SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! – NEWSLETTER N.175 DEL 03/09/14

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INDICE

–         Richiesta di manutenzione straordinaria di attrezzatura di lavoro – Seconda parte

–         Non solo immigrati: tra i nuovi schiavi ci sono anche italiani

–         Sicurezza nella scuola: valutazione, procedure e piano degli interventi

–         La sicurezza nelle imprese metalmeccaniche

–         Direttiva Cantieri: nuova procedura di infrazione per l’Italia?

–         CD compilation “Sicurezza sul Lavoro – Know Your Rights!”: Malavida – “Tresette con il morto”

 

Invito ancora tutti i compagni della mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.

La diffusione è gradita e necessaria. L’obiettivo è quello di diffondere il più possibile la cultura della salute e della sicurezza e la consapevolezza dei diritti dei lavoratori a tale proposito.

L’unica preghiera, per gli articoli firmati da me, è quella di citare la fonte.

 

Marco Spezia

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS!

sp-mail@libero.it

https://www.facebook.com/profile.php?id=100007166866156

 

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RICHIESTA DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA DI ATTREZZATURA DI LAVORO – SECONDA PARTE

LE CONSULENZE DI SICUREZZA SUL LAVORO – KNOW YOUR RIGHTS! – N.51

 

Come sapete, uno degli obiettivi del progetto Sicurezza sul lavoro – Know your rights! è anche quello di fornire consulenze gratuite a tutti coloro che ne fanno richiesta, su tematiche relative a salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Da quando è nato il progetto ho ricevuto decine di richieste e devo dire che per me è stato motivo di orgoglio poter contribuire con le mie risposte a fare chiarezza sui diritti del lavoratori.

Mi sembra doveroso condividere con tutti quelli che hanno la pazienza di leggere le mie newsletters, queste consulenze.

Esse trattano di argomenti vari sulla materia e possono costituire un’utile fonte di informazione per tutti coloro che hanno a che fare con casi simili o analoghi.

Ovviamente per evidenti motivi di riservatezza ometterò il nome delle persone che mi hanno chiesto chiarimenti e delle aziende coinvolte.

 

In questo caso, vista la lunghezza e la complessità dell’argomento, ho diviso il documento in due parti.

La prima (pubblicata nella precedente newsletter) era relativa a:

–         richiesta di manutenzione straordinaria di attrezzatura di lavoro – riferimenti normativi

La seconda (questa) è relativa a:

–         lettera da inviare al datore di lavoro per richiesta manutenzione straordinaria attrezzatura di lavoro

 

Marco Spezia

 

 

QUESITO

 

Ciao Marco,

ti espongo il mio problema, per il quale chiedo il tuo aiuto.

Lavoro in una ditta che si occupa di igiene ambientale, quindi raccolta rifiuti e pulizia strade.

Mi capita di utilizzare una spazzatrice stradale per la pulizia. Il problema è che la macchina non funziona bene, creando gravi rischi per la sicurezza dell’operatore e di terzi.

In pratica, a volte si blocca lo sterzo durante la guida, con tutti i rischi di incidente che puoi bene immaginare

L’officina aziendale di manutenzione ha già tentato di sistemare il problema, che però dopo pochi giorni si ripresenta uguale a prima.

Tieni conto che in azienda esiste un modulo per la segnalazioni di eventuali guasti e malfunzionamenti e di un vero e proprio libretto dei guasti, composto da un modulo in due copie di cui una viene consegnata all’officina aziendale e l’altro rimane sull’automezzo.

Però l’officina non ha l’obbligo di segnare su questo libretto se gli interventi sono stati eseguiti o meno e quindi nemmeno che tipo di intervento é stato eventualmente eseguito.

Inoltre la manutenzione dei mezzi non viene eseguita in maniera programmata, fatto salvo per i tagliandi di manutenzione e per i “ritocchini” in vista della revisione.

Secondo noi autisti il mezzo non sarebbe da utilizzare, ma l’azienda dopo ogni riparazione lo rimette in circolazione ritenendolo funzionante (e in effetti per qualche tempo funziona pure).

Cosa possiamo fare per non mettere a repentaglio la sicurezza nostra e altrui?

Se può servire ti informo che abbiamo eletto un RLS, disposto a darci una mano, ma che avrebbe bisogno delle “dritte” giuste.

Grazie

 

 

RISPOSTA

 

Ciao,

penso che tu sappia che gli obblighi per le aziende relativamente alla salute e alla sicurezza dei lavoratori sono fissati dal Decreto Legislativo 81/08 (il cosiddetto “Testo Unico per la sicurezza”, nel seguito Decreto).

Ti riporto pertanto a seguire i riferimenti normativi relativi al problema della spazzatrice da te lamentato e la lettera da inviare al datore di lavoro della tua azienda, da parte del vostro RLS, per richiedere un intervento di manutenzione straordinaria per la risoluzione dei problemi.

Marco

 

LETTERA DA INVIARE AL DATORE DI LAVORO PER RICHIESTA MANUTENZIONE STRAORDINARIA ATTREZZATURA DI LAVORO

 

Premesso quanto sopra, ti riporto a seguire la comunicazione da inviare per mezzo del RLS alla direzione aziendale per richiedere il rispetto degli obblighi a carico del datore di lavoro sopra citati.

 

La lettera va completata nelle parti che ho lasciate in maiuscolo e va inviata da parte del RLS (che la deve firmare) al datore di lavoro e al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (che è il “consulente” del datore di lavoro per quanto riguarda gli obblighi relativi a salute e sicurezza dei lavoratori).

 

La lettera va inviata in maniera formale e documentata: pertanto essa va consegnata chiedendo firma di ricevuta, oppure va spedita mediante posta ordinaria con raccomandata a ricevuta di ritorno oppure ancora va spedita mediante posta elettronica utilizzando una casella di posta elettronica certificata (PEC).

 

Alla lettera vanno allegati i moduli del “libretto dei guasti” in cui sono stati segnalati dai conducenti gli inconvenienti alla attrezzatura.

 

* * * * * * *

 

al Datore di Lavoro

al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione

 

Il sottoscritto Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, vuole con la presente, ai sensi di quanto disposto dall’articolo 50, comma 1, lettera n) del D.Lgs.81/08 e s.m.i. (nel seguito Decreto), informare la Direzione aziendale e il Servizio di Prevenzione e Protezione di quanto segue.

 

E’ stato riferito dai lavoratori dell’Azienda incaricati della guida della spazzatrice stradale MARCA MODELLO TARGA, che la stessa presenta notevoli e ripetuti problemi allo sterzo, tali da impedire la guida della macchina in sicurezza a causa della possibilità di incorrere in incidenti con danni ai conducenti stessi e a terzi.

Tale inconveniente è stato segnalato dai lavoratori (ai sensi di quanto disposto dall’articolo 20, comma 2, lettera e) del Decreto) al servizio di manutenzione, mediante il “libretto dei guasti” compilato a fine turno dal lavoratore (si vedano le copie riportate in allegato).

