Intervento di Antonio Martella (ISDE) al convegno di Napoli del 19/01/2013

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SALVARE LA CAMPANIA DALLA CONTINUA “EMERGENZA” DELLA MALAGESTIONE DEI RIFIUTI (URBANI E INDUSTRIALI) SI PUÒ, UTILIZZANDO LO STESSO STRUMENTO PER IL PIANO DI RIENTRO IN SANITA’ : IL BENCHMARK1NG COMPARATIVO CON LE REGIONI COSIDDETTE “VIRTUOSE”

di Antonio Martella

150_salute_lavoroNegli ultimi tempi, come Medici per Ambiente e consulenti del Coordinamento Comitati ‘Terra dei fuochi”, che ha presentato oltre 33mila denunzie querele, siamo stati convocati in varie sedi istituzionali per esporre e documentare il quadro devastante del dramma umanitario e del biocidio che si sta consumando in particolare nelle Province di Napoli e Caserta.

Nonostante decine di anni di cosiddetta “emergenza rifiuti”, innumerevoli Commissioni Parlamentari Internazionali, Nazionali e Regionali, tutti i Responsabili da noi incontrati a tutti i livelli, hanno tutti esplicitamente dichiarato di NON essere a conoscenza delle basi costitutive reali di “Terra dei Fuochi”, cioè della più grande fabbrica italiana di smaltimento, a cielo aperto e illegale, di una vastissima serie discarti industriali in gran parte prodotti da attività commerciali e industriali in regime di evasione fiscale, prevalentemente campane ma anche nazionali e addirittura internazionali per la quota di maggiore tossicità.

Tale smaltimento illegale, di eccezionale gravità per quantità e qualità dei tossici sversati nell’ambiente, viene, da sempre, opportunamente “mascherato” dai rifiuti solidi urbani (RSU). Lo scorretto smaltimento dei RSU, con flussi sovrapposti gestiti dagli stessi sistemi, dalle stesse ditte di trasporto su gomma, che gestiscono tutta l’impiantistica dedicata (limitata “ufficialmente” ai soli RSU), è indispensabile non solo per attribuire i costi di smaltimento dei rifiuti speciali allo Stato e non agli evasori fiscali privati, ma anche, e forse soprattutto, per impedire la ribellione civile delle popolazioni sedi e vittime obbligate di questa enorme “fabbrica”, invisibile a tutti i “Responsabili”, che ormai miete migliaia di vittime innocenti ogni anno con l’incremento inarrestabile di gravissime patologie cronico degenerative , in particolare ma non solo il cancro, nelle province di Napoli e Caserta, le più giovani di Italia .

Utilizzando un semplice e sintetico strumento di comparazione gestionale come il“benchmarking comparativo” per comparare le regioni cosiddette “virtuose” nella gestione dei Rifiuti (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana) con la Regione Campania, ma semplicemente accomunando, in tale strumento di comparazione, non solo i rifiuti solidi urbani (RSU) (di responsabilità e gestione pubblica a carico dello Stato nelle sue varie articolazioni : Governo centrale, Regioni, Province e Comuni), ma anche i rifiuti speciali e tossici industriali (di responsabilità e gestione privata), possiamo cercare di avere finalmente un quadro chiaro ed identificare cause e l’impiantistica carente, in eccesso e/o necessaria, in gran parte a carico dei privati, necessaria per stroncare definitivamente le cosiddette “emergenze rifiuti” in Campania, ma soprattutto per indirizzare correttamente i Responsabili ,a tutti i livelli, ad interventi corretti e coerenti , in perfetta analogia a quanto oggi in corso di realizzazione per la razionalizzazione gestionale del Sistema Sanitario Nazionale.

Lo strumento del “benchmarking comparativo per sistemi omogenei” è alla base degli attuali Piani di rientro e di riequilibrio nella gestione del Sistema Sanitario Pubblico.

Comparare l’esistente della gestione dei RSU e Rifiuti Speciali e Industriali, consente altresì una minore influenza di eventuali “pregiudizi ideologici” (esempio: Incenerimento si o no) circa l’impiantistica utilizzata e/o carente , prendendo a base della comparazione solo l’impiantistica esistente nelle Regioni considerate “virtuose” , dal Veneto di Vedelago alla Toscana di Capannori.

