A nove anni dalla scomparsa di Luigi Mara

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In questi giorni, nove anni fa, perdevamo Luigi Mara, cofondatore di Medicina Democratica e tra gli artefici della esperienza del Gruppo di Prevenzione e Igiene Ambientale della Montedison di Castellanza. Uno dei punti nodali, di “evoluzione” delle lotte operaie di allora fu la messa in discussione di quella scienza che incarnava l’obiettivo dello sfruttamento dell’uomo e della donna, nello stesso periodo Giulio A. Maccacaro metteva in discussione la “scienza medica” portando  anche nell’ambito della sanità gli obiettivi di salute espressi dalla soggettività sociale. Questo incontro ha determinato il primo passo di Medicina Democratica e il nostro intento è sempre stato quello di una continuità pur nelle mutate condizioni sociali e dei soggetti dell’esperienza.

Per questo stiamo ragionando, per il prossimo anno, a una assemblea straordinari della associazione che, nel ripercorrere il pensiero e le iniziative di Luigi Mara e Giulio A. Maccacaro, ci permetta di rimettere a punto quegli strumenti e quegli obiettivi per attualizzare il pensiero di entrambi.

Lo abbiamo fatto con il numero della nostra rivista a breve in stampa e continueremo in questa direzione

Lasciamo parlare direttamente Luigi Mara, con la parte finale di un intervento  “Scienza, salute e ambiente. L’esperienza di Giulio Maccacaro e di Medicina Democratica” e disponibile integralmente su

Scienza, salute e ambiente. L’esperienza di Giulio Maccacaro e di Medicina Democratica | MATEpristem

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Il concetto di prevenzione come massima possibilità di incidere per migliorare lo stato di salute, intesa come benessere psico—fisico, sociale e culturale del singolo e della collettività, porta l’ambito della scienza della salute a sconfinare molto al di fuori della scienza medica e di tutte le scienze accademiche. [Non sono infatti scambiabili le scienze mediche attuali con le scienze della salute secondo la richiesta operaia e popolare; così come non lo sono le tecniche disinquinanti con quelle dell’ambiente salubre. Ciò è tanto vero che, mentre la cura della malattia34 e il disinquinamento sono dei business e sono compatibili con l’attuale sistema produttivo, viceversa, l’affermazione della salute e del Non-inquinamento sono nettamente incompatibili con tale sistema. Beninteso, non si intende qui sottovalutare l’importanza dell’intervento medico nei confronti della persona ammalata, così come quello disinquinante per bonificare l’ambiente, ma altro è il tema di cui si discorre].

Da parte del movimento operaio, l’aver evidenziato in questi campi, l’inesistenza di una scienza ufficiale (anche solo nominalistica), da un lato rende più consapevoli delle grosse difficoltà teoriche e pratiche che si devono superare nel processo di costruzione delle scienze della salute e dell’ambiente salubre, dall’altro fa emergere le maggiori possibilità (intese come minori vincoli, rigidità e condizionamenti a livello scientifico) di ricerca e sperimentazione per realizzare tale processo, e dall’altro ancora pone al (o ai) potere maggiori problemi e difficoltà nei suoi continui tentativi di inglobare le scienze nuove e alternative nella scienza dominante. In proposito, occorre constatare come «in qualsiasi scienza è nata una (o più) alternativa alla teoria dominante (questo vale con l’eccezione parziale della fisica di questo secolo; nella quale comunque sono nate due teorie incompatibili tra loro; nella fisica classica la termodinamica è tornata ad essere l’alternativa alla meccanica). In più la linea di tendenza generale è quella della crescita (in numero e importanza) delle alternative.

La ideologia dei gruppi dominanti vuole negare tutto ciò svalutando a priori ogni alternativa come sicuramente arretrata, caso mai insufficiente, in tutti i casi transitoria.

Per riuscire a dimostrarlo, la scienza dominante dovrebbe inglobare le alternative già nate in un nuovo schema scientifico (che superi anche tutte le difficoltà interne).

Allora per mantenere un’immagine della scienza unica, oggettiva, sicura, la teoria scientifica odierna si proietta sul futuro ed esalta ogni tendenza all’unificazione, scommettendo sulla sicura riuscita di ogni nuovo tentativo. Con ciò la scienza ufficiale giunge al paradosso che, presentandosi come massimamente sicura nei risultati, deve proporsi socialmente come una grande promessa teorica che si sta realizzando, o che sicuramente si realizzerà nel prossimo futuro. Con ciò essa necessariamente assume un aspetto mitico e quindi oscura la sua stessa base che è la sperimentazione e la verificabilità».

Da quanto sin qui detto deriva l’impossibilità di sostenere l’idea di una neutralità della scienza vista come un susseguirsi lineare di scoperte, di idee che si concatenano l’una all’altra concepite in maniera “evoluzionistica” (per passare dal “regno della necessità” al “regno della libertà”) senza comprendere che esse sono inerenti alla formazione sociale, al modo e al tipo di produzione (ai rapporti di produzione storicamente determinati).

Parafrasando le parole di Giovanni Serravalle – (docente del Politecnico di Milano, ad un convegno del 1989 – presso l’Università – sul tema “L’attualità del pensiero di Giulio A. Maccacaro”) – si deve sottolineare che “non è ammissibile che una scienza e una cultura siano private “di una loro metà”, cioè siano private dell’apporto del sapere e della cultura operaia e popolare”. Per questo la prevenzione di cui abbiamo parlato va intesa anche come approccio ecologico che pensa alla storia, al potere, alla progettazione del futuro in modo radicalmente diverso. Perciò la prevenzione non va intesa come qualcosa di settoriale, specialistico e tecnico: una coazione a ripetere di asserzioni e di postulati cui credere come a una fede. Al contrario, essa va promossa e realizzata attraverso un processo dialettico con la partecipazione dei soggetti interessati alla soluzione di un (o più) determinato problema di prevenzione.

Va quindi ribadito che non è data prevenzione, e cioè salute e ambiente salubre, senza partecipazione!

Agire da preventori significa più che mai agire criticamente – affermando la soggettività -, non accettare lo stato di cose esistente come il migliore possibile.

Di qui la necessità e l’attualità della partecipazione alla costruzione di un corretto rapporto tra gruppo operaio (e di popolazione) e tecnici secondo l’accezione data, come momento e processo dialettico di ricomposizione di diversi saperi e come premessa e strumento per la fondazione delle scienze della salute e dell’ambiente salubre.

Partecipazione di reciproca utilità per tutti/e coloro che sono interessati/e a una positiva trasformazione della società, al cui interno la produzione e la trasmissione scientifica e tecnica non sono problemi secondari.

In altri termini, per dirla con Giulio Maccacaro: le ipotesi e le proposte qui formulate «hanno bisogno di nuove verifiche, ulteriori ricerche, più ampie ricognizioni che attraversino le mappe della cittadella scientifica. Il potere che le appartiene, così come quello cui appartiene, può celarsi in ogni punto ma estinguersi in nessuno: cercarlo e scoprirlo è già sfidarlo».

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