COVID-19 SEGUIRE LE INDICAZIONI DI SICUREZZA SENZA ISTERIA

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Riceviamo e diffondiamo le considerazioni personali ma condivisibili di Maurizio Loschi, della sezione di Medicina Democratica di Savona.
Grazie anche al web (non è la prima volta ma adesso riguarda la vita di tutti noi) vi è una altalena tra “me ne fotto” e “isteria” collettiva (v. “assalti” ai forni – oggi supermercati – di manzoniana memoria) : di fronte a un rischio la risposta migliore è nella razionalità, informarsi esclusivamente da fonti autorevoli e riconosciute (che non sono assolute) e farsi una idea personale soppesando le diverse posizioni, ma soprattutto accettare le limitazioni (senza soccombere a paure archetipiche) imposte in nome del dovere personale nei confronti della collettività, né più né meno (non siamo nell’Atene di Pericle o nel medioevo).

Dedicato ad un infermiere: keep calm.

Caro infermiere dal volto segnato dal lungo utilizzo della mascherina e dal doppio turno di lavoro, e che tramite i social ti rivolgi alla gente comune lanciando il tuo grido d’allarme “stai a casa”, denunciando come irresponsabile chiunque si ponga in modo critico rispetto alle motivazioni delle scelte del governo o qualcuno che dichiari che siamo di fronte ad una semplice forma di influenza, per quanto virulenta: pur riconoscendoti la buona fede e lo spirito di servizio, vorrei farti notare che l’esasperata applicazione della tua iniziativa potrebbe portare a risultati esattamente opposti a quelli che vorresti ottenere.
Si, perché fomentare paure e psicosi genera a sua volta ulteriori timori e comportamenti irrazionali, e già cominciano a farsi sentire richieste, non solo da parte di semplici cittadini e lavoratori ma anche da rappresentanti di partiti ed istituzioni, che si mettono in prima fila a chiedere “chiudiamo tutto”.
D’altronde, se siamo in piena crisi ed il pericolo per la salute pubblica e privata è così grave, a quale titolo chiudiamo le scuole, le palestre e i ristoranti e lasciamo aperti i trasporti le fabbriche ed i negozi?
Forse i lavoratori dipendenti e le partite iva sono cittadini di serie b ed il loro rischio è minore di quello degli altri?
Ma nel momento in cui si fermasse davvero tutto, come pensi potresti fornire l’ossigeno ed i medicinali al paziente se non sono state ripristinate le scorte, se non viene riparato l’impianto o se manca il pezzo di ricambio e nessuno lo costruisce o lo consegna?
E se nessuno producesse corrente elettrica, distribuisse le merci e gli alimenti o tenesse aperti i negozi, quanto potremmo resistere?
Ma la paura fa 90, e quando è lo stomaco a reagire invece che il cervello, le reazioni illogiche, insensate o incoerenti diventano la norma e si autoalimentano, bloccando il pensiero critico
Ed in uno scenario del genere, quanti resterebbero calmi in casa ad attendere che qualcuno (chi?) gli porti aiuto, viveri, assistenza, e quanti si scatenerebbero invece in una forsennata corsa all’approvvigionamento di qualsiasi cosa?
Se invece ti fossi rivolto alla gente, riportando correttamente i dati, sia quelli della mortalità che quelli della contagiosità di questo nuovo virus, ed avessi spiegato che il rischio di morire (peraltro spesso come possibile concausa) è molto meno elevato della comune influenza, ma che il sistema sanitario nazionale non è adeguato a reggere un impatto troppo elevato, perché senza misure di contenimento i possibili utenti bisognosi sarebbero troppi per le sue capacità di assistenza, forse sarebbe stato molto più semplice motivare perché dobbiamo rinunciare al superfluo ma possiamo mantenere in piedi, e perfettamente funzionante, il necessario, e senza peraltro chiedere a chi lavora di esporsi ad un rischio particolare.
Mai come oggi, quindi, sarebbe necessario ricordarsi di mantenere la calma, perché quasi sempre chi semina vento raccoglie tempesta.

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