Chiudete i porti alle navi delle armi ! (e anche gli aeroporti, le strade, le ferrovie ecc)

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Medicina Democratica Onlus sottoscrive l’appello sotto riportato sottolineando che la questione non è solo dei porti né dei carichi per l’Arabia Saudita ma di ogni arma comunque e dovunque trasportata, la premessa della pace è l’assenza di armi.
Sull’argomento si veda anche l’articolo di Enzo Ferrara sulla produzione di armi a Domus Novas sulla rivista web https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=8222

Comunicato Stampa
Chiudete i porti alle navi delle armi!
Il Governo Conte non permetta l’attracco alla Bahri Yanbu
I portuali spezzini non effettuino il carico di sistemi militari
Roma – La Spezia, 20 maggio 2019

“Chiudete i porti alle navi delle armi!”. E’ l’appello promosso dalle associazioni nazionali e spezzine
a seguito della notizia del possibile attracco a La Spezia della nave-cargo saudita Bahri per caricare gli otto cannoni semoventi Caesar da 155 mm prodotti da Nexter ed altro materiale
bellico di produzione italiana destinati all’Arabia Saudita. Il trasbordo potrebbe avvenire presso il
molo militare o dell’Arsenale Militare della Spezia
Le associazioni spezzine e nazionali chiedono al Governo Conte di non permettere l’attracco
della nave-cargo saudita Bahri Yanbu nel porto della Spezia, nemmeno nella parte di competenza
della Marina Militare, e ai portuali spezzini di non effettuare alcun carico di sistemi militari o dualiYanbu