Lo scrivente, Medico dell’Ambiente (ISDE CAMPANIA) è, non certo per preconcetti ideologici ma sulla base di precise evidenze scientifiche, contrario ad impianti di incenerimento (industrie tossiche insalubri di classe I) per il trattamento dei RSU, ma , proprio alla ricerca del corretto trattamento dei RSU verso “Rifiuti Zero” , si è da tempo convinto che la peculiare situazione di disastro ambientale in cui versa la Regione Campania necessita di una priorità di interventi, anche di corretta formazione/informazione, e di impiantistica dedicata ai Rifiuti

Speciali e tossici industriali dispersi nell’ambiente (esempio, impianti per il trattamento e la inertizzazione dell’amianto presenti in tutte le innumerevoli discariche abusive ma anche legali ) allo scopo di ridurre, quanto meno, l’eccezionale impatto sulla salute pubblica di questo tipo di rifiuti tossici industriali e consentire quindi un corretto trattamento dei RSU verso “Rifiuti zero urbani”.

Veramente sorprende, ma rende ancora più evidente la causa vera della mala gestione e del conseguente disastro ambientale e umanitario in Campania, come lo strumento del “BENCHMARKING COMPARATIVO PER SISTEMI OMOGENEI” non sia mai stato preso in considerazione per programmare sia i flussi che la impiantistica necessaria per superare la tragedia della mala gestione dei rifiuti urbani e industriali in regione Campania.

Tale semplice, e oserei dire banale, strumento di gestione di sistemi economici e industriali omogenei, come appunto la gestione del Sistema Sanitario ma anche quella dei RSU e dei rifiuti speciali, applicato in Regione Campania, (come invece fatto in Sanità ad esempio per definire il Piano di Rientro , i costi standard e l’eccesso di Primari in Campania), può , con semplicità, identificare correttamente i necessari interventi impiantistici e il loro corretto dimensionamento per rispondere alle esigenze reali dei territori considerati per RSU, e NON già anche delle esigenze di smaltimento delle attività produttive e industriali operanti in regime di evasione fiscale (circa il 30% su base nazionale), con ovvie e conseguenti priorità di azione politica e decisionale , allo scopo di avviare con efficacia e immediatezza i necessari interventi anche impiantistici.

In uno studio di Benchmarking comparativo elaborato dal sottoscritto (TABELLA 1) utilizzando i dati ufficiali riportati nei “Piani Regionali di trattamento dei RSU ma anche dei Rifiuti Speciali e Industriali riportati nei siti ufficiali regionali e ARPA delle Regioni Campania vs Regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana (considerate regioni virtuose), e i dati riportati nelle relative Relazioni ISPRA anno 2010, e i dati di flussi di rifiuti (RSU + SPECIALI E INDUSTRIALI) considerati per la Regione Campania da ARPA Campania per l’anno di “crisi da emergenza rifiuti” 2008, con estrema chiarezza appare che :

  1. la Campania non risulta carente di discariche a norma per rifiuti urbani (RSU), di responsabilità e gestione pubblica, ma è del tutto priva di discariche a norma, per rifiuti speciali e industriali, inerti come quelli dell’edilizia ma anche pericolosi come l’amianto, di responsabilita’ e gestione privata, specie nelle tre province interne (BN, AV e SA, con un territorio più’ grande di intere regioni come Marche e Umbria, con soltanto il 30% della popolazione complessiva residente, e comunque con il 45% della attività industriale complessiva regionale ) . Ciò’ ha una valenza diretta e significativa quando si chiede di effettuare bonifiche dei territori pesantemente inquinati, come ad esempio RESIT a Giugliano o Agrimonda a Mariglianella in quanto le bonifiche con rimozione e deposito di materiale altamente tossico e nocivo sono quindi impossibili in territorio intraregionale e diventano economicamente impossibili ad sostenere in discariche extraregionali, cosi come accade anche per i semplici rifiuti speciali ospedalieri regionali;

