Solidarity is not a crime – La Solidarité n’est pas un crime – La solidarietà non è un crimine – solidaridad no es un crimen

Ascolta con webReader

Dichiarazione contro la criminalizzazione della solidarietà e a sostegno di Pia Klemp e Carola Rackete (La solidarietà non è un crimine)

Medicina Democratica ha sottoscritto il seguente documento per ribadire che la solidarietà non può essere considerata un crimine.
Il documento é stato sottoscritto con tutte le altre associazioni che compongono la Rete Europea contro la commercializzazione della salute,di cui la nostra associazione ė componente, ed il PHM.
In questa pagina é pubblicato il documento in diverse lingue

Il PHM Europa e la Rete europea contro la commercializzazione e la privatizzazione della salute e della protezione sociale condannano i continui attacchi ai diritti dei rifugiati e dei migranti in Europa e la crescente criminalizzazione della solidarietà nel continente.

Gli arresti di Pia Klemp e Carola Rackete, capitane responsabili delle navi Iuventa e Sea Watch 3, che hanno soccorso profughi e migranti in mare, mostrano un aumento della tendenza alla repressione delle azioni di solidarietà che hanno contribuito a salvare migliaia di vite. Solo nel 2018, più di 2000 persone hanno perso la vita cercando di attraversare il Mediterraneo, sfuggendo ai pericoli nei loro paesi d’origine. Se non fosse stato per le navi di soccorso come Iuventa e Sea Watch, questo numero sarebbe stato ancora più alto.

I pericoli che spingono le persone a iniziare i loro rischiosi viaggi verso l’Europa comprendono la guerra e il conflitto, I mutamenti climatici, oltre a una serie di fattori economici e sociali. L’Europa è stata una delle responsabili della creazione di tali fattori sia storicamente, attraverso le sue politiche colonialiste, che attualmente, promuovendo e imponendo politiche imperialiste e neoliberiste in molti paesi.

I paesi europei hanno alimentato i conflitti in tutto il mondo, fornendo armi alle parti coinvolte o impegnandosi direttamente con le loro forze armate, principalmente nei paesi africani e in Medio Oriente, le regioni da cui provengono oggi la maggior parte dei migranti che viaggiano attraverso il Mediterraneo alla volta dei paesi europei.

Inoltre, assumendo un ruolo principale nello sfruttamento delle risorse naturali, con una grande responsabilità per il mutamento climatico e l’impoverimento della maggior parte della popolazione mondiale, diverse multinazionali europee hanno frequentemente speculato sulla salute e la sicurezza delle persone, ignorando o violando attivamente i diritti umani fondamentali.

Nella maggior parte dei casi, la società civile è stata l’avversario più tenace per queste politiche sulla migrazione scoordinate portate avanti dalla “Fortezza Europa”. Le organizzazioni umanitarie hanno lavorato attivamente per il riconoscimento dei diritti umani fondamentali di rifugiati e migranti e hanno offerto un sostegno concreto a coloro che arrivano in Europa. Sfortunatamente, molti Stati membri dell’UE hanno non solo introdotto politiche restrittive sulla migrazione ma anche orchestrato campagne repressive contro queste organizzazioni varando una legislazione punitiva, limitazioni finanziarie al loro lavoro o ricorrendo a varie forme di deterrenza.

Limitare le attività delle organizzazioni della società civile attraverso leggi e decreti nazionali, come ha fatto il ministro dell’Interno italiano Salvini nei mesi scorsi e ancora recentemente, è uno dei metodi adottati. Questa particolare modalità ha tenuto la Sea Watch 3 a pochi chilometri di distanza dal porto di Lampedusa per 17 giorni, con circa 40 persone bisognose di un porto sicuro dopo essere state salvate dal mare. Questo non è il primo episodio chiaramente contrario alle convenzioni internazionali sul salvataggio in mare.

Altrettanto preoccupanti sono le notizie provenienti da altri paesi confinanti con l’UE. Gli abitanti dei paesi montani in Croazia hanno riferito di unità speciali di polizia che cacciano letteralmente i migranti lungo il confine con la Bosnia, usando violenza fisica contro le persone che cercano acqua. I membri delle stesse forze di polizia hanno ammesso informalmente che respingono regolarmente i migranti che sono già entrati in Croazia oltre il confine per farli rientrare dal paese di provenienza, violando così la legge internazionale.

Infine, gli attivisti che aiutano i migranti sono stati incriminati e multati per traffico di migranti in diversi paesi europei, costringendo le persone a scegliere tra il non veder pesantemente toccata la propria vita e seguire un basilare sentimento di solidarietà con altri esseri umani.

In nessuna parte del mondo, specialmente in una delle regioni più ricche, dovremmo assistere a un così ostentato disprezzo per la salute e la vita delle persone. PHM Europe chiede la revoca delle pratiche che introducono la criminalizzazione della solidarietà in tutto il continente, a cominciare dall’abrogazione delle accuse mosse contro Pia Klemp e, più recentemente, Carola Rackete. Accogliamo con favore la notizia che quest’ultima è stata liberata nelle ultime ore, anche se rimane pendente su di lei l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il PHM e la Rete Europea sostengono l’invito pubblicato dal Comité Européen contre la Criminalisation du Sauvetage en Mer (CECCSM). Chiediamo urgentemente una politica migratoria regionale europea che risponda alla realtà concreta delle migrazioni in un mondo globalizzato come anche ai bisogni dei rifugiati e dei migranti. Siamo convinti che queste politiche possono avere e devono avere radici in un senso di solidarietà e giustizia, invece di considerare esclusivamente la protezione delle frontiere nazionali e degli interessi finanziari dei paesi ad alto reddito.

Print Friendly, PDF & Email