Risulta che nel passato il servizio di manutenzione sia già intervenuto sul mezzo, senza arrivare a una soluzione definitiva del problema.

 

A tale proposito si ricorda quanto disposto dal Decreto, al Titolo III Capo I, come obblighi a carico del datore di lavoro, relativamente alle attrezzature di lavoro.

 

Relativamente alla conformità delle attrezzature alla normativa vigente, l’articolo 71, comma a) del Decreto impone che:

Il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori attrezzature conformi ai requisiti di cui all’articolo precedente [conformi alle specifiche disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto oppure conformi ai requisiti generali di sicurezza di cui all’allegato V del Decreto], idonee ai fini della salute e sicurezza e adeguate al lavoro da svolgere o adattate a tali scopi che devono essere utilizzate conformemente alle disposizioni legislative di recepimento delle direttive comunitarie”.

 

Relativamente alla manutenzione delle attrezzature, l’articolo 71, comma 4, lettera a) numero 2) del Decreto impone che:

Il datore di lavoro prende le misure necessarie affinché le attrezzature di lavoro siano oggetto di idonea manutenzione al fine di garantire nel tempo la permanenza dei requisiti di sicurezza di cui all’articolo 70 e siano corredate, ove necessario, da apposite istruzioni d’uso e libretto di manutenzione”.

 

Relativamente alla tenuta e all’aggiornamento del registro di controllo delle attrezzature, l’articolo 71, comma 4, lettera b) del Decreto impone che:

Il datore di lavoro prende le misure necessarie affinché siano curati la tenuta e l’aggiornamento del registro di controllo delle attrezzature di lavoro per cui lo stesso è previsto”.

 

Relativamente ai controlli periodici a cui occorre sottoporre le attrezzature, l’articolo 71, comma 8 del Decreto impone che:

Fermo restando quanto disposto al comma 4, il datore di lavoro, secondo le indicazioni fornite dai fabbricanti ovvero, in assenza di queste, dalle pertinenti norme tecniche o dalle buone prassi o da linee guida, provvede affinché:

[…]

b)   le attrezzature soggette a influssi che possono provocare deterioramenti suscettibili di dare origine a situazioni pericolose siano sottoposte:

  1. 1.   ad interventi di controllo periodici, secondo frequenze stabilite in base alle indicazioni fornite dai fabbricanti, ovvero dalle norme di buona tecnica, o in assenza di queste ultime, desumibili dai codici di buona prassi;

[…]

c)    Gli interventi di controllo di cui alle lettere a) e b) sono volti ad assicurare il buono stato di conservazione e l’efficienza a fini di sicurezza delle attrezzature di lavoro e devono essere effettuati da persona competente”.

 

Relativamente alla registrazione dei controlli periodici sulle attrezzature, l’articolo 71, comma 9 del Decreto impone che:

I risultati dei controlli di cui al comma 8 devono essere riportati per iscritto e, almeno quelli relativi agli ultimi tre anni, devono essere conservati e tenuti a disposizione degli organi di vigilanza”.

 

Relativamente a quanto sopra richiamato e in relazione a quanto disposto dall’articolo 50, comma 1, lettera e) del Decreto, si richiede al datore di lavoro e al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione di ricevere al seguente documentazione:

–         copia della Dichiarazione di conformità CE della spazzatrice, redatta dal costruttore, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, lettera e) del D.Lgs.17/10 (o analogo articolo del D.P.R.459/96);

–         copia delle istruzioni per l’uso e la manutenzione della spazzatrice, redatte dal costruttore, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, lettera c) del D.Lgs.17/10 (o analogo articolo del D.P.R.459/96);

–         copia del registro di controllo della spazzatrice, con evidenza degli interventi sinora eseguiti;

–         attestazione che gli interventi di manutenzione sulla spazzatrice siano stati effettuati da “persona competente”.

 

Inoltre, tenendo conto che gli interventi finora eseguiti non hanno ancora risolto le problematiche allo sterzo della macchine e che pertanto la guida della spazzatrice comporti rischi per la sicurezza del conducente e di terzi, si richiede (sempre secondo quanto disposto dall’articolo 50, comma 1, lettera e) del Decreto) al datore di Lavoro e al responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione quali misure di prevenzione l’Azienda intende adottare per risolvere il problema in maniera definitiva.

 

Si ricorda inoltre che, rimanendo non risolto il problema allo sterzo della spazzatrice sopra segnalato, configurandosi nell’utilizzo della stessa in tali condizioni una situazione di “pericolo grave e immediato”, trova applicazione l’articolo  43, comma 4 del Decreto che stabilisce che:

Il datore di lavoro deve, salvo eccezioni debitamente motivate, astenersi dal chiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave e immediato”.

 

In conseguenza di ciò si informa fin d’ora che i lavoratori che dovessero trovarsi in una siffatta situazione di pericolo, potranno avvalersi della facoltà prevista dall’articolo 44, comma 1 del Decreto, abbandonando il posto di lavoro (cioè la spazzatrice) e che non potranno subire pregiudizio alcuno in conseguenza di tale comportamento.

 

Si rimane in attesa di riscontro formale alla presente.

 

Distinti saluti.

 

Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

 

DATA E FIRMA

 

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NON SOLO IMMIGRATI: TRA I NUOVI SCHIAVI CI SONO ANCHE ITALIANI

 

Da L’Espresso

http://espresso.repubblica.it

Otto anni fa “l’Espresso” aveva svelato lo sfruttamento degli immigrati nelle coltivazioni pugliesi. Adesso in quei campi ci sono ragionieri, geometri, muratori del nostro Paese. Che non trovano lavoro. Ecco le loro storie.

 

di Fabrizio Gatti

22 agosto 2014

 

Dall’Alfa Romeo a bracciante della terra. In appena ventiquattro mesi il ragionier Vincenzo Micucci, 57 anni, ha ripercorso un secolo di storia che, attraverso due guerre mondiali, una dittatura e decenni di democrazia aveva portato l’Italia tra le prime potenze industriali al mondo. Un percorso al contrario, però: da responsabile contabilità di una delle concessionarie d’auto più grosse della Puglia a operaio agricolo a giornata.

 

Un giorno qualunque dopo sei mesi da disoccupato, passando sotto un antico ulivo in provincia di Bari, aveva deciso di appendere la corda e impiccarsi. L’hanno salvato un amico, la moglie, l’amore dei due figli. Il ragionier Micucci si è così risvegliato in un mondo diverso in cui nascere cittadino dell’Unione europea non affranca più dal rischio di finire al piano più basso del grattacielo della vita. Quello scantinato già affollato di africani, arabi, bulgari, polacchi, immigrati a migliaia nell’ultimo decennio per fare nelle campagne, come si diceva una volta, i lavori che gli italiani non fanno più. Ma che adesso la crisi costringe ad accettare.

