Sul TAV Torino-Lione, amianto e non solo, ma nessun interesse per la salute e l’ambiente!

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Torino, 14 marzo 2019
COMUNICATO STAMPA

C’è un bando per l’assunzione di 25 posti da minatore, per cui è richiesta “quinquennale esperienza in
contesti di grandi opere, scavo in sotterraneo di gallerie grisutose – il temibile grisou delle miniere di
carbone – e con presenza di amianto”. Sono queste le offerte di lavoro a chiamata del COCIV, Consorzio
Collegamenti Integrati Veloci di Genova, per la Grande Opera del Terzo Valico Dei Giovi: “Se ci fossero
ancora dubbi, questa è la conferma ‘ufficiale’ di quanto temuto e da tempo da noi denunciato e cioè la
presenza di amianto, che riguarda tutti i territori interessati da gallerie, non solo del Terzo Valico, ma
dall’intero progetto TAV, e che può avere conseguenze la cui portata è difficilmente prevedibile”, come
dichiarato da Fulvio Aurora ed Enzo Ferrara di Medicina Democratica .
Da ben 30 anni Medicina Democratica, Movimento di Lotta per la Salute, si occupa del TAV. Ha infatti
pubblicato due dossier nella rivista omonima, relativi a due importanti convegni tenuti al Politecnico di
Torino. Nel 2017 ha inoltre pubblicato, sempre sulla propria rivista, un’inchiesta aggiornata sul numero 233-
234 ( luglio- agosto 2017). “Abbiamo ragioni più che documentate e sperimentate – affermano Aurora e
Ferrara – per ritenere il TAV inutile e pericoloso. Per questo come Medicina Democratica ci opponiamo a
ogni avanzamento del progetto, altrimenti non ci resterà alternativa se non mobilitarci assieme al movimento
NO TAV “per combattere un altro crimine di pace”.
“Ciò che desta ulteriore grave allarme – aggiungono infatti Aurora e Ferrara – è la colpevole assenza del
tema dell’impatto ambientale e sanitario nel defatigante e poco edificante tira e molla governativo, con il
rinvio a dopo le elezioni europee delle decisioni da prendere. Non una parola sui gravi pericoli per la salute,
non solo per i lavoratori ma per tutti gli abitanti di quei luoghi: la popolazione locale dovrebbe subire
l’invasione e la devastazione del proprio territorio per decenni, assieme al pericolo di perdere preziosissime
risorse idriche, e dovrà condividere con i minatori, gli operai e gli addetti alla movimentazione di terreno,
ghiaia e altri materiali di scavo, tutti i rischi connessi al trasporto di sostanze pericolose, amianto in primis.
In sintesi, verrà sconvolto l’equilibrio idrogeologico della Val di Susa per l’intercettazione e l’inquinamento
delle falde, a causa dal traforo sotto la montagna dell’Ambin e per il rischio costituito dai cantieri in alta
valle, una zona a rischio alluvionale, attraversata dal fiume Dora Riparia.
“La possibilità di incontrare rocce contenenti ‘amianto’ durante le fasi di scavo è un evento atteso”:
questa frase non è una invenzione allarmistica dei NO TAV e Terzo Valico, ma è scritta, nero su bianco, nel
sito dell’Osservatorio Ambientale del Ministero dell’Ambiente, relativo ai “corridoi infrastrutturali
europei che attraversano l’Italia”, tanto da prevedere un Protocollo Amianto! Questo vale per le aree
interessate dal Terzo Valico come per quelle interessate dal TAV. È noto infatti che nella galleria di 57 km,
che dovrebbe essere scavata tra Susa e Saint-Jean-de-Maurienne, si incontreranno minerali contenenti
amianto e ciò per le leggi italiane comporterà l’interruzione dei lavori. Inoltre, il cosiddetto smarino che
uscirà dalla galleria, secondo l’ultima variante di cantierizzazione, dovrà essere prima spostato e lavorato in
un cantiere a cielo aperto, previsto in alta valle, a Salbertrand, per essere poi collocato nella ex cava di
Caprie, in bassa valle, oppure nella cava di Torrazza, sul fiume Po, dopo Chivasso, a quasi 100 km di
distanza.
E allora perchè questo silenzio assordante? Eppure, in contemporanea, è scoppiato il “caso” ponte Morandi a
Genova, con il rischio di dispersione dell’amianto contenuto nella sua struttura. Sappiamo come è andata:
lavori interrotti e poi si vedrà che fare, dopo le necessarie verifiche. Succederà anche per il TAV? Si vuole a
tutti i costi iniziare questa grande opera, per poi doverla interrompere, con nefaste conseguenze, sotto tutti i
profili? Un evento simile si verificò a Cesana Torinese per le Olimpiadi del 2006, quando la costruzione
della pista di bob fu spostata sul versante ovest per evitare una vena di amianto: ma adesso siamo di fronte a
cifre iperboliche e a danni infinitamente più vasti!
“Se ancora non si è capito cosa sta succedendo nel clima e nell’ambiente – sottolineano Aurora e Ferrara – si
può chiedere a Greta Thumberg! In realtà le alternative al TAV ci sono già: Il tunnel del Frejus consente il
passaggio di merci, anche in container più grandi, mentre per il trasporto merci su rotaie in Francia gli
standard del TAV sono decisamente sovradimensionati, in quanto le merci viaggiano su sagome ferroviarie
PC45, pienamente soddisfatte dal tunnel esistente!” Di fatto, una nuova galleria non serve, la linea esistente
è sufficiente e perfino sovradimensionata. E allora, chi ha da guadagnare da un’opera che non è una priorità
ed persino inutile e pericolosa per la Valle di Susa?

Per info:
Carmìna Conte, cell 39313 77616
Enzo Ferrara, cell. 3398555744
Fulvio Aurora, cell. 3392516050

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