IN RICORDO DI GIULIO ALFREDO MACCACARO – 8.01.1924 – 15.01.1977

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Riprendiamo dtre ricordi di Giulio A. Maccacaro

In ricordo di Giulio A. Maccacaro (Codogno, 8 gennaio 1924 – Milano, 15 gennaio 1977)
Costa fatica, fisica e nervosa, comporta fare rinunce, affrontare conflitti, crearsi inimicizia, il portare avanti il progetto di una … “medicina democratica”, che sappia essere preventiva, sociale, collettiva e umana …
Io credo che dovremmo riflettere sul perché è così faticoso, e pericoloso, fare il medico … come lo ha fatto Maccacaro, al punto da sacrificare la propria vita …
Ed è doloroso dover anche constatare che tutta la fatica e il pericolo affrontati da lui, siano oggi derubricati … nel “fastidio” … che possono arrecare i pur, talvolta, difficili rapporti con gli assistiti.

Ne “Il fuoriuscito”, Renzo Tomatis ricorda la vivificante atmosfera politica e culturale che si era creata attorno a Giulio A. Maccacaro, nella cui cornice si erano interrogati sull’utilità della ricerca e sulla necessità della prevenzione …

“Il giorno seguente, feci sosta a Milano, dove incontrai Giulio, arrivato in cattedra da giovane perchè era realmente il più bravo, una riuscita scientifica fuori dal comune, una carriera brillante, davanti a sè se solo l’avesse voluta, se non si fosse votato a rifondare gli studi e la pratica della medicina su basi giuste ed eque, ad abbattere le ingiustizie sociali assieme all’ignoranza e alle ipocrisie dei poteri baronali. Il suo discorso era trascinante, la sua logica rivoluzionaria travolgeva qualunque obiezione, annientava e metteva in ridicolo i bastioni di difesa di un establishment corrotto e inefficiente. Attorno a Giulio c’era entusiasmo e passione, medici, biologi, sindacalisti, giornalisti, operai, un fervore di iniziative, sembrava che a Milano stesse per sorgere l’alba di una nuova era” (p. 120)

<< Il (mio) progetto aveva come fine di verificare se l'esposizione nei primi periodi di vita a concentrazioni così basse di un cancerogeno, tali da permettere uno sviluppo normale, potesse avere conseguenze nefaste a lungo termine, dopo la nascita e durante la vita adulta … Pensavo allora che se fossi riuscito a dimostrare la connessione tra due eventi così lontano nel tempo l'argomento in favore della prevenzione primaria sarebbe divenuto talmente forte da piegare qualunque resistenza … (Giulio mi disse) "E' una tua scelta. A mio vedere, oggi ci sono problemi più urgenti da risolvere, ma se decidi che è proprio quello che vuoi fare, non avrai tempo per altro". "Ma è pur sempre un tema che riguarda la prevenzione" cercavo di obiettare” “Si, certo. Ci sono molte vie per arrivare allo stesso traguardo, e la ricerca è certamente una. Un’altra, quella che ho preso io, non dimentica la ricerca, ne usa i risultati . La ricerca deve continuare, ma intanto METTIAMO IN OPERA CIO’ CHE SAPPIAMO. Con quello che già si conosce si può risanare l’ambiente, evitare le lavorazioni pericolose, proteggere la salute degli operai, lo possiamo fare oggi. NON CI SONO GIUSTIFICAZIONI PER ATTENDERE ANCORA”. (pag. 136) ..

di Stanislao Loria – Medicina Democratica Napoli

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Il 15 gennaio 1977 passai da solo con Giulio Maccacaro la sua ultima mezz’ora di vita.
Fu così: era in corso la riunione di redazione di Epidemiologia e Prevenzione. A un certo punto Giulio chiese scusa, si assentò e dopo poco mi fece chiamare.
Lo trovai in studio. Si scusò ancora (Giulio era molto formale) per avermi disturbato ma ero l’unico cardiologo del gruppo e lui pensava di avere un infarto.
Era pallido, sofferente, polso aritmico. Eravamo in ambiente ospedaliero per cui mi attivai per cercare un elettrocardiografo, ma era sabato mattina e la cosa richiese parecchio tempo.
Giulio non parlò più del dolore, che pure era così intenso da obbligarlo a coricarsi sulla scrivania. Mi parlò invece di un nuovo progetto editoriale, poi d’un tratto mi fece uno strano malinconico discorso: si domandava da tempo, disse, se non avesse dato ai lavoratori, ai medici, agli studenti tutto quel che poteva dare, e se non fosse il caso di tornare alla ricerca scientifica pura… Cosa ne pensavo? Non era ormai passato il suo tempo? Due recenti incidenti che aveva subito non erano forse un segno, un’indicazione che era il momento di ritirarsi?
Giunse un’infermiera con l’apparecchio. Ebbi giusto il tempo di registrare le prime battute (infarto), poi andò in fibrillazione ventricolare e tutto fu finito.
Ma ricordo con emozione quella sua malinconica riflessione a proposito del decidere quando è tempo di ritirarsi.

di Giorgio Bert medico e libero docente di Semeiotica Medica presso l’Università di Torino.

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Io di Giulio Maccacaro ho il ricordo personale di un giorno di ottobre 1976. Ero studente di Medicina e volevo chiedergli di poter lavorare all’Istituto di Biometria e Statistica ai fini della tesi. Fu un colloquio emozionante in quanto avevo di fronte un grande scienziato che spendeva la sua conoscenza per i lavoratori. Si informò del mio percorso di studi e poiché mi mancavano ancora circa 10 esami alla fine rimanemmo d’accordo che appena sarei giunto a pochi passi dal traguardo sarei tornato da lui per pianificare il percorso per la tesi. Ci salutammo calorosamente. Poi lessi sul Manifesto del 16 gennaio 1977: È morto il compagno Maccacaro. Fu un pessimo colpo. Ricordo la giornata triste e grigia dei funerali.
Il movimento operaio perdeva una grande sponda scientifica e politica e il sottoscritto dovette cambiare il suo percorso finale degli studi medici.

di Gino Carpentiero – Medicina Democratica Firenze

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