destinati all’Arabia Saudita che possono essere utilizzati nel conflitto in Yemen.
La società Nexter, azienda militare interamente controllata dallo Stato francese, per rispettare
l’accordo con l’Arabia Saudita è intenzionata a garantire la consegna ai sauditi degli otto cannoni
che non sono stati caricati a Le Havre a seguito della mobilitazione dei gruppi francesi di attivisti
dei diritti umani che si oppongono alle forniture di sistemi militari che vengono impiegati dai sauditi
nel conflitto in Yemen.
Per questioni logistiche la scelta potrebbe ricadere sul porto della Spezia che offre maggiori
garanzie in quanto attrezzato per imbarcare armamenti e mezzi militari prodotti dalle aziende che
fanno capo al gruppo Leonardo-Finmeccanica come Oto Melara che costruisce carri armati. Questi
mezzi vengono solitamente imbarcati da una banchina riservata del porto di Spezia. A La Spezia,
oltre ai cannoni semoventi francesi, potrebbero inoltre essere caricati sulla Bahri Yanbu anche
sistemi militari o dual use italiani tra cui, soprattutto i gruppi elettrogeni prodotti dalla Teknel di
Roma per alimentare shelter di comunicazione, comando e controllo in grado di gestire anche
droni, comunicazioni e centri di comando aereo e terrestre: come riporta l’Osservatorio sulle armi
OPAL di Brescia, l’azienda Teknel nel 2018 ha ricevuto, per la prima volta, dal ministero degli
Esteri italiano una licenza ad esportare proprio all’Arabia Saudita 18 gruppi elettrogeni TK 13046
del valore 7.829.780 di euro.
Le nostre associazioni e reti hanno ripetutamente chiesto ai precedenti Governi e all’attuale
Governo Conte di sospendere l’invio di sistemi militari all’Arabia Saudita ed in particolare le
forniture di bombe aeree MK80 prodotte dalla RWM Italia che vengono sicuramente utilizzate
dall’aeronautica saudita nei bombardamenti indiscriminati contro la popolazione civile in Yemen.
Riteniamo che le esportazioni di materiali militari siano in aperta violazione della legge 185/1990 e
del Trattato internazionale sul commercio delle armi (ATT) ratificato dal nostro Paese. Il Trattato
sul commercio delle armi impone a tutti i paesi coinvolti nel trasferimento di attrezzature militari
(cioè anche nel transito e nel trasbordo) verso Paesi coinvolti in conflitti armati di verificare se le
armi trasferite possano essere impiegate per commettere crimini di guerra o violazioni dei diritti
umani e di conseguenza di sospendere le forniture (art. 7).
Diversi Paesi europei, come Svezia, Germania, Paesi Bassi e Norvegia, hanno da tempo
sospeso o iniziato a limitare le vendite di armamenti alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita
e dagli Emirato Arabi Uniti. Nonostante il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lo scorso 28
dicembre abbia affermato che «il governo italiano è contrario alla vendita di armi all’Arabia Saudita
per il ruolo che sta svolgendo nella guerra in Yemen. Adesso si tratta solamente di formalizzare
questa posizione e di trarne delle conseguenze», nessuna sospensione è stata ancora definita
dal governo italiano e le forniture di bombe e sistemi militari sono continuate anche in questi mesi
ammontando ad un controvalore di 108 milioni di euro nel solo 2018.
APPROFONDIMENTO PER I MEDIA
La nave Bahri Yanbu, che è attualmente nel porto di Genova, è partita all’inizio di aprile dal porto
di Corpus Christi negli Stati Uniti ed ha fatto scalo in uno dei maggiori terminal militari del mondo, a
Sunny Point nel Nord Carolina. Si è diretta quindi verso l’Europa ed il 4 maggio – secondo alcune
organizzazioni della società civile belga – ha imbarcato ad Anversa sei container di munizioni.
L’8 maggio avrebbe dovuto entrare nel porto di Le Havre per caricare 8 cannoni semoventi Caesar
da 155 mm prodotti da Nexter, ma ha dovuto rinunciarvi per la mobilitazione dei gruppi francesi di
attivisti dei diritti umani. Si è quindi diretta verso il porto spagnolo di Santander, dove è giunta per
uno scalo non previsto, presumibilmente per aggirare l’azione legale avviata dagli attivisti francesi.
Anche lì ha dovuto affrontare la mobilitazione di varie associazioni della società civile che si sono
appellate alle autorità spagnole.
La Bahri Yanbu appartiene alla maggiore compagnia di shipping saudita, la Bahri, già nota
come National Shipping Company of Saudi Arabia, società controllata dal governo saudita, e dal
2014 gestisce in monopolio la logistica militare di Riyadh. Anche la tipologia della nave, una delle 6
moderne con/ro multipurpose della flotta Bahri, ha una chiara vocazione militare, adatta al
trasporto sia di carichi ro/ro e heavy-lift speciali (ovvero anche mezzi militari fuori norma), sia di
container.
Dal 25 marzo 2015 una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita e sostenuta da Stati
Uniti e Regno Unito, ha lanciato attacchi aerei contro il gruppo armato huthi in Yemen. I civili
stanno sopportando il peso di questo sanguinoso conflitto. Intrappolati nei combattimenti a terra tra
gli huthi e le forze filogovernative, e sotto il fuoco dei bombardamenti da parte delle forze della
coalizione guidata dall’Arabia Saudita, uomini, donne e bambini sono stati sottoposti a orribili
violazioni dei diritti umani, nonché a crimini di guerra, da tutte le parti coinvolte nel conflitto,
evidenzia un rapporto delle Nazioni Unite. Dallo scoppio del conflitto si calcola che siano quasi
17mila i civili morti e feriti, esacerbando una situazione umanitaria già disastrosa dove milioni di
persone sono in preda alla carestia.

PRIMI FIRMATARI NAZIONALI
Amnesty International Italia, Comitato per la riconversione RWM e il lavoro sostenibile,
Fondazione Finanza Etica Oxfam Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Save the
Children Italia.

PRIMI FIRMATARI DI LA SPEZIA
Accademia Apuana della Pace, ACLI La Spezia, ARCI La Spezia, Associazione L’Alveare La Spezia,
Associazione Culturale Mediterraneo La Spezia, Associazione di solidarietà al popolo Saharawi
La Spezia, Gruppo di Azione Nonviolenta La Spezia, La Sinistra La Spezia
Per contatti stampa:
Giorgio Beretta (OPAL) – Email: berettagiorgio@gmail.com – Cellulare: 338/304.1742
Francesco Vignarca (Rete Disarmo) – Email: segreteria@disarmo.org – Cellulare:
328/3399267

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