 

A fine estate le statistiche diranno quanti sono i nuovi stagionali. Tra loro c’è anche Angelo Rasola, 45 anni, di Cerignola, provincia di Foggia, che finora ha trovato soltanto ingaggi da schiavitù. Tre figli di 16, 13 e 4 anni, diploma di geometra, un lungo passato di notti a sfornare pane. Nel giro di qualche anno gli hanno ridotto lo stipendio. Dai mille euro ancora regolari del 2008 ai 650 in nero del 2014. Da far bastare per la famiglia, le spese per i libri di scuola, il desiderio di una vita dignitosa. Così ha lasciato il forno, per mettersi a cercare uno stipendio sufficiente.

 

Finora ha trovato un agricoltore italiano che l’ha rimbalzato al caporale romeno: il caporale gli ha offerto 20 euro a giornata, in nero ovviamente, dodici ore al giorno dall’alba al tramonto a raccogliere pesche, un euro e sessanta l’ora, un quinto del minimo sindacale. Il geometra Rasola ha allora provato a chiedere a un’azienda dove cercavano operai per tagliare i pomodori da essiccare. Ma pure lì la paga era al di sotto del minimo di sussistenza per una famiglia qualunque: 1,90 euro l’ora, tutte le notti dalle cinque di sera alle cinque del mattino. Laura Prospero, 27 anni, laurea in neuropsicologia e tante porte chiuse, ha invece ottenuto un contratto regolare da stagionale: 35 euro al giorno a raccogliere ciliegie con braccianti marocchini, polacchi, albanesi. Ma la stagione delle ciliegie è finita e Laura ora è a casa in attesa che cominci la raccolta delle olive.

 

Tra gli italiani che la crisi ha rispedito alla terra c’è anche Antonio Castellana, muratore lasciato senza stipendio dal crollo dell’edilizia. Ha 63 anni, tre figli. Troppo vecchio per emigrare all’estero, troppo giovane per la pensione. Però si considera fortunato. L’ha salvato il fatto che da ragazzo aveva imparato a guidare il trattore: per questo, adesso, continuano a chiamarlo.

 

Nell’agosto 2006, in questi stessi giorni, l’Espresso aveva indagato sul sistema di sfruttamento nascosto sotto la nostra catena alimentare. Una clamorosa inchiesta da infiltrato tra i braccianti sottoposti a condizioni di schiavitù. Avevamo scelto la provincia di Foggia perché era stagione di raccolta dei pomodori.

Durante quell’estate, grazie alla complice assenza di controlli, centinaia di lavoratori stranieri erano stati sequestrati dai caporali, chi protestava veniva massacrato di botte e alcuni operai erano stati addirittura uccisi. Da allora molto è cambiato, nelle leggi e nel numero di ispezioni nei campi. Ciò che non era immaginabile allora, però, è la rapidità con cui l’economia si sarebbe rovesciata. Tanto da spingere i disoccupati italiani di nuovo a piegarsi sulla terra.

 

Succede dal Friuli alla Sicilia. Con gli imprevisti e le difficoltà dell’agricoltura stagionale: le paghe minime, la precarietà, il maltempo, la fatica, l’impossibilità comunque di mantenere una famiglia. E in alcune regioni, l’aggravante del caporalato. Così accade nelle campagne di Cerignola dove i disoccupati del posto devono fare i conti con i caporali stranieri. Per anni a molte imprese ha fatto comodo controllare gli immigrati attraverso i gangster della manodopera, spesso loro connazionali. Adesso sono gli italiani a doversi confrontare. Più che una clessidra che gira nel tempo, è la lama di un coltello che cambia verso. Il caporalato funziona da polizia privata, abbassa il costo del lavoro, mantiene l’ordine. Come un secolo fa quando, proprio da Cerignola, Giuseppe Di Vittorio prendeva coscienza delle prime lotte sindacali. Anche per questo siamo tornati qui.

 

“Ero andato a chiedere a un coltivatore di frutta. C’erano le pesche da raccogliere” – racconta Angelo Rasola, l’ex fornaio – “Il titolare dell’azienda mi indica il suo caposquadra, il caporale romeno. Lui mi dice subito: se vuoi, vieni, sono 20 euro al giorno, si comincia all’alba per dodici ore. 20 euro in nero, sono seicento al mese. Senza contare i giorni di pioggia che non vengono pagati. E quest’anno non ha smesso di piovere. Forse in Romania con 20 euro al giorno si vive. Vengono qui d’estate, vivono ammassati in vecchie case e d’inverno tornano in patria. Ma in Italia con 20 euro al giorno, come fai a mandare avanti la famiglia? Le bollette, le spese per la scuola, 300 euro soltanto di libri. Non posso rassegnarmi alla schiavitù. Per questo non ho accettato. E’ meglio continuare a cercare. Ho mandato il curriculum ovunque, a un salsificio, perfino all’Alenia. L’edilizia è ferma e non posso nemmeno sfruttare il mio diploma di geometra. L’ultimo pane l’ho sfornato il 19 aprile, il sabato di Pasqua. Il proprietario ha deciso di vendere pane industriale. Costa meno. E non posso dargli torto. Troppe spese, troppe tasse. E non è che prima fossimo ricchi. Le paghe qui sono basse da sempre. Le due commesse in negozio prendevano 80 euro a settimana. Ma noi siamo in cinque e i mille euro di stipendio se ne andavano in gas, luce, mangiare, ringraziando il Signore che il mutuo l’ho finito di pagare lo scorso anno. Dal 19 aprile ho fatto anche il badante, in sostituzione per qualche giorno. Ho chiesto a bar, ristoranti. A parte i caporali e le loro condizioni, è tutto fermo”. E come vivete, se da aprile non avete entrate? Il ragionier Rasola sorride timido: “Mio padre faceva l’impiegato all’acquedotto, ha una pensione di 900 euro. Mio suocero faceva l’ambulante, gli danno 498 euro al mese. Meno male che ci sono loro che ci pagano la spesa per mettere a tavola il primo o il secondo. Le bollette le pago, ma quando posso. Che devo fare?”.

 

C’è un’intera comunità di muratori a Cerignola che lavorava nei cantieri di tutta Italia. Si ritrovano al tramonto, nella calura di piazza Matteotti, ora in cui i caporali italiani pagano la giornata e ingaggiano i braccianti per l’indomani. Saverio, 60 anni, sta parlando con un uomo sulla cinquantina, un caporale del posto. Li riconosci dalle unghie delle mani pulite, il borsello a tracolla dove tengono il telefonino con i contatti e il taccuino con i nomi dei braccianti ingaggiati, i pantaloni a pinocchietto, i polpacci scoperti, i calzini bianchi corti dentro le scarpe da ginnastica. L’uniforme estiva tipica in Puglia nella gerarchia del lavoro.

