NO A QUALUNQUE “AUTONOMIA DIFFERENZIATA” RESOCONTO DELLA ASSEMBLEA SVOLTA A ROMA IL 29.09.2019

Ascolta con webReader

Si è svolta a Roma il 29 settembre, la Seconda Assemblea per il ritiro di Qualunque Autonomia Differenziata. Si comunica di seguito la Dichiarazione Conclusiva.
Ad essa abbiamo partecipato come Campagnadico32 per le ragioni che sono contenute nello stesso documento dell’assemblea. (nello specifico siamo intervenuti nel dibattito come Campagna Gian Luigi Trianni e il sottoscritto). Pensiamo che nei territori dove siamo presenti di mettere in atto quanto stabilito e di comunicare le iniziative che verranno prese. Allo scopo per quanto riguarda la Lombardia e l’Emilia-Romagna ci troveremo a breve per procedere nella direzione auspicata.
Saluti a tutti
Fulvio Aurora
Milano, 30/09/2019

Roma 29 settembre 2019
Seconda Assemblea nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata Dichiarazione conclusiva
“L’unità della Repubblica è oggi in pericolo, rimessa in causa dalle richieste di “autonomia differenziata” che alcune Regioni hanno presentato”. Tre mesi sono passati dal 7 luglio, quando la prima Assemblea Nazionale Per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata lanciava questo grido d’allarme. La situazione politica è cambiata, un nuovo governo con una diversa composizione si è insediato, i toni appaiono mutati. Ma quell’allarme e quell’invito alla mobilitazione sono forse superati da questa nuova situazione? Partiamo dai fatti. Il governo, lungi dal cancellare l’impegno di Lega e M5S, ha scritto nel suo programma: “È necessario completare il processo di autonomia differenziata giusta e cooperativa, che salvaguardi il principio di coesione nazionale e di solidarietà”. Negli ultimi giorni il ministro Boccia ha addirittura dichiarato: “L’Autonomia differenziata va fatta presto e bene, siamo pronti ad accelerare”. Si tratterebbe dunque di ripartire dalle richieste già avanzate, pur con qualche modifica? E specialmente, può esistere un’Autonomia differenziata “giusta e cooperativa”? Sono questi i punti fondamentali della discussione di oggi. Gli interventi degli esperti e il dibattito attuale fanno a nostro avviso emergere chiaramente un elemento comune: che si tratti di definire o meno i LEP, che si tratti di escludere questa o quella materia, che si tratti di “residuo fiscale” o di “spesa storica”, il solo fatto di concedere maggiore autonomia ad una o più Regioni costituirebbe un primo elemento di divisione del Paese (e pertanto di identica accessibilità ai diritti universali per tutte/i) e aprirebbe un varco dagli esiti imprevedibili, potenzialmente irreversibili. Certo, il varco può essere più grande o più piccolo. Ma tutti noi abbiamo già fatto tante volte l’esperienza di come, con il pretesto di “combattere” gli attacchi più feroci, siano state promosse forme apparentemente più “soft” di processi distruttivi: immancabilmente, nelle brecce aperte si sono inseriti attacchi più grandi, più pericolosi, devastanti. È successo con la scuola, con la sanità, con la legislazione del lavoro, con le pensioni. Ed è successo con la riforma del Titolo V, che è alla base dei gravi pericoli nei quali ci troviamo oggi. La richiesta di Autonomia dell’Emilia-Romagna, che oggi viene presa a modello dal governo, è un esempio lampante di questa insidia: pur riferendosi ad un numero minore di materie rispetto a quelle di Lombardia e Veneto, essa prevede infatti che si possano comunque introdurre elementi regionali nell’istruzione (regionalizzazione dell’istruzione tecnica e professionale, assunzioni regionali integrative), nella sanità (ivi compresa la possibilità di fare passi importanti verso la sua privatizzazione, con pagamento delle prestazioni da parte dei cittadini), nei servizi, nell’ambiente, nei contratti . È evidente che questo vulnus può portare a svuotare la legislazione nazionale a poco a poco e dunque a minare l’unità del Paese. Più che mai è vero ciò che scrivevamo a luglio: l’unità della Repubblica non è un concetto astratto, né un’acquisizione storica al riparo da ogni pericolo e tantomeno una rivendicazione nazionalista. Al contrario, essa