservazione della massa sarebbe di aiuto ….).

Marco Caldiroli – Medicina Democratica Onlus

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