 

Quanto pagate a giornata? “Gli italiani 40-45 euro” – risponde il caporale. A contratto? “Macché a contratto, qua si fa tutto in nero”» – si lamenta Saverio e il caporale se ne va. Saverio ha una figlia adolescente ancora in casa, cinque nipotini dai due figli sposati e da tempo disoccupati. Spiega che dal 1970 al 2012 ha lavorato come carpentiere nei cantieri di tutta Italia, fino a Milano e Bolzano. Anche suo padre faceva il carpentiere. “Ma ora non si costruisce più. E come si fa? Non vendono più neanche una casa. Speriamo nella vendemmia. Stanno preparando le squadre di raccoglitori, ma anche oggi sono venuto qui per sentirmi dire che non c’è posto” – ammette lui. Prima della vendemmia c’è la raccolta dei pomodori. “No, quelli li fanno gli stranieri. Gli stranieri hanno rovinato la piazza. O forse sono stati i padroni che li pagano 25 euro a giornata. Bah, comunque trovi stranieri anche nella vendemmia”.

 

Quando ha preso l’ultima paga? “Autunno 2013, un mese e mezzo di vendemmia e raccolta delle olive”. Come fa a mantenere la famiglia, i suoi figli disoccupati, i nipotini? “Grazie ai genitori”. Cioè grazie a lei e a sua moglie? “Non io, i miei genitori e i suoceri. Sono ancora vivi, prendono la pensione, ci aiutano con la spesa. Ormai non vale la pena nemmeno andare a rubare. Ti fai arrestare per 50 euro? Nei negozi non stanno meglio di noi, non girano più soldi”. Ha mai rubato? Saverio ti fissa sorpreso dalla domanda, capelli ricci, occhi blu profondi, guance scavate. “No, dicevo per dire”. Perché non vuole che scriva il suo vero nome? Forse è ancora utile far sapere cosa sta accadendo. “E tu lo credi ancora?” – domanda l’ex carpentiere – “Guarda, a me non frega niente di te. Agli italiani non frega niente di me. C’è gente che addirittura si è sparata, gente che si è impiccata e non è cambiato niente. Anzi è peggiorato. Vuoi che interessi che io a 60 anni vivo grazie all’aiuto dei miei genitori ottantenni? Senza lavoro sono io e io da solo. Ognuno di noi è solo. La politica se ne è fregata, attenta ai suoi privilegi. Vengono qui in campagna elettorale a chiedere voti, a destra e a sinistra. Ma loro cosa ci hanno dato in cambio?”. Ha gli occhi lucidi. Si allontana verso il Duomo.

 

Vincenzo Micucci, l’ex ragioniere della concessionaria Alfa Romeo che abita a Conversano in provincia di Bari, il suicidio l’ha visto da vicino: “Sì, avevo preparato un po’ di corde per l’impiccagione. Non poter dare una vita degna alla mia famiglia, ai miei figli, mi ha convinto a farla finita. Nella mia totale solitudine, ero certo che con la mia morte li avrei salvati, perché loro avrebbero ricevuto la pensione. Perso il lavoro, ho perso l’identità, trattavo male mia moglie, i ragazzi. Sono riusciti a fermarmi che ero già sotto la pianta con le corde. Mi hanno spiegato dopo che al massimo avrebbero preso soltanto 400 euro al mese. Stavo facendo una pazzia che non sarebbe servita a nulla. Il consiglio agli altri è di affrontare la situazione a muso duro, di parlarne senza vergogna, senza isolarsi e sperare sempre in un futuro migliore”. Quanti anni ha lavorato nella concessionaria Alfa Romeo? “Dal 1983 al 2011. Abbiamo chiuso per la mancanza di modelli di auto vincenti e per gli studi di settore: crollate le vendite, lo Stato pretendeva di incassare le stesse tasse”. Dopo 28 anni da ragioniere, come è cambiata la sua vita? “Come bracciante a giornata, il contratto è di 35, 38 euro al giorno. In passato ho accettato anche il nero pur di sopravvivere. Come fanno tutti. Io dò ragione agli agricoltori, che hanno avuto anni difficili con cattive stagioni come quest’anno. Eravamo 14 dipendenti alla concessionaria, sette fanno ora i braccianti stagionali. I miei compagni di lavoro nei campi sono tutti italiani. Non ci sono stranieri”. E con 38 euro al giorno si vive in quattro? “Se non piove, arrivi a 900 euro al mese. Da noi è un’azienda a posto, non c’è il caporale che si tiene parte dei soldi. Ma quest’anno molte giornate sono saltate per il brutto tempo. Se va male, non superi i 400 euro. Mia figlia ha 23 anni, studia lingue all’università. Mio figlio, 30 anni, ha un contratto part-time come pizzaiolo e dà lo stipendio in casa. Altrimenti non vivremmo”. Il suo primo giorno da bracciante ha provato vergogna? “No, ho pensato che mi stavo salvando dalla fame. Non ho provato nessuna vergogna perché per me lavorare è fonte di salvezza” – sorride il ragionier Micucci, raccontando poi che l’ultima vacanza con la famiglia l’ha fatta dieci anni fa. E che lui a 19 anni si era già sposato, quando sua moglie di anni ne aveva 17 e l’Alfa Romeo era ancora un simbolo di successo dell’Italia industriale.

 

Chi prova vergogna quando all’alba si alza per andare nei campi è invece Antonio V., 58 anni. Faceva l’imprenditore vicino a Bari, come suo padre. Vendita all’ingrosso di articoli per la casa. “Fatturato sceso a centomila euro, ventimila di guadagno. Ma gli studi di settore dicevano dovevo guadagnare il 45 per cento sul fatturato. Ho usato tutto il mio reddito di un anno per sanare il contenzioso con l’Agenzia delle entrate e ho chiuso. Basta. Adesso non trovo più nulla. Così anch’io sono finito a lavorare in campagna per 40 euro al giorno. Ho quattro figli, due studiano ancora. E’ dura”. Lavorare la terra non è un’attività di cui vergognarsi. “Non è bello per me, mi fa star male. Mi vergogno, non perché la terra non sia nobile ma perché mi sento come un conte decaduto. Lavorare in campagna dopo aver fatto l’imprenditore è deprimente. Ho avuto problemi psicologici. Studiare tanti anni e avere questa gratificazione dal lavoro porta alla depressione. E alla rabbia. Perché si poteva intervenire prima. Ma i nostri politici non si sono tolti un euro, mentre a noi hanno tolto la dignità. Grillo dice cose giuste, solo che le grida. Se fosse più moderato, sfonderebbe. Io però la supplico: faccia in modo che la mia testimonianza non sia riconoscibile”.

 

Soltanto Laura Prospero, la giovane psicologa di Castellana Grotte, genitori in pensione e un fratello nell’Esercito, riesce a guardare il futuro con fiducia. Sta finendo la scuola di specializzazione in psicoterapia a Lecce e il lavoro con albanesi, polacchi e marocchini è solo una tappa per aiutare la famiglia: “C’erano molti altri italiani con noi” – conferma la dottoressa Prospero – “Una signora originaria di Avellino raccoglieva ciliegie perché il marito, muratore, aveva perso il lavoro. Hanno anche un figlio. Lei aveva finito di lavorare a ottobre con le olive e ripreso a maggio. Raccontava che per tutto l’inverno, senza stipendio, hanno mangiato soltanto pasta. L’unica variante a Natale e Capodanno. Hanno mangiato pasta e lenticchie”.