si fonda sulle leggi uguali per tutti i cittadini, sui contratti nazionali, su infrastrutture nazionali, sul sistema di tassazione nazionale, sull’uguaglianza dell’accesso ai servizi pubblici, alla sanità, alle pensioni, alla sicurezza sul lavoro. La difesa di queste espressioni di civiltà giuridica, di democrazie e libertà, di equità e di eguaglianza è strettamente legata dunque alla difesa dell’unità della Repubblica: ne è il fondamento concreto irrinunciabile e costituisce l’unica base per poter migliorare le condizioni dei diritti esigibili (e non esatti, nonostante normative già esistenti, ma mai messe in atto), in particolare nelle zone più povere del Paese. Viceversa, qualunque progetto che apra la porta alla sostituzione delle normative nazionali con generici “principi”, LEP, intese e quindi leggi regionali, mina alle fondamenta l’unità del Paese e apre la porta ad ulteriori “scivolamenti”, prima di tutto e in modo drammatico al Sud, ma in ultima analisi dappertutto, tanto più nel contesto di riduzione della spesa pubblica e di privatizzazioni che viviamo. Su questa base,
l’Assemblea approva i seguenti punti:
1) In questi tre mesi numerose città hanno risposto all’appello di luglio e hanno costituito Comitati di scopo per prendere iniziative locali Per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata. Oggi è più che mai importante costituire e far vivere i Comitati di scopo, far crescere la consapevolezza che il pericolo non solo non è cessato, ma si presenta in modo più nascosto e subdolo.
2) E’ altrettanto importante individuare, instaurare e consolidare nessi con i soggetti più vari che sviluppano la propria attività in una delle 23 materie individuate dall’art. 117; senza un dialogo continuo tra sanità, istruzione, ambiente, infrastrutture, beni culturali, ricerca non si può ostacolare in maniera adeguata il progetto eversivo dell’Autonomia differenziata. La resa in uno di questi settori rappresenterebbe comunque (quand’anche i restanti fossero fatti salvi) la rovina degli altri, solo differita; e, dunque, un vulnus progressivamente allargabile all’unità della Repubblica e agli identici diritti garantiti per tutte le persone.
3) Per fornire a tutti i Comitati di scopo e a tutti i cittadini gli strumenti per comprendere il pericolo di un’Autonomia chiamata “soft”, “giusta”, “cooperativa”, “solidale”, l’assemblea decide di rendere disponibili le registrazioni di tutti gli interventi, da far circolare come contributo per le iniziative territoriali che verranno prese.
4). L’assemblea decide di chiedere al nuovo governo di ricevere una sua delegazione per poter illustrare le motivazioni per cui continuiamo a chiedere con fermezza il ritiro di qualunque progetto di Autonomia differenziata.
5) La nostra pressione sul Governo e sulle strutture organizzate che hanno l’onere e l’onore di rappresentare i lavoratori deve essere incessante, attivando anche livelli di mobilitazione regionali. Rilanciamo l’appello alla mobilitazione ai sindacati, chiedendo nuovamente un incontro alle segreterie nazionali confederali e non; al tempo stesso l’assemblea si impegna – attraverso la formazione, l’informazione, la creazione di nessi territoriali tra soggetti differenti – a propiziare in tutti i modi allarme, consapevolezza, condivisione, resistenza sul tema dell’autonomia differenziata: condizioni irrinunciabili per essere soggetto attivo nella mobilitazione diffusa che vogliamo costruire.
6) Infine, l’assemblea decide di allargare il Comitato nazionale in modo che rappresenti più categorie e territori, anche all’estero, e costituisca un vero strumento per promuovere l’unità tra i diversi settori e zone del Paese, con la consapevolezza che il minimo passo avanti sulla strada dell’Autonomia, in questo o quel settore, rappresenta un pericolo per tutti. Il Comitato nazionale terrà i contatti con i referenti territoriali dei comitati/coordinamenti/collettivi di scopo locali, provinciali, regionali, interpellandoli e coinvolgendoli sia per mail, sia tramite riunioni appositamente convocate, per il proseguimento delle iniziative e per le decisioni sulle mobilitazioni.

