Inps: più prestazioni revochi e più guadagni. Una proposta inaccettabile per un medico

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Dal Blog di Vittorio Agnoletto su https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/09/inps-piu-prestazioni-revochi-e-piu-guadagni-una-proposta-inaccettabile-per-un-medico/4677918/

Quanto più si revocano le prestazioni di invalidità civile e quanto più vengono annullate le prestazioni dirette per malattia che l’ente fornisce, tanto più guadagneranno i medici a fine anno. In estrema sintesi questo sembra essere il messaggio che l’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale) ha inviato ai medici propri dipendenti.

I fatti

La determinazione presidenziale n. 24 del 13 marzo 2018 dell’Inps, firmata dal presidente Tito Boeri, è intitolata Piano della performance 2018-2020 e individua gli obiettivi da raggiungere per i dipendenti Inpsper accedere ad alcune forme integrative/aggiuntive di salario, tra i quali gli incentivi. Nell’allegato tecnico a pagina 61 nel paragrafo Obiettivi produttivi ed economico finanziari dei professionisti e medici si legge:

“In particolare, sono compresi i seguenti obiettivi per il cui raggiungimento professionisti legali e medici svolgono un ruolo decisivo: (…) per i medici:

-Vmc (visite mediche di controllo): Annullamento prestazioni dirette malattia;

– Revoche prestazioni invalidità civile;

– Azioni surrogatorie”

Il testo parla chiaro e non lascia spazio all’immaginazione, ma nulla trapela. Tutto tace fino al 18 settembre 2018 quando l’Anmi (Associazione nazionale medici Inps), nel suo comunicato numero 12, nel quale fa il resoconto di un incontro avvenuto con la dirigenza Inps proprio sui criteri per valutare la performance dei dipendenti, “contesta questi obiettivi in quanto ritiene che alcuni siano incompatibili con le norme deontologiche (revoca di prestazioni di invalidità civile)”.

Il comunicato dell’Anim sembra scivolare inosservato sui grandi mezzi di comunicazione ma passando da collega a collega arriva fra le mie mani. Il 27 settembre e il 4 ottobre dedico due puntate di 37e2, la trasmissione sulla salute che conduco a Radio Popolare, ad approfondire la vicenda. Invitiamo a intervenire in trasmissione qualcuno dei responsabili nazionali dell’Inps ma l’Ufficio pubbliche relazioni dell’Inps ci spiega che il Presidente a quell’ora è in volo e non potrà intervenire, forse ci potrà essere il direttore generale, ma poi lo stesso ufficio ci comunica che dovrà partecipare a un convegno e chiede la possibilità di registrare un intervento. La redazione di Radio Popolare assicura la disponibilità a registrare anche inviando precedentemente le domande. Ma non giunge più alcuna risposta. Silenzio assoluto.

Alle nostre domande in forma scritta risponde invece il dottor Giuseppe Fatigante, vicesegretario nazionale dell’Anmi, che conferma la loro opposizione all’utilizzo delle revoche delle prestazioni d’invalidità come indicatore numerico in grado di determinare la corresponsione ai medici della retribuzione di risultato e afferma che qualora l’indicatore venisse effettivamente applicato (ma a noi risulterebbe già in funzione) loro valuteranno l’opportunità di chiedere un parere alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici.

Quanto descritto nulla ha a che vedere con il giusto e necessario impegno di tutti gli operatori del settore a individuare i falsi invalidi.

Le conseguenze

Non è difficile immaginare quali possano essere le conseguenze delle indicazioni fornite dalla determina presidenziale: i medici dipendenti/strutturati Inps, quando in commissione dovranno valutare il grado d’invalidità di un cittadino, avranno un loro privato interesse economico che si scontrerà con il dovere professionale di agire secondo scienza e coscienza; i 900 medici che lavorano come esterni a partita Iva, che costituiscono la grande maggioranza di coloro che stanno nelle commissioni e sui quali il dirigente medico strutturato a fine anno deve esprimere un parere, sono consapevoli che le loro decisioni contribuiranno a determinare il premio economico del loro diretto superiore.

È palese che il cittadino sottoposto a visita potrà avere sempre il dubbio che la sua condizione non sia valutata oggettivamente con un conseguente forte calo di fiducia verso l’amministrazione pubblica. Inoltre, a fine anno, il medico dipendente Inps che si è comportato in scienza e coscienza potrebbe ricevere un riconoscimento economico decisamente inferiore a quello del collega che ha dato la precedenza al suo interesse privato; e in tal caso, secondo quanto affermato in trasmissione dall’avvocato milanese Nico Cerana, potrebbe ricorrere al Giudice del lavoro contro l’Inps, sostenendo la correttezza del proprio operato e l’illegittimità della determina e del Piano quali atti presupposti dell’ingiusta valutazione che ne ha ridotto il compenso.

È utile dare un’idea delle cifre: l’Inps nel 2016 ha distribuito come bonus nel raggiungimento degli obiettivi ai propri medici strutturati 20.139.098,74 euro pari a un importo medio pagato al singolo medico di 38.879,40 euro/anno. Praticamente un secondo stipendio. Nelle stesse commissioni d’invalidità siedono “i medici di categoria” che dovrebbero tutelare gli interessi dei cittadini: sono pagati 50 euro lordi a commissione (in genere dura 4-5 ore) pari a circa 10 euro lordi all’ora, se si sottrae la ritenuta d’acconto e il versamento per la cassa Enpam si arriva a circa 7 euro/ora.

L’avvocato Cerana ritiene che quanto disposto dall’Inps, che essendo riferito al triennio 2018-2020 risulterebbe già in vigore, potrebbe addirittura rappresentare un’istigazione verso i medici a commettere un illecito, inquadrabile nel reato di falso ideologico. Chi rischia di farne le spese sono le persone con invalidità, spesso già abbandonate a se stesse da un sistema sanitario nel quale crescono, di giorno in giorno, le liste di attesa e le spinte verso il privato, per chi può permetterselo.

Sono indignato come cittadino, come medico esterno che lavora all’Inps, come “terzo genitore” di un ragazzo disabile e non credo di essere l’unico ad avere questa reazione leggendo quelle righe. Il pensare che qualcuno possa solo ritenere di essere ricompensato da una struttura dello Stato se cancella dei diritti è indecente e inaccettabile: questa determina deve essere immediatamente ritirata sia nel caso stia già funzionando, sia nel caso sia ancora in attesa di diventare operativa.

Vittorio Agnoletto – Medicina Democratica Onlus

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