 

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SICUREZZA NELLA SCUOLA: VALUTAZIONE, PROCEDURE E PIANO DEGLI INTERVENTI

 

Da: PuntoSicuro

http://www.puntosicuro.it

 

28 luglio 2014

 

Un intervento affronta l’applicazione del D.Lgs.81/08 nelle scuole, l’organizzazione della sicurezza scolastica e le modalità per rispondere alle aspettative della Direzione scolastica. La valutazione di rischi, le procedure e le istruzioni specifiche.

 

Inevitabilmente molti dei nostri articoli che presentano materiali, indicazioni normative, interventi tratti da convegni sulla materia della sicurezza scolastica sono destinati a suscitare interesse e dibattito tra i nostri stessi lettori. Segno che, per quanto riguarda la sicurezza nella scuola e tutti gli adempimenti correlati, c’è ancora molto da fare, dire e chiarire.

 

Per questo motivo torniamo a parlare del convegno “La sicurezza degli edifici scolastici e i rapporti tra Ente proprietario e Dirigenti scolastici” che si è tenuto ad Asti il 10 aprile 2014, organizzato da EcoSafecon con il patrocinio dell’ASL Asti e il supporto di vari enti e associazioni.

In particolare presentiamo l’intervento di Andrea Costantino, consulente per la sicurezza di EcoSafe e Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) nelle scuole, che ha affrontato alcuni temi caldi: le modalità applicative del D.Lgs.81/08 nelle scuole, l’organizzazione della sicurezza scolastica, e le aspettative verso l’RSPP da parte di chi gestisce la scuola.

 

Nel documento “Modalità applicative del D.Lgs.81/08 nelle scuole. Come redigere e mantenere aggiornato il Documento di Valutazione dei Rischi. Sviluppo del piano formativo alla luce dell’Accordo Stato Regioni” Andrea Costantino ricorda innanzitutto che, riguardo all’applicazione del D.Lgs.81/08, anche la scuola è un luogo di lavoro!

 

Dopo aver indicato l’organizzazione per la sicurezza nelle scuole, l’intervento si sofferma sulle aspettative della Direzione scolastica: garantire il rispetto della normativa vigente; garantire il rapido accesso e diffusione delle nuove normative.

 

Come riuscirci?

L’autore individua quattro fasi:

–         prima fase: analisi iniziali (analisi dei dati generali e audit documentale); acquisizione del piano di manutenzione ordinaria/straordinaria dell’Ente proprietario;

–         seconda fase: programma di aggiornamento/predisposizione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e delle procedure specifiche;

–         terza fase: attività di pianificazione e gestione delle misure di prevenzione e protezione emerse dall’elaborazione del DVR;

–         quarta fase: attività di miglioramento e monitoraggio continuo.

 

Vediamo qualche dettaglio del primo step relativo ai sopralluoghi preliminari e all’audit tecnico/ documentale.

Essi sono da predisporre al fine di:

–         conoscere l’ambiente scolastico e la struttura organizzativa;

–         analizzare i dati generali della Scuola (utili al fine della predisposizione/aggiornamento del DVR): descrizione attività specifiche svolte dalle singole mansioni, elenchi del personale e mansioni svolte, dettaglio e caratteristiche delle macchine, attrezzature e impianti presenti nei luoghi di lavoro, layout del plesso, utilizzo di prodotti chimici, analisi degli infortuni; Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) in uso;

–         analizzare la documentazione autorizzativa, tecnico/impiantistica, progettuale, ecc. a disposizione del plesso e del DVR predisposto ai sensi del D.Lgs.81/08;

–         analizzare le attività effettuate o pianificate in tema di informazione, formazione ed addestramento dei lavoratori;

–         analizzare, definire/aggiornare l’organigramma sulla sicurezza, predisponendo eventuale aggiornamento delle lettere di nomina predisposte ai sensi del D.Lgs.81/08.

 

Riguardo al secondo step vengono ricordati i contenuti specifici del DVR e la definizione delle principali procedure.

Riguardo al documento di valutazione sono evidenziati:

–         rischi organizzativi: valutazione dei rischi psicosociali (stress lavoro correlato, mobbing, ecc), valutazione degli accertamenti di assenza alla tossicodipendenza, valutazione di rischi particolari (lavoratori stranieri, disabili), valutazione del lavoro minorile, valutazione del lavoro isolato, valutazione del lavoro notturno, valutazione delle lavoratrici in gravidanza, valutazione dei lavoratori con contratto di lavoro atipico e flessibile, valutazione del fumo passivo; valutazione del consumo di alcolici e superalcolici, valutazione del rischio aggressione (dall’interno e dall’esterno);

–         incendio ed emergenze: valutazione del rischio incendio e di incidenti rilevanti, piano di gestione delle emergenze (piano di evacuazione e piano di primo soccorso);

–         luoghi di lavoro: valutazione dei luoghi di lavoro (aule, spazi comuni, uffici, laboratori, palestre, spazi esterni, ecc.), luminosità, scivolosità dei pavimenti e microclima, valutazione della vulnerabilità sismica degli elementi strutturali e non, valutazione dei lavori in quota, valutazione della segnaletica di sicurezza;

–         impianti, macchine, attrezzature: valutazione degli impianti (elettrico, termico, ecc.), valutazione di macchine e attrezzature, valutazione delle postazioni dotate di videoterminali (VDT);

–         movimentazione manuale dei carichi: valutazione della movimentazione manuale dei carichi, valutazione degli sforzi ripetuti;

–         rumore: valutazione relativa al livello di esposizione personale al rumore;

–         vibrazioni: valutazione relativa all’esposizione alle vibrazioni meccaniche;

–         radiazioni: valutazione relativa al livello di esposizione ai campi elettromagnetici (non ionizzanti), valutazione relativa al livello di esposizione alle radiazioni ottiche artificiali, valutazione relativa al livello di esposizione alle radiazioni ionizzanti;

–         rischio agenti nocivi: valutazione del rischio da agenti chimici, cancerogeni, mutageni, biologici e amianto;

–         rischio splosioni (ATEX): classificazione delle aree a rischio esplosivo e valutazione da atmosfere esplosive;

–         valutazione, analisi e scelta dei DPI.

Nelle slide sono presenti alcuni esempi di DVR relativi alle singole mansioni.

Vengono poi ricordate anche alcune utili procedure e istruzioni specifiche: gestione degli appalti, gestione operativa delle emergenze, utilizzo e accesso ai laboratori (informatici, scientifici, chimici, palestra, ecc.), movimentazione manuale dei carichi, pulizia e disinfezione, utilizzo delle postazioni dotate di videoterminale, utilizzo dei prodotti chimici, accesso alle aree vietate, acquisto di macchine e attrezzature; gestione di ascensori e montascale, consegna dei DPI, informazione e formazione, lavori in quota, utilizzo utensili ed elettroutensili portatili, ecc.

 

Riguardo al terzo step vengono poi fornite utili informazioni e esempi relativi all’attività di pianificazione e gestione delle misure di prevenzione e protezione emerse dall’elaborazione del DVR, con riferimento al piano degli interventi.

