DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE ANTICOVID : DALLE LISTE INAIL/ISS ALLE CIOFEGHE AUTOPRODOTTE DA DPCM 26.04.2020

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L’immagine è parte di una campagna realizzata per Medicina Democratica da parte di Produzione visiva V!rus

Il tema dei DPI (anticovid) in particolare negli ambienti di lavoro va tenuto sotto osservazione per evitare che da deroghe momentanee si passi ad abusi.
I provvedimenti AntiCovid che si sono succeduti hanno introdotto provvisoriamente dei “DPI” e delle “mascherine chirurgiche” “in deroga” ma non hanno permesso la produzione e il mercato selvaggio di questi prodotti.
Fermo che il distanziamento è la migliore tutela (e parliamo di almeno 2 metri, visto che è pacifico che il droplet di uno starnuto arriva a 1,80 metri) l’utilizzo di questi dispositivi ha comunque una funzione parziale e se il dispositivo è taroccato la funzione parziale si azzera :

a) per le mascherine chirurgiche (se fatte correttamente e correttamente indossate) di non trasferire il contagio da chi le indossa agli altri;
b) le semimaschere filtranti (DPI all’origine) antipolvere (FFP2, FFP3 ed “equivalenti in deroga”) per proteggere sé stessi da altre persone potenzialmente contagiose;
c) altri DPI (guanti, visiere, occhiali, calzari, indumenti)

La produzione e immissione sul mercato di questi dispositivi, nelle attuali difficoltà di approvvigionamento, è stata estesa anche a dispositivi non “marcati” (certificati come presidi medici chirurgici per le mascherine chirurgiche e CE per i DPI antipolvere), l’INAIL è stata incaricata di raccogliere le richieste, documentate, per i DPI specificando che le “deroghe” riguardano “la procedura e la relativa tempistica e non gli standard di qualità dei prodotti che si andranno a produrre, importare e commercializzare, che dovranno assicurare la rispondenza alle norme vigenti”.
L’Istituto Superiore di Sanità è invece incaricato di “derogare” alle richieste per la produzione di mascherine chirurgiche.

Nel primo report del 4.04.2020 INAIL ha informato che su 840 richieste presentate sono stati validati solo 35 prodotti, pochi giorni fa l’Istituto ha pubblicato sul suo sito l’elenco sintetico dei prodotti validati che, nel frattempo, sono diventati 62 su oltre 1000 prodotti esaminati.

dpi validati inail

L’Istituto Superiore di Sanità ha invece validato provvisoriamente ben 362 mascherine chirurgiche, il sito ISS non riporta il numero delle richieste pervenute.
Le mascherine chirurgiche “approvate in deroga” dall’Istituto Superiore di Sanità ad oggi è quello qui allegato :

autorizzazioni iss

Pertanto, per le “maschere” solo quelle presenti negli elenchi allegati possono essere commercializzate e utilizzate, altre maschere sono proibite (“abusive”), non vanno utilizzate e la loro commercializzazione è vietata come pure la messa a disposizione dei lavoratori.
Come verificare oltre a cercarli negli elenchi qui allegati ?
1) questi DPI (maschere, guanti ecc) devono comunque avere il foglio illustrativo che indica le caratteristiche del DPI esplicitando che si tratta di dpi in deroga autorizzato da INAIL (nel caso delle mascherine chirurgiche queste informazioni devono essere almeno sulla confezione);
2) il produttore – e quindi anche il fornitore – deve disporre della autorizzazione in deroga (provvedimento di conformità) da parte INAIL (o ISS per le mascherine chirurgiche), occorre pretendere dal datore di lavoro che le fornisce ai lavoratori di mettere a disposizione il provvedimento e confrontare che quanto indicato nel provvedimento corrisponda al prodotto messo a disposizione (in caso contrario segnalare alla ASL/USL competente per territorio, preferibilmente tramite il RLS e/o le rappresentanze sindacali).

Da ultimo va ricordato che questi DPI, anche se ne hanno la forma, NON sono comunque riconosciuti come DPI antipolvere (FFP2, FFP3) ma solo per protezione generale COVID, pertanto NON VANNO BENE per le lavorazioni (bonifica amianto, lavori polverosi ….) ove in precedenza era già previsto l’uso di DPI a tutela dei lavoratori per i rischi residui non altrimenti proteggibili.
Sono già diverse le requisizioni di partite di DPI/mascherine “non conformi” facilitate anche dal fatto, in particolare nel caso delle mascherine chirurgiche “per tutti” disponibili nelle farmacie che è possibile vendere singoli esemplari togliendoli dalle confezioni, quindi in modo assolutamente anonimizzato.

NON SOLO, L’ART. 3 COMMA 4 DEL DPCM 26.04.2020 HA INTRODOTTO UNA IMMOTIVATA E PERICOLOSA INDICAZIONE GIA’ PREVISTA IN REGIONE LOMBARDIA (PER TUTTI I LUOGHI ANCHE ALL’APERTO) OVVERO L’OBBLIGO DI UNA “MASCHERINA PURCHESSIA” (ANCHE UN FOULARD ….). LA NORMA NAZIONALE CONSIDERA IDONEE PROTEZIONI DELLE VIE RESPIRATORIE “NEI LUOGHI CONFINATI APERTI AL PUBBLICO INCLUSI I MEZZI DI TRASPORTO” E OVUNQUE NON SIA POSSIBILE GARANTIRE LA DISTANZA DI SICUREZZA (1 METRO) QUANTO SEGUE : “MASCHERINE DI COMUNITA’, OVVERO MASCHERINE MONOUSO O MASCHERINE LAVABILI, ANCHE AUTO-PRODOTTE, IN MATERIALI MULTISTRATO IDONEI A FORNIRE UNA ADEGUATA BARRIERA E, AL CONTEMPO, CHE GARANTISCANO COMFORT E RESPIRABILITA’, FORMA E ADERENZA ADEGUATE CHE PERMETTONO DI COPRIRE DAL MENTO AL DI SOPRA DEL NASO” Possibile che non si veda che in questo modo si “sdoganano” le mascherine non conformi respinte da INAIL e ISS ?? Sarebbe infatti pressocchè praticamente impossibile distinguere – all’uso – tra mascherine “autoprodotte” e prodotte in serie senza provvedimento di conformità. Un conto è definire le regole per superare problemi (fin troppo “momentanei”) di approvvigionamento, altro discorso è permettere l’uso di “ciofeghe”.

Va posta attenzione soprattutto nei luoghi di lavoro per non utilizzare delle “ciofeghe”. Medicina Democratica continua ad operare sostenendo e informando i lavoratori e i cittadini.

a cura di Marco Caldiroli

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