Allego l’intervento svolto dal sottoscritto in assemblea, NB tutti gli interventi verranno pubblicati in voce e in video da Radio Radicale)
ROMA, 29 SETTEMBRE 2019: COMITATO NAZIONALE PER IL RITIRO DI QUALUNQUE AUTONOMIA DIFFERENZIATA: SECONDA ASSEMBLEA NAZIONALE
La scrivente organizzazione- coordinamento denominata CAMPAGNADICO32 (1) che ha aderito al Comitato nazionale per il ritiro di qualunque autonomia differenziata, in occasione della seconda assemblea nazionale ribadisce la sua adesione e partecipazione.
1-Il Gruppo di Coordinamento che si è incontrato a Milano il 25 settembre intende portare il suo contributo tramite alcune riflessioni e proposte che sottopone all’assemblea.
1-Si ribadisce la necessità di rimanere fermi e decisi sul significato di quanto il titolo del Comitato suggerisce. In effetti da pochi giorni è nato il nuovo governo Conte che si è espresso anche sul tema che stiamo trattando in modo generico e non chiaro, lasciando intendere che in qualche modo si entrerà nel merito accettando l’idea, non si sa come, che le regioni possano accedere ad una loro propria autonomia. Da dichiarazioni di esponenti politici governativi si attuerebbe un’autonomia differenziata in funzione della necessità di uguaglianza fra i cittadini appartenenti alle singole regioni. Forse un modo per intorbidire le acque e quindi arrivare ad una qualche soluzione. E’ pur vero che fra una regione e l’altra vi sono differenze – lo affermiamo come coordinamento di molte associazioni che si occupano di diritto alla salute ed organizzazione della sanità- che sono per una strenua difesa del Servizio Sanitario Nazionale, unico, universale e gratuito. Secondo la Costituzione la sanità, come l’istruzione, gode di una legislazione concorrente, ma “nelle materie di legislazione concorrente spetta alle regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato”. Ciò che noi, come molti altri, denunciamo è che vi sono differenze fra le Regioni proprio nell’attuazione del diritto alla salute: l’autonomia differenziata fra le regioni non è pertanto la via tramite la quale si recupera l’attuazione del diritto; la linea poi che alcune regioni perseguono di derivare dalle imposte dei propri cittadini il loro finanziamento per la sanità, senza passare dallo Stato, è proprio la cosa da evitare. Le disuguaglianze in questo modo aumenterebbero.
Non è qui il momento di entrare nel merito per fare riflessioni e proposte sulle modalità per ottenere risposte corrette, in ordine all’uguaglianza dei cittadini, pur considerando le peculiarità e le diversità territoriali. Ora ci interessa affermare che la cd autonomia regionale differenziata è un inganno. Essa è volta semplicemente, come è stato detto, alla secessione dei ricchi.
DA TUTTO CIO’ NE DERIVA UNA CONSEGUENZA: il Comitato Nazionale è costituito da centinaia di associazioni, cittadini utenti, esperti nelle materie di cui si tratta e sono rappresentativi di una parte cospicua della società. Un grande organismo di partecipazione. Ed è per questo che ha il diritto di porsi come interlocutore del Governo, proprio nel momento in cui si è appena costituito e deve fare grandi scelte, perché possa essere ascoltato. In altri termini il Comitato si oppone alla realizzazione dell’ autonomia regionale differenziata – ed è anche in grado di fare adeguate proposte per realizzare i diritti fondamentali, costituzionalmente garantiti, di cui si occupa. DA QUI LA NECESSITA’ DI INCONTRARSI CON I MINISTRI COMPETENTI.
2- Si rende necessario organizzare una GRANDE CAMPAGNA NAZIONALE contro l’autonomia differenziata, il cui scopo è quella di fare crescere la coscienza dei cittadini sui rischi e sui danni che possono derivare dalle proposte di autonomia differenziata che alcune regioni, in particolare la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, portano avanti con grande determinazione. Dobbiamo essere anche noi determinati come lo sono i giovani che manifestano per ottenere dai governanti delle scelte coerenti per affrontare le conseguenze dei mutamenti climatici. Quindi una campagna di informazione e di diffusione delle conoscenze tramite tutti i mezzi e gli strumenti vecchi e nuovi di cui si è capaci. DA QUI E’ NECESSARIO COSTITUIRE UN COLLETTIVO NAZIONALE PER LA COMUNICAZIONE e, nella misura delle forze a disposizione, gruppi di comunicazione a livello regionale. Ci vuole un’informazione e una comunicazione a dir poco martellante!
3- Si renderebbe anche necessaria – ovviamente previa discussione e preparazione – una GRANDE MANIFESTAZIONE NAZIONALE che sia un segno evidente della “contrarietà popolare e di massa” alla proposta di autonomia differenziata nelle diverse materie da parte delle regioni. Allo scopo occorrerebbe allargare la proposta ai sindacati confederali e di base, e, naturalmente, a tutte le altre associazioni, comitati movimenti, che hanno o possono avere lo stesso intendimento.
Pur essendo molte le materie previste dal regionalismo differenziato si potrebbe proporre, visto anche le associazioni e i movimenti che per primi si sono mobilitati, intervenire sulle due principali materie: la Scuola e la Sanità, anche per avere la possibilità di entrare nel merito con proposte adeguate a realizzare i diritti, costituzionalmente garantiti, che li riguardano.

La CAMPAGNADICO32 è un Coordinamento fra associazioni, comitati, sindacati che si è costituito al seguito di un grande convegno che si è tenuto a Milano il 5 novembre 2017 in tema di diritto alla salute garantito dall’articolo 32 della Costituzione con il documento fondativo che si riporta di seguito.
Aderiscono alla Campagna “Dico 32” (campagnadico32@gmail.com): People’s Health Movement -Italia, Forum diritto alla Salute, Medicina Democratica-onlus, Soleterre Milano, Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA),Coordinamento campano per la salute, Stop TTIP Gallarate, Rete per il diritto alla salute Milano e Lombardia, ASSIS, ACU-Associazione consumatori/utenti, CONUP pensionati, Coordinamento toscano per il diritto alla salute, Comitato per la salute pubblica-Cecina, COBAS sanità, Università e Ricerca-Milano, Attuare la Costituzione Latina/Lazio, Ambulatorio Medico Popolare-Milano, CUB Sanità Firenze, Forum per la difesa della sanità pubblica del Molise, Comitato “Latisana”, AMOR-Associazione mamme per l’Ondoli rinascita-Angera. Centro Studi Sereno Regis-Torino.

Print Friendly, PDF & Email