 

Infine il quarto step riguarda l’attività di miglioramento e il monitoraggio periodico, con riferimento ad esempio a:

–         aggiornamento periodico e costante del piano formativo;

–         riunione annuale ex articolo 35 del D.Lgs.81/08;

–         incontri periodici con datore di lavoro e dirigenti, Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, medico competente, lavoratori;

–         aggiornamento periodico e costante del DVR;

–         prove semestrali di gestione delle emergenze;

–         sopralluoghi costanti degli ambienti di lavoro;

–         audit e check periodici.

 

Concludiamo ricordando che l’intervento si conclude con una disamina delle azioni di informazione e formazione ai sensi del D.Lgs.81/08 nelle scuole (lavoratori, datore di lavoro, RSPP, preposti, dirigenti, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, formazione antincendio, emergenze, evacuazione e primo soccorso, ecc.).

 

Il documento “Modalità applicative del D.lgs.81/08 nelle scuole. Come redigere e mantenere aggiornato il Documento di Valutazione dei Rischi. Sviluppo del piano formativo alla luce dell’Accordo Stato Regioni”, a cura di Andrea Costantino è scaricabile all’indirizzo:

http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/140725_Ecosafe_decreto_81_sicurezza_scuole.pdf

 

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LA SICUREZZA NELLE IMPRESE METALMECCANICHE

 

Da: PuntoSicuro

http://www.puntosicuro.it

 

31 luglio 2014

Un progetto multimediale si sofferma sulla sicurezza nell’industria meccanica con particolare riferimento alla lavorazione dei metalli con macchine utensili e ai lavori di carpenteria. Focus sulle patologie correlate alle attività lavorative.

 

La Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza ha validato una buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013 dal titolo “Impresa Sicura”.

Impresa Sicura è un progetto multimediale elaborato ed attuato da un ampio ventaglio di enti e associazioni (Ente Bilaterale Emilia Romagna, Ente Bilaterale Artigianato Marche, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna, Direzioni regionali dell’INAIL Marche e dell’INAIL Emilia Romagna, con il contributo di alcune ASL) che ha saputo produrre utile materiale per la prevenzione in diversi settori: metalmeccanica, cantieristica navale, lavorazione del legno, calzature, impiantistica.

 

Ci soffermiamo oggi in particolare sul corposo documento (quasi 800 pagine) dal titolo “ImpresaSicura Metalmeccanica”, un prodotto distribuito gratuitamente per diffondere la cultura della sicurezza all’interno delle imprese.

 

Il documento ricorda che se l’industria meccanica comprende varie fasi di lavorazione dei metalli, nella guida vengono descritti la lavorazione dei metalli con macchine utensili ed i lavori di carpenteria intesi come ultime fasi di lavoro per la produzione di manufatti.

E le lavorazioni descritte sono in realtà diffuse in aziende di dimensioni disparate con prodotto finito estremamente diversificato. E possono anche essere parte di cicli produttivi non propriamente del comparto metalmeccanico (molte aziende di discrete dimensioni hanno ad esempio il loro reparto officina). Queste lavorazioni possono essere presenti sia nella piccola ditta metalmeccanica che nella grande industria.

 

Al di là dei vari rischi trattati, si segnala che in questo comparto la diffusione dei fattori di rischio è legata soprattutto all’utilizzo di macchine di cui non sono conosciuti e quindi trascurati gli apprestamenti antinfortunistici, e all’assenza di misure di prevenzione nelle lavorazioni a rischio (ad esempio aspirazioni in saldatura e verniciatura, insonorizzazione delle macchine rumorose, isolamento delle lavorazioni che espongono a rumore, ecc.).

 

E il rischio infortunistico risulta essere elevato non solo per l’utilizzo di varie attrezzature di lavoro (macchine, attrezzi, utensili e mezzi di sollevamento e trasporto), ma anche perché gli stessi materiali in lavorazione possono essere fonte di pericolo (pezzi pesanti o taglienti).

Per questo motivo oltre a garantire la sicurezza delle macchine e dei mezzi di sollevamento e trasporto, andrà fatta un’attenta valutazione dell’organizzazione del lavoro, delle procedure di trasporto, delle vie di transito (per mezzi e persone) e della necessità di utilizzo dei dispositivi individuali di protezione.

 

In particolare si sottolinea che, secondo quanto riportato dall’INAIL, le macchine per lavorazioni metalmeccaniche con cui accadono più frequentemente infortuni sono i trapani, le mole, i torni, le presse e le frese (sempre per queste macchine, considerando la gravità dell’infortunio, ai primi posti compaiono le presse e le frese). Numerosi e gravi sono poi gli infortuni che avvengono nel montaggio o nell’installazione delle parti prodotte (ad esempio lavori in altezza senza i necessari apprestamenti di sicurezza).

 

Vi sono poi eventi infortunistici che dipendono, ad esempio, da incendi od esplosioni (corti circuiti, sostanze infiammabili), da elettrocuzioni (carenze dell’impianto elettrico) o da ustioni (contatto con o proiezione di parti incandescenti).

 

Il documento riporta, nel raccontare i rischi del comparto metalmeccanico, le principali patologie che possono instaurarsi in specifiche attività di lavoro.

 

Ad esempio sono presentate le patologie che possono dipendere da operazioni di sgrassatura e decapaggio, lavorazioni che servono per preparare le superfici metalliche prima del loro rivestimento.

Vediamo le due lavorazioni e i rischi correlati più nel dettaglio:

–         sgrassatura: si esegue con soluzioni acquose detergenti o alcaline, oppure con solventi (in genere clorotene, trielina, percloroetilene) che possono essere utilizzati sia come vapori (a caldo) sia per immersione a freddo; i solventi clorurati che si utilizzano possono provocare effetti irritanti su cute e mucose (per contatto), effetti sul sistema nervoso centrale o sul fegato (se inalati); la prevenzione si realizza scegliendo le sostanze meno pericolose e utilizzando appositi impianti a ciclo chiuso;

–         decapaggio: si ottiene immergendo i pezzi in vasche che contengono soluzioni diluite di acidi forti (cloridrico, solforico); i rischi sono legati all’azione irritante, delle nebbie e dei vapori di questi acidi, sulle mucose (congiuntive, cavo orale e prime vie respiratorie); la prevenzione si realizza utilizzando appositi impianti a ciclo chiuso o comunque dotando i bordi della vasca di adeguata aspirazione.

 

Un’altra attività presente nel settore è l’attività di verniciatura.

Il documento ricorda che i prodotti vernicianti (PV), detti comunemente vernici, sono preparati che formano una pellicola che riveste, protegge e migliora esteticamente le superfici metalliche.

In particolare nelle operazioni di verniciatura i fattori di rischio sono prevalentemente riferibili a:

–         solventi e diluenti, presenti in fase di applicazione anche al 70-75% o più;

–         forti agenti allergizzanti come i monomeri isocianici delle vernici poliuretaniche;

–         metalli tossici, talvolta presenti nei pigmenti (ad esempio piombo);

–         rischi infortunistici e particolarmente quelli di incendio o di esplosione.