  2. La Campania non risulta carente neanche di impianti di incenerimento dei soli RSU (rifiuti urbani) in quanto con il solo impianto di Acerra, eccessivamente sovradimensionato e che rende oltre 60 milioni di euro/anno di incentivi CIP6 per la sola gestione ai comuni leghisti del nord (Brescia, Bergamo, Varese e Milano), soddisfa le esigenze relative ad una produzione regionale annua di RSU complessiva di soli 2.4 milioni di tonn/anno, mentre determina oltre 350 milioni di costi di impianto e oltre 250 milioni di danno sanitario per il tempo di gestione di 20 anni soltanto sulle casse della Regione Campania e sulle vite dei cittadini campani, in particolare acerrani e napoletani;

  3. Risulta evidentissima e gravissima la eccessiva carenza, per non dire assenza , degli impianti di compostaggio per il rifiuto umido, come giusto anche oggi richiamato anche dal Presidente ASIA Dr Raffaele del Giudice, rispetto a tutte le regioni italiane, sia virtuose che meno. Ciò’ ha una diretta ed evidente motivazione criminale, in quanto è appunto la voluta assenza di impianti di compostaggio a

norma per i soli RSU a consentire ampiamente alla criminalità organizzata di infiltrare nei RSU i rifiuti tossici industriali, in gran parte fanghi tossici e quindi facilmente spacciabili come rifiuti umidi urbani, da riutilizzare e sversare poi come compost e/o ammendanti agricoli nelle nostre campagne e delle nostre discariche per rifiuti urbani (vedi ad esempio Ferrandole e RESIT), con il conseguente disastro sanitario ormai sempre più’ evidente ;

4) Appare di eccezionale gravità la assoluta assenza di impianti di piccole dimensioni, a valenza strettamente territoriale, per inertizzare rifiuti industriali tossici e speciali come i residui di amianto, altamente cancerogeno, liberamente sparsi ad avvelenare addirittura per decenni (caso Succivo e/o Agrimonda dal 19951) il nostro territorio e ad impedire di fatto le bonifiche di tantissime discariche abusive.

In conclusione, appare obbligato e non politicamente condizionato, da parte delle regioni del nord, non procedere allo smaltimento di rifiuti provenienti dalla Campania, dove, in assenza di monitoraggio e controllo dei flussi di rifiuti industriali tossici, liberamente circolanti come merci, è sin troppo ovvia la sovrapposizione delle diverse tipologie di rifiuti (RSU e industriali tossici, anche dello stesso nord Italia) che avviene nel corso del trasporto dei rifiuti su TIR privi di qualsivoglia controllo efficace di contenuto e tracciabilità.

In Campania, per sopravvivere a questa terribile e infinita crisi dei rifiuti (industriali e di conseguenza urbani, e non l’inverso), a mio parere, occorre :

    1. per alcuni anni autorizzare e incentivare l’incongruo ma efficace trasferimento e smaltimento via mare dei RSU di tutte le zone costiere , non solo Napoli, allo scopo di sottrarle alle infiltrazioni sia locali che nazionali di rifiuti industriali e tossici proveniente dal trasporto su gomma ( o su rotaia) di fatto non adeguatamente controllati;

    2. Procedere con tutte le risorse economiche disponibili, utilizzando in primis quelle destinate a bonifiche

impossibili in queste condizioni, alla immediata realizzazione sul territorio regionale , escludendo quindi le province oggetto del disastro .ambientale e sanitario (NA e CE) e sotto strettissimo controllo della criminalità organizzata, gli impianti che realmente servono alla Campania e che sono pure riportati nel Piano Rifiuti Speciali ma con differenti indicazioni di priorità:

  • DISCARICHE A NORMA PER RIFIUTI SPECIALI , specie nelle province interne, pari da sole a regioni come le Marche e l’Umbria, di responsabilità e gestione privata, in numero e consistenza pari a quello che il benchmarking con le regione “virtuose” già indica: ciò’ allo scopo di evitare il trasporto extraregionale di rifiuti inerti dalla Campania e la conseguente importazione, nel viaggio di ritorno, di rifiuti tossici dal nord!

IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO in numero e quantità adeguate sempre a ridurre, se non eliminare, il trasporto su gomma extraregionale, finalizzato sempre alla reimportazione di rifiuti umidi tossici;

  • IMPIANTI DI SMALTIMENTO/INERTIZZAZIONE dimensionati alle strette esigenze del territorio , innanzitutto per procedere, con urgenza e decretazioni di urgenza, alla rimozione ed alla inertizzazione dei rifiuti tossici liberamente presenti in discariche abusive sui territori martiri, a cominciare dall’amianto. La Regione Campania prevede nel Piano Rifiuti Speciali la realizzazione di impianti idonei alla inertizzazione dei rifiuti tossici come l’amianto (pirolisi al plasma ) anche nelle zone interne dove sussistono anche industrie (Isochimica Avellino ad esempio) produttori di amianto, smaltito scorrettamente in loco ma anche nelle province costiere. Si cominci non da Capua (Caserta) ma dalle zone interne, e con dimensioni tarate sulle sole esigenze dei territori interni, al fine di iniziare lo smaltimento a km zero dei rifiuti industriali tossici regionali e ridurre

il carico di danno delle zone costiere. Per le zone costiere, quindi, continuare con la realizzazione di impianti sempre a tale scopo dedicati, ma PICCOLI E MOBILI, AD ESEMPIO REALIZZATI DA FINCANTIERI SU PIATTAFORME MOBILI MARINE, tali da non danneggiare ancora i territori, smaltire in emergenza i rifiuti tossici come l’amianto, inertizzandoli, procedere ad una graduale rimozione delle cosiddette eco balle, CHE VANNO CONSIDERATE A TUTTI GLI EFFETTI RIFIUTI TOSSICI INDUSTRIALI E NON URBANI, per il loro elevato ed accertato contenuto di rifiuti tossici che ne impedisce sia il riciclo che l’incenerimento, e quindi, spostando tali impianti, a lavoro ultimato, dai territori ad emergenza risolta nei territori ad emergenza amianto in atto, anche a livello nazionale. Nessun impianto di questo genere, che deve essere destinato alla sola inertizzazione di rifiuti tossici come l’amianto e le ceneri tossiche di acerra, e non certo RSU come si propone a Capua, superi, su piattaforma mobile, la portata di max 30mila tonn/anno, in grado essere gestibili e controllabili.

Soltanto DOPO la realizzazione di impianti idonei alla rimozione/inertizzazione di rifiuti tossici come l’amianto, la apertura di discariche a norma per rifiuti speciali specie nelle zone interne, innanzitutto per le esigenze dei territori interni, che ancora oggi sversano sulle zone costiere, (e non l’inverso), si potrà’ cominciare, e ripeto solo cominciare, a parlare di BONIFICHE DEI TERRITORI MARTIRI, oggetto del più’ grande disastro ambientale negato della Storia di Italia.

Sino ad allora, in assenza di controllo satellitare, discariche a norma per rifiuti tossici a km zero sui territori, impianti dimensionati correttamente per lo smaltimento non già’ dei RSU ma dei rifiuti tossici come l’amianto ed ospedalieri, parlare di BONIFICHE e/o avviare concreti programmi e progetti di RIFIUTI ZERO URBANI e destinare risorse economiche alle bonifiche, significa non già recuperare un territorio e la salute dei suoi cittadini residenti alla civiltà occidentale tendente a “rifiuti zero urbani” , ma solamente fornire ulteriori risorse economiche per continuare il “bombardamento” con rifiuti industriali di quei territori appena ultimata la “finta” bonifica, come anche oggi riportato nelle dichiarazioni del Presidente ASIA Dr. Raffaele Del Giudice: non si ricostruiscono certo i palazzi sotto i bombardamenti di una guerra in pieno svolgimento! Si butterebbero solo soldi e noi li diamo pure a quelli che continuano a bombardarci!

Ormai è tutto chiaro, è tutto alla luce del sole!

Come in Sanità , applichiamo il benchmarking comparativo con le regioni virtuose SIA PER I RIFIUTI URBANI CHE PER I RIFIUTI SPECIALI, INDUSTRIALI E TOSSICI, E SALVIAMO LA NOSTRA TERRA E LE NOSTRE VITE!

Qualunque intervento gestionale in altre direzioni, significa solo volere ancora realizzare “emergenza rifiuti” e danno alla salute dei cittadini campani, in particolare nelle province di Napoli e Caserta, già’ martirizzati da oltre venti anni: adesso basta!

Napoli li 8 novembre 2012

In fede, Dott. Antonio Marfella Tossicologo oncologo

Direttivo ISDE CAMPANIA

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