Dopo aver ricordato che è sempre utile sostituire i PV ad alto contenuto di solventi con quelli a tenore più basso (alto solido), o con PV idrosolubili (vernici ad acqua), vengono riportati brevemente alcuni esempi di danni per la salute, danni che dipendono dalla tossicità dei componenti, dalle modalità di contatto e dall’eventuale assorbimento (inalatoria, attraverso pelle e mucose, ingestione, imbrattamento, ecc.):

–         effetti irritativi ai vari livelli dell’apparato respiratorio, sulla pelle, sugli occhi;

–         allergie, respiratorie e cutanee;

–         effetti tossici sistemici: sul sistema nervoso, sul fegato e sull’apparato digerente.

 

Ricordiamo che il documento si sofferma anche su:

–         patologie che possono instaurarsi nelle operazioni di saldatura;

–         patologie che possono instaurarsi per esposizione a rumore;

–         patologie che possono instaurarsi per contatto con fluidi da taglio e refrigerazione;

–         condizioni di rischio correlate alla movimentazione manuale dei carichi.

 

Il documento “ImpresaSicura Metalmeccanica”dell’Ente Bilaterale Emilia Romagna, Ente Bilaterale Artigianato Marche, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna, INAIL, validato come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013, è scaricabile all’indirizzo:

http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/140718_ImpresaSicura_metalmeccanica.pdf

 

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DIRETTIVA CANTIERI: NUOVA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER L’ITALIA?

 

Da: PuntoSicuro

http://www.puntosicuro.it

 

04 agosto 2014

di Tiziano Menduto

 

La denuncia di Marco Bazzoni sulle carenze del D.Lgs.81/08, come modificato dal “Decreto del Fare”, potrebbero concretizzarsi a settembre in una nuova procedura d’infrazione. L’evoluzione della denuncia e la nuova risposta della Commissione Europea.

 

“Quando meno te l’aspetti e oramai non ci speri più, ti scrive la Commissione Europea, per informarti che grazie alla tua denuncia del 30 Giugno 2013, contro il Decreto del Fare, per violazioni sulla sicurezza sul lavoro, la Commissione ha deciso che proporrà al collegio dei Commissari europei, che si riunisce una volta al mese (ma non nei mesi di luglio e agosto), l’apertura di una procedura d’infrazione, perché il Decreto del Fare, limita il campo di applicazione della Direttiva 92/57/CEE (Direttiva cantieri) per le prescrizioni minime di sicurezza e salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili”.

Questo scrive con soddisfazione Marco Bazzoni, l’RLS toscano che in questi anni ha inviato diverse denunce documentate alla Commissione europea sulle carenze della normativa italiana in tema di sicurezza (anche con riferimento alla mancata notifica del D.Lgs.81/08, come prevista dalla Direttiva 89/391/CEE). E che ha denunciato anche altre possibili carenze nella normativa su temi molto diversi: dalla “web tax” al cosiddetto “equo compenso per copia privata”, dal Decreto lavoro “Jobs act” al ritiro di alcuni integratori alimentari.

 

Di questo lavoratore combattivo e buon conoscitore della normativa italiana e comunitaria e della sua denuncia relativa alle modifiche legislative introdotte dalla Legge 9 agosto 2013, n.98 (conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 21 giugno 2013, n.69, il cosiddetto “Decreto del Fare”), ci siamo occupati più volte.

 

Facciamo una breve sintesi:

–         la denuncia è presentata nel giugno del 2013 e riceve in risposta una lettera inviata l’8 gennaio 2014 dalla Commissione Europea, lettera che conferma i dubbi della Commissione Europea su due dei vari punti sollevati da Bazzoni: la valutazione del rischio di interferenze in attività a basso rischio e le modifiche al campo di applicazione del Titolo IV del D.Lgs.81/08;

–         il 5 marzo 2014 la Commissione Europea (Direzione Generale Occupazione, affari sociali e inclusione) invia una nuova lettera a Marco Bazzoni in cui si conferma da un lato l’archiviazione di alcuni punti sollevati della denuncia, e dall’altro la richiesta di informazioni alle autorità italiane sui due punti indicati sopra. Richieste di informazioni che sono trattate nell’ambito di una specifica applicazione “EU Pilot” che ha l’obiettivo di fornire risposte più rapide e complete a quesiti riguardanti l’applicazione del diritto dell’UE prima dell’eventuale avvio di una procedura d’infrazione.

 

Arriviamo ai giorni nostri.

Marco Bazzoni riceve il 30 luglio 2014 una lettera che ha per oggetto la “sua denuncia CHAP (2013)02072, relativa alla presunta violazione della Direttiva 89/391/CEE e della Direttiva 92/57/CEE in Italia – EU Pilot 6155/14/EMPL – Parziale pre-archiviazione”.

La lettera indica che i servizi della Commissione “hanno interrogato le autorità italiane competenti in merito alle due questioni sollevate dalla sua denuncia, in particolare per quanto riguarda:

–         la documentazione relativa alla valutazione dei rischi a norma della Direttiva 89/391/CEE in caso di interferenza tra attività a basso rischio di incidente effettuate simultaneamente nello stesso posto di lavoro, e

–         il campo di applicazione della Direttiva 92/57/CEE”.

 

E Maria Teresa Moitinho de Almeida, a nome della Commissione Europea (Direzione Generale Occupazione, affari sociali e inclusione – Legislazione sociale e del lavoro, dialogo sociale – Salute, sicurezza e igiene sul lavoro), indica che, a seguito “dell’analisi delle osservazioni trasmesse dalle autorità italiane”, si è giunti alla conclusioni che “per quanto riguarda la prima questione, vale a dire la documentazione relativa alla valutazione dei rischi a norma della Direttiva 89/391/CEE in caso di interferenza tra attività a basso rischio di incidente effettuate simultaneamente nello stesso posto di lavoro, il mio servizio non ha stabilito alcun motivo per concludere per l’esistenza di una violazione della Direttiva 89/391/CEE in Italia”.

E “come risulta dalle informazioni fornite dalle autorità italiane competenti, in forza delle norme nazionali ogni singola impresa è tenuta a rispettare sempre le disposizioni che impongono a quest’ultima di elaborare il proprio documento di valutazione dei rischi (DVR) e, in particolare, gli obblighi di cui agli articoli 17, 28 e 29 del Decreto Legislativo n.81/08, che dovrebbe trattare tutti i rischi ed essere aggiornato in caso di cambiamenti. Nella loro risposta, le autorità italiane indicano che anche in situazioni come quelle di cui all’articolo 26, comma 3 e comma 3-bis del summenzionato Decreto Legislativo, il diritto nazionale garantisce che vi sia una valutazione di tutti i rischi, compresi quelli derivanti dalle interferenze tra diverse attività, e che tali valutazioni siano documentate:

–         attraverso il DUVRI, qualora il datore di lavoro/appaltatore scelga di redigere un documento di questo tipo);

–         nei documenti di valutazione dei rischi (DVR) delle singole imprese operanti nello stesso posto di lavoro, qualora il datore di lavoro/appaltatore scelga di designare una persona responsabile o se la situazione rientra tra i casi di cui al comma 3-bis del Decreto Legislativo n.81/08”.

 

Pertanto la Commissione nega quanto affermato dalla denuncia, cioè che la possibilità data dalle recenti modifiche normative di optare per un’esenzione dall’obbligo di elaborare il Documento Unico di valutazione dei rischi da interferenze (DUVRI) non sia in conformità con la Direttiva 89/391/CEE.

 

Ma come ben sa l’RLS toscano, la parziale pre-archiviazione (“in assenza di nuovi elementi pertinenti di informazione entro quattro settimane dalla data della presente, procederemo ad archiviare la sua denuncia”) in realtà è solo un aspetto della lettera e non il più importante.

Infatti riguardo alla questione relativa ad una presunta limitazione del campo di applicazione della Direttiva 92/57/CEE, “i servizi della Commissione sono del parere che la risposta delle autorità italiane non abbia dissipato i dubbi circa la corretta attuazione in Italia della Direttiva di cui sopra”.

Di conseguenza, conclude la lettera, “sulla base delle informazioni da lei fornite e delle altre informazioni che abbiamo potuto ottenere dall’Italia, abbiamo intenzione di proporre che la Commissione avvii un procedimento di infrazione nei confronti dell’Italia a motivo di una presunta limitazione del campo di applicazione della Direttiva 92/57/CEE”.

 

Ricordiamo che questa parte della denuncia di Marco Bazzoni riguarda le prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili, con riferimento a presunte violazioni della Direttiva 92/57/CEE, la cosiddetta Direttiva Cantieri, del 24 giugno 1992.

La questione sollevata da Bazzoni e accertata dalla Commissione è relativa alle modifiche al campo di applicazione (articolo 88) del Titolo IV del D.Lgs.81/08.

Ricordiamo che a seguito degli emendamenti introdotti dalla Legge 98/13 al comma 2 dell’articolo 88, infatti, è stata aggiunta una lettera g-bis secondo la quale le disposizioni di cui al Capo I del Titolo IV non si applicano “ai lavori relativi a impianti elettrici, reti informatiche, gas, acqua, condizionamento e riscaldamento, nonché ai piccoli lavori la cui durata presunta non è superiore a dieci uomini-giorno, finalizzati alla realizzazione o alla manutenzione delle infrastrutture per servizi, che non espongano i lavoratori ai rischi di cui all’allegato XI”.

La posizione espressa nella denuncia è chiara: con queste modifiche il campo di applicazione delle regole a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nei cantieri temporanei o mobili viene ristretto in modo significativo: numerosi casi che normalmente rientrano nel campo di applicazione della Direttiva Cantieri, ne rimangono ora esclusi.

 

Ora non rimane che attendere e vedere se Marco Bazzoni riuscirà ancora a far riconoscere all’Europa le carenze e/o i ritardi della nostra normativa nazionale.

Ma con quali tempi?

A darne un’idea è ancora lui, ormai professionista dei meandri virtuali e procedurali della Commissione: “molto probabilmente la procedura d’infrazione verrà aperta nel mese di settembre 2014. Ironia della sorte, a 3 anni esatti (settembre 2011) dall’apertura della prima procedura d’infrazione per la sicurezza sul lavoro. E’ già la seconda procedura d’infrazione che faccio aprire (credo sia un record per un cittadino, che non ha dietro di sé nessun ufficio legale). Ma questo accade quando i governi se ne fregano delle Direttive europee: non recependole per nulla o non correttamente”.

 

Ricordiamo infatti la procedura d’infrazione 2010/4227 sollevata dopo la denuncia di Marco Bazzoni, riguardo alle carenze normative del Testo Unico correlate ai cambiamenti operati dal D.Lgs.106/09.

Certo le procedure d’infrazione possono comportare sanzioni pecuniarie non irrilevanti per le nostre casse nazionali, ma come diceva giustamente l’RLS toscano il problema sono i cittadini che chiedono il rispetto della normativa europea o i governi che creano norme nazionali che non la rispettano?

 

Concludiamo ricordando che sono state ben 15 le procedure d’infrazione contro l’Italia aperte, su vari temi in occasione della riunione del Collegio dei Commissari europei che si è tenuta lo scorso gennaio. Per un totale di procedure che ormai supera il centinaio.

Non è un gran biglietto da visita per la nostra credibilità europea durante il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea!

 

La lettera della Commissione Europea a Marco Bazzoni “sua denuncia CHAP (2013)02072, relativa alla presunta violazione della Direttiva 89/391/CEE e della Direttiva 92/57/CEE in Italia – EU Pilot 6155/14/EMPL – Parziale pre-archiviazione – Ref. Ares(2014) 2521211 – 30 luglio 2014” è scaricabile all’indirizzo:

http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/140730_CommissioneEuropea_letteraMarcoBazzoni_richiesta_apertura_infrazione%20_direttiva92_57.pdf

 

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CD COMPILATION “SICUREZZA SUL LAVORO – KNOW YOUR RIGHTS!”

MALAVIDA – “TRESETTE CON IL MORTO”

 

Terzo suono di sirena

il turno inizia ora

ancora un giorno si lavora.

 

Alle acciaierie riunite

giù in fondo nelle stive

si muore oppur si vive.

 

Al cantiere giù a Testaccio

alla Salerno-Reggio

si è sollevato un pugno.

 

Per soli 5 euro all’ora

poco più di una pagnotta

si suda e si lavora.

 

E quando finalmente di pranzo arriva l’ora

gli operai si asciugano il sudore.

Stamattina in quattro alle otto

ci ritroviamo a giocare a tresette con il morto.

 

E 5 morti ancora

hanno incendiato l’aria

da Trento alla Salaria.

 

Protesta rossa nelle strade

guerriglia e fiaccolate

si vive oppur si muore.

 

Contro padroni e leggi infami

adoperiam le mani

siam pronti a lottare.

 

Domani scorderanno tutto

siamo ridotti all’osso

fino al prossimo lutto.

 

E quando finalmente a casa si ritorna

mogli e compagne ci aspettan sulla soglia.

Stamattina in quattro alle otto

ci ritroviamo a giocare a tresette con il morto

 

 

La canzone dei Malavida “Tresette con il morto” è contenuta nel CD compilation “Sicurezza sul lavoro – Know Your Rights”, prodotto dal sottoscritto.

 

Il progetto della compilation è del tutto autofinanziato e no profit: il ricavato delle vendite sarà devoluto all’Associazione Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro “Ruggero Toffolutti” di Piombino (LI).

 

Il costo della compilation è di 13 euro comprensivo di spese di spedizione.

Per l’acquisto del CD è sufficiente scrivere al sottoscritto, indicando l’indirizzo a cui spedirlo. Vi comunicherò come effettuare il pagamento.

 

Marco